martedì 4 aprile 2017

Le rotte dei mercanti

LA GALEA VENEZIANA DIRETTA A COSTANTINOPOLI
“I pirati – afferma Marco - dicono di essere seguaci del Profeta e credono di essere autorizzati all’arrembaggio delle navi dei cristiani”.

“È soltanto un pretesto. Il tuo amico arabo ti ha detto quello che è scritto nel Corano ed ha condannato le loro azioni alla luce della rivelazione. Anche i cristiani praticano la pirateria nel Mediterraneo Occidentale. Questo dimostra che la religione non c’entra con le azioni dei pirati. I loro delitti sono condannati dal Vangelo”.
“L’Occidente - afferma Marco – ha paura dell’Islam”.
“È vero – risponde ser Filelfo – e questo non dipende dalla rivelazione fatta al Profeta. L’Islam è la dedizione completa a Dio, annunziata e richiesta da Maometto al popolo arabo. È parola rivelata a un uomo da Allah attraverso l’angelo Gabriele. Anche noi cristiani crediamo nell’Annunciazione fatta alla Vergine dall’arcangelo Gabriele e non abbiamo alcun dubbio sulla veridicità della Sacra Scrittura rivelata agli apostoli da Gesù. Tutto quello che viene da Dio è santo. Anche il Corano è parola che chiama alla conversione all’unico e vero Dio di tutti gli uomini. L’umiltà e la grandezza di Maometto fino ad oggi non è stata capita dall’Occidente perché si confonde la fede dei credenti con il potere dei più forti. Anche la popolazione araba, costituita dalle tribù del deserto, pur avendo avuto il dono di un grande Profeta, prediletto da Dio, è stata sottomessa e conquistata dai guerrieri dell’Asia che si erano convertiti all’Islam”.
“Come è possibile – afferma Francesco – che il popolo del Profeta, dopo aver acquisito una grande cultura, diffusa in tutto il Mediterraneo e nelle regioni orientali, sia stato conquistato da guerrieri venuti da lontano? ”.
“Il Profeta - sostiene il dotto ambasciatore - è l’uomo di Allah, scelto per far conoscere agli Arabi che c’è un solo Dio che chiama alla conversione, cioè chiama all’Islam che è dedizione completa al Dio di Abramo. La sua missione è quella di conquistare i politeisti e indurli a distruggere gli idoli e a iniziare una nuova vita fatta di preghiere, elemosine e digiuni. La parola del Profeta è parola rivelata per la conversione dei cuori e non per conquistare territori. I capi delle tribù arabe, dopo la morte di Maometto, hanno deciso di far conoscere anche agli altri popoli la rivelazione fatta al Profeta. Le loro aspirazioni sono comprensibili e lodevoli. La comunità dei credenti in Allah si confronta con le culture degli altri popoli dell’Oriente. Le loro buone ragioni si scontrano con le altre culture e nascono incomprensioni. Il confronto delle opinioni dei regnanti porta alle offese e allo schieramento in armi degli uomini intesi a difendere i costumi tramandati dai loro avi. Il sacro si confonde con le passioni e scaturiscono guerre e conquiste".
“Tu sostieni – afferma Marco – che la religione dell’Islam non è ispiratrice delle conquiste degli Ottomani”.
"Hai detto una cosa giusta - risponde l'ambasciatore del basilus che riporta l'opera del Profeta nella sua giusta considerazione. Maometto è l'arabo che si è dedicato completamente al suo Dio. È l'uomo che dice di essere il più grande dei profeti perché così gli è stato rivelato dall'angelo Gabriele. Le parole rivelate richiedono rispetto perché hanno il mistero del sacro. Nessun uomo può comprenderne il significato se non viene illuminato dalla Sapienza di Dio. L'opera del Profeta mira a scuotere le tribù arabe dedite al politeismo e a spingere gli ipocriti ad agire con convinzione secondo la rivelazione. La recitazione della parola rivelata non consente di agire diversamente dalla giustizia. Il comportamento del credente è rispetto di tutto ciò che è stato creato dal Dio di Abramo. Le relazioni umane, improntate alla parola del Corano, trovano un fondamento di verità nell'adesione completa ad Allah e nel riconoscimento di quanto detto dal Profeta.. Maometto riconosce veri tutti i profeti che hanno rivelato l'unicità di Dio. La sua determinatezza e la sua fiducia, nell'accettare la sua missione, lo collocano in una posizione predominante su tutti gli uomini che hanno manifestato la volontà dell'unico Dio di riportare le sue creature a riconoscerLo come Signore degli uomini ".
"Il mercante arabo – racconta Marco – soleva parlarmi del culto esclusivo di Allah e diceva che nel Corano è scritto: " Dì: Egli, Iddio, è Uno. - Iddio l'eterno, - e non ha l'eguale ”.
" Anche noi, cristiani, abbiamo appreso nel catechismo - afferma Francesco - il Decalogo. Il Primo Comandamento: "Io sono il Signore Dio tuo. Non avrai altro Dio fuori di me ".

“Tutti noi abbiamo acquisito dalla Sacra Scrittura – afferma ser Filelfo – che c’è un solo Dio. Gesù stesso, secondo il Vangelo di Matteo, così rispose a un dottore della legge: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti ".
“Il Profeta – sostiene Marco – riconosce che Gesù è il Verbo di Dio”.
“Questo riconoscimento gli è stato rivelato – risponde l’ambasciatore – e ci deve indurre a onorare un uomo che dedicò tutto sé stesso ad Allah. La sua completa dedizione non deve essere confusa con l’impeto dei guerrieri o con il desiderio di potere dei Principi”. Le paure nei confronti dell’Islam sono infondate. I timori nascono con gli Ottomani che hanno l’esercito più potente”.
“Perché – chiede Francesco - i capi delle tribù turche e mongole che hanno travolto l’Impero romano d’Oriente hanno adottato la religione degli Arabi?”.
“Anche in Occidente - risponde l'ambasciatore - è successo la stessa cosa con Roma. Le tribù barbare, dopo aver sconfitto le sue legioni, si sono impossessate del suo impero ed hanno abbracciato la religione cristiana. La cultura del mondo romano è stata assorbita dalle popolazioni che provenivano dall’Est. La cultura romana ha amalgamato i vincitori con i vinti ed è servita come base per nuovi regni e domini. La religione cristiana ha eliminato le diversità sociali e sono nati tanti governi. I loro territori hanno ospitato nuovi popoli che si sono affacciati sul Mediterraneo. L’impero romano d’Occidente si è trasformato in tante entità nazionali con tanti re e Principi che fanno sentire il loro potere. La loro sottomissione alla Chiesa conferisce una riconoscimento che permette di estendere la loro autorità sugli altri popoli. L’alternanza delle loro egemonie crea un continuo stato di tensione tra le varie città. I continui conflitti di potere tra i vari Signori hanno permesso agli agglomerati urbani di erigersi ad autonomie con propri governanti. La loro sopravvivenza ha innescato nuove fonti di sussistenza del popolo. Si sono intraprese le attività commerciali che hanno reso grandi e potenti i piccoli villaggi. Anche Venezia è sorta dall’agglomerato di piccole capanne ed è diventata la città più ricca di tutto l’Occidente”.
“L’Impero romano d’Oriente – afferma Marco – esiste ancora e il suo l’imperatore è Manuele II”.
"Il basileus - risponde ser Filippo - ha perso tutti i suoi possedimenti e rischia di perdere anche Costantinopoli. Il sultano tiene sotto assedio la città e cerca di punire il coimperatore Giovanni VIII che ha osato immischiarsi nelle faccende della casa imperiale ottomana. La situazione si presenta drammatica ed occorre arginare l'avanzata dei nuovi conquistatori che stanno costruendo un grande impero che minaccia l'Occidente e la sua cultura. 
Francesco Liparulo - Venezia
P.S. Brano tratto da "Mercanti veneziani a Costantinopoli" di Francesco Liparulo in "Storie venete" di Francesco Liparulo. Vedi sito webgaleaveneta.blogspot.com su yahoo.it

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