martedì 14 marzo 2017

L’imperatore invoca la Santa Irene

L’INDIGENZA TOGLIE AGLI UOMINI 
LA LIBERTÀ DI SODDISFARE I BISOGNI
“Come è possibile che una città così ricca – sussurra Francesco - sia piena di poveri? I governanti dovrebbero provvedere a sostenere le famiglie povere”.

“Il sostegno delle famiglie bisognose di aiuti – risponde ser Ludovico - è di competenza dei Sacri Ordini Monastici della città. Anche queste istituzioni religiose hanno subito forti perdite con la conquista delle terre da parte dell’esercito del sultano. 
I monaci ricevono grandi donazioni dall’imperatore e con questi denari fanno fronte al loro mantenimento e alle opere di carità. Le guerre civili, la perdita di vaste regioni dell’Impero ed i continui assedi, hanno ridotto le elargizioni imperiali. 
Il Patriarca ed il suo clero sono preoccupati per il dilagare della povertà tra il popolo e fanno appello agli aristocratici facoltosi per sostenere i poveri. 
L’indigenza toglie agli uomini la libertà di soddisfare i bisogni dello spirito e li allontana dai sacri riti che si celebrano nelle chiese della città”.

“Non ho visto – dice Marco – nessun grande prelato nella processione”.
“Il Primate Giuseppe – risponde Francesco Filelfo – attende in preghiera l’arrivo dell’imperatore sul dato Ovest della Grande Chiesa, per scortarlo al vicino tempio della Santa Irene. 
Durante la sosta nella Chiesa della Santa Sophia, il basileus accende il Grande Cero Votivo come segno di devozione a Colui che è la Vera Via della Vita per la sopravvivenza della città. 
La Sacra Immagine della Vergine, situata nel grande abside del tempio, mostra all’imperatore la strada da percorrere per salvare il popolo di Costantinopoli”. 
Il corteo entra nella chiesa della Santa Irene e Marco sussurra di nuovo al segretario del bailo: “Perché Manuele II lascia la Grande Chiesa per recarsi in questa piccola chiesa che non ha le sacre immagini sulle pareti? Noto soltanto una piccola croce”.

La risposta dello studioso della cultura ellenistica rivela una grande realtà: “Questo piccolo segno indica la via della vera salvezza, non solo di questa città ma anche di tutti gli uomini che cercano la libertà di potersi aprire a tutti i propri simili per raggiungere il vero bene comune. Questo è possibile se c’è la pace fondata sul Diritto romano che si è diffuso in tutto l’Impero. 
Costantino il Grande vinse l’esercito dei pagani perché credette in questo piccolo segno che rappresenta Gesù Cristo che porta la vera pace. Tutto si basa sulla convinzione che gli uomini sono delle persone simili a Colui che si apre tutto all’amore del Figlio ed è ricambiato in questa relazione che genera lo Spirito dell’unico vero Dio a cui ogni uomo è simile.”

“Tutto questo che dici – incalza il giovane veneziano – quando e dove è stato proclamato? Le tue parole mi ricordano la preghiera che recito ogni domenica durante il rito sacro. Non ho mai capito in che cosa possa consistere questa somiglianza. Nell’essere umano ci sono tanti difetti e ogni persona è differente dall’altra. Soltanto dei consanguinei appaiono simili, come i figli di uno stesso padre e di una stessa madre. Si tratta di una similitudine che scaturisce dalle leggi della natura. Mi è stato insegnato fin da bambino che gli uomini sono stati creati simili a Dio in quanto dotati di un’anima spirituale. Si tratta di una verità della nostra fede”.
“In questo luogo - risponde Filelfo – si tenne il 1° Concilio di Costantinopoli, più di mille anni fa, indetto dall’imperatore Teodosio. Centocinquanta vescovi si radunarono in questo tempio e proclamarono che Dio è uno solo nella sua sostanza e nella sua potenza. I santi padri evidenziarono che Gesù ci ha rivelato di essere il Figlio del Padre e che Dio è Padre e Figlio e che il loro reciproco amore genera lo Spirito. L’umanità ha appreso che Dio si differenzia nelle relazioni d’amore di Padre e Figlio e Spirito, cioè in queste Tre Persone. Dio è dono d’amore e l’uomo è immagine di Dio in quanto persona, cioè relazione d’amore per gli altri che sono simili a Dio”.
“Se l’uomo - continua Marco - è un essere che si apre come modalità d’amore ai suoi simili, perché ci sono sempre le guerre? C’è qualcosa che mi sfugge”.
“Capisco la tua perplessità – replica il segretario – e ti ricordo che l’uomo nasce libero. La capacità di aprirsi agli altri simili richiede la sua volontà, cioè il desiderio di amare che è la vera pace. Se l’uomo non vive in pace non può crescere nella sua persona, cioè nella sua apertura agli altri uomini. La pace è il desiderio che l’uomo ha di donare e di ricevere la libertà di raggiungere il bene comune che è il vero appagamento materiale e spirituale. Non basta desiderare la vera pace, cioè non basta conoscere la via, ma occorre una forza vitale, senza la quale non si può fare nulla. Nel Vangelo è scritto: <>. L’imperatore è venuto qui per implorare Colui che è la Pace affinché la possa donare a tutti gli uomini che vogliono vivere e progredire nel benessere”.
Dopo il rito dell’ingresso, il santo Patriarca Giuseppe intona l’Inno della Pace e un profumo d’incenso si innalza verso la grande cupola. Il basileus supplica il Figlio della Vergine Orante perché Costantinopoli possa vivere in pace con tutti i popoli. La sua preghiera conferma la fede del popolo credente nel segno che è la vera via della sopravvivenza della città.
Fuori del tempio ci sono molti poveri che aspettano l’uscita degli aristocratici ricchi per ottenere un’altra elargizione di denaro.
Al termine del rito, Manuele II, salito su una grande carrozza imperiale, ritorna al monastero dedicato alla Vergine Ammirabile, accompagnato dai principi della casa regnante e da loro amici. 
Francesco Liparulo - Venezia
PS: Brano tratto da “Mercanti veneziani a Costantinopoli” di Francesco Liparulo in “Storie venete” di Francesco Liparulo. 
Vedi sito web galeaveneta.blogspot.com su yahoo.it

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