domenica 25 settembre 2011

Il Paese è chiamato ad uno sforzo comune

LA POLITICA SI IMPEGNI
PER UNA VERA CRESCITA


Il nostro Paese - afferma Giorgio Napolitano il 23 settembre 2011 durante la cerimonia dell’apertura dell’anno scolastico – è chiamato a prove difficili, e quindi ad un nuovo grande sforzo comune. L’Italia deve ora affrontare senza indugio la sfida di tornare a crescere, del crescere di più e meglio, del crescere unita. Occorre dare una scossa al muro della disoccupazione giovanile: è l’assillo di tante famiglie. È necessario affermare criteri di massimo rigore e di effettiva produttività nella spesa pubblica”.
Per il Presidente della Repubblica, “c'è necessità del ricostituirsi di un cemento nazionale unitario che consenta la massima mobilitazione di grandi energie di cui potenzialmente l’Italia dispone, allo scopo di superare questa fase molto critica per l’Europa e, specificamente, per l’Italia”.
L'Italia ha ancora il tempo per salvarsi – sostiene Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria – ma deve fare in fretta, molto in fretta perché il tempo sta scadendo”.
Le banche, dopo il declassamento dell’Italia da parte delle “agenzie di rating”, hanno ridotto i finanziamenti. Senza denaro liquido non c'è lavoro per le imprese e per i loro dipendenti.
Siamo ad un punto di disfunzione democratica pericolosissima – afferma Marco Vitale al Centro Congressi della Fiera di Verona, tenutasi dal 16 al 18 settembre 2011 – dobbiamo ricostruire la democrazia del nostro Paese e mondialmente dobbiamo ricostruire il pensiero economico”. L’economista incita i giovani a tradurre l'insegnamento della “Dottrina Sociale della Chiesa” in una “Democrazia Sostanziale Coerente” in grado di consentire “un paziente lavoro coerente” da parte della società politica per “traghettare l'Italia fuori da questa situazione attraverso dismissioni, sviluppo del reddito e la diminuzione della macchina politica che è la più costosa del mondo”.
La Dottrina Sociale della Chiesa oggi ha soprattutto bisogno di coraggiosi e decisi attuatori – sostiene Vittorio Possenti, docente di Filosofia Politica in “Ca’ Foscari” di Venezia – per “attualizzare” i fondamenti della dottrina sociale che sono la persona, il bene comune, la destinazione universale dei beni, la sussidiarietà, la partecipazione, la solidarietà”.
La prospettiva di coloro che credono nei principi della persona umana, della famiglia e della sussidiarietà è quella personalistica comunitaria. Si tratta di riconoscere l'importanza della libertà di scelta di ogni uomo e donna con l'organizzazione dal basso della società civile, cioè favorire la libertà delle persone che vogliono realizzare il bene comune. Il ruolo della giustizia è quello di eliminare gli ostacoli alle pacifiche relazioni tra le persone, cioè eliminando le ingiustizie sociali che creano odio e risentimenti tra chi gode di benefici e chi non dispone nemmeno dell’essenziale per vivere. I politici devono conoscere ed applicare con responsabilità l'aspetto politico della giustizia sociale, dell’amicizia e del rispetto della persona.
I valori del popolo sono calpestati e si sta sprofondando sempre più in basso. “L'immoralità è dilagante a tutti i livelli della società – afferma il cardinale Luigi Tettamanzi – e pare che al peggio non ci sia più limite, che la catastrofe sia alle porte. Impoverimento delle famiglie, crescente disaffezione verso la politica, peggioramento di alcune prospettive di stabilità per il lavoro dei giovani, aumento della ricchezza per pochi e indebitamento crescente per molti. Chi governa dovrebbe avere il coraggio di impostare le manovre economiche assicurando vera speranza ai giovani”.
Gli esponenti politici non devono accettare il relativismo che svilisce la dignità della persona umana nella sua stessa comunità con la diffusione del crimine, la droga, il degrado urbano, la prostituzione, l'inquinamento, l'abbandono della famiglia a se stessa. I valori spirituali del popolo italiano devono essere difesi per conservare la nostra identità e promuovere un futuro per la nostra società civile.
Si tratta per gli esperti dell’economia di dare spazio alla sussidiarietà, generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.
L'applicazione del principio di sussidiarietà significa che lo Stato non deve togliere alla famiglia quei compiti che essa può svolgere da sola o associata con altre famiglie e deve garantirle il suo sostegno, assicurando l’aiuto di cui ha bisogno per assumere le sue responsabilità. La solidità del nucleo familiare è risorsa per la qualità della convivenza sociale.
Occorre vincere la globalizzazione con un "governo della globalizzazione economica e finanziaria", cioè attuare una economia sociale di mercato e promuovendo la solidarietà e la sussidiarietà.
La richiesta di uno Stato più umano e solidale significa che il mutamento della società spetta alle persone che, chiamate a rappresentare il popolo nelle Istituzioni locali e nazionali, si liberino dalle chiusure individualistiche e si aprano per una società vitale i cui membri possano vivere nella costruzione e nella condivisione della “vita buonaper tutti.

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