giovedì 18 luglio 2013

"Scelta Civica" per le scelte giuste

MARIO MONTI RICONCILIA
MERCATO  E  SOCIALITÀ
"Ho grande fiducia nell'Italia e in Scelta Civica - ha detto Mario Monti il 13 luglio al Teatro Eliseo di Roma - Il nostro compito sarà quello di rendere popolari le scelte giuste di cui il Paese ha bisogno per uscire dalla crisi e tornare a crescere. Un disegno di questo tipo è arduo, perché deve saper unire l'anima liberale riformista e l'anima sociale e solidarista del Paese, dando vita a quella economia sociale di mercato che in Italia come in Europa deve saper riconciliare il mercato e la socialità".
Gli Italiani sono pronti per la crescita! Il movimento politico denominato "Scelta Civica" si radica sul territorio per testimoniare in Parlamento le istanze della società politica con maggiore vigore e tenacia.
“Il compito di ristabilire un’Italia capace di crescere – ha detto Mario Monti – è appena cominciato. Il futuro dell'Italia dipende dalla volontà riformatrice della politica in Italia. La crisi sta imponendo un prezzo altissimo alle famiglie, ai giovani, ai lavoratori, alle imprese.
Indispensabile l'impegno comune - ha sostenuto Napolitano - per far fronte alla difficile situazione economica e finanziaria”.
 La strategia politica di Monti è stata manifestata alla società politica:
"L'Italia può rinascere - ha sostenuto Mario Monti -  se permetterà ai suoi giovani di entrare in un mercato del lavoro ancora troppo chiuso, dove esistono ineguaglianze profonde e inaccettabili tra chi è garantito e chi invece è lasciato senza alcuna tutela; se libererà le sue donne dalla scelta forzata tra essere mamme ed essere lavoratrici, perché il bivio tra lavoro e maternità è non solo profondamente incivile, ma blocca la crescita economica, sociale e culturale dell'Italia; se il suo sistema educativo e universitario diventerà il centro della nostra visione del futuro. Una scuola capace di includere ma anche di premiare chi merita, nel corpo docente come tra gli studenti, un'università finanziata meglio, con più autonomia, più valutazione, più apertura al mondo: se saprà riconoscere nella cultura una delle leve più potenti di identità nazionale e crescita economica, cultura come tutela del patrimonio artistico e monumentale, cultura come fattore cruciale di identità nazionale, cultura come industria culturale, ovvero come produzione di arte in tutte le sue forme, di sapere, e di contenuti; se rimetterà al centro il lavoro e l'impresa, non solo come leva per la crescita e lo sviluppo, ma come valori cardine della nostra comunità; se rimetterà al centro i suoi cittadini. Legge elettorale, tagli ai costi della politica, rispetto per il denaro pubblico e dunque eliminazione degli sprechi della Pubblica Amministrazione".
Nella visione della politica di Mario Monti, presidente del movimento "Scelta civica", “leadership” vuol dire, senza nessuna presunzione, intravedere, vedere, esplorare, una visione per il futuro e guidare l'opinione pubblica verso questo. Si tratta di rendere popolari le scelte giuste di cui il Paese ha bisogno per uscire dalla crisi e tornare a crescere.
Scelta Civica ha presentato il 20 giugno 2013 al Governo Letta "Nove progetti per rimettere in moto l'Italia". Si tratta di "esempi precisi e concreti delle cose incisive che si possono fare per avviare la stagione di riforme strutturali". I passi della "larga maggioranza, nata il 28 aprile 2013, per riattivare la crescita economico-sociale dell'Italia appaiono ancora timidi".
È impresa importante per la politica italiana, ma non facile - ha evidenziato il senatore Mario Monti nella nota pubblicata su Facebook il 30 giugno 2013 - quella di condurre ad unità di visione esponenti della società civile per aderire al nostro comune disegno riformatore. Per quanto riguarda Scelta civica, posso assicurare che i nostri elettori sono insofferenti alle tasse e aspettano con ansia che il PD e il PDL si decidano a sostenere misure concrete di riduzione della spesa pubblica, unico modo serio per abbassare le tasse. Si invita il governo non solo a "procedere con decisione e tempestività nelle misure già adottate", ma di "alzare l'asticella" per la ripresa dell'economia. Il ritorno alla crescita contribuirebbe "a un miglioramento delle condizioni del credito e del clima di fiducia".
Il leader di Scelta Civica  ha dato ai suoi sostenitori un compito ben preciso:"saper unire l'anima liberale riformista e l'anima sociale e solidarista del Paese, dando vita a quella economia sociale di mercato che in Italia come in Europa deve saper riconciliare il mercato e la socialità".
Qual è la questione?
Si tratta di riconoscere l’importanza della libertà di scelta di ogni uomo e donna con l’organizzazione dal basso della società civile, cioè favorire la libertà delle persone che vogliono realizzare il bene comune. Il ruolo della giustizia è quello di eliminare gli ostacoli alle pacifiche relazioni tra le persone, eliminando le ingiustizie sociali che creano odio e risentimenti tra chi gode di benefici e chi non dispone nemmeno dell’essenziale per vivere. Gli eletti di Scelta Civica intendono far applicare con responsabilità in Parlamento l'aspetto politico della giustizia sociale, dell’amicizia e del rispetto della persona. Il “compito politico” è attuare una "politica necessaria" perché nella società la giustizia possa “affermarsi e prosperare”. Si tratta di promuovere uno Stato più umano che “riconosca e sostenga” la persona umana secondo il principio della sussidiarietà, cioè agevolare lo sviluppo di tutte quelle energie delle singole persone e delle organizzazioni sociali per creare una comunità civile che si conserva nel tempo. Queste sono le vere riforme che migliorano la concezione liberale della Società civile.
Occorre andare oltre i concetti di libero mercato, la conoscenza e i diritti civili, cioè non basta avere elementi in comune con altre forze politiche come il primato morale della persona, lo stesso stato sociale a tutti, l'unità morale del genere umano e la concezione che le istituzioni sociali sono migliorabili. Si tratta di toccare anche i temi essenziali alla politica come l'autorità, il bene comune e i diritti naturali. 
Nella società democratica c'è l'idea di socialità ascendente, cioè socialità che parte dalle formule più umili della socialità familiare alla socialità politica che esprime lo Stato. Lo Stato è espressione che parte dal basso, cioè è autoorganizzazione politica della società civile. È la società in quanto tale che si organizza e si erge a Stato. Poiché il fenomeno della società parte dal basso, lo Stato è espressione al servizio delle persone, cioè è strumento al servizio dei cittadini. Il Bene pubblico è Bene comune. Oggi la sicurezza è compito fondamentale dello Stato. Il diritto alla vita, sicurezza, libertà, proprietà sono beni pubblici fondamentali che spetta allo Stato assicurare. Il Bene comune, che include il Bene pubblico, è compito dello Stato assicurare. Il Bene comune va al di là del bene pubblico in quanto ci sono aspetti del Bene comune che sono prodotti dalla Società Politica verso cui lo Stato può fare alcune cose e non tutto. Lo Stato se non è "pienamente democratico", invece di vedere il bene del cittadino, cioè se non è controllato dal basso vede soltanto la propria perpetuazione, cioè vede nella propria autoconservazione lo scopo più alto.
La società politica italiana ha scelto la democrazia ed ha stabilito di reggersi con forma repubblicana e costituirsi in Stato retto da norme costituzionali, cioè lo Stato ha radici nella società politica e il vettore Autorità parte dal basso e va in alto, cioè l'Autorità risiede nel popolo che ne mantiene il diritto e ne dà il diritto a un cero numero di persone, cioè il popolo si mantiene il diritto all'autogoverno che rimane nell'insieme dei cittadini che attribuiscono per "cinque anni" l'esercizio del diritto ai loro delegati parlamentari che sono vicari del popolo, cioè sono investiti di autorità in modo limitato ed esercitano l'autorità in nome del popolo. L'Autorità (governo, parlamento, magistratura) è partecipata, esiste nel popolo e ne rende il popolo partecipe.
La gestione dello Stato va vista come maggiore capacità della società politica di esprimersi nello Stato. Occorre controllare lo Stato non per falso liberismo che vuole privatizzare tutto. Si tratta di evitare di andare verso una società commerciale sotto la pressione del mercato mondiale e mantenere fermamente l'idea di Stato "democratico". C'è oggi l'esigenza di migliorare l'organizzazione economica mondiale che oggi è scompensata per il movimento dei capitali che appartengono a pochi Paesi.
Il controllo dal basso verso l'alto dell'Autorità politica è oggi un  problema perché chi è investito di potere tenta a sfuggire il controllo, ad evitare la trasparenza per cui è necessario "rendere popolari le scelte giuste".
Si vuole unire l'anima liberale riformista e l'anima sociale e solidarista del Paese. Si parla di democrazia libera o liberal democrazia. Una cosa è DEMOCRAZIA e una cosa è liberal democrazia. Il liberalismo mira al bilanciamento dei poteri e la democrazia è intesa come governo dal basso del popolo. Unendo i due concetti di liberalismo e di democrazia si intende parlare di LIBERAL DEMOCRAZIA. Per la liberal democrazia c'è il criterio dell'indifferenza nei confronti della religione, cioè l'idea di religione è fatto privato della coscienza nei confronti di cui vige la libertà, cioè neutralità, indifferenza di fronte alle posizioni religiose universalistiche.
Oggi si dice che "viviamo in società liberale e democratica".
Per i padri fondatori del liberalismo occorreva il bilanciamento dei poteri (esecutivo, legislativo e giudiziario) e c'era intuizione di moderato pessimismo sulla natura umana per il fatto che l'uomo cerca di abusare del potere. C'era anche l'intuizione dell'idea di libertà sotto la legge, cioè la libertà deve essere regolata dalla Legge.
Nella società tra individuo e Stato vi sono varie formazioni come la famiglia, i raggruppamenti professionali e i sindacati. Nel pensiero repubblicano democratico si da rilievo alle virtù civiche e alla partecipazione sociale, ma nel pensiero liberale si da risalto alla "libertà da", cioè libertà da intrusione nel mio spazio privato ed è meno sentita "libertà per" fare qualcosa. Nella piazza pubblica, i cittadini, avendo codici di riferimento morale diversi non riescono a mettersi d'accordo su cose fondamentali e ricorrono a procedure. cioè a "regole del gioco". Le regole stabiliscono a chi tocca prendere le decisioni ma non stabiliscono il contenuto. Nelle società democratiche libere c'è la tendenza di riportare i valori nel privato perché non si trova la regola.
Nelle liberal democrazie (LIB-LAB = LIBERAL LABOR), come "miscela di liberalismo e socialismo" occorre superare i meccanismi impersonali per dare spazio alle formazioni sociali intermedie tra lo Stato e il Mercato, cioè occorre dare maggiore attenzione ai cittadini che devono affrontare la crisi sociale e finanziaria in un periodo di recessione che investe molti Paesi europei.
 
Da noi la crisi generale con cui da quattro anni ci si confronta su scala mondiale – ha detto Giorgio Napolitano – si è tradotta in crisi di aziende medie e grandi. Per effetto di tutto ciò, e per il peso delle imposte da pagare, per l’aumento del costo di beni primari e servizi essenziali, dobbiamo parlare di una vera e propria “questione sociale” da porre al centro dell’attenzione e dell’azione pubblica. La politica, soprattutto, non può affermare il suo ruolo se le manca la capacità di condivisione umana e morale per le situazioni gravi di persone e di famiglie che bisogna sentire nel profondo della nostra coscienza e di cui ci si deve fare e mostrare umanamente partecipi”.

L'azione morale di ogni persona si realizza nella costituzione del bene comune, cioè nell'agire sociale attraverso varie forme espressive che sono la famiglia, i gruppi sociali intermedi, le associazioni, le imprese di carattere economico, le città, le regioni, lo stato e la comunità di un popolo. Si tratta di vivere insieme agli altri e di esprimere la propria libertà per un interesse comune in rapporto alla parte di benessere che si può trarre, cioè di esprimere il proprio essere politico, inteso come inclinazione a vivere in società. Questo bisogno di ogni uomo e donna scaturisce dalla “necessità di aprirsi alle comunicazioni della conoscenza e dei rapporti di amicizia” che esigono di relazionarsi con gli altri.
La società civile è una società di persone e l'unità sociale è la persona umana. La sua dignità si promuove soprattutto con la cura della famiglia naturale, considerata cellula vitale di ogni società civile. Questa espressione originaria della socialità umana richiede il rispetto del principio di sussidiarietà, inteso come aiuto economico, istituzionale, legislativo offerto alla famiglia. Soltanto la costituzione di una società “a misura di famiglia” può garantirla dalle derive individualiste perché la persona e i suoi bisogni devono essere al centro delle attenzioni delle forze politiche.
 Il cittadino che aspira a fare politica deve essere fermamente convinto che si debbano difendere i diritti di ogni essere umano, indipendentemente dalla sua età, dal suo ceto sociale, dal colore della sua pelle, dal suo stato di salute. Si tratta di credere che la politica debba essere un servizio per la persona, che il valore del giusto o del non giusto debba dipendere soprattutto dal rispetto dei diritti naturali e che la procedura democratica debba dipendere dalla dignità della persona (bambino, adulto, anziano, diversamente abile).
La persona al centro perché l'essere umano non è un'isola, ma vive in una comunità per il suo carattere sociale. Ferma e indelebile la convinzione che la famiglia, fondata liberamente sul matrimonio tra un uomo e una donna è la prima società naturale che ha la priorità sulla società civile e sullo Stato. Si tratta di tutelare la famiglia attraverso il salario familiare e una riforma fiscale che tenga conto dei componenti del nucleo familiare. Tutti noi pensiamo che sia necessario valorizzare la libertà dei genitori per l'istruzione dei propri figli e l'impegno e prevenire a livello sociale i comportamenti a rischio (droga, alcolismo...).
La famiglia italiana di oggi deve affrontare l’attuale crisi finanziaria, economica e valoriale. Si tratta di recuperare “le radici della crescita delle Regioni per promuovere le loro qualità produttive che fanno vincere le sfide della globalizzazione. Milioni di Italiani vivono, secondo le recenti statistiche, con la metà del reddito medio nazionale (circa 600 euro al mese). La crescita degli indigenti evidenzia una forte disuguaglianza tra ricchi e poveri e un fenomeno di ingiustizia sociale.
La famiglia genera legami di appartenenza, dà forma sociale alle persone, trasmette valori culturali, etici, sociali, spirituali essenziali per lo sviluppo della società civile.
La razionalizzazione morale dell'agire politico deve fondarsi sulla giustizia, la legge e la reciproca amicizia. Si tratta di sforzarsi per applicare le strutture politiche al servizio del bene comune, della dignità della persona e del senso dell'amore civico.
L'attività politica deve basarsi sui bisogni più intimi della vita delle persone e dell’esigenza della pace sociale, dell’amore, delle energie morali e spirituali. Occorre agire nella comunicazione e utilizzare mezzi morali per essere liberi. La forza della società politica presuppone la giustizia perché si avvale delle energie dei cittadini in quanto energie di uomini liberi che sanno esprimersi con amicizia.
I componenti di Scelta Civica intendono creare una nuova forza che dia “centralità all'interesse generale nell’azione politica e speranza di crescita ad un Paese disilluso”.
Si auspica un centro politico popolare, europeista, liberale e riformatore che possa rappresenterà il partito della nazione distinto dal populismo demagogico e dal particolarismo territoriale degli interessi localistici
Le riforme dovranno mirare a rendere possibile una vita quotidiana più umana per milioni di disoccupati con leggi e norme che migliorino il rispetto della persona umana, della famiglia del lavoro con l'applicazione del principio di solidarietà e sussidiarietà.
L’esortazione è quella di costruire una società più giusta il cui centro è la persona che si realizza liberamente, cioè una società fondata sul progresso della vita e sulla forza della libertà in cui sia riconosciuta la dignità dell’uomo esistenziale dal suo concepimento fino alla sua morte naturale. L’appello alla libertà della persona umana è essenziale perché ogni essere umano, donna o uomo, possa impegnarsi ed essere protagonista in una società aperta al progresso di tutto il popolo. Si tratta di porre la libertà al centro della storia perché possa essere apertura di senso del futuro di una nazione,
Francesco  Liparulo - Venezia

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