Italiani del nostro tempo, animati da un profondo
amore per la Patria, hanno la necessità di unirsi per promuovere una politica
riformista, cioè aderente ai bisogni di ragioni di vita e di speranza di ogni
essere umano per cui valga la pena di vivere.
I cittadini che vogliono una politica riformista, cioè gli uomini e le donne che credono nei valori della persona umana, si rivolgono a tutti coloro che vogliono mantenere nel tempo presente i principi cristiani che hanno ispirato i nostri Padri che ci hanno preceduti nell’amore verso la nostra patria, resa una e indivisibile dagli eroi che seppero offrire anche la loro vita per il bene di tutti.
Ogni essere umano ha un sapere che concerne ciò che deve fare. In questo sapere c’è una morale che scaturisce dalla coscienza di come bisogna fare perché la sua opera sia ben fatta. La morale, insita in ogni persona, è conoscenza di libertà.
L’essere umano con l’intelligenza entra nella sua volontà e decide dei suoi atti con le sue virtù, cioè con le sue capacità di essere prudente, giusto, forte e temperante. Queste sue doti, acquisite con l’esperienza, gli permettono di discernere il bene dal male e di agire in modo da evitare rischi inutili a sé e agli altri.
L’atto morale appartiene al mondo della libertà, cioè al mondo delle relazioni tra le persone. La radice della libertà è la libera scelta, insita nella natura ragionevole di ogni essere umano, che gli permette di governare la sua vita e di badare a se stesso, cioè di agire come essere morale.
Ogni persona ha bisogno di vivere insieme agli altri per esprimere la sua libertà per un interesse comune, in rapporto alla parte di benessere che ne trae, esprime il suo essere politico, inteso come inclinazione a vivere in società. Questo bisogno scaturisce dalla sua necessità di aprirsi alle comunicazioni della conoscenza e dei rapporti di amicizia che esigono di relazionarsi con gli altri.
La società umana è una società di persone e l’unità sociale è la persona umana. Il bene della società, cioè il bene di tutte le persone, è tale se giova alle persone individuali. La persona umana e il bene comune sono in una relazione di dipendenza reciproca.
Il bene comune della città salvaguarda la persona umana soltanto se è subordinato a tutto ciò che appartiene alla sua libertà di esistere e di relazionarsi con le altre persone.
Nella vita sociale vi è una tendenza ad assoggettare la persona, a diminuirla, considerandola come un semplice individuo materiale, cioè privo delle sue aspirazioni di libertà e di amicizia. Questo conflitto richiede una soluzione dinamica perché la società si evolve nel tempo sotto la spinta delle istanze di libertà e di aderenza alle necessità del tempo presente. Questa spinta tende a realizzare progressivamente l’aspirazione di ogni uomo o donna a essere trattato come una persona. Questa aspirazione è l’espressione di un ideale attuabile soltanto con lo sviluppo del diritto, della giustizia, dell’onore e con lo sviluppo dell’amicizia tra i cittadini.
La giustizia e il diritto, imponendo la loro legge all’essere umano come ad un agente morale e, rivolgendosi alla ragione e alla sua libertà, riguardano la sua personalità e trasformano la relazione tra la persona e la società. Questa interazione deve concepirsi su di un tipo specificamente etico -sociale, cioè al tempo stesso personalistico e comunitario.
La società politica ha il compito di sviluppare le condizioni di ambiente che portino tutte le persone a un grado di vita materiale, intellettuale e morale necessario al bene e alla pace di tutti i cittadini.
La comunità civile richiede di essere ordinata al bene comune temporale che è materiale, intellettuale e morale perché mira al bene della persona umana. Questo ideale richiede che la politica, l’economia, le soluzioni sociali e l’azione dello Stato soddisfino il principio del male minore, ritenendo che i mezzi di costrizione, purificati dalla giustizia, siano nelle mani di un’autorità che ha il diritto di farsi ubbidire.
Ci si domanda come è possibile una società più umana di fronte alla situazione del mondo presente con tutte le minacce di degradazione. Il male sembra trionfare agli occhi di tutti di fronte al degrado sociale e alle atrocità che appaiono sugli schermi televisivi o sulla stampa quotidiana e periodica.
Soltanto coloro che permettono la coesistenza e il dialogo delle persone creano una comunità civile che si conserva nel tempo, perché lottano per la giustizia, l’amicizia civica e la fede nell’essere umano che sono la forza che la fa vivere”.
Ugo Sartorio, Direttore editoriale della rivista mensile “Messaggero di sant’Antonio”, nella sua prefazione al volume “LA VITA BUONA” di Angelo Scola e Aldo Cazzullo, afferma: “Il cardinale Angelo Scola, quando parla di forme sostanziali di vita buona, solleva al contempo la questione del buon governo, nel tentativo di promuovere una convivenza partecipata da tutti con autentico protagonismo dei soggetti”.
Si tratta di “una nuova laicità”, cioè di un metodo per una vita buona per tutti.
“Noi Occidentali - sostiene Scola nel libro sopracitato – non possiamo continuare a pensare che la nostra visione della società civile e delle istituzioni statuali, la nostra idea di razionalità, valgano anche per le altre aree culturali. Asia, Africa, America Latina, hanno altri parametri”.
Le autorità costituite devono essere “garanti di una pluriforme società civile”.
Le organizzazioni sindacali dei lavoratori sono chiamate a farsi carico – secondo la lettera enciclica Caritas in Veritate - dei nuovi problemi della società, cioè volgere lo sguardo anche verso i lavoratori dei Paesi in via di sviluppo.
I cittadini che vogliono una politica riformista, cioè gli uomini e le donne che credono nei valori della persona umana, si rivolgono a tutti coloro che vogliono mantenere nel tempo presente i principi cristiani che hanno ispirato i nostri Padri che ci hanno preceduti nell’amore verso la nostra patria, resa una e indivisibile dagli eroi che seppero offrire anche la loro vita per il bene di tutti.
Ogni essere umano ha un sapere che concerne ciò che deve fare. In questo sapere c’è una morale che scaturisce dalla coscienza di come bisogna fare perché la sua opera sia ben fatta. La morale, insita in ogni persona, è conoscenza di libertà.
L’essere umano con l’intelligenza entra nella sua volontà e decide dei suoi atti con le sue virtù, cioè con le sue capacità di essere prudente, giusto, forte e temperante. Queste sue doti, acquisite con l’esperienza, gli permettono di discernere il bene dal male e di agire in modo da evitare rischi inutili a sé e agli altri.
L’atto morale appartiene al mondo della libertà, cioè al mondo delle relazioni tra le persone. La radice della libertà è la libera scelta, insita nella natura ragionevole di ogni essere umano, che gli permette di governare la sua vita e di badare a se stesso, cioè di agire come essere morale.
Ogni persona ha bisogno di vivere insieme agli altri per esprimere la sua libertà per un interesse comune, in rapporto alla parte di benessere che ne trae, esprime il suo essere politico, inteso come inclinazione a vivere in società. Questo bisogno scaturisce dalla sua necessità di aprirsi alle comunicazioni della conoscenza e dei rapporti di amicizia che esigono di relazionarsi con gli altri.
La società umana è una società di persone e l’unità sociale è la persona umana. Il bene della società, cioè il bene di tutte le persone, è tale se giova alle persone individuali. La persona umana e il bene comune sono in una relazione di dipendenza reciproca.
Il bene comune della città salvaguarda la persona umana soltanto se è subordinato a tutto ciò che appartiene alla sua libertà di esistere e di relazionarsi con le altre persone.
Nella vita sociale vi è una tendenza ad assoggettare la persona, a diminuirla, considerandola come un semplice individuo materiale, cioè privo delle sue aspirazioni di libertà e di amicizia. Questo conflitto richiede una soluzione dinamica perché la società si evolve nel tempo sotto la spinta delle istanze di libertà e di aderenza alle necessità del tempo presente. Questa spinta tende a realizzare progressivamente l’aspirazione di ogni uomo o donna a essere trattato come una persona. Questa aspirazione è l’espressione di un ideale attuabile soltanto con lo sviluppo del diritto, della giustizia, dell’onore e con lo sviluppo dell’amicizia tra i cittadini.
La giustizia e il diritto, imponendo la loro legge all’essere umano come ad un agente morale e, rivolgendosi alla ragione e alla sua libertà, riguardano la sua personalità e trasformano la relazione tra la persona e la società. Questa interazione deve concepirsi su di un tipo specificamente etico -sociale, cioè al tempo stesso personalistico e comunitario.
La società politica ha il compito di sviluppare le condizioni di ambiente che portino tutte le persone a un grado di vita materiale, intellettuale e morale necessario al bene e alla pace di tutti i cittadini.
La comunità civile richiede di essere ordinata al bene comune temporale che è materiale, intellettuale e morale perché mira al bene della persona umana. Questo ideale richiede che la politica, l’economia, le soluzioni sociali e l’azione dello Stato soddisfino il principio del male minore, ritenendo che i mezzi di costrizione, purificati dalla giustizia, siano nelle mani di un’autorità che ha il diritto di farsi ubbidire.
Ci si domanda come è possibile una società più umana di fronte alla situazione del mondo presente con tutte le minacce di degradazione. Il male sembra trionfare agli occhi di tutti di fronte al degrado sociale e alle atrocità che appaiono sugli schermi televisivi o sulla stampa quotidiana e periodica.
Soltanto coloro che permettono la coesistenza e il dialogo delle persone creano una comunità civile che si conserva nel tempo, perché lottano per la giustizia, l’amicizia civica e la fede nell’essere umano che sono la forza che la fa vivere”.
Ugo Sartorio, Direttore editoriale della rivista mensile “Messaggero di sant’Antonio”, nella sua prefazione al volume “LA VITA BUONA” di Angelo Scola e Aldo Cazzullo, afferma: “Il cardinale Angelo Scola, quando parla di forme sostanziali di vita buona, solleva al contempo la questione del buon governo, nel tentativo di promuovere una convivenza partecipata da tutti con autentico protagonismo dei soggetti”.
Si tratta di “una nuova laicità”, cioè di un metodo per una vita buona per tutti.
“Noi Occidentali - sostiene Scola nel libro sopracitato – non possiamo continuare a pensare che la nostra visione della società civile e delle istituzioni statuali, la nostra idea di razionalità, valgano anche per le altre aree culturali. Asia, Africa, America Latina, hanno altri parametri”.
Le autorità costituite devono essere “garanti di una pluriforme società civile”.
Le organizzazioni sindacali dei lavoratori sono chiamate a farsi carico – secondo la lettera enciclica Caritas in Veritate - dei nuovi problemi della società, cioè volgere lo sguardo anche verso i lavoratori dei Paesi in via di sviluppo.
L'attuale democrazia deve fare i conti con le sfide del mondo
globalizzato. Si auspica un diverso rapporto tra individui e società civile, un
diverso modo di concepire la dignità della persona e la dignità del suo lavoro,
cioè si chiede una maggiore cittadinanza attraverso una maggiore attenzione
alla persona e ai suoi bisogni di esistenza. I beni primari della persona
non possono essere decisi dalle maggioranze politiche e dai mercati, dominati
dagli interessi economici e finanziari di uomini in grado di muovere i loro
capitali nel mondo globalizzato.
La società politica necessita di politici che cercano di dare un senso
all’esistenza concreta del cittadino che è soprattutto aspirazione alla libertà
di realizzarsi nell’ambito di una comunità civile. L'azione del rappresentante
del popolo deve mirare alla crescita del bene comune che è fatto di prosperità
materiale e spirituale per tutti gli uomini e le donne. Le virtù del
politico devono basarsi sul coraggio, la disciplina, il senso dell’onore,
lo spirito di giustizia e lo spirito di sacrificio. “Servire il diritto e
combattere il dominio dell’ingiustizia sociale è e rimane il compito
fondamentale del politico”.
L'attuale crescita degli indigenti evidenzia una forte diseguaglianza tra
ricchi e poveri e un fenomeno di ingiustizia sociale. L’attività politica deve
basarsi sui bisogni della vita delle persone e dell’esigenza della pace
sociale.
Nel momento storico
della globalizzazione occorre migliorare l'organizzazione economica
mondiale che risulta scompensata con il movimento dei capitali e con le
conoscenze tecnologiche. Occorre affrontare i problemi della comunità
facendo riferimento al cittadino come persona umana e alla società politica
strutturata in grande quantità di società e comunità d’ordine inferiore.
I problemi dell’immigrazione e integrazione sono interpretati in termini di
sicurezza. Questi temi dovrebbero essere considerati affari sociali ed affidati
al Ministero degli Affari Esteri e al Ministero del Lavoro, della Salute e
delle Politiche Sociali.
Nei prossimi 30 anni per mantenere l’attuale tasso di attività della
popolazione in età di lavoro e di sviluppo economico dobbiamo ricevere dai 200
ai 300 mila lavoratori l’anno.
Per l'Italia come per l’Europa, il
livello di benessere dipenderà dalla capacità di attrarre i lavoratori
stranieri. Il problema è inserire gli immigrati nel tessuto produttivo e
farli partecipare alla vita sociale senza pretendere con ciò che essi rinuncino alla loro
identità culturale e religione.
Sono
due milioni i lavoratori stranieri in Italia e un milione è iscritto ai
sindacati. Circa il 50% sono donne che operano per le famiglie italiane.
Le autorità costituite devono essere “garanti di una pluriforme società
civile”.
Le organizzazioni
sindacali dei lavoratori sono chiamate a farsi carico – secondo la lettera
enciclica Caritas in Veritate - dei nuovi problemi della società, cioè volgere
lo sguardo anche verso i lavoratori dei Paesi in via di sviluppo.
I sostenitori del "Bene comune dell'Italia" sono chiamati a
"mantenere desta la sensibilità" per il riconoscimento dei diritti e
della dignità dell'uomo, di fronte ai rappresentanti del popolo che hanno
piegato la propria ragione "all'attrattiva dell'utilità individualistica"
a danno delle persone che costituiscono la comunità civile. Occorre vincere
lo statalismo, la partitocrazia ed eliminare lo sperpero del denaro pubblico
per il trionfo della giustizia sociale. Si tratta di raggruppare tutti coloro
che vorranno dedicarsi a una certa concezione di democrazia da perseguire e dei
mezzi idonei per il conseguimento della "vita buona" per tutti. L'azione
del testimone del popolo non è semplice sopportazione, cioè non è
calma imperturbabile, ma è provocazione che mira ad eliminare gli ostacoli
della vita dei cittadini per la pace e la riconciliazione sociale.
Spetta alla comunità
politica mediare tra le necessità funzionali del mercato e la vita quotidiana
delle persone, cioè promuovere i contenuti valoriali nelle decisioni del mondo
produttivo e finanziario. La necessità della ricchezza e la competizione
mondiale devono armonizzarsi con i valori dell’uomo che è soggetto e fine di
ogni produzione e benessere sociale. Gli esponenti politici non devono
accettare il relativismo che svilisce la dignità della persona umana nella sua
stessa comunità con la diffusione del crimine, la droga, il degrado urbano, la
prostituzione, l’inquinamento, l’abbandono della famiglia a se stessa. I
valori spirituali del popolo italiano devono essere difesi e tramandati
per conservare la nostra identità e promuovere un futuro per la nostra società
civile.
Francesco Liparulo -
Venezia
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