sabato 29 aprile 2017

Il popolo italiano deve autogovernarsi

UNA POLITICA PER LA CITTADINANZA 
VERA ETICA  
PER LA SOCIETÀ CIVILE
La società politica italiana ha scelto la democrazia, ha stabilito di reggersi con forma repubblicana e costituirsi in Stato, retto da norme costituzionali. Il popolo italiano, come società politica costituita, cioè come insieme di coscienze personali che, avendo una storia in comune attestata dall’unità del linguaggio, avendo scelto di vivere insieme con giustizia e cultura civica, ha deciso, dopo la Seconda guerra mondiale, di autogovernarsi.

La Costituzione è l'evento fondamentale di convivenza. I rappresentanti del popolo sono investiti di autorità in modo limitato e la esercitano in nome del popolo nella forma di potere esecutivo nel Governo, nella forma di potere legislativo nel Parlamento e nella forma giudiziaria nella Magistratura. Il popolo rende partecipi della sua autorità i suoi rappresentanti senza vincolo di mandato e questi non possono emettere leggi senza il consenso dei cittadini.
L'azione del rappresentante del popolo deve alimentare il progresso della civiltà nel senso di arricchire il bene comune che è fatto di prosperità materiale e spirituale per tutti gli uomini e le donne.

Aumentano gli Italiani che cercano donne e uomini in grado di governare il Paese e dare speranza ai cittadini “illusi” per tanti anni da rappresentanti politici che hanno permesso fenomeni di degrado del costume e di scivolamento nell'illegalità, provocando un “fuorviante rifiuto della politica”.

Gli elettori sono animati da un profondo amore per l'Italia, hanno la necessità di unirsi in una compagine per promuovere una politica riformista, cioè aderente ai bisogni di ragioni di vita e di speranza di ogni uomo o donna per cui valga la pena di vivere.

Si vuole un partito liberale, democratico, popolare e riformista, cioè ci vuole  nel Parlamento Europeo uno schieramento compatto, costituito da cittadini eletti dai popoli europei che credono nei valori della persona umana e della sua libertà. Tutti gli Italiani vogliono mantenere nel tempo presente i principi cristiani che hanno ispirato tutti coloro che ci hanno preceduti nell’amore verso la nostra Patria, resa una e indivisibile da coloro che seppero offrire anche la loro vita per il bene di tutti. Ogni cittadino ha il diritto di essere rispettato, cioè ha una sua dignità in quanto persona e soggetto di diritto che possiede dei diritti dovuti dalla sua necessità di esistere in libertà, nell’ambito di una società in cui si impegna per il bene comune.

Ogni uomo o donna ha in sé un sapere che concerne ciò che deve fare. In questo sapere c’è una morale che scaturisce dalla coscienza di come bisogna fare perché la sua opera sia ben fatta. La morale, insita in ogni persona, è conoscenza di libertà.

L'essere umano con l'intelligenza entra nella sua volontà e decide dei suoi atti con le sue virtù, cioè con le sue capacità di essere prudente, giusto, forte e temperante. Queste sue doti, acquisite con l’esperienza, gli permettono di discernere il bene dal male e di “agire in modo da evitare rischi inutili a sé e agli altri”.

L'atto morale appartiene al mondo della libertà, cioè al mondo delle relazioni tra le persone. La radice della libertà è la libera scelta, insita nella natura ragionevole di ogni essere umano, che gli permette di governare la sua vita e di badare a se stesso, cioè di agire come essere morale.

Ogni persona, bisognosa di vivere insieme agli altri e di esprimere la sua libertà per un interesse comune in rapporto alla parte di benessere che ne trae, esprime il suo essere politico, inteso come inclinazione a vivere in società. Questo bisogno scaturisce dalla sua “necessità di aprirsi alle comunicazioni della conoscenza e dei rapporti di amicizia” che esigono di relazionarsi con gli altri.

La società civile è una società di persone e l’unità sociale è la persona umana. Il bene della società, cioè il bene di tutte le persone, è tale se giova alle persone individuali. La persona umana e il bene comune sono in una relazione di “dipendenza reciproca”.
Il bene comune della città salvaguarda la persona umana soltanto se è subordinato a tutto ciò che appartiene alla sua libertà di esistere e di relazionarsi con le altre persone.

Francesco Liparulo - Venezia

giovedì 27 aprile 2017

Valorizzare l’individuo nella comunità civile

IL DIRITTO DELLA PERSONA INTEGRATO
NEL DIRITTO DI TUTTO IL POPOLO ITALIANO
Nel 1919, Luigi Sturzo, prete di Caltagirone, fonda il “Partito Popolare italiano” e lancia “L'appello ai liberi e forti” di combattere per difendere nella loro interezza “gli ideali di giustizia e libertà” e per opporsi allo statalismo e alla demagogia di chi promette tutto per i propri fini. Sturzo è l’uomo che sa ascoltare la società, sentire le sue vibrazioni e mostrare le compatibilità presenti nella comunità tra le varie richieste contraddittorie. La sua è azione che valorizza la dimensione del locale, agendo a livelli capillari, senza sfociare nel localismo che è pura retorica.
Si tratta di valorizzare l’individuo nella comunità civile, cioè il diritto della persona è integrato nel diritto di tutto il popolo. Luigi Sturzo è costretto all’esilio dal 1924 al 1945. La stagione del fascismo si conclude con la fine della 2^ Guerra Mondiale e con l'esilio dei Savoia. Il popolo italiano, come società politica costituita, cioè come insieme di coscienze personali che, avendo una storia in comune attestata dall’unità del linguaggio, avendo scelto di vivere insieme con giustizia e cultura civica, decide di autogovernarsi, di eleggere i propri governanti e l'Assemblea Costituente che danno agli Italiani la Costituzione della Repubblica Italiana. Il pensiero repubblicano democratico assegna grande rilievo alle virtù civiche. La Repubblica con l’articolo 2 della Costituzione riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali dove si svolge la sua personalità. La bandiera italiana è il Tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni (art.12 della Costituzione).
Il cittadino esige la libertà di partecipazione politica. Nella piazza pubblica è meno sentita la resistenza del relativismo etico, tramandato dalla Rivoluzione francese. Il rapporto civile diventa anche rapporto morale. Il popolo, esercitando il suo diritto naturale e inalienabile all’autonomia e all’autogoverno, si pone come sorgente di autorità dal basso e come fondamento di politica democratica. Il diritto di comandare è del popolo che ne trasmette l’esercizio per partecipazione ai governanti. “Valorizziamo quel che ci unisce come nazione - dice Giorgio Napolitano - e ci impegna come Stato unitario di fronte ai problemi e alle sfide che ci attendono”. L'attuale momento storico europeo è segnato dal dualismo Stato – mercato e dalla mescolanza di neoliberalismo e di socialismo democratico. Di fronte allo Stato e al mercato sta l’individuo, sottoposto alle decisioni del potere economico e del potere politico.
Le attuali democrazie devono fare i conti con le sfide del mondo globalizzato . Si auspica un diverso rapporto tra individui e società civile, un diverso modo di concepire la dignità della persona e la dignità del suo lavoro, cioè si chiede una maggiore cittadinanza attraverso una maggiore attenzione alla persona e ai suoi bisogni di esistenza.
Si tratta di rispettare il modello naturale della famiglia, costituito da un uomo e da una donna, di riconoscere i diritti del soggetto umano non ancora nato, l’illiceità dell’aborto, dell’eutanasia e degli interventi genetici manipolati.
La libertà per ciascuno, di seguire qualsiasi codice di comportamento in base al fatto che non viene ritenuto possibile stabilire un ordinamento unitario di valori, impedisce la coesione nelle associazioni civili. Il riconoscimento eccessivo dato alle regole nei confronti dei contenuti, entra in crisi quando nelle società si neutralizzano i valori fondanti della vita civile. Le democrazie devono risolvere il problema della ridistribuzione dei beni per evitare la scissione dei legami sociali. Le "male bestie " di Sturzo sono ancora oggi lo statalismo, la partitocrazia e lo sperpero del denaro pubblico.
I valori cristiani del popolo italiano (dignità della persona umana, famiglia, solidarietà e sussidiarietà) sono indispensabili ad una valida democrazia perché promuovono un sentimento della vita, ancorato alla centralità dell’uomo, e permettono una convivenza ordinata e feconda. Le basi della nostra nazione, come entità permanente, sono le regole immutabili della legge naturale, insite in ogni uomo e donna, la continuità culturale, la tradizione, la consapevolezza storica, l'amore di patria. A questi valori sono ancorati i cuori di tutti gli Italiani.

Francesco Liparulo - Mestre-Ve

mercoledì 26 aprile 2017

IL 25 APRILE È FESTA DI RICORDI E DI PROMESSE

Virginia Raggi, sindaco della città di Roma, ha detto
: «Dobbiamo ricordare e sapere ogni giorno che quello che possiamo vivere oggi è grazie a persone che hanno dato la vita e che erano anche più giovani di me»
Purtroppo oggi occorre affrontare una crisi finanziaria, economica e sociale.
Il cittadino esige la libertà di partecipazione politica
Il popolo, esercitando il suo diritto naturale e inalienabile all’autonomia e all’autogoverno, si pone come sorgente di autorità dal basso e come fondamento di politica democratica. Il diritto di comandare è del popolo che ne trasmette l’esercizio per partecipazione ai governanti.
L'attuale momento storico europeo è segnato dal dualismo Stato – mercato e dalla mescolanza di neoliberalismo e di socialismo democratico. Di fronte allo Stato e al mercato sta l’individuo, sottoposto alle decisioni del potere economico e del potere politico.
Le attuali democrazie devono fare i conti con le sfide del mondo globalizzato. Si auspica un diverso rapporto tra individui e società civile, un diverso modo di concepire la dignità della persona e la dignità del suo lavoro, cioè si chiede una maggiore cittadinanza attraverso una maggiore attenzione alla persona e ai suoi bisogni di esistenza.
La razionalizzazione morale dell'agire politico dovrebbe fondarsi sulla giustizia, la legge e la reciproca amicizia. Si tratta di sforzarsi per applicare le strutture politiche al servizio del bene comune e della dignità della persona.
L'attività politica dovrebbe basarsi sui bisogni più intimi della vita delle persone e dell’esigenza della pace sociale, dell’amore, delle energie morali e spirituali. 
Occorre agire nella comunicazione e utilizzare mezzi morali per essere liberi.
Il compito politico della società è un compito di civilizzazione e di cultura che si propone di aiutare i cittadini ad essere liberi. Questo compito è morale perché ha lo scopo di migliorare le condizioni della vita quotidiana. I mezzi devono essere proporzionati e appropriati al fine del corpo politico che è la giustizia e la libertà.
I valori spirituali del popolo italiano devono essere difesi e tramandati per conservare la nostra identità e promuovere un futuro per la nostra società civile.
I “valori forti” sono la dignità della persona che lavora, la famiglia, la solidarietà, la sussidiarietà e l’economia sociale di mercato.

Francesco Liparulo - Venezia

venerdì 21 aprile 2017

Una società liberale e democratica

OLTRE IL MOMENTO STORICO EUROPEO
Oggi si dice che "viviamo in società liberale e democratica". Per i padri fondatori del liberalismo occorreva il bilanciamento dei poteri (esecutivo, legislativo e giudiziario) e c'era intuizione di moderato pessimismo sulla natura umana per il fatto che l'uomo cerca di abusare del potere. C'era anche l'intuizione dell'idea di libertà sotto la legge, cioè la libertà deve essere regolata dalla Legge.
Nella società tra individuo e Stato vi sono varie formazioni come la famiglia, i raggruppamenti professionali e i sindacati. Nel pensiero repubblicano democratico si da rilievo alle virtù civiche e alla partecipazione sociale, cioè non solo libertà da intrusione nel mio spazio privato, ma anche e, soprattutto, "libertà per" fare qualcosa. Si tratta di essere attenti alle esigenze della società civile ed impegnarsi nel presente per cose concrete, cioè essere aderenti alle attese dei lavoratori e dei giovani. In Europa decisi per contare e promuovere leggi europee per uscire dalla globalizzazione attuando un mercato sociale per il benessere di tutti gli Europei.
La società civile è tale se fondata sul rispetto dell’uomo esistenziale e concreto, dei suoi diritti, se è ben salda sulla fede nel progresso interno della vita e della storia del popolo italiano e se si avvale della forza della libertà.
L'attuale momento storico europeo è segnato dal dualismo Stato – mercato e dalla mescolanza di neoliberalismo e di socialismo democratico. Di fronte allo Stato e al mercato sta l’individuo, sottoposto alle decisioni del potere economico e del potere politico.
Le attuali democrazie devono fare i conti con le sfide del mondo globalizzato . Si auspica un diverso rapporto tra individui e società civile, un diverso modo di concepire la dignità della persona e la dignità del suo lavoro, cioè si chiede una maggiore cittadinanza attraverso una maggiore attenzione alla persona e ai suoi bisogni di esistenza.
Le democrazie devono risolvere il problema della ridistribuzione dei beni per evitare la scissione dei legami sociali. Le "male bestie " di Sturzo sono ancora oggi lo statalismo, la partitocrazia e lo sperpero del denaro pubblico.
I valori del popolo italiano (dignità della persona umana, famiglia, solidarietà e sussidiarietà) sono indispensabili ad una valida democrazia perché promuovono un sentimento della vita, ancorato alla centralità dell’uomo, e permettono "una convivenza ordinata e feconda". Le basi della nostra nazione, come entità permanente, sono le regole immutabili della legge naturale, insite in ogni uomo e donna, la continuità culturale, la tradizione, la consapevolezza storica, l'amore di patria. A questi valori sono ancorati i cuori di tutti gli Italiani.
L'Italia deve essere unita per risolvere i gravi problemi che sono uno Stato indebolito di fronte alle speculazioni del mercato finanziario, una democrazia apparentemente fragile di fronte alla crisi. 
Gli elettori italiani vogliono mantenere nel tempo presente i valori del popolo italiano che hanno ispirato tutti coloro che ci hanno preceduti nell’amore verso la nostra Patria, resa una e indivisibile da coloro che seppero offrire anche la loro vita per il bene di tutti. Ogni cittadino ha il diritto di essere rispettato, cioè ha una sua dignità in quanto persona e soggetto di diritto che possiede dei diritti dovuti dalla sua necessità di esistere in libertà, nell’ambito di una società in cui si impegna per il bene comune.

Francesco Liparulo - Mestre-Ve

giovedì 20 aprile 2017

Chi difende i lavoratori?

LO STATO NON ASSICURA LA DIGNITÀ
DEI CITTADINI ITALIANI CHE LAVORANO
La difesa degli interessi esistenziali dei lavoratori in tutti i settori produttivi è resa possibile soltanto da uno Stato che dispone di istituzioni che considerano la persona umana come soggetto del lavoro e non come “merce”.

La responsabilità primaria in una società civile e politica spetta al''autorità politica, intesa come funzione essenziale senza la quale la persona umana non può acquisire il bene comune, indispensabile alla sua vita e a quella di tutta la società civile.
Il compito delle persone, investite di potere politico, è quello di emanare una legislazione che garantisca un'ordinata convivenza sociale nella vera giustizia perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa. La legge civile deve assicurare soprattutto i diritti fondamentali che appartengono alla persona.
Il lavoro è un bene essenziale perché con esso l’uomo realizza se stesso ed espleta la sua libertà nella comunicazione con gli altri per la creazione del bene comune, necessario al benessere materiale e spirituale della società civile. L'operaio ha anche una vita familiare che è un suo diritto e una sua vocazione naturale. La sua attività è condizione per la nascita e il mantenimento della famiglia, ritenuta cellula primordiale di tutta la comunità civile.
La perdita del salario del capo famiglia mina alla radice l’unità fondamentale della stessa società.
Il responsabile di questo stato sociale è lo Stato che non salvaguarda la coesione sociale e permette la nascita di una contraddizione tra sviluppo economico e il fondamento della comunità, perché consente l’inversione dei valori che sono alla base della comunità civile.

La dignità della persona e della famiglia passa in secondo ordine rispetto alla produzione dei beni economici.
L'esigenza di creare ricchezza e sostenere la competizione nel mondo globalizzato non può tralasciare la preminenza dei valori essenziali e il mantenimento della coesione sociale, cioè non può tralasciare di assicurare il sostentamento e l’esistenza quotidiana della vita dell’uomo, soggetto inalienabile di tutte le attività sociali.

I responsabili delle Istituzioni e delle organizzazioni lavorative devono evitare di esaltare la competitività. La richiesta di produrre sempre di più e in fretta, in qualsiasi momento del giorno e della notte, riduce gli operatori del lavoro manuale a semplice "merce di scambio" o di "forza lavoro" che ha lo scopo di produrre una ricchezza che disconosce i principi fondamentali della società: la persona umana, la famiglia, la sussidiarietà e la solidarietà.
Il valore del lavoro umano, che è tale perché caratteristica essenziale di ogni persona e bene fondante di ogni sviluppo sociale, non può essere calpestato per finalità non rispondenti ai veri bisogni primari dei cittadini.
Il benessere materiale perde significato se non si dà importanza alla dignità del lavoro, cioè la società civile si disgrega e perde coesione se l’attività che genera ricchezza non è protetta da norme che assicurino l’esistenza del lavoratore e della sua famiglia.
L’attuale Stato non controbilancia la pressione competitiva dell’economia di mercato con l’azione dei pubblici poteri, cioè non assicura con il suo intervento diretto o mediato la dignità dei cittadini che lavorano.
La globalizzazione, che mira soltanto al primato dell’economia e della finanza, scardina l'economia sociale di mercato, controllata dalle leggi che salvaguardano le varie attività che producono ricchezza e benessere.
La liberalizzazione degli scambi commerciali e la de regolamentazione delle attività d’impresa dà riconoscimento a quei "poteri forti" del mercato globale che portano a considerare preminente la competizione tra i mercati nazionali e le varie imprese di profitto, spingendo all’estremo la competizione tra i soggetti dell’economia.
Francesco Liparulo - Venezia

domenica 16 aprile 2017

Kant sapeva ciò che molti fingono di non sapere.


Il filosofo tedesco nel 1784 così si esprime in un pubblico dibattito: “L’illuminismo è l’uscita dell’uomo da uno stato di minorità il quale è da imputare a lui stesso. Minorità è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro… Ma quale limitazione è d’ostacolo all’illuminismo. E quale non lo è, anzi lo favorisce? Io rispondo: il pubblico uso della propria ragione dev’essere libero in ogni tempo, ed esso solo può attuare il rischiaramento tra gli uomini; invece l’uso privato della ragione può assai di frequente subire strette limitazioni senza che il progresso del rischiaramento ne venga particolarmente ostacolato…Il cittadino non può rifiutarsi di pagare i tributi che gli sono imposti … Tuttavia costui non agisce contro il dovere di cittadino se, come studioso, manifesta apertamente il suo pensiero sulla sconvenienza o anche sull’ingiustizia di queste imposizioni. Così un ecclesiastico è tenuto a insegnare il catechismo agli allievi e alla sua comunità religiosa secondo il credo della Chiesa…si lasci libero soprattutto l’uomo di Chiesa, di fare sui difetti dell’istituzione vigente le sue osservazioni pubblicamente…Ora ciò che neppure un popolo può decidere circa se stesso, lo può ancora meno un monarca circa il popolo; …egli non può per il resto che lasciare i suoi sudditi liberi di fare quel che credono necessario per la salvezza della loro anima…. Un maggior grado di libertà civile sembra favorevole alla libertà dello spirito del popolo”.

I filosofi del “secolo dei lumi” esaltano la ragione e Rousseau ritiene che la riflessione della ragione generi l’egoismo; il calcolo del piacere e del volere porta all’utilitarismo. L’individuo invece di aprirsi alla vita, si raggomitola su se stesso, inizia ad avere paura di tutto e non ha più slancio per la vita.

Gli intellettuali avvertono che la società ha bisogno di progresso e, invece di presentare un complesso di norme equilibrate, soffiano sul fuoco della rivoluzione. La società civile vuole ma non è in grado di dare da sé una forma al progresso. I pensatori illuminati propongono e impongono una forma. Si tratta di partire da una idea e plasmare la società per organizzarla. 
Si apre la strada al totalitarismo.
 
Francesco Liparulo - Venezia

martedì 4 aprile 2017

Le rotte dei mercanti

LA GALEA VENEZIANA DIRETTA A COSTANTINOPOLI
“I pirati – afferma Marco - dicono di essere seguaci del Profeta e credono di essere autorizzati all’arrembaggio delle navi dei cristiani”.

“È soltanto un pretesto. Il tuo amico arabo ti ha detto quello che è scritto nel Corano ed ha condannato le loro azioni alla luce della rivelazione. Anche i cristiani praticano la pirateria nel Mediterraneo Occidentale. Questo dimostra che la religione non c’entra con le azioni dei pirati. I loro delitti sono condannati dal Vangelo”.
“L’Occidente - afferma Marco – ha paura dell’Islam”.
“È vero – risponde ser Filelfo – e questo non dipende dalla rivelazione fatta al Profeta. L’Islam è la dedizione completa a Dio, annunziata e richiesta da Maometto al popolo arabo. È parola rivelata a un uomo da Allah attraverso l’angelo Gabriele. Anche noi cristiani crediamo nell’Annunciazione fatta alla Vergine dall’arcangelo Gabriele e non abbiamo alcun dubbio sulla veridicità della Sacra Scrittura rivelata agli apostoli da Gesù. Tutto quello che viene da Dio è santo. Anche il Corano è parola che chiama alla conversione all’unico e vero Dio di tutti gli uomini. L’umiltà e la grandezza di Maometto fino ad oggi non è stata capita dall’Occidente perché si confonde la fede dei credenti con il potere dei più forti. Anche la popolazione araba, costituita dalle tribù del deserto, pur avendo avuto il dono di un grande Profeta, prediletto da Dio, è stata sottomessa e conquistata dai guerrieri dell’Asia che si erano convertiti all’Islam”.
“Come è possibile – afferma Francesco – che il popolo del Profeta, dopo aver acquisito una grande cultura, diffusa in tutto il Mediterraneo e nelle regioni orientali, sia stato conquistato da guerrieri venuti da lontano? ”.
“Il Profeta - sostiene il dotto ambasciatore - è l’uomo di Allah, scelto per far conoscere agli Arabi che c’è un solo Dio che chiama alla conversione, cioè chiama all’Islam che è dedizione completa al Dio di Abramo. La sua missione è quella di conquistare i politeisti e indurli a distruggere gli idoli e a iniziare una nuova vita fatta di preghiere, elemosine e digiuni. La parola del Profeta è parola rivelata per la conversione dei cuori e non per conquistare territori. I capi delle tribù arabe, dopo la morte di Maometto, hanno deciso di far conoscere anche agli altri popoli la rivelazione fatta al Profeta. Le loro aspirazioni sono comprensibili e lodevoli. La comunità dei credenti in Allah si confronta con le culture degli altri popoli dell’Oriente. Le loro buone ragioni si scontrano con le altre culture e nascono incomprensioni. Il confronto delle opinioni dei regnanti porta alle offese e allo schieramento in armi degli uomini intesi a difendere i costumi tramandati dai loro avi. Il sacro si confonde con le passioni e scaturiscono guerre e conquiste".
“Tu sostieni – afferma Marco – che la religione dell’Islam non è ispiratrice delle conquiste degli Ottomani”.
"Hai detto una cosa giusta - risponde l'ambasciatore del basilus che riporta l'opera del Profeta nella sua giusta considerazione. Maometto è l'arabo che si è dedicato completamente al suo Dio. È l'uomo che dice di essere il più grande dei profeti perché così gli è stato rivelato dall'angelo Gabriele. Le parole rivelate richiedono rispetto perché hanno il mistero del sacro. Nessun uomo può comprenderne il significato se non viene illuminato dalla Sapienza di Dio. L'opera del Profeta mira a scuotere le tribù arabe dedite al politeismo e a spingere gli ipocriti ad agire con convinzione secondo la rivelazione. La recitazione della parola rivelata non consente di agire diversamente dalla giustizia. Il comportamento del credente è rispetto di tutto ciò che è stato creato dal Dio di Abramo. Le relazioni umane, improntate alla parola del Corano, trovano un fondamento di verità nell'adesione completa ad Allah e nel riconoscimento di quanto detto dal Profeta.. Maometto riconosce veri tutti i profeti che hanno rivelato l'unicità di Dio. La sua determinatezza e la sua fiducia, nell'accettare la sua missione, lo collocano in una posizione predominante su tutti gli uomini che hanno manifestato la volontà dell'unico Dio di riportare le sue creature a riconoscerLo come Signore degli uomini ".
"Il mercante arabo – racconta Marco – soleva parlarmi del culto esclusivo di Allah e diceva che nel Corano è scritto: " Dì: Egli, Iddio, è Uno. - Iddio l'eterno, - e non ha l'eguale ”.
" Anche noi, cristiani, abbiamo appreso nel catechismo - afferma Francesco - il Decalogo. Il Primo Comandamento: "Io sono il Signore Dio tuo. Non avrai altro Dio fuori di me ".

“Tutti noi abbiamo acquisito dalla Sacra Scrittura – afferma ser Filelfo – che c’è un solo Dio. Gesù stesso, secondo il Vangelo di Matteo, così rispose a un dottore della legge: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti ".
“Il Profeta – sostiene Marco – riconosce che Gesù è il Verbo di Dio”.
“Questo riconoscimento gli è stato rivelato – risponde l’ambasciatore – e ci deve indurre a onorare un uomo che dedicò tutto sé stesso ad Allah. La sua completa dedizione non deve essere confusa con l’impeto dei guerrieri o con il desiderio di potere dei Principi”. Le paure nei confronti dell’Islam sono infondate. I timori nascono con gli Ottomani che hanno l’esercito più potente”.
“Perché – chiede Francesco - i capi delle tribù turche e mongole che hanno travolto l’Impero romano d’Oriente hanno adottato la religione degli Arabi?”.
“Anche in Occidente - risponde l'ambasciatore - è successo la stessa cosa con Roma. Le tribù barbare, dopo aver sconfitto le sue legioni, si sono impossessate del suo impero ed hanno abbracciato la religione cristiana. La cultura del mondo romano è stata assorbita dalle popolazioni che provenivano dall’Est. La cultura romana ha amalgamato i vincitori con i vinti ed è servita come base per nuovi regni e domini. La religione cristiana ha eliminato le diversità sociali e sono nati tanti governi. I loro territori hanno ospitato nuovi popoli che si sono affacciati sul Mediterraneo. L’impero romano d’Occidente si è trasformato in tante entità nazionali con tanti re e Principi che fanno sentire il loro potere. La loro sottomissione alla Chiesa conferisce una riconoscimento che permette di estendere la loro autorità sugli altri popoli. L’alternanza delle loro egemonie crea un continuo stato di tensione tra le varie città. I continui conflitti di potere tra i vari Signori hanno permesso agli agglomerati urbani di erigersi ad autonomie con propri governanti. La loro sopravvivenza ha innescato nuove fonti di sussistenza del popolo. Si sono intraprese le attività commerciali che hanno reso grandi e potenti i piccoli villaggi. Anche Venezia è sorta dall’agglomerato di piccole capanne ed è diventata la città più ricca di tutto l’Occidente”.
“L’Impero romano d’Oriente – afferma Marco – esiste ancora e il suo l’imperatore è Manuele II”.
"Il basileus - risponde ser Filippo - ha perso tutti i suoi possedimenti e rischia di perdere anche Costantinopoli. Il sultano tiene sotto assedio la città e cerca di punire il coimperatore Giovanni VIII che ha osato immischiarsi nelle faccende della casa imperiale ottomana. La situazione si presenta drammatica ed occorre arginare l'avanzata dei nuovi conquistatori che stanno costruendo un grande impero che minaccia l'Occidente e la sua cultura. 
Francesco Liparulo - Venezia
P.S. Brano tratto da "Mercanti veneziani a Costantinopoli" di Francesco Liparulo in "Storie venete" di Francesco Liparulo. Vedi sito webgaleaveneta.blogspot.com su yahoo.it

Un partito liberale, democratico, popolare e riformista.

UNA POLITICA PER LA CITTADINANZA
È VERA ETICA PER LA SOCIETÀ CIVILE

La società politica italiana ha scelto la democrazia, ha stabilito di reggersi con forma repubblicana e costituirsi in Stato, retto da norme costituzionali. 
Il popolo italiano, come società politica costituita, cioè come insieme di coscienze personali che, avendo una storia in comune attestata dall’unità del linguaggio, avendo scelto di vivere insieme con giustizia e cultura civica, ha deciso, dopo la Seconda guerra mondiale, di autogovernarsi.
La Costituzione è l'evento fondamentale di convivenza. I rappresentanti del popolo sono investiti di autorità in modo limitato e la esercitano in nome del popolo nella forma di potere esecutivo nel Governo, nella forma di potere legislativo nel Parlamento e nella forma giudiziaria nella Magistratura. Il popolo rende partecipi della sua autorità i suoi rappresentanti senza vincolo di mandato e questi non possono emettere leggi senza il consenso dei cittadini.
L'azione del rappresentante del popolo deve alimentare il progresso della civiltà nel senso di arricchire il bene comune che è fatto di prosperità materiale e spirituale per tutti gli uomini e le donne.
I valori del popolo italiano (dignità della persona umana, famiglia, solidarietà e sussidiarietà) sono indispensabili ad una valida democrazia perché promuovono un sentimento della vita, ancorato alla centralità dell’uomo, e “permettono una convivenza ordinata e feconda”. 
Le basi della nostra nazione, come entità permanente, sono le regole immutabili della legge naturale, insite in ogni uomo e donna, la continuità culturale, la tradizione, la consapevolezza storica, l'amore di patria.
A questi valori sono ancorati i cuori di tutti gli Italiani.
Aumentano gli Italiani che cercano donne e uomini in grado di governare il Paese e dare speranza ai cittadini “illusi” per tanti anni da rappresentanti politici che hanno permesso fenomeni di degrado del costume e di scivolamento nell'illegalità, provocando un “fuorviante rifiuto della politica”.

Gli elettori sono animati da un profondo amore per l'Italia, hanno la necessità di unirsi in una compagine per promuovere una politica riformista, cioè aderente ai bisogni di ragioni di vita e di speranza di ogni uomo o donna per cui valga la pena di vivere.
Il mio partito è liberale, democratico, popolare e riformista, cioè è uno schieramento compatto costituito da cittadini che credono nei valori della persona umana e della sua libertà, si rivolge a tutti gli Italiani che vogliono mantenere nel tempo presente i principi cristiani che hanno ispirato tutti coloro che ci hanno preceduti nell’amore verso la nostra Patria, resa una e indivisibile da coloro che seppero offrire anche la loro vita per il bene di tutti. 

Ogni cittadino ha il diritto di essere rispettato, cioè ha una sua dignità in quanto persona e soggetto di diritto che possiede dei diritti dovuti dalla sua necessità di esistere in libertà, nell’ambito di una società in cui si impegna per il bene comune.
Ogni uomo o donna ha in sé un sapere che concerne ciò che deve fare. In questo sapere c’è una morale che scaturisce dalla coscienza di come bisogna fare perché la sua opera sia ben fatta. La morale, insita in ogni persona, è conoscenza di libertà.
L'essere umano con l'intelligenza entra nella sua volontà e decide dei suoi atti con le sue virtù, cioè con le sue capacità di essere prudente, giusto, forte e temperante. Queste sue doti, acquisite con l’esperienza, gli permettono di discernere il bene dal male e di “agire in modo da evitare rischi inutili a sé e agli altri”.
L'atto morale appartiene al mondo della libertà, cioè al mondo delle relazioni tra le persone. La radice della libertà è la libera scelta, insita nella natura ragionevole di ogni essere umano, che gli permette di governare la sua vita e di badare a se stesso, cioè di agire come essere morale.
Ogni persona, bisognosa di vivere insieme agli altri e di esprimere la sua libertà per un interesse comune in rapporto alla parte di benessere che ne trae, esprime il suo essere politico, inteso come inclinazione a vivere in società. Questo bisogno scaturisce dalla sua “necessità di aprirsi alle comunicazioni della conoscenza e dei rapporti di amicizia” che esigono di relazionarsi con gli altri.
La società civile è una società di persone e l’unità sociale è la persona umana. Il bene della società, cioè il bene di tutte le persone, è tale se giova alle persone individuali. La persona umana e il bene comune sono in una relazione di “dipendenza reciproca”.
Il bene comune della città salvaguarda la persona umana soltanto se è subordinato a tutto ciò che appartiene alla sua libertà di esistere e di relazionarsi con le altre persone.

Francesco Liparulo - Venezia

sabato 1 aprile 2017

VENEZIANI A COSTANTINOPOLI

Il mercante arabo

"Durante la sosta in Sicilia della galea "Capitana", un ricco mercante arabo è salito a bordo. Il suo viaggio è terminato a Costantinopoli. Il comportamento dell'uomo mi incuriosiva perché si prostrava e pregava il suo Dio. Era diventato amico del consigliere del capitano, esperto delle rotte marine, per conoscere, in determinate ore della giornata, la direzione della città in cui era nato il suo Profeta. Aveva una cultura vasta e profonda. Sapeva parlare in latino e conosceva le opere dei filosofi dell'antica Grecia. I viaggiatori mi sussurravano: " È un musulmano. La sua religione è l'Islam". Il suo fervore era di esempio a tutti noi ". 



“Hai avuto modo senz’altro – continua il messaggero - di parlare con lui durante le tempeste, quando tutti i viaggiatori si riuniscono sottocoperta. Sono curioso di conoscere tutto quello che ti ha detto. Gli arabi amano parlare con i giovani dell’Occidente della loro grande civiltà, delle loro grandi costruzioni e dei loro matematici e filosofi. Il mio amico ser Aurispa, mercante di libri antichi, è molto interessato ai filosofi arabi perché traducono gli antichi testi greci”.



“Il mercante – racconta Marco – mi ha detto che la sua famiglia era originaria di Damasco ed aveva sempre scambiato tessuti di seta con i minerali della Sicilia. Un giorno gli ho chiesto: "Perché preghi più volte al giorno? ".



L’arabo così mi ha risposto: “È stato cosi rivelato al Profeta Maometto di dire: "Compi la preghiera del declinar del sole al primo calar della notte ed esegui la recitazione dell'alba, ché la recitazione dell'alba è fatta innanzi a testimoni... Volgi la tua faccia verso la Sacra Moschea ... Gloria a Dio, quando entrate nella sera e quando entrate nel mattino, e lode a Dio nei cieli e sulla terra e nel pomeriggio e quando entrate nell'ora meridiana... Ognuno agisce secondo la sua maniera... La mia preghiera, il mio culto e la mia vita e la mia morte appartengono al Signore dell'Universo...Così mi è stato ordinato, ed io sono il primo dei Musulmani... O credenti... Entrate tutti nella dedizione completa...La religione presso Dio è l'Islam... Se amate Dio, seguitemi, ché Iddio vi amerà e vi perdonerà le vostre colpe, poiché egli è perdonatore e misericordioso...Obbedite a Dio e al Profeta...Iddio comanda la giustizia, la buona condotta verso i parenti, e proibisce la turpitudine, le cose biasimevoli e la prepotenza... A chi, credente, sia maschio o sia femmina, avrà fatto del bene noi concederemo una vita beata e corrisponderemo un premio commutato in base alla migliore delle sue opere... Iddio è con i timorati e con coloro che fanno il bene”.



“Sembra che l’arabo – afferma Filelfo – ti abbia rivelato la sua sottomissione ad Allah e la sua credenza nel Corano che riporta la rivelazione fatta al Profeta dall’angelo Gabriele. Prima delle conquiste delle tribù mongole e di quelle turche, gli Arabi hanno fatto conoscere l’Islam a tutti i popoli ed hanno costituito dei grandi regni. Ora amano soltanto commerciare e vivere nel rispetto della rivelazione ricevuta da Maometto.”



“Non capisco - afferma Francesco - il timore che hanno tutti i popoli dell’Occidente per i musulmani che sono molto religiosi e riconoscono la giustizia di Dio. Il mercante di Damasco mi è sembrato una persona timorata delle cose sacre e rispettoso di tutte le leggi che permettono il libero scambio delle merci”.



"Hai colto nel segno - incalza l'inviato del basileus - e mi congratulo con te perché distingui la giustizia divina da quella degli uomini. Gli Arabi, sdopo aver conquistato grandi territori e innalzato favolose costruzioni in nome dell'Islam, hano lasciato ai Turchi il governo delle città. I nuovi guerrieri dell'Oriente, provenienti dagli sterminati territori dell'Asia, hanno abbandonato le credenze dei loro avi ed hanno riconosciuto che c'è un solo Dio".



"Dimmi, Marco, con quali appellativi l'arabo invocava il suo Dio? "



"Il mercante soleva dire: "Lode a Dio, Signore dei Mondi, - il Clemente, il Misericordioso, - Sovrano del Giorno del Giudizio... Il Clemente - ha insegnato il Corano; - ha creato l'uomo, - gli ha insegnato l'eloquio ".



“Mi hai detto che si recava a Costantinopoli e vorrei conoscere il suo pensiero sui governanti della città”.



" Il mio amico dell'Islam - afferma Marco - ha parlato molto bene del basileus: " L'imperatore Manuele II Paleologo si dimostra molto tollerante; ha permesso la costruzione delle moschee nei quartieri musulmani di Costantinopoli. Il sultano, Mehmet I Celebi ha riconosciuto la sua autorità imperiale e lo ha addidato come padre a tuti i credenti in Allah. La città della Santa Sapienza sente la voce di colui che dall'alto della torre chiama alla preghiera tutti i credenti che si radunano nel nome di Dio Clemente e Misericordioso. Tutti si sentono sicuri dentro e fuori le mura della città. I conquistatori Ottomani scelgono una città della Tracia, Adrianopoli, come la capitale del loro impero. Le vie commerciali attraverso l'Asia Minore sono ripristinate dopo le distruzioni dei mongoli di Tamerlano". 



“L’arabo – sostiene Filelfo – ha detto il vero. Le cose adesso sono cambiate perché il coimperatore Giovanni VIII, avendo appoggiato un pretendente al sultanato contro l’attuale imperatore ottomano, ha suscitato le sue ire. Il prestigio di Manuele II è crollato. Gli Ottomani hanno scatenato una grande offensiva che si ritorce contro i traffici commerciali nel Mediterraneo Orientale e nel Ponto Eusino. I pirati si sentono autorizzati ad abbordare le navi. L’ invocazione del Profeta serve solo a coprire la loro avidità di ricchezza”.



“Anche l’arabo aveva paura dei predoni del mare e diceva: " Non è lecito a un credente uccidere un credente se non per errore... Iddio non ama gli aggrressori".



“Le conversazioni con il viaggiatore arabo – continua Marco – hanno eliminato i miei pregiudizi su Maometto”.



“Soltanto il dialogo sereno – sostiene l’ambasciatore - tra due uomini di diversa cultura può dirimere le incomprensioni che nascono dalla diffidenza e dall’ignoranza. Gli uomini dell’Oriente non sono diversi da noi. La loro completa dedizione al Dio di Abramo appare incomprensibile a chi non ha approfondito il Corano. Il Profeta Maometto ha il merito di aver combattuto l’idolatria e di aver fatto conoscere agli Arabi del deserto che c’è un solo Dio. Nel Libro che parla della sua rivelazione, Gesù di Nazareth è l’Inviato da Dio nato dalla Vergine Maria. L’Onnipotente si è servito e si serve di un mercante a cui è stato rivelato di essere il più grande e l’ultimo dei profeti senza togliere nulla al Verbo di Dio”.



“Il mercante arabo mi diceva che al Profeta è stato rivelato: "Ricorda Colei che custodì la propria verginità... Alitammo in essa del nostro spirito e facemmo di lei e di suo figlio un segno per l'Umanità. - Questa è la vostra Comunità: una comunità unica, ed io sono il vostro Signore...A Gesù figlio di Maria abbiamo dato prove manifeste e lo abbiamo confortato con lo Spirito Santo ". Sosteneva che a Maometto è stato ordinato di dire: " O gente della scrittura. Venite a una parola comune: di non adorare se non Iddio... Crediamo in Dio e a ciò che è stato mandato dall'alto ad Abramo, Ismaele, Isacco, Giacobbe e Tribù, e a ciò che hanno ricevuto dal loro Signore Mosè, Gesù e i Profeti; non facciamo differenza fra nessuno di essi, e siamo interamente dediti a Lui... Ognuno ha la sua direzione verso cui si rivolge. Voi dirigetevi a gara verso le buone azioni: che dovunque vi troviate Iddio vi riunirà tutti assieme. Egli è onnipotente ".



“Questo è sorprendente – esclama ser Filelfo - e non viene capito dagli uomini dell’Occidente e dell’Oriente. Il Corano esorta tutti i credenti alle buone azioni perché Iddio è il Signore di tutta l’Umanità”.

“Se i popoli dell’Est e dell’Ovest - sostiene Francesco - orientano la loro attività su dei libri sapienziali che ammettono una comune origine degli uomini, vi si potranno trovare dei punti condivisi per vivere meglio nel rispetto reciproco”.



“La strada maestra – sostiene Filelfo - è la verginità di Maria, ritenuta l’unica donna che abbia partorito un figlio senza conoscere l’intervento di un uomo. Il Profeta Isaia in nome di Dio rivela il parto dell’Emmanuele da una Vergine. L’apostolo Matteo rivela nel suo Vangelo che Gesù di Nazareth è l’Emmanuele. L’apostolo Luca scrive nel suo Vangelo che alla vergine Maria è annunciato il concepimento di un figlio e lei risponde: " Come è possibile? Non conosco uomo " .



“L’arabo – interviene Marco – mi raccontava che nel Corano è rivelato: " O Maria. Iddio ti dà la lieta novella di un Verbo da Lui. Il suo nome sarà Gesù figlio di Maria...Parola di Verità ".



“E cosa ti ha detto ancora?”.



"Al Profeta Maometto - sosteneva il mercante - è stato rivelato di ricordare nel nome di Dio Clemente e Misericordioso ciò che Maria ha risposto all'inviato del Signore: "Come potrò avere un bambino, quando nessun uomo m'ha toccata e non sono donna disonesta? ".



“I dottori delle Sacre Scritture - sostiene ser Filelfo - non approfondiscono il carattere divino dell’evento e non chiariscono il motivo di questa verginità. La procreazione di un uomo al di fuori della normale relazione di maschio e femmina è un evento che trascende l’umanità ed entra nel novero del mistero e del sacro. Questo avvenimento deve avere uno scopo che va ricercato nel frutto del parto di Maria. Il Figlio della Vergine, pur essendo un vero uomo, manifesta una personalità che si riscontra nelle sue opere e nelle sue parole: " Non sono venuto per abolire la Legge e i Profeti... Io sono la Via, la Vita e la Verità " . Nessun uomo ha mai proferito sulla terra queste parole. I sapienti dovrebbero riflettere su ciò che manifesta il Figlio della Vergine. Tutti gli uomini hanno cercato e cercano una via per conoscere la verità della loro vita e non si rendono conto che uno di loro ha manifestato di essere la Verità”.



Ci sono tante vie nel mondo – afferma Marco – e tanti uomini che sostengono di dire la verità, ma nessuno, al di fuori del figlio di Maria, ha mai detto di essere la Vita. Penso che la confusione nasca proprio dal fatto che gli uomini non sono concordi sul significato della vita, cioè sulla sua origine, sulla sua motivazione e sul suo scopo”.



“Ogni uomo – dice Francesco – è inserito in una società, riceve gli ammaestramenti dai suoi genitori ed è sottoposto alle leggi della sua città. La diversità dei costumi e le contrastanti opinioni non consentono di avere una concezione unica sulle cose più importanti della vita”.



“È vero – afferma l’inviato imperiale – che ci sono tante opinioni. La loro diversità nasconde una essenzialità unica, cioè l’uomo è una persona, dotata di pensiero e di libertà, che si esprime attraverso la parola e gli atti concreti. Questa essenzialità ha un unico fondamento di verità. Ognuno vuole vivere e cercare la strada per affermare la propria umanità che si corrobora nelle relazioni umane senza mai giungere, nel tempo presente, a una sua pienezza”.



I pirati – afferma Marco - dicono di essere seguaci del Profeta e credono di essere autorizzati all’arrembaggio delle navi dei cristiani”.



È soltanto un pretesto. Il tuo amico arabo ti ha detto quello che è scritto nel Corano ed ha condannato le loro azioni alla luce della rivelazione. Anche i cristiani praticano la pirateria nel Mediterraneo Occidentale. Questo dimostra che la religione non c’entra con le azioni dei pirati. I loro delitti sono condannati dal Vangelo”.



“L’Occidente - afferma Marco – ha paura dell’Islam”.



“È vero – risponde ser Filelfo – e questo non dipende dalla rivelazione fatta al Profeta. L’Islam è la dedizione completa a Dio, annunziata e richiesta da Maometo al popolo arabo. È parola rivelata a un uomo da Allah attraverso l’angelo Gabriele. Anche noi cristiani crediamo nell’Annunciazione fatta alla Vergine dall’arcangelo Gabriele e non abbiamo alcun dubbio sulla veridicità della Sacra Scrittura rivelata agli apostoli da Gesù. Tutto quello che viene da Dio è santo. Anche il Corano è parola che chiama alla conversione all’unico e vero Dio di tutti gli uomini. L’umiltà e la grandezza di Maometto fino ad oggi non è stata capita dall’Occidente perchè si confonde la fede dei credenti con il potere dei più forti. Anche la popolazione araba, costituita dalle tribù del deserto, pur avendo avuto il dono di un grande Profeta, prediletto da Dio, è stata sottomessa e conquistata dai guerrieri dell’Asia che si erano convertiti all’Islam”.



“Come è possibile – afferma Francesco – che il popolo del Profeta, dopo aver acquisito una grande cultura, diffusa in tutto il Mediterraneo e nelle regioni orientali, sia stato conquistato da guerrieri venuti da lontano? ”.



Il Profeta - sostiene il dotto ambasciatore - è l’uomo di Allah, scelto per far conoscere agli Arabi che c’è un solo Dio che chiama alla conversione, cioè chiama all’Islam che è dedizione completa al Dio di Abramo. La sua missione è quella di conquistare i politeisti e indurli a distruggere gli idoli e a iniziare una nuova vita fatta di preghiere, elemosine e digiuni. La parola del Profeta è parola rivelata per la conversione dei cuori e non per conquistare territori. I capi delle tribù arabe, dopo la morte di Maometto, hanno deciso di far conoscere anche agli altri popoli la rivelazione fatta al Profeta. Le loro aspirazioni sono comprensibili e lodevoli. La comunità dei credenti in Allah si confronta con le culture degli altri popoli dell’Oriente. Le loro buone ragioni si scontrano con le altre culture e nascono incomprensioni. Il confronto delle opinioni dei regnanti porta alle offese e allo schieramento in armi degli uomini intesi a difendere i costumi tramandati dai loro avi. Il sacro si confonde con le passioni e scaturiscono guerre e conquiste".



“Tu sostieni – afferma Marco – che la religione dell’Islam non è ispiratrice delle conquiste degli Ottomani”.



"Hai detto una cosa giusta - risponde l'ambasciatore del basilus che riporta l'opera del Profeta nella sua giusta condiderazione. Maometto è l'arabo che si è dedicato completamente al suo Dio. È l'uomo che dice di essere il più grande dei profeti perché così gli è stato rivelato dall'angelo Gabriele. Le parole rivelate richiedono rispetto perché hanno il mistero del sacro. Nessun uomo può comprenderne il significato se non viene illuminato dalla Sapienza di Dio. L'opera del Profeta mira a scuotere le tribù arabe dedite al politeismo e a spingere gli ipocriti ad agire con convinzione secondo la rivelazione. La recitazione della parola rivelata non consente di agire diversamente dalla giustizia. Il comportamento del credente è rispetto di tutto ciò che è stato creato dal Dio di Abramo. Le relazioni umane, improntate alla parola del Corano, trovano un fondamento di verità nell'adesione completa ad Allah e nel riconoscimento di quanto detto dal Profeta.. Maometto riconosce veri tutti i profeti che hanno rivelato l'unicità di Dio. La sua determinatezza e la sua fiducia, nell'accettare la sua missione, lo collocano in una posizione predominante su tutti gli uomini che hanno manifestato la volontà dell'unico Dio di riportare le sue creature a riconoscerLo come Signore degli uomini ". 



"Il mercante arabo – racconta Marco – soleva parlarmi del culto esclusivo di Allah e diceva che nel Corano è scritto: " Dì: Egli, Iddio, è Uno. - Iddio l'eterno, - e non ha l'eguale ”.
" Anche noi, cristiani, abbiamo appreso nel catechismo - afferma Francesco - il Decalogo. Il Primo Comandamento: "Io sono il Signore Dio tuo. Non avrai altro Dio fuori di me ".



“Tutti noi abbiamo acquisito dalla Sacra Scrittura – afferma ser Filelfo – che c’è un solo Dio. Gesù stesso, secondo il Vangelo di Matteo, così rispose a un dottore della legge: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti ".



“Il Profeta – sostiene Marco – riconosce che Gesù è il Verbo di Dio”.



Questo riconoscimento gli è stato rivelato – risponde l’ambasciatore – e ci deve indurre a onorare un uomo che dedicò tutto sé stesso ad Allah. La sua completa dedizione non deve essere confusa con l’impeto dei guerrieri o con il desiderio di potere dei Principi”. Le paure nei confronti dell’Islam sono infondate. I timori nascono con gli Ottomani che hanno l’esercito più potente”.
“Perché – chiede Francesco - i capi delle tribù turche e mongole che hanno travolto l’Impero romano d’Oriente hanno adottato la religione degli Arabi?”.



“Anche in Occidente - risponde l'ambasciatore - è successo la stessa cosa con Roma. Le tribù barbare, dopo aver sconfitto le sue legioni, si sono impossessate del suo impero ed hanno abbracciato la religione cristiana. La cultura del mondo romano è stata assorbita dalle popolazioni che provenivano dall’Est. La cultura romana ha amalgamato i vincitori con i vinti ed è servita come base per nuovi regni e domini. La religione cristiana ha eliminato le diversità sociali e sono nati tanti governi. I loro territori hanno ospitato nuovi popoli che si sono affacciati sul Mediterraneo. L’impero romano d’Occidente si è trasformato in tante entità nazionali con tanti re e Principi che fanno sentire il loro potere. La loro sottomissione alla Chiesa conferisce una riconoscimento che permette di estendere la loro autorità sugli altri popoli. L’alternanza delle loro egemonie crea un continuo stato di tensione tra le varie città. I continui conflitti di potere tra i vari Signori hanno permesso agli agglomerati urbani di erigersi ad autonomie con propri governanti. La loro sopravvivenza ha innescato nuove fonti di sussistenza del popolo. Si sono intraprese le attività commerciali che hanno reso grandi e potenti i piccoli villaggi. Anche Venezia è sorta dall’agglomerato di piccole capanne ed è diventata la città più ricca di tutto l’Occidente”.



“L’Impero romano d’Oriente – afferma Marco – esiste ancora e il suo l’imperatore è Manuele II”.



"Il basileus - risponde ser Filippo - ha perso tutti i suoi possedimenti e rischia di perdere anche Costantinopoli. Il sultano tiene sotto assedio la città e cerca di punire il coimperatore Giovanni VIII che ha osato immischiarsi nelle faccende della casa imperiale ottomana. La situazione si presenta drammatica ed oc
corre arginare l'avanzata dei nuovi conquistatori che stanno costruendo un grande impero che minaccia l'Occidente e la sua cultura.
 
Francesco Liparulo - Venezia

La democrazia rappresentativa italiana implode

INTERESSI PRIVATI E POVERTÀ DILAGANTE
CREANO DISAGIO SOCIALE INSOSTENIBILE
Il popolo è oggi di fronte a un nuovo “male” rappresentato dal "democraticismo strisciante": le maggioranze parlamentari manifestano prevaricazione nelle decisioni delle Camere. 

Il mito della democrazia con il continuo richiamo al “dogma” del “popolo sovrano”, alla sua “volontà” o alla continua determinazione della “legge del numero” soffocano la democrazia.

La società politica italiana ha scelto la democrazia, ha stabilito di reggersi con forma repubblicana e costituirsi in Stato, retto da norme costituzionali. Il popolo italiano, come società politica costituita, cioè come insieme di coscienze personali che, avendo una storia in comune attestata dall’unità del linguaggio, avendo scelto di vivere insieme con giustizia e cultura civica, ha deciso, dopo la Seconda guerra mondiale, di autogovernarsi.

La democrazia è un sistema politico in cui il popolo ha bisogno di testimoni in grado di battersi per i diritti dei cittadini tra cui lavoro e salvaguardia della dignità di ogni uomo o donna. 

Il corpo politico necessita persone che mantengano la tensione morale nella comunità civile, perché ha esigenza di ritrovare la propria identità attraverso l’azione di politici che sappiano promuovere il benessere sociale per tutti.

Il disagio sociale aumenta ogni giorno ed occorre dare fiducia a un Paese in preda all'incubo della disoccupazione.

Francesco Liparulo - Venezia