SVILUPPO E PRODUZIONE
PER LA CRESCITA DEL PAESE
“Il nostro Paese – ha detto Mario Monti, presidente del Consiglio – è in un momento di particolare difficoltà. L’affidamento ad una sola persona (Corrado Passera) del ministero dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture e dei Trasporti, corrisponde ad una logica che desidero molto sottolineare dell’azione del governo: mettere al centro le iniziative coordinate per la crescita economica e lo sviluppo”.
“C’è necessità – ha sostenuto Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica – di dare risposte convincenti e tempestive in primo luogo a chi, come i lavoratori meno garantiti e le generazioni più giovani, vede messe in discussione le prospettive del proprio futuro”.
I nostri governanti sono stati “sollecitati” dalla Banca Centrale Europea a “misure significative per accrescere il potenziale di crescita”. Mario Draghi, presidente della Bce, ritiene che “la priorità assoluta dell’Italia sia oggi uscire dalla stagnazione riavviando lo sviluppo con misure strutturali, perché si stanno sprecando risorse e si sta mettendo a repentaglio non solo il futuro ma quello del Paese intero”.
“L’Europa – ha affermato Pier Ferdinando Casini – ci chiede riforme strutturali e strumenti che possano invertire la rotta. Bisogna dare ai lavoratori salari più alti e affrontare i mercati con una dose più alta di flessibilità. Monti sa che il problema è la crescita e sa che è da affrontare in modo equilibrato”.
“Dobbiamo prevedere – ha detto Ivan Malavasi, presidente di Rete Imprese Italia – un sistema che premi, stimoli e agevoli l’efficienza produttiva delle imprese”.
L’Ufficio Studi della Confartigianato rileva che sono più di due milioni in Italia i giovani tra i 25 e i 34 anni senza lavoro.
Le statistiche regionali di “Veneto Lavoro” hanno registrato altri 13.600 posti di lavoro dipendente persi a fine settembre 2011 rispetto allo stesso mese del 2010.
Per il 2011 Unioncamere (Camere di commercio d’Italia) prevede in Italia altri 88 mila posti di lavoro in uscita che si aggiungono ai 400 mila persi nel biennio 2009 - 2010.
“Interventi urgenti per far ripartire sviluppo e produzione – ha detto Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil, e non nuove tasse sulla prima casa o con un aumento dell’Iva che ha già dimostrato di deprimere i consumi e di far salire l’inflazione”.
“No a nuove tasse sulle imprese - ha sostenuto Paolo Galimberti, presidente dei Giovani di Confcommercio – perché sono già troppo alte, sono al 44% e non riusciamo ad attirare capitali, quindi nuova linfa, mentre una strada c’è con la riduzione delle imposte che si ottiene con la lotta ad evasione e all’elusione. No alla reintroduzione dell'Ici, un mattone sui bilanci familiari”.
Il diritto al lavoro è salvaguardato dalle istituzioni e dalle società produttive private?
Nel mondo del lavoro, anche nei settori in forte sviluppo, conta la competizione e la produttività, cioè l’orientamento culturale è favorevole sempre di più all’individualismo e al privatismo, a scapito di coloro che hanno soltanto le proprie braccia per provvedere a se stessi e alle proprie famiglie.
La dignità dei lavoratori e i loro diritti sono compromessi dalla concezione privatistica della responsabilità che porta alla deresponsabilizzazione delle persone e delle istituzioni che determinano il sistema socio-economico del Paese.
Lo Stato è il primo responsabile di tutta la politica del lavoro, cioè è il datore di lavoro indiretto che deve provvedere all’emanazione delle leggi che disciplinano il settore lavorativo.
La giustizia nei rapporti lavoratore - datore di lavoro si attua con un’equa remunerazione. La difesa degli interessi esistenziali dei lavoratori in tutti i settori produttivi è resa possibile soltanto da uno Stato che dispone di istituzioni che considerano la persona umana come soggetto del lavoro e non come “merce” per aumentare la ricchezza del Paese.
Il responsabile del conflitto tra il mondo del lavoro e il mondo dell’impresa commerciale e industriale è lo Stato che non salvaguarda la coesione sociale e permette la nascita di una contraddizione tra sviluppo economico e il fondamento della comunità.
Riuscirà il nuovo capo del governo a frenare le aggressioni delle "MALE BESTIE" di Luigi Sturzo, cioè le prevaricazioni dello statalismo, della partitocrazia e dello sperpero del denaro pubblico?
“Sono convinto - ha sostenuto Pier Ferdinando Casini – che Monti darà risposte chiare e noi dobbiamo aiutarlo a trovare convergenze”.
PER LA CRESCITA DEL PAESE
“Il nostro Paese – ha detto Mario Monti, presidente del Consiglio – è in un momento di particolare difficoltà. L’affidamento ad una sola persona (Corrado Passera) del ministero dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture e dei Trasporti, corrisponde ad una logica che desidero molto sottolineare dell’azione del governo: mettere al centro le iniziative coordinate per la crescita economica e lo sviluppo”.
“C’è necessità – ha sostenuto Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica – di dare risposte convincenti e tempestive in primo luogo a chi, come i lavoratori meno garantiti e le generazioni più giovani, vede messe in discussione le prospettive del proprio futuro”.
I nostri governanti sono stati “sollecitati” dalla Banca Centrale Europea a “misure significative per accrescere il potenziale di crescita”. Mario Draghi, presidente della Bce, ritiene che “la priorità assoluta dell’Italia sia oggi uscire dalla stagnazione riavviando lo sviluppo con misure strutturali, perché si stanno sprecando risorse e si sta mettendo a repentaglio non solo il futuro ma quello del Paese intero”.
“L’Europa – ha affermato Pier Ferdinando Casini – ci chiede riforme strutturali e strumenti che possano invertire la rotta. Bisogna dare ai lavoratori salari più alti e affrontare i mercati con una dose più alta di flessibilità. Monti sa che il problema è la crescita e sa che è da affrontare in modo equilibrato”.
“Dobbiamo prevedere – ha detto Ivan Malavasi, presidente di Rete Imprese Italia – un sistema che premi, stimoli e agevoli l’efficienza produttiva delle imprese”.
L’Ufficio Studi della Confartigianato rileva che sono più di due milioni in Italia i giovani tra i 25 e i 34 anni senza lavoro.
Le statistiche regionali di “Veneto Lavoro” hanno registrato altri 13.600 posti di lavoro dipendente persi a fine settembre 2011 rispetto allo stesso mese del 2010.
Per il 2011 Unioncamere (Camere di commercio d’Italia) prevede in Italia altri 88 mila posti di lavoro in uscita che si aggiungono ai 400 mila persi nel biennio 2009 - 2010.
“Interventi urgenti per far ripartire sviluppo e produzione – ha detto Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil, e non nuove tasse sulla prima casa o con un aumento dell’Iva che ha già dimostrato di deprimere i consumi e di far salire l’inflazione”.
“No a nuove tasse sulle imprese - ha sostenuto Paolo Galimberti, presidente dei Giovani di Confcommercio – perché sono già troppo alte, sono al 44% e non riusciamo ad attirare capitali, quindi nuova linfa, mentre una strada c’è con la riduzione delle imposte che si ottiene con la lotta ad evasione e all’elusione. No alla reintroduzione dell'Ici, un mattone sui bilanci familiari”.
Il diritto al lavoro è salvaguardato dalle istituzioni e dalle società produttive private?
Nel mondo del lavoro, anche nei settori in forte sviluppo, conta la competizione e la produttività, cioè l’orientamento culturale è favorevole sempre di più all’individualismo e al privatismo, a scapito di coloro che hanno soltanto le proprie braccia per provvedere a se stessi e alle proprie famiglie.
La dignità dei lavoratori e i loro diritti sono compromessi dalla concezione privatistica della responsabilità che porta alla deresponsabilizzazione delle persone e delle istituzioni che determinano il sistema socio-economico del Paese.
Lo Stato è il primo responsabile di tutta la politica del lavoro, cioè è il datore di lavoro indiretto che deve provvedere all’emanazione delle leggi che disciplinano il settore lavorativo.
La giustizia nei rapporti lavoratore - datore di lavoro si attua con un’equa remunerazione. La difesa degli interessi esistenziali dei lavoratori in tutti i settori produttivi è resa possibile soltanto da uno Stato che dispone di istituzioni che considerano la persona umana come soggetto del lavoro e non come “merce” per aumentare la ricchezza del Paese.
Il responsabile del conflitto tra il mondo del lavoro e il mondo dell’impresa commerciale e industriale è lo Stato che non salvaguarda la coesione sociale e permette la nascita di una contraddizione tra sviluppo economico e il fondamento della comunità.
Riuscirà il nuovo capo del governo a frenare le aggressioni delle "MALE BESTIE" di Luigi Sturzo, cioè le prevaricazioni dello statalismo, della partitocrazia e dello sperpero del denaro pubblico?
“Sono convinto - ha sostenuto Pier Ferdinando Casini – che Monti darà risposte chiare e noi dobbiamo aiutarlo a trovare convergenze”.
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