I MINISTRI DI RENZI ELENCANO SOLUZIONI
SENZA INDICARE LA FONTE DELLE RISORSE
Povertà e disoccupazione alimentano rabbia nel popolo che aspetta riforme
coraggiose da parte del governo e leggi più rispondenti ai veri bisogni dei
cittadini sommersi in una recessione che provoca aumento dell'indigenza e fuga
dei giovani all'estero. Per l'ISTAT la disoccupazione arriva al 12,9% ed è
record dal 1977. Negli ultimi 4 anni i nuovi poveri sono aumentati del 14%,
percentuale che nel Sud (secondo la Caritas) arriva al 74%. 5 milioni di cittadini italiani sono
diventati poveri assoluti.
“Indispensabile l'impegno comune - ha sostenuto il capo dello Stato
- per far fronte alla difficile situazione economica e finanziaria”. Per il
Presidente, la parola unità “si sposa con pluralità, diversità, solidarietà,
sussidiarietà. Sentirsi Italiani significa riconoscere come problemi di
tutti quelli che preoccupano le famiglie in difficoltà”.
“Siamo ad un punto di disfunzione democratica pericolosissima –
ha detto Marco Vitale al Centro Congressi della Fiera di Verona – dobbiamo
ricostruire la democrazia del nostro Paese e mondialmente dobbiamo ricostruire
il pensiero economico”.
"Uno sforzo aggiuntivo per il credito alle imprese - ha chiesto
Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria - perché l’Italia non riesce più a
sostenere i limiti di spesa imposti in un momento di recessione. Il principio
di risparmio, imposto dai governi negli ultimi anni nel pubblico e nel privato,
ha aggravato la crisi e non ha dato soluzioni alla disoccupazione. Le banche
hanno già ricevuto un grande sostegno con tassi agevolati dalla Banca centrale
europea ma non sostengono il loro ruolo che è quello di "aiutare le famiglie
e l'impresa in difficoltà".
L'ossigeno vitale non arriva a chi è impegnato nella produttività del
Paese, cioè i lavoratori si trovano ad affrontare una disoccupazione che
diventa sempre più insostenibile e le banche continuano a non agevolare il
credito a chi fa impresa e genera produttività e lavoro. La famiglia
italiana di oggi deve affrontare l’attuale crisi finanziaria, economica e
valoriale. Si tratta di recuperare “le radici della crescita delle Regioni per
promuovere le loro qualità produttive che fanno vincere le sfide della
globalizzazione. Milioni di Italiani vivono, secondo le recenti
statistiche, con la metà del reddito medio nazionale (circa 600 euro al
mese). La crescita degli indigenti evidenzia una forte disuguaglianza tra
ricchi e poveri e un fenomeno di ingiustizia sociale.
La famiglia genera legami di appartenenza, dà forma sociale alle persone, trasmette valori culturali, etici, sociali, spirituali essenziali per lo sviluppo della società civile.
La famiglia genera legami di appartenenza, dà forma sociale alle persone, trasmette valori culturali, etici, sociali, spirituali essenziali per lo sviluppo della società civile.
La razionalizzazione morale dell'agire politico deve fondarsi sulla
giustizia, la legge e la reciproca amicizia. Si tratta di sforzarsi per
applicare le strutture politiche al servizio del bene comune, della dignità
della persona e del senso dell'amore civico.
L'attività politica deve basarsi sui bisogni più intimi della vita delle
persone e dell’esigenza della pace sociale, dell’amore, delle energie morali e
spirituali. Occorre agire nella comunicazione e utilizzare mezzi morali per
essere liberi. La forza della società politica presuppone la giustizia
perché si avvale delle energie dei cittadini in quanto energie di uomini liberi
che sanno esprimersi con amicizia.
La politica economica non deve essere basata su continue tasse. Nella riforma
tributaria bisogna porre al centro la famiglia per una "società a misura
di famiglia". Sì al risanamento finanziario e alla crescita tenendo conto
che bisogna dare risposte ai giovani ed eliminare la disoccupazione per
garantire "l'equilibrio democratico e la convivenza civile".
Fracesco Liparulo -
Venezia
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