sabato 30 dicembre 2017


La democrazia si fonda sulla giustizia sociale L'INDIGENZA DISGREGA LA SOCIETÀ CIVILE

IL 4 MARZO 2018 SI DEVE CAMBIARE LA POLITICA

Il bene comune del popolo, inteso come vita buona, cioè conforme alle esigenze e alla dignità della natura umana che esige una vita moralmente giusta e felice, è il fine della politica. Questo bene deve rifluire su ogni membro della comunità civile.

La politica è considerata giusta se realizza il bene comune, cioè se crea prosperità materiale quale presupposto per l’elevazione spirituale dell’esistenza umana. Il bene comune è tale se tutta la comunità è coesa nella giustizia e nell’amicizia civica che sono le forze conservative della società.
L'attività dei rappresentanti del popolo non deve essere fondata sull’avidità, la gelosia, l’egoismo, l’orgoglio e l’astuzia, ma sui bisogni più intimi della vita delle persone e dell’esigenza della pace, dell’energie morali e spirituali dell’uomo.
Il superamento degli egoismi, cioè il trionfo della giustizia sociale, costituisce il fine dell’agire politico che diventa leva che trasforma l’ingiusto in giusto. L'azione coraggiosa del testimone del popolo non è semplice sopportazione, cioè non è calma imperturbabile, ma è provocazione che mira ad eliminare gli ostacoli della vita dei cittadini per la pace e la riconciliazione sociale.
La vita democratica dovrebbe essere un’organizzazione razionale di libertà eticamente e umanamente fondata. L'esigenza di libertà tende a realizzare progressivamente nella vita sociale l’aspirazione dell’uomo a essere trattato nel tutto sociale come una persona e questa aspirazione è un’espressione di un ideale attuabile soltanto con lo sviluppo del diritto, di un senso sacro della giustizia, dell’onore e con lo sviluppo dell’amicizia civica.
La società politica è destinata allo sviluppo delle condizioni di ambiente che portano la moltitudine a un grado di vita materiale, intellettuale e morale conveniente al bene e alla pace del tutto sociale.
Si tratta di realizzare una democrazia nella quale i cittadini non abbiano solo diritto di suffragio, ma si trovino impegnati in modo attivo nella vita politica del Paese.
Lo Stato sia strumento a servizio della comunità civile, cioè lo Stato proporzionerà il suo modo di agire in rapporto ai valori della comunità. Francesco Liparulo Mestre-Ve 

lunedì 25 dicembre 2017

Buon Natale 2017

La terra darà i suoi frutti buoni perché hai saputo seminare. Per te l'auspicio di un avvenire migliore e prospero. Il Paese, che seppe offrire nel passato le opere dei suoi grandi uomini, sa ancora mostrare uomini e donne che si aprono alla cittadinanza per garantire un presente di giustizia sociale nell'amore civico, additando un orizzonte migliore per le famiglie in difficoltà economica e per i giovani che sperano nella Repubblica italiana fondata sul lavoro. 



domenica 24 dicembre 2017

Proposta editoriale di Book Sprint Edizioni

L’editore Vito Pacelli della “Book Sprint Edizioni” ha stampato in “omaggio” la copia della Bozza del Romanzo “MERCANTI VENEZIANI Dell’Impero Romano d’Oriente” (pagine 432) di Francesco Liparulo. L’autore ringrazia ed augura all’editore un Buon Natale e un Buon 2018.
Il racconto, in forma dialogica, inizia e si svolge nell’ambiente dei primi anni del Quattrocento, tra il 15 luglio 1422, giorno di inizio del viaggio della galea “Capitana”, e la primavera del 1423. I protagonisti sono “Mercanti veneziani” che operano nel settore commerciale e bancario all’epoca del basileus Manuele II Paleologo e del doge Tommaso Mocenigo.
Personaggi storici come Manuele II Paleologo, la consorte Elena Dragas, i figli Giovanni VIII, Teodoro e la sua consorte Cleofe Malatesta dei Malatesti di Rimini e Pesaro, i regnanti bizantini, i Comneno di Trebisonda tra cui Maria di Trebisonda, la più bella donna dell’epoca, futura terza moglie di Giovanni VIII Paleologo, Francesco Filelfo, dipendente della Serenissima Repubblica di Venezia e segretario del bailo di Costantinopoli ser Benedetto Emo, personaggi fantastici come i giovani Francesco e Marco, nobili balestrieri della poppa, mandati a far pratica di commercio a Bisanzio, dialogano esprimendo le proprie riflessioni ed emozioni durante le conquiste dei Turchi Ottomani di Murad II.
Cristiani e musulmani si confrontano e manifestano la loro cultura cercando le ragioni della loro differenziazione.

Proposta editoriale di Giuseppe Aletti Editore

La “Opere Inedite Aletti Editore” il 21 dicembre 2017 ha comunicato a Francesco Liparulo che “l’opera da lei inviata in visione per la Selezione Opere Inedite ha ricevuto parere favorevole alla pubblicazione, nei prossimi giorni riceverà, presso il suo domicilio, la proposta di edizione che le abbiamo inviato tramite “piego di libri”. L’autore ringrazia e rimane in attesa della proposta.
Al poeta e critico letterario Giuseppe Aletti e al suo Staff editoriale l’augurio di un Buon Natale e un Buon anno 2018.
Il racconto, in forma dialogica, inizia a si svolge nell’ambiente dei primi anni del Quattrocento, tra il 15 luglio 1422, giorno di inizio del viaggio della galea “Capitana”, e la primavera del 1423.
I protagonisti sono “Mercanti veneziani” che operano nel settore commerciale e bancario all’epoca del basileus Manuele II Paleologo e del doge Tommaso Mocenigo. Personaggi storici come Manuele II Paleologo, la consorte Elena Dragas, i figli Giovanni VIII, Teodoro e la sua consorte Cleofe Malatesta dei Malatesti di Rimini e Pesaro, i regnanti bizantini, i Comneno di Trebisonda tra cui Maria di Trebisonda, la più bella donna dell’epoca, futura terza moglie di Giovanni VIII Paleologo, Francesco Filelfo, dipendente della Serenissima Repubblica di Venezia e segretario del bailo di Costantinopoli ser Benedetto Emo, personaggi fantastici come i giovani Francesco e Marco, nobili balestrieri della poppa, mandati a far pratica di commercio a Bisanzio, dialogano esprimendo le proprie riflessioni ed emozioni durante le conquiste dei Turchi Ottomani di Murad II.
Cristiani e musulmani si confrontano e manifestano la loro cultura cercando le ragioni della loro differenziazione.
Francesco Liparulo - Venezia

sabato 9 dicembre 2017

I veri bisogni dei cittadini calpestati dai governanti
QUALE PARTITO VOTARE PER UNA POLITICA
SOCIALMENTE PROFICUA PER I CITTADINI?
Il valore del lavoro umano, che è tale perché caratteristica essenziale di ogni persona e bene fondante di ogni sviluppo sociale, non può essere calpestato per finalità non rispondenti ai veri bisogni primari dei cittadini.
Il benessere materiale perde significato se non si dà importanza alla dignità del lavoro, cioè la società civile si disgrega e perde coesione se l’attività che genera ricchezza non è protetta da norme che assicurino l’esistenza del lavoratore e della sua famiglia.
La globalizzazione, che mira soltanto al primato dell’economia e della finanza, scardina l'economia sociale di mercato, controllata dalle leggi che salvaguardano le varie attività che producono ricchezza e benessere.
La liberalizzazione degli scambi commerciali e la deregolamentazione delle attività d’impresa dà riconoscimento a quei "poteri forti" del mercato globale che portano a considerare preminente la competizione tra i mercati nazionali e le varie imprese di profitto, spingendo all’estremo la competizione tra i soggetti dell’economia.
Lo sviluppo economico, derivante dalle idee economicistiche e materialistiche del mercato globale, dissolve i legami sociali, perché si basa sull'opera degli individui lavoratori, considerati semplici mezzi di produttività e non come persone, dotate di ragione e di libertà, cioè soggetti di ogni attività umana.
La vita dei cittadini e di tutta la società dipende da come è concepito l’essere umano, cioè il cittadino che crea la ricchezza del suo popolo.

Le concezioni individualistiche degli esponenti di governo e dei dirigenti della produttività evidenziano un laicismo che impedisce di provvedere al bisogno essenziale dei cittadini, cioè il diritto di un lavoro che dà la possibilità di vivere con la propria famiglia in maniera dignitosa.
Francesco Liparulo - Venezia
P.S. Vedi Blog galeaveneta.blogspot.com  oppure Francesco Liparulo facebook

giovedì 7 dicembre 2017

Scarto tra ideale di democrazia e realtà politica

I DISCORSI DEL PREMIER NON HANNO CONVINTO 

I GIOVANI CONTINUANO A FUGGIRE ALL’ESTERO 

La globalizzazione mette in luce Stati deboli, mercati forti e finanze fortissime. Gli Stati, importanti per la politica, sono emarginati dal potere transnazionale della finanza e dal potere del mercato. Le grandi imprese multinazionali spostano capitali e decentrano la produzione dove la manodopera costa meno.

L'attuale momento storico europeo è segnato dal dualismo Stato - mercato e dalla mescolanza di neoliberalismo e di socialismo democratico. Di fronte allo Stato e al mercato sta l’individuo, sottoposto alle decisioni del potere economico e del potere politico.
Le attuali democrazie devono fare i conti con le sfide del mondo globalizzato.
Si auspica un diverso rapporto tra individui e società civile, un diverso modo di concepire la dignità della persona e la dignità del suo lavoro, cioè si chiede una maggiore cittadinanza attraverso una maggiore attenzione alla persona e ai suoi bisogni di esistenza.
Le democrazie, secondo il filosofo Norberto Bobbio, avevano formulato delle promesse che sono state disattese. Si avverte uno scarto tra l’ideale di democrazia e la condizione politica reale del cittadino.
Alla sfida d’ordine politico - istituzionale, suggerita dal filosofo, si devono aggiungere oggi quelle di ordine morale ed economico in quanto le istituzioni democratiche hanno solidi principi intellettuali e morali per realizzare una comunità aperta ai veri bisogni della persona che è fine della buona società.
I beni primari della persona non possono essere decisi dalle maggioranze politiche perché sono tutelati dal diritto delle comunità e dal diritto delle genti, cioè sono radicati in tutte le culture umane. Si tratta di rispettare il modello naturale della famiglia, costituito da un uomo e da una donna, di riconoscere i diritti del soggetto umano non ancora nato (embrione o feto), l’illiceità dell’aborto, dell’eutanasia e degli interventi genetici manipolati, il diritto al lavoro e al sostentamento della famiglia e della prole.
Il relativismo etico scardina le basi della vita civile. La libertà per ciascuno, di seguire qualsiasi codice di comportamento in base al fatto che non viene ritenuto possibile stabilire un ordinamento unitario di valori, impedisce la coesione nelle associazioni civili.
La democrazia procedurale estesa, cioè il riconoscimento eccessivo dato alle regole nei confronti dei contenuti, entra in crisi quando nella società nascono tensioni di un certo rilievo, perché comporta la neutralizzazione dei valori fondanti della vita civile. Le regole non stabiliscono il reale contenuto delle decisioni né che cosa è giusto.
Le democrazie devono risolvere il problema della ridistribuzione dei beni per evitare la scissione dei legami sociali. La preminenza conferita al singolo muta la democrazia in governo del singolo, da parte del singolo, per il singolo.
I valori del popolo italiano (dignità della persona umana, famiglia, solidarietà e sussidiarietà) sono indispensabili ad una valida democrazia perché “promuovono un sentimento della vita ancorato alla centralità dell’uomo e permettono una convivenza ordinata e feconda”.
Francesco Liparulo - Venezia
Blog: galeaveneta.blogspot.com

Il dopo Renzi ha aperto scenari inquietanti

LA COESIONE SOCIALE È INDISPENSABILE 
PER LA SOPRAVVIVENZA DELLA DEMOCRAZIA 



La Legge di stabilità 2017 è stata già vagliata dal Parlamento. “La manovra (il cui valore ammontava a complessivi 27 miliardi di euro con un disavanzo per i conti pubblici salito al 2,3% sul PIL) si componeva del disegno di legge di Bilancio e di un decreto legge che conteneva misure aventi carattere di particolare urgenza.
Le promesse di Renzi sono cadute nel vuoto.
I patti stipulati dal premier non hanno più sostenitori di garanzia istituzionale.
La realtà sconcerta il Paese. 
La povertà in Italia - si evince dal Rapporto 2016 della Caritas italiana - è da sette anni in aumento esponenziale: "Si è passati da 1,8 milioni di persone povere nel 2007, il 3,1% del totale, a 4,6 milioni del 2015, il 7,6%”.
Qual è il problema?
In Italia per l'Istat ci sono oltre 8 milioni di poveri, pari al 13,6% della popolazione. La soglia di indigenza è fissata a 1.011,03 euro al mese.
Negli ultimi anni, dall'esplosione della crisi economica, sono aumentati gli Italiani che si sono rivolti alla Caritas, raggiungendo il 33,3%. Nel Rapporto 2012, la Caritas ha sottolineato "evidente incapacità" dell'attuale "welfare" a far fronte alle emergenze sociali della crisi economico - finanziaria.
Lo Stato è il primo responsabile di tutta la politica del lavoro, cioè il datore di lavoro indiretto che deve provvedere all’emanazione delle leggi che disciplinano il settore lavorativo. Le attività delle società produttive esigono una politica che garantisca il rispetto degli inalienabili diritti delle persone, considerate come soggetto del lavoro e non come “merce”.
Si chiede di ritrovare il primato dell'economia reale su quella finanziaria, governando la globalizzazione e risolvendo il problema del debito pubblico. I pilastri del popolo italiano rimangono “il senso della famiglia, il gusto della qualità della vita, la tradizione religiosa e l’amore del bello”.
Lo Stato, espressione e strumento del corpo politico, deve essere “veramente popolare”, riconoscere i “limiti della sua attività”, rispettare gli organismi naturali e sociali intermedi, applicare il principio di sussidiarietà, cioè aiutare economicamente, istituzionalmente e legislativamente tutte le entità sociali più piccole, iniziando dalla famiglia.

Milioni di Italiani vivono, secondo le recenti statistiche, con la metà del reddito medio nazionale (circa 600 euro al mese). La crescita degli indigenti evidenzia una forte diseguaglianza tra ricchi e poveri e un fenomeno di ingiustizia sociale.
La famiglia genera legami di appartenenza, dà forma sociale alle persone, trasmette valori culturali, etici, spirituali, essenziali per lo sviluppo della società civile.
La razionalizzazione morale dell'agire politico deve fondarsi sulla giustizia, la legge e la reciproca amicizia. Si tratta di sforzarsi per applicare le strutture politiche al servizio del bene comune, della dignità della persona e del senso dell’amore civico. L'attività politica deve basarsi sui bisogni più intimi della vita delle persone e dell’esigenza della pace sociale delle persone. Occorre agire nella comunicazione e utilizzare mezzi morali per essere liberi.
Il compito politico della società dovrebbe essere un compito di civilizzazione e di cultura, cioè aiutare i cittadini ad essere liberi. Questo compito è morale perché ha lo scopo di migliorare le condizioni della vita quotidiana. I mezzi devono essere proporzionati e appropriati al fine del corpo politico che è la giustizia e la libertà. Si tratta di essere “forti per i cittadini”. La virtù della fortezza è il mezzo per il conseguimento dei fondamenti della vita della società. Occorre essere saldi e stabili nell’adesione al bene comune che deve riversarsi su tutti i cittadini.
Sul piano della vita politica e sociale, l’accostamento tra le persone deve esprimersi in attività comuni per il bene comune della città di appartenenza senza alcuna distinzione che generi ingiustizie e soprusi.
Occorre una morale aperta, estesa ad ogni uomo o donna, una morale del bene e del male e non solo dell’utile, del rapporto umano, della libertà solidale quale “cornice più appropriata per incentivare la collaborazione” fra tutti i cittadini.
Francesco Liparulo - Venezia

martedì 21 novembre 2017

Ruolo pubblico della famiglia

AL PARLAMENTO COMPETE 
LA  CONVIVENZA  SOCIALE
C'è l'esigenza per la società civile di uno Stato più umano che riconosca e sostenga la persona umana secondo il principio della sussidiarietà, agevolando lo sviluppo di tutte quelle energie delle singole persone e delle organizzazioni sociali per creare una comunità civile che si conserva nel tempo. L'esortazione è quella di costruire una società più giusta il cui centro è la persona che si realizza liberamente, cioè una comunità fondata sul progresso della vita e sulla forza della libertà in cui sia riconosciuta la dignità dell'uomo esistenziale dal suo concepimento fino alla sua morte naturale.

Le soluzioni dei problemi dell'attuale mondo economico e finanziario globalizzato minano la concezione cristiana dell'uomo e del suo destino, perché sono basate sull'idea che l'uomo non è il soggetto delle attività umane, ma un oggetto manipolabile per qualsiasi scopo utilitaristico e individualistico.
La società si è costituita intorno alla produzione e allo scambio universale delle merci e spetta alla comunità politica mediare tra le necessità funzionali del mercato e la vita quotidiana delle persone, cioè promuovere i contenuti valoriali nelle decisioni del mondo produttivo e finanziario. 
La necessità della ricchezza e la competizione mondiale devono armonizzarsi con i valori dell'uomo che è soggetto e fine di ogni produzione e benessere sociale.

Il compito delle persone investite di potere politico è quello di emanare una legislazione che garantisca un’ordinata convivenza sociale nella vera giustizia, perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa. La legge civile deve assicurare soprattutto i diritti fondamentali che appartengono alla persona. Fondamentale tra tutti è il diritto al lavoro per chi presta la sua opera per il bene proprio e della sua famiglia.
La società politica necessita di uomini e donne che possano dare un senso all'esistenza concreta del cittadino che è soprattutto aspirazione alla libertà di realizzarsi nell'ambito di una comunità civile. L'attuale crescita degli indigenti evidenzia una forte diseguaglianza tra ricchi e poveri e un fenomeno di ingiustizia sociale.
I sostenitori della giustizia sociale sono chiamati a "mantenere desta la sensibilità" per il riconoscimento dei diritti e della dignità dell'uomo, di fronte ai rappresentanti del popolo che hanno piegato la propria ragione "all'attrattiva dell'utilità individualistica" a danno delle persone che costituiscono la comunità civile.
Occorre vincere lo statalismo, la partitocrazia e lo sperpero del denaro pubblico per il trionfo della giustizia sociale. Si tratta di raggruppare tutti coloro che vorranno dedicarsi a una certa concezione di democrazia da perseguire e dei mezzi idonei per il conseguimento della "VITA BUONA" per tutti. L'azione del testimone del popolo non è semplice sopportazione, cioè non è calma imperturbabile, ma è provocazione che mira ad eliminare gli ostacoli della vita dei cittadini per la pace e la riconciliazione sociale.
Le basi della nostra nazione, come entità permanente, sono le regole immutabili della legge naturale, la continuità culturale, la tradizione, la consapevolezza storica, l’amore della patria. A questi valori sono ancorati i cuori di tutti gli uomini e le donne.
Insofferenza, disagio, protesta scaturiscono dai cittadini che vedono minacciata la loro esistenza sociale. Un grido di allarme si eleva da tutti quelli che avvertono il diffondersi dell’idea che non esistono beni personali e morali non negoziabili.
Il modello naturale di famiglia, lo sviluppo della persona, il rispetto del soggetto umano non ancora nato, l'illiceità dell'eutanasia, l'illiceità degli interventi genetici manipolati e non a scopo terapeutico, la certezza del lavoro per i capifamiglia e per le nuove generazioni, costituiscono un complesso di beni in cui si esprime la dignità della persona umana dal concepimento sino alla morte naturale. Questi valori per i cristiani non si possono modificare col tempo.
I cittadini chiedono che non sia trascurata la famiglia che deve difendersi di fronte al potere economico e finanziario del mercato globalizzato che mira soltanto al profitto utilitaristico.
La vita sociale richiede che la famiglia abbia un ruolo pubblico nella comunità perché è il perno di giunzione essenziale fra la persona, la società e lo Stato. Il suo carattere originario, antecedente allo Stato, richiede la promozione della sua funzione da parte delle Istituzioni .
Prima dell’impegno per i diritti dell’uomo c’è quello per il diritto ad essere uomini, cioè ad essere considerate persone che tendono a conquistare la piena autosufficienza nella comunicazione e nell’amicizia con le altre persone.
Senza il collegamento ai valori della vita, gli stessi diritti dell’uomo perdono il loro vigore, cioè divengono semplici enunciati che possono essere revocati in qualsiasi momento. La politica, l’economia, la sociologia possono realizzare i loro fini attuando una morale aperta, estesa ad ogni uomo, una morale del bene e male e non solo dell’utile.
Francesco Liparulo - Venezia

In primavera nuove elezioni politiche

VECCHI LEADER DI DX E SX IN CAMPO
VOGLIONO RITORNARE A GOVERNARE
La società politica italiana ha scelto la democrazia, ha stabilito di reggersi con forma repubblicana e costituirsi in Stato, retto da norme costituzionali. Il popolo italiano, come società politica costituita, cioè come insieme di coscienze personali che, avendo una storia in comune attestata dall’unità del linguaggio, avendo scelto di vivere insieme con giustizia e cultura civica, ha deciso, dopo la Seconda guerra mondiale, di autogovernarsi.
La Costituzione è l'evento fondamentale di convivenza.
I rappresentanti del popolo sono investiti di autorità in modo limitato e la esercitano in nome del popolo nella forma di potere esecutivo nel Governo, nella forma di potere legislativo nel Parlamento e nella forma giudiziaria nella Magistratura.
Il popolo rende partecipi della sua autorità i suoi rappresentanti senza vincolo di mandato e questi non possono emettere leggi senza il consenso dei cittadini.
L'azione del rappresentante del popolo deve alimentare il progresso della civiltà nel senso di arricchire il bene comune che è fatto di prosperità materiale e spirituale per tutti gli uomini e le donne.
La democrazia è un sistema politico in cui il popolo ha bisogno di testimoni che gli insegnino ad essere autenticamente popolo.
Il corpo politico necessita di persone che mantengano la tensione morale nella comunità civile perché ha esigenza di ritrovare la propria identità attraverso l’azione di politici che sappiano promuovere il benessere sociale per tutti.
Gli esponenti politici non devono accettare il relativismo che svilisce la dignità della persona umana nella sua stessa comunità con la diffusione del crimine, la droga, il degrado urbano, la prostituzione, l'inquinamento, l'abbandono della famiglia a se stessa.
I valori del popolo italiano tra cui in primo luogo quello della persona e del lavoro devono essere difesi per conservare la nostra identità e promuovere un futuro per la nostra società civile.
Francesco Liparulo - Venezia

Pagina web: galeaveneta.blogspot.com

sabato 18 novembre 2017

Prossime elezioni politiche in primavera

AFFRONTARE L’INSTABILITÀ E
LA DISGREGAZIONE SOCIALE

Povertà e disoccupazione alimentano rabbia nel popolo che aspetta riforme coraggiose da parte del governo e leggi più rispondenti ai veri bisogni dei cittadini sommersi in una situazione politica che provoca aumento dell'indigenza e fuga dei giovani all'estero. 
La coperta è corta? Come risolvere il problema? La soluzione c'è, basta avere coraggio.

I vecchi partiti inconcludenti  si accordano con la nuova legge elettorale per costituire nuove coalizioni per occupare il Parlamento. 
L’elettorato continuerà a promuovere la vecchia politica che ha portato l’Italia  a in una situazione di povertà sempre più crescente con i giovani che fuggono all’estero?
I governanti e i loro sostenitori appaiono come opinionisti che dicono al popolo quello che pensano, ma non fanno nulla per risolvere il problema del lavoro giovanile o per arginare la povertà dilagante.
L'ossigeno vitale non arriva a chi è impegnato nella produttività del Paese, cioè i lavoratori si trovano ad affrontare una disoccupazione che diventa sempre più insostenibile e le banche continuano a non agevolare il credito a chi fa impresa e genera produttività e lavoro. 

La famiglia italiana di oggi deve affrontare l’attuale crisi finanziaria, economica e valoriale. Si tratta di recuperare “le radici della crescita delle Regioni per promuovere le loro qualità produttive che fanno vincere le sfide della globalizzazione. 

Milioni di Italiani vivono, secondo le recenti statistiche, con la metà del reddito medio nazionale (circa 600 euro al mese). La crescita degli indigenti evidenzia una forte disuguaglianza tra ricchi e poveri e un fenomeno di ingiustizia sociale.
La famiglia genera legami di appartenenza, dà forma sociale alle persone, trasmette valori culturali, etici, sociali, spirituali essenziali per lo sviluppo della società civile.

La razionalizzazione morale dell'agire politico deve fondarsi sulla giustizia, la legge e la reciproca amicizia. Si tratta di sforzarsi per applicare le strutture politiche al servizio del bene comune, della dignità della persona e del senso dell'amore civico.

La forza della società politica presuppone la giustizia, perché si avvale delle energie dei cittadini in quanto energie di uomini liberi che sanno esprimersi con amicizia. 

Si tratta di realizzare un “Programma di cose concrete” miranti ad attuare un piano straordinario per l'occupazione giovanile, salvaguardando “esodati” ed ultracinquantenni, promuovere un piano nazionale per la famiglia con più equità fiscale, garantire il libero accesso alla Sanità, sostenere le imprese agricole tutelando il “made in Italy”, sostenere l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, accrescere gli investimenti nella ricerca, ridurre la spesa pubblica, sviluppare la lotta all’evasione, modificare le regole del patto di stabilità, valorizzare il patrimonio paesaggistico, artistico e culturale.

Per governare il Paese e fare ciò che è giusto, occorre la scelta oculata di chi possa rappresentare il popolo con una “specchiata moralità personale”, abbia dimostrato di vivere con rettitudine, abbia “competenza e passione per il bene comune”, sia credibile per risolvere le “patologie politiche” della città.
Francesco Liparulo - Venezia

Pagina web Blog: galeaveneta.blogspot.com

venerdì 17 novembre 2017

La questione fondamentale della nostra epoca

SOCIETÀ IN CRISI CON GLI ESCLUSI DALLA RICCHEZZA
Questione fondamentale della nostra epoca è soprattutto il tema dell'inclusione/esclusione civile. 
Le società liberal democratiche falliscono se non riusciranno a includere quelli che sono esclusi dalla creazione della ricchezza, cioè entreranno in crisi le società se non pongono rimedio al senso di estraneità e di anomia delle persone.

La preminenza conferita al singolo con la scissione dei legami sociali muta la democrazia che per l'americano Abraham Lincoln è "il governo del popolo, da parte del popolo e per il popolo".
Il pensiero neoliberale sostiene che nelle liberal democrazie le identità individuali sono tutelate mentre occorre ricostruire l'identità collettiva e sottrarre l'individuo all'isolamento.
La riduzione del bene comune alla cerchia della preferenza privata lascia scoperto l'ambito pubblico dove le questioni del bene riguardano quello del giusto. La mentalità in cui il bene comune è inteso come mezzo per scopi individuali sbocca nella scelta di contribuire il meno possibile o nulla affatto ai costi della convivenza sociale.

Le attuali liberal democrazie devono fare i conti con numerose sfide. Si auspica un diverso rapporto fra persona e comunità, cioè un diverso modo di concepire il lavoro. Si vuole una società civile attraverso più attenzione ai bisogni delle persone e non cittadinanza attraverso più mercato. Ci sono scarti tra le concezioni ideali delle liberal democrazie e la condizione socio politica reale.
Nella concezione repubblicana - democratica si assegna grande importanza alle virtù civiche, all'idea di autogoverno e di partecipazione alle formazioni sociali che si pongono oltre l'individuo. Nel repubblicanesimo civico la libertà non è libertà dal governo ma capacità e responsabilità di autogoverno.
Occorre superare i punti deboli del liberalismo in una sintesi più alta, cioè più rispondente al contesto attuale dell'Europa, nel senso di guardare oltre le concezioni della società che oggi sono chiamate social democratiche. I punti deboli del liberalismo sono minore resistenza al relativismo etico che sfida la natura morale del rapporto civile, la piazza pubblica eccessivamente procedurale e l'idea angusta di società aperta e di laicità senza considerare l'etica sociale del popolo.
È auspicato il ripensamento del liberalismo in un modo positivo considerando la tradizione del cattolicesimo liberale che chiama all'azione e orienta all'impegno civile. La sintesi delle culture menzionate è intesa come pensiero animatore volto a dirigere l'azione politica.
Lo Stato sarà "veramente liberale" quando non si limiterà a garantire formalmente la libertà di scelta ma quando intervenendo attivamente provvederà a garantire a tutti la reale possibilità della loro libertà.
Le tradizioni culturali del popolo italiano sono a favore della società in cui sono avvertiti come problemi nodali quelli della giustizia sociale, del bene comune, dell'amicizia civica e dell'interazione tra cittadini e tra cittadini e politici, cioè la comunicazione nel vivere bene.
Occorre svolgere un'azione dinamica per riscattare le forme di vita quotidiana con l'apertura del singolo cittadino all'altro, cioè all'apertura di un mondo intersoggettivo, formando una coscienza collettiva e sociale identificando i bisogni reali con i desideri umani. Al primo posto c'è la famiglia quale società naturale, luogo dello sviluppo della persona e dell'incontro con l'altro dove amore significa dare e ricevere e non vedere la famiglia solo come aspetto economico. La società civile deve essere intesa come "dialogo e comunicazione della vita buona".
Si tratta per la società politica di sviluppare le condizioni d'ambiente che possano permettere alla cittadinanza un grado di vita materiale, intellettuale e morale che ogni persona vi si trovi aiutata positivamente nel raggiungimento della propria vita di persona e della propria libertà spirituale, contro ogni forma di individualismo o di autoritarismo, contro ogni forma di ingiustizia sociale.
Si auspica uno stato sociale di giustizia, d'amicizia civica e di prosperità che rende possibile a ogni uomo o donna il compimento del suo destino, cioè una società dove si riconosce il diritto di tutti i cittadini all'esistenza, al lavoro, all'accrescimento della vita di persona.
La società civile non è composta solo di individui, ma anche di società particolari formate da individui, cioè società particolari con una loro autonomia. Il pluralismo economico deve rinnovare e promuovere l'economia delle famiglie e la proprietà familiare utilizzando i vantaggi della meccanizzazione e della cooperazione.
Francesco Liparulo - Venezia
Blog: galea veneta.blogspot.com

giovedì 16 novembre 2017

Democrazia è condivisione per il Bene comune

NUOVA LEGISLATURA DI SCOPO PER ADERIRE
ALLE VERE ASPETTATIVE DEL POPOLO ITALIANO
Oggi occorre vincere il "dispotismo" delle nuove minoranze politiche che, sfruttando la nuova legge elettorale da loro voluta, si uniscono prima del voto elettorale senza avere una condivisione di idee e programmi, ma solo la bramosia di occupare il Parlamento costituendo una maggioranza di facciata.

Si tratta dell'applicazione della maggioranza parlamentare, “la regola del numero”, che, imponendo la volontà di alcuni parlamentari, non tiene conto del continuo aumento del distacco tra le persone e lo Stato, dell’impoverimento delle famiglie costrette a mantenere anche i propri figli senza lavoro.
La “regola del numero” in Parlamento e lo “strapotere del governo” da loro sostenuto soffocano la democrazia, l’autogoverno del popolo italiano.
La decisione politica dipende dal numero, cioè dalla volontà della maggioranza parlamentare. “Contiamo i voti e facciamo decidere ciò che la maggioranza decide”.

La nuova legge elettorale detta "Rosatellum" permette che PD E FI, vecchia Destra e vecchia Sinistra, possano ottenere la possibilità di ottenere in Parlamento una nuova maggioranza.
Tutte le decisioni sono possibili a condizione che rispettino la regola del numero.

La democrazia diventa semplicemente procedurale, cioè la democrazia diventa insieme di regole e procedure che stabiliscono chi è autorizzato a prendere decisioni collettive e con quali procedure. Questa concezione lascia impliciti i presupposti della democrazia, come governo dal basso a suffragio universale, lascia impliciti i valori e i fini ma lascia imprecisati i contenuti.
Una democrazia procedurale è aperta ad ogni contenuto e comporta la neutralizzazione pubblica dei valori. 
La democrazia procedurale entra in crisi quando nella società circolano tensioni che lacerano le coscienze delle persone.

La politica funziona se toglie gli ostacoli che ogni persona ha nella ricerca del suo appagamento. La politica raggiunge il suo fine più profondo quando la società matura sul piano etico. Etica intesa come respiro complessivo di un popolo, come etica pubblica, cioè come trasparenza nei rapporti sociali.
La mancanza di lavoro per i giovani è la prima urgenza del nostro Paese. Se non si riuscirà a trovare una risposta concreta a questa emergenza il rischio è di sacrificare tutti i prodotti italiani e i relativi posti di lavoro.
Scendere in campo per costituire un baluardo di forze democratiche pronto a schiacciare le mire egemoniche dei politici che non tengono conto che i veri problemi degli Italiani sono la mancanza di lavoro e la diffusione della povertà per molte famiglie.
Francesco Liparulo - Venezia
Blog: galeaveneta.blogspot.com

In primavera si vota di nuovo e la realtà non è cambiata

LA POLITICA COMPETENTE NON DÀ PROSPETTIVE
AI GIOVANI E ALLE FAMIGLIE SEMPRE PIÙ POVERE
Il partito dei DS (Democratici di Sinistra), i cui leader storici erano Massimo D’Alema, Piero Fassino e Walter Veltroni, dopo aver fondato, insieme al Partito della Margherita, la coalizione dell’Ulivo e formato quella di L’Unione all’interno del centrosinistra, è confluito il 14 ottobre 2007 nel Partito Democratico.

"Oggi come ieri. L'Italia - ha sostenuto l'ex leader Veltroni - appare oppressa, legata da nodi strutturali che nessuno sembra in grado di sciogliere. Le nostre città, ogni nostra comunità, non meritano di essere divisi da steccati politici e poi definiti da etichette o bandierine colorate.
Per questo è nato il Partito Democratico. Per unire l’Italia. Per dare alla politica un respiro nuovo”.

Gli ascoltatori sono subito proiettati nel futuro: “Non bisogna aver paura del nuovo. Il futuro - ha detto Veltroni - è l’unico tempo in cui possiamo andare. Il nostro Paese deve tornare ad avere voglia di futuro, l’orgoglio di essere Italiani, la voglia di correre, di rischiare, di conquistare nuove frontiere e nuove possibilità".
"Verrà presto il tempo - ha profetizzato il già leader PD - di spiegare e chiarire le nostre proposte e di ribadire ad esempio che oggi è possibile ridurre le tasse, perché la lotta all’evasione ha dato risultati.
Oggi, grazie al lavoro del governo Prodi, possiamo fare quello che non è mai stato fatto. Quello, gli Italiani lo sanno, che è stato ogni volta annunciato ai quattro venti, ma non realizzato.
Verrà il tempo per dire agli Italiani ciò che è nostro dovere dire: questo è il nostro progetto - ha sostenuto Veltroni - per cambiare il Paese, queste sono le cose che faremo per fronteggiare i problemi e trovare soluzioni. E lo potremo dire guardando negli occhi l’Italia, perché abbiamo deciso, unilateralmente, di correre liberi. Liberi, più che soli.
Guardiamo negli occhi l’Italia e le diciamo: comincia un tempo nuovo. Di una cosa sono certo: gli Italiani vogliono uscire dalla confusione, dall’instabilità e dall’immobilismo. Vogliono una stagione nuova. Il Partito Democratico nasce per questo. La scelta è tra passato e futuro. Noi diciamo: non cambiare un governo, cambiate l’Italia. Trasformiamo l’Italia. Un’Italia moderna, serena, veloce, giusta. Si può fare”.

Il progetto di Veltroni, era ispirato da una “mania di nuovismo”, che mirava al consenso di massa. Il Partito Democratico è proposto alla società italiana del terzo millennio, ritenuta diversa da quella del passato. Il suo leader vuole dare una visione pluralista, in grado di elargire nuovi valori in cui credere, perché “plurali sono le nostre società”.
“Sintesi - ripeteva Veltroni – è la parola chiave che deve guidare il cammino del Partito Democratico perché deve funzionare e assumere decisioni rispettando peso della maggioranza e diritti della minoranza. Occorre realizzare un programma riformista, ma non moderato, realista, cioè in grado di immaginare valori carichi di radicalità del cambiamento”.
La visione politica dell’esponente del Partito democratico era un misto di socialismo perfettistico ed utopico, di socialismo liberale e democratico ma anche di socialismo cristiano che annovera aspirazioni egualitarie. La proposta era quella di una nuova società. È visione semplificata e deformata della realtà, indirizzata a scopi politici e trasformatori per intervenire operativamente nella vita sociale.
“La scienza - affermava il relatore di Spello - ci ha dato la possibilità di migliorare la nostra vita. La nostra vita media è più lunga perché ci curiamo meglio, perché c’è meno povertà, perché nonostante ciò che si pensa l’acqua, l’aria e il cibo sono più controllati. Viviamo più a lungo perché viviamo meglio”.
Si faceva appello a una nascente età organica, promessa con il Partito Democratico, in cui i detentori del potere spirituale saranno gli scienziati per le loro capacità di previsione e i detentori del potere economico saranno gli industriali. Il loro governo assicurerà il benessere per tutti gli individui.
Si riscontrava nel “discorso per l’Italia” un'utopia astratta a carattere sistematico che incita i cittadini ad “una crescente insofferenza nei confronti di un sistema politico roboante e inconcludente, invadente e impotente, costoso e inefficiente”.
C’è sofferenza e ambiguità nel rapporto tra politica e “vita reale dei cittadini”. L'esposizione del pensiero politico è fatta con frasi eleganti ma vuote e inconcludenti perché mirano ad illudere gli ascoltatori. Si crea l’entusiasmo con un’armonia di parole cariche di idealismo per trovare un accordo tra i sostenitori del partito del leader.
L'annuncio “Verrà il tempo per dire agli Italiani: questo è il nostro progetto” è soltanto il modo di enfatizzare e creare un'aspettativa per togliere la responsabilità che è devoluta al partito. Il programma futuro è esaltato come una panacea di tutti i mali della società italiana. Il dire e il presentasi di un futuro sviluppo diventa più importante della libertà di autonomia delle persone che vogliono decidere il loro avvenire, secondo i propri bisogni e le proprie aspettative.
La sicurezza dalla “confusione, dall’instabilità e dall’immobilismo” è scambiata con la cessione al Partito Democratico del potere di decidere il futuro degli Italiani.
La realtà di oggi non è cambiata perché un nuovo leader del PD si presenta agli elettori e dice di attuare “la politica competente” mentre i giovani continuano a fuggire all’estero per trovare un lavoro e le famiglie diventano sempre più povere. Le tasse aumentano ogni giorno e il sostegno alle famiglie bisognose di sussidiarietà diventano sempre più disperate.
“Il punto - ha sostenuto in Piazza del Popolo Matteo Renzi - è se vogliamo continuare a guardare soltanto la nostra storia o ci va di parlare finalmente del futuro del Paese". Tocca a noi - dice ancora - decidere se costruire il futuro”.
Hanno imposto premier non eletti che hanno tolto il respiro, la sostenibilità economica, a tante famiglie di lavoratori che hanno perso il reddito o ridotto la pensione.
Francesco Liparulo - Venezia
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Una nuova legislatura per il bene comune

PUOI RICOSTRUIRE IL PAESE CON IL TUO VOTO 
È già in atto lo scontro per le prossime elezioni politiche del 2018. 
Il popolo italiano, come società politica costituita, cioè come insieme di coscienze personali che, avendo una storia in comune, attestata dall’unità di linguaggio, avendo scelto di vivere insieme con giustizia e cultura civica, ha deciso di autogovernarsi, di eleggere i propri governanti secondo determinate modalità fissate dalla "Legge elettorale". 

Nella città ci sono anche “patologie politiche”. Il sistema politico è come un organismo. Le Istituzioni, se non vengono sottoposte a terapia, subiscono le stesse vicende dell’organismo umano. Quando trionfano le passioni, la democrazia degenera e porta alla demagogia. Il testimone del popolo, chiamato a gestire il bene comune, deve osservare e ascoltare i concittadini. Gli elettori sapranno esprimere ciò che è giusto e ingiusto, perché hanno percezione del bene e del male. Non c'è famiglia e città se non c'è comunanza di ciò che è bene e male. 

"Adesso" in Italia i giovani non trovano lavoro e sono costretti a fuggire all’estero. Il debito pubblico supera 2 mila miliardi di euro di cui ogni anno il contribuente deve pagare circa 80 miliardi di interessi. La crisi economico - finanziaria ha portato disoccupazione e povertà per 8 milioni di cittadini italiani. I vecchi partiti sono dilaniati da beghe interne. Il popolo è sfiduciato da una politica che non trova soluzioni per affrontare la crisi attuale provocata dalla globalizzazione dei mercati finanziari e commerciali. 

La nuova legge elettorale DETTA “Rosatellum” sembra non essere aderente ai bisogni dei cittadini e non sia in grado di portare in Parlamento dei nuovi rappresentanti del popolo per ricostruire un Paese dilaniato dallo statalismo, dalla partitocrazia e dallo sperpero del denaro pubblico.

“La società civile italiana - ha detto Angelo Scola, già arcivescovo di Milano - è una grande risorsa. Ci vuole una nuova cultura della politica”. Per il cardinale, la città italiana è una realtà che “scopre il suo nuovo volto di città plurale, in cui si incontrano mondi e credi diversi. Dobbiamo trovare un criterio che ci consenta una vita buona anche dentro la società plurale. Non ci si può lasciare schiacciare sulla crisi finanziaria, che pure va presa di petto con estrema serietà. Se non si rinnova la politica, attraverso una nuova cultura non sarà possibile creare soggettività sociale nuova. 

Un “Partito della nazione” deve essere in grado di proporre agli Italiani una società fondata sulla libertà e sullo sviluppo economico. La politica funziona se toglie gli ostacoli che ogni persona ha nella ricerca del suo appagamento. Il suo fine più profondo quando la società matura sul piano etico. Etica intesa come respiro complessivo di un popolo, come etica pubblica, cioè come trasparenza dei rapporti sociali. 

"Chi ha fatto esperienza - ha detto mons. Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia - bisognerebbe che continuasse a contribuire con il bagaglio che si è fatto ma che avesse la lungimiranza di lanciare volti nuovi. Il volto nuovo, se è stato preparato e aiutato anche da chi ha deciso di cedere il passo, fa instaurare un meccanismo virtuoso anche nell'agire politico".

Occorre sostenere il "Partito della nazione" i cui componenti sappiano essere "liberi e forti" per opporsi allo statalismo e alla demagogia, cioè sappiano valorizzare la dimensione del locale, agendo a livelli capillari, senza sfociare nel localismo che è pura retorica. 

Si tratta di valorizzare l'individuo nella comunità civile, cioè il diritto della persona deve essere integrato nel diritto di tutto il popolo.
Occore costruire una società il cui centro non è l'individuo, ma la persona che si realizza liberamente nella vita quotidiana. L'idea dinamica dominante in questo ideale concreto è quella della libertà e della realizzazione della dignità della persona.

Il mercato deve tener conto di tutti, perché così può essere non solo morale ma anche efficiente, in quanto non si può escludere dal benessere, abbandonare nell’emarginazione, nella malattia e nella miseria una parte importante dei cittadini.

La libertà è anche quella di far valere il principio di sussidiarietà che sprona i cittadini a controllare lo Stato per farlo intervenire soltanto quando essi non possono raggiungere con le loro forze e istituzioni i beni e servizi a cui tengono. L'applicazione significa che lo Stato non deve togliere alla famiglia quei compiti che essa può svolgere da sola o associata con altre famiglie e deve garantirle il suo sostegno, assicurando l’aiuto di cui ha bisogno per assumere le sue responsabilità.
Soltanto la costituzione di una società “a misura di famiglia” può garantirla dalle derive individualistiche perché la persona e i suoi bisogni sono al centro dell’attenzione delle autorità politiche.

Uno stato di pace sociale non dipende solo dagli accordi politici, economici, finanziari conclusi dagli esponenti della maggioranza parlamentare, ma dipenderà anche dall’adesione profonda della coscienza di tutti i parlamentari e dalla coerenza delle loro azioni. La coesione tra le persone richiede la forza vitale della solidarietà che costituisce l’anima della società. 

L'azione dell'eletto dal popolo deve alimentare il progresso della civiltà nel senso di arricchire il bene comune che è fatto di prosperità materiale e spirituale per tutti gli uomini e le donne. 

I parlamentari e gli amministratori pubblici non dovrebbero perdere il contatto con il sentire reale del popolo e con le sue istanze. Si tratta di eliminare gli sprechi, risolvere il problema dei giovani senza lavoro, promuovere la libertà d'iniziativa dei cittadini, rispondere ai bisogni dei poveri e dei malati, far fronte alla mancanza di abitazioni per le giovani coppie, garantire a un prezzo equo il gas, i carburanti, l’acqua, la raccolta dei rifiuti.

Si tratta di promuovere una "Patria" nella quale tutti gli Italiani si riconoscono e che tutti amano, perché è la casa comune di tutti, senza distinzioni.

Il compito delle persone investite di potere politico è quello di emanare una legislazione che garantisca un'ordinata convivenza sociale nella vera giustizia perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa. La legge civile deve assicurare soprattutto i diritti fondamentali che appartengono alla persona. Fondamentale tra tutti è il diritto al lavoro per chi presta la sua opera per il bene proprio e della sua famiglia. 
Francesco Liparulo - Venezia

Blog: galeaveneta.blogspot.com

mercoledì 15 novembre 2017

In primavera si vota per le elezioni politiche

PD E FI SPERANO DI VINCERE


Sulla Gazzetta Ufficiale n. 264 dell'11 novembre è stata pubblicata la Legge 3 novembre 2017, n. 165, recante "Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali”.
Si tratta del c.d. “Rosatellum”, dal nome del deputato relatore, Ettore Rosato.
Pier Luigi Bersani si è espresso: "Non si rendono conto... Questo aprirà un altro solco tra istituzioni, politica e cittadini. Un solco micidiale, non si rendono conto della responsabilità che si prendono. E' una vergogna. Io dico soltanto: si è aperta una questione democratica grossa come una casa". 
Roberto Speranza attacca: "Mettere la fiducia sulla legge elettorale a pochi giorni dallo scioglimento delle Camere è oltre i limiti della democrazia. Qui si sta scherzando col fuoco. Una legge che toglie la sovranità ai cittadini di scegliere i propri eletti viene approvata togliendo la sovranità al Parlamento. Non voglio credere che sia vero”.
SI SOSTIENE CHE: “la reintroduzione di una certa dose di maggioritario è escogitata non per rilanciare un modello coalizionale di programma ma per rendere inefficaci i voti andati alle forze non allineate. Pd e Fi sperano di fare il pieno nella parte maggioritaria: Con effetti distorsivi sulla rappresentanza nella parte proporzionale per il riparto dei voti che andranno al candidato e non alle liste”.
Qual è il problema?
I rappresentanti politici si esprimono più come opinionisti che come portatori di interessi concreti dei cittadini. Il premier promette e non risolve i problemi del Paese.
Illegalità, corruzione e malaffare – ha detto Luigi Giampaolino, già presidente della Corte di Conti – sono notevolmente presenti nel Paese e le cui dimensioni, presumibilmente, sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente, alla luce. Il denaro pubblico va maneggiato con cura, chi lo usa ne deve rendere conto”.
Si avverte disagio di fronte al disprezzo pratico della persona umana e della sua dignità.
L’emblema della condizione economica – politica di oggi è costituito dalla presenza di Stati deboli, mercati forti e finanze fortissime. Si assiste a un intreccio tra sfera economica, mediale e politica per cui occorrono nuove forme di azione politica capaci di bilanciare il potere dei mercati entro gli spazi della globalizzazione. Il potere del mercato finanziario è transnazionale e influisce sulle decisioni dei governi nazionali.
La globalizzazione dell’economia richiede un governo dell’economia che appare oggi mancare agli occhi di tutti. Nel mercato globale mancano Istituzioni politiche ed economiche efficaci per mettere in atto o far rispettare le regole della convivenza pacifica dei popoli.
Insofferenza e protesta scaturiscono dai cittadini che vedono minacciata la loro esistenza sociale. La vita sociale richiede che la famiglia abbia un ruolo pubblico nella comunità perché è il perno di giunzione essenziale tra la persona la società e lo Stato. Il suo carattere originario, antecedente allo Stato, richiede la promozione della sua funzione da parte delle Istituzioni.
Preoccupanti sono i dati del Rapporto annuale dell’Istituto di statistica: il 41,9% degli italiani di età compresa tra i 25 e i 34 anni vive ancora in casa con i genitori (nel 1993 era solo del 33,2%). Il 45% della fascia 25-34 anni dichiara di non poter andare via di casa, perché non in grado di mantenersi economicamente, pagare un affitto o accedere a un mutuo per acquistare un’abitazione. Ci sono più di 2 milioni di giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non cercano lavoro.
Occorre saper rispondere ai bisogni dei meno abbienti e dei malati; riequilibrare aree produttive, abitative e aree verdi fruibili; garantire trasporti senza inquinamento; garantire servizi sostenibili per gas, acqua, energia e raccolta rifiuti. 

Francesco Liparulo - Venezia

martedì 14 novembre 2017

Una nuova legislatura di scopo

BANDIRE LA POLITICA INCONGRUENTE
L'ITALIA È SEMPRE PIÙ POVERA
Occorre affrontare con trasparenza le patologie politiche, la diffusione del crimine, la droga, il degrado urbano, la prostituzione, l’inquinamento, l’abbandono della famiglia a se stessa.

I valori spirituali del popolo italiano devono essere difesi e tramandati per conservare la nostra identità e promuovere un futuro per la nostra società civile.
Coloro che vogliono il "Bene comune dell'Italia" sono chiamati a "mantenere desta la sensibilità" per il riconoscimento dei diritti e della dignità dell'uomo, di fronte "all'attrattiva dell'utilità individualistica" a danno delle persone che costituiscono la comunità civile.
Sì ai cittadini che intendono garantire la democrazia partecipata e mettere in risalto le incongruenze di un governo che non argina il dilagare della povertà e non garantisce un lavoro per i giovani.
Francesco Liparulo - Venezia
Blog: galeaveneta.blogspot.com