venerdì 28 luglio 2017

La concezione repubblicana democratica italiana

OLTRE IL NEO LIBERALISMO 
L'idea liberale originaria di individuo non è più separabile dalla concezione cristiana di persona, cioè le intuizioni centrali del liberalismo delle origini, riassumibili nel senso spiccato dell'attività e dell'iniziativa dell'individuo, in un'idea moderata della libertà sotto la legge e la distinzione dei poteri, richiedono una sintesi più alta, un superamento nella società denominata liberal democratica.

La concezione liberale di "libertà dal governo" deve unirsi alla concezione repubblicana democratica che assegna importanza alle virtù civiche, all'idea di autogoverno e di partecipazione alle formazioni sociali. Nel repubblicanesimo civico la libertà è intesa come capacità e responsabilità di autogoverno.
Il liberalismo ha dei punti deboli come la minore resistenza al relativismo etico che sfida la natura morale del rapporto civile, la piazza pubblica eccessivamente sottoposta all'applicazione delle procedure regolamentari, l'idea angusta di società aperta e di laicità intesa come neutrale nei confronti dei valori fondamentali dei cittadini.
Il ripensamento del liberalismo potrebbe essere fatto positivamente con la tradizione del cattolicesimo liberale. Si tratta di sviluppare un pensiero di sintesi volto a dirigere l'azione politica e a orientare all'impegno civile. Si vuole costruire una società vivibile in cui sono ritenuti le istanze del popolo che riguardano la giustizia, il bene comune, l'amicizia civica e il senso del sociale.
Il tema principale con cui oggi il pensiero neoliberale si incontra e si scontra è il pluralismo morale.
I neoliberali contemporanei sostengono che nelle liberal democrazie occorre ricostruire le identità collettive per sottrarre l'individuo all'isolamento. La vita sociale è frammentata e questo con la concezione liberale dell'etica utilitaristica che si incentra sull'autodeterminazione dell'individuo manifesta uno schema antipolitico.
La società civile è vista solo come luogo dei bisogni degli egoismi che si contrappongono alle Istituzioni politiche (il palazzo). Questo porta a una emarginazione dei caratteri essenziali del pubblico.
I pensatori classici avevano considerato la comunità politica come "comunicazione nella buona vita", cioè scambio e comunicazione tra diverse famiglie ed etnie in vista di una vita sociale dotata di beni e virtù.
La comunicazione nel ben vivere rende esplicito che la coscienza umana è di per sé politica, dialogica e quindi le coscienze sono sempre destinate l'una all'altra e mai esclusivamente destinate solo a se stesse. Col pluralismo morale nasce il dissenso su ciò che è bene o male, cioè il moralmente buono o cattivo diventa soggetto a variabili valutazioni.

Le posizioni del pensiero pubblico neoliberale attualmente oscillano tra un polo dove l'interesse è trovare regole pubbliche e un polo che fa perno sul postulato di autonomia, cioè l'uomo è libero, il suo valore consiste nell'obbedire a se stesso, alla legge che gli è stata data, cioè autodeterminazione come autonomia. Questa concezione offusca la nozione di alterità e porta al neutralismo assoluto. Si tratta per il liberale radicale di libera concorrenza e libero mercato delle concezioni del bene e del male. Questo è equivoco perché equipara beni economici e concezioni di vita.
L'idea civica repubblicana rispetto alla soluzione liberale attuale è più esigente in quanto richiede che i cittadini sviluppino disposizioni e scelte orientate verso il bene comune piuttosto che centrate sul self-interest, cioè siano capaci di vivere legami morali, umani e spirituali con altri.
Francesco Liparulo - Venezia

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