domenica 27 novembre 2011

Responsabilità comune per sfide difficili

LA POLITICA IMPEGNATA
PER GOVERNARE LA CRISI
“Il nostro Paese - afferma Giorgio Napolitano il 24 novembre 2011 – è chiamato ad affrontare difficili sfide che impongono una comune assunzione di responsabilità. Occorre una più forte coesione sociale, indispensabile per attuare le riforme strutturali necessarie per la crescita del Paese e per offrire nuove e più sicure prospettive alle giovani generazioni”.
Per il Presidente della Repubblica, “c’è necessità del ricostituirsi di un cemento nazionale unitario che consenta la massima mobilitazione di grandi energie di cui potenzialmente l’Italia dispone, allo scopo di superare questa fase molto critica per l’Europa e, specificamente, per l’Italia”.
“L’Italia ha ancora il tempo per salvarsi – ha sostenuto Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria – ma deve fare in fretta, molto in fretta perché il tempo sta scadendo”.
Le banche, dopo il declassamento dell’Italia da parte delle “agenzie di rating”, hanno iniziato a ridurre i finanziamenti. Senza denaro liquido non c'è lavoro per le imprese e per i loro dipendenti.
“È indispensabile l’impegno comune – ha sostenuto Napolitano - per far fronte alla difficile situazione economica e finanziaria”. Per il Presidente, la parola unità “si sposa con pluralità, diversità, solidarietà, sussidiarietà. Sentirsi Italiani significa riconoscere come problemi di tutti quelli che preoccupano le famiglie in difficoltà”.
“Siamo ad un punto di disfunzione democratica pericolosissima – ha affermato Marco Vitale al Centro Congressi della Fiera di Verona – dobbiamo ricostruire la democrazia del nostro Paese e mondialmente dobbiamo ricostruire il pensiero economico”. L’economista ha incitato i giovani a impegnarsi per una "Democrazia Sostanziale Coerente" in grado di consentire “un paziente lavoro coerente” da parte della società politica per “traghettare l’Italia fuori da questa situazione attraverso dismissioni, sviluppo del reddito e la diminuzione della macchina politica che è la più costosa del mondo”.
La prospettiva di coloro che credono nei principi della persona umana, della famiglia e della sussidiarietà è quella personalistica comunitaria. Si tratta di riconoscere l’importanza della libertà di scelta di ogni uomo e donna con l’organizzazione dal basso della società civile, cioè favorire la libertà delle persone che vogliono realizzare il bene comune.

Il compito della giustizia è quello di eliminare gli ostacoli alle pacifiche relazioni tra le persone, eliminando le ingiustizie sociali che creano odio e risentimenti tra chi gode di benefici e chi non dispone nemmeno dell’essenziale per vivere. I politici devono conoscere ed applicare con responsabilità l’aspetto politico della giustizia sociale, dell’amicizia e del rispetto della persona.
Impoverimento delle famiglie, crescente disaffezione verso la politica, peggioramento di alcune prospettive di stabilità per il lavoro dei giovani, aumento della ricchezza per pochi e indebitamento crescente per molti. "Chi governa - ha detto il cardinale Tettamanzi - dovrebbe avere il coraggio di impostare le manovre economiche assicurando speranza ai giovani”.
Si tratta per gli esperti dell’economia di dare spazio alla sussidiarietà, generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.
L'applicazione del principio di sussidiarietà significa che lo Stato non deve togliere alla famiglia quei compiti che essa può svolgere da sola o associata con altre famiglie e deve garantirle il suo sostegno, assicurando l’aiuto di cui ha bisogno per assumere le sue responsabilità. La solidità del nucleo familiare è risorsa per la qualità della convivenza sociale.
Occorre vincere la globalizzazione con un governo della globalizzazione economica e finanziaria, cioè attuare una economia sociale di mercato e promuovendo la solidarietà e la sussidiarietà.
Gli Italiani sono sottoposti ad una pressione fiscale del 34% se si tengono conto le imposte sugli immobili e quelle sul lavoro. L'Italia è al terzo posto come Paese più tartassato d'Europa. Bisogna considerare la pressione fiscale nella sua interezza. Si parla di reintrodurre l'Ici sulla prima casa che va a colpire le famiglie italiane. Bisogna tener conto delle giovani coppie che hanno aspettato tanti anni per sposarsi ed ora stanno pagando un mutuo, alcuni con l'aiuto dei genitori pensionati, e soprattutto considerare le famiglie numerose che devono crescere, i pensionati che hanno lavorato tutta la vita per comprarsi una casa. Non si possono chiedere ulteriori sacrifici ai lavoratori, ai giovani e a coloro che hanno già dato. L'Ici sulla prima casa è una stangata ingiusta per gli Italiani che non riesono ad arrivare alla fine del mese perchè hanno uno stipendio o una pensione inadeguati a far fronte ai continui rincari dei generi di prima necessità. No alòla reintroduzione dell'Ici sulla prima casa. No a nuove tasse alle imprese.

La politica economica non deve essere basata su continue tasse. Nella riforma tributaria bisogna porre al centro la famiglia con il quoziente familiare da applicare nelle politiche sociali. Sì al risanamento finanziario e alla crescita tenedo conto che bisogna dare risposte ai giovani ed eliminare la disoccupazione per garantire "l'equilibrio democratico e la convivenza civile".

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