mercoledì 11 luglio 2012

La crescita degli indigenti evidenzia ingiustizia sociale

IL TERREMOTO FINANZIARIO
CREA VORAGINI NELLA SOCIETÀ
Le gravi difficoltà che il Paese sta vivendo – ha scritto Giorgio Napolitano in un messaggio all’Assemblea generale 2012 di Confindustria – e che il governo sta affrontando nello sforzo di aprire nuove prospettive di sviluppo sostenibile, di crescita unitaria ed equilibrata dell’economia nazionale, pongono al centro dell’attenzione istituzionale e politica il sistema delle imprese. È qui una fondamentale ragione di forza dell’Italia, una leva decisiva per superare la crisi attuale, anche nei suoi più critici e preoccupanti aspetti sociali”.
Il Presidente della Repubblica è preoccupato per la crisi economica – finanziaria che crea tra le famiglie italiane continue disuguaglianze che mettono a rischio la civile convivenza. Nel Paese c’è “una persistente difficoltà di intraprendere nuove iniziative economiche e di conseguire una occupazione stabile e consona alle attitudini e capacità acquisite”.
È allarmante il Rapporto 2012 dell'Istituto nazionale di statistica: il 20,3% dei figli degli operai si iscrivono all’Università contro il 61,9% delle famiglie agiate. Il 41,9% degli Italiani di età compresa tra i 25 e i 34 anni vive ancora in casa con i genitori; Il 45% di loro dichiara che non è in grado di mantenersi economicamente, pagare un affitto o accedere a un mutuo per acquistare la casa. Il 33,7% delle donne in Italia tra i 25 e i 54 anni non percepiscono alcun reddito; in Francia sono il 10,9%, in Spagna il 22,8% e mediamente il 19,8% nei 27 Paesi dell’Unione europea. Aumentano le disparità nei servizi sociali tra Nord e Sud. La spesa sociale diminuisce in questi anni della crisi dell’1,5% nel Mezzogiorno ma aumenta del 6% nel Nord-Est, del 4,2% nel Nord-Ovest e del 5% al centro. Per i servizi sociali i comuni calabresi spendono 26 euro a persona e a Trento la cifra arriva a 295 euro.
Negli ultimi 4 anni i nuovi poveri sono aumentati del 14%, percentuale che nel Sud (secondo la Caritas) arriva al 74%. Nel primo trimestre del 2012 la spesa delle famiglie italiane per l’Istat è diminuita del 2,4% rispetto al primo trimestre del 2011. Le famiglie italiane risparmiano su tutto e si è verificato un calo dell’11,8% sui beni durevoli come auto, articoli di arredamento ed elettrodomestici. Inoltre sono calati anche gli acquisti di medicinali e prodotti per la cura delle persone. Per il Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori), è da 10 anni che salari e pensioni non sono state salvaguardate dall’aumento del costo della vita e questo ha impoverito le famiglie, prima costrette a intaccare i risparmi e poi a ridurre i consumi con effetti negativi sulla crescita del Paese. Le manovre governative hanno peggiorato una situazione già drammatica. C'è recessione: il prodotto interno lordo italiano è sceso dell’1,2% e il deficit italiano per il Fondo monetario internazionale è salito negli ultimi mesi dall’1,6% al 2,4%.
La crisi internazionale ha colpito tutti – ha detto Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea – ma in modo particolare i giovani. La iniqua distribuzione del peso della flessibilità solo sui giovani porta le imprese a non investire nei giovani il cui capitale umano spesso si deteriora in impieghi in scarso valore aggiunto. Oltre a ferire l’equità, costituisce uno spreco che l’Italia non può permettersi perché il sottoutilizzo delle risorse dei giovani riduce in vari modi la crescita”. Per Draghi crescita ed equità sono strettamente connesse occorre “riorientare il consolidamento verso un aumento dei tagli alla spesa e la riduzione della pressione fiscale”.
Dobbiamo modernizzare e innovare Confindustria – ha detto Giorgio Squinzi, il neo presidente, all’Assemblea generale degli industriali. Siamo imprenditori, dobbiamo modernizzare e innovare la nostra Associazione. Dobbiamo farlo con equilibrio senza sconvolgere un sistema che è necessario e ha funzionato bene, senza uscire mai dal merito delle singole questioni. Se non apriamo ai giovani – ha esplicitato Squinzi – nuove possibilità di occupazione e di vita dignitosa, nuove opportunità di affermazione sociale, la partita del futuro è persa non solo per loro, ma per tutti, per l’Italia. Lo Stato deve far fronte alle sue obbligazioni verso i “fornitori” ed acceleri i pagamenti sia per il debito pregresso sia per quello che riguarda le nuove forniture. Alle banche e allo Stato chiediamo uno sforzo aggiuntivo per il credito alle imprese”.
Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, in una recente intervista al “Corriere della Sera” ha affermato: “Il governo è sulla strada giusta. Va detta una verità. Il bilancio pubblico è rilevante, ma nella media europea se si pensa che ogni anno oltre il 5% finisce per pagare gli interessi sul debito. Non pregiudichiamo però il futuro: su scuola, formazione e ricerca bisogna investire di più. La terapia d’urto del governo è necessaria. La lotta all’evasione fiscale è positiva, il sostegno all’innovazione delle imprese importante, la riforma del lavoro potrà avere effetti significativi. Intenti e misure condivisibili, ma risorse modeste”.
Per Mario Monti, capo del governo, è fondamentale l’accento sull’importanza dell’investimento pubblico, nazionale ed europeo. Le prospettive di crescita dell’Europa e dell’Italia devono prendere le mosse dal triangolo istruzione - innovazione - ricerca. “Più si va a fondo – ha sostenuto a Bruxelles il Professore, durante la riunione del Consiglio economico e finanza dell’Unione europea (Ecofin) – per risolvere i problemi più immediati, più si vede che è difficile farlo senza andare verso più integrazione politica. La misura più urgente è l’unione finanziaria con un’autorità di vigilanza sulle banche”.
L'uscita dalla crisi per Monti richiede un rilancio della crescita a livello europeo per una decisa ripresa in Italia degli investimenti pubblici, in infrastrutture e in capitale umano, in ricerca e in innovazione, specie nelle regioni in ritardo di sviluppo. Si tratta di far ricorso a risorse europee e di mobilitare nuovi strumenti finanziari per progetti di crescita al fine di affrontare la competitività nell’attuale globalizzazione dei mercati.
In piena recessione si parla di moneta unica e di unione politica europea. La Banca centrale europea cerca di garantire la stabilità dell’euro e concede alle banche tassi di interesse agevolati che non vanno a beneficiare le imprese perché si riempiono i forzieri delle banche, ma l’ossigeno vitale non arriva agli imprenditori disperati senza il sostegno del credito e nemmeno alle famiglie monoreddito che assistono impotenti alla perdita di lavoro dei capifamiglia.
C'è l'esigenza di uno Stato che riconosca e sostenga le famiglie e le imprese secondo il principio della sussidiarietà, agevolando lo sviluppo di tutte quelle energie delle singole persone e delle organizzazioni sociali per creare una comunità civile che si conserva nel tempo. L’esortazione è quella di realizzare una società giusta il cui centro è la persona.
“Al Paese – sostiene il Presidente della Repubblica – occorre ora stabilità e una nuova legge elettorale che consenta nuove elezioni per eliminare l’evidente scollamento dei cittadini dalla politica e per ridare slancio e capacità innovativa al sistema politico e istituzionale”.
Il “Partito della nazione” propone cittadini che hanno un programma di idee e vogliono realizzare cose concrete per far funzionare in modo efficace l’economia locale e concorrere all’economia di tutto il Paese. Si tratta di rispondere ai bisogni dei meno abbienti, di riequilibrare le aree produttive e abitative, di garantire lavoro ai capifamiglia e prospettive di impiego per i milioni di giovani che sperano nei loro governanti, di realizzare trasporti senza inquinamento, di garantire servizi sostenibili per gas, acqua, energia e raccolta rifiuti.
La realizzazione del compimento della democrazia, nell’ordine sociale e politico, non è pienamente soddisfatta con l’esistenza di uomini e donne che vivono quotidianamente nella precarietà e nell’indigenza. Il trionfo della giustizia sociale costituisce il fine dell’agire politico per eliminare gli ostacoli dei cittadini che hanno diritto a una “vita buona”. Il bene comune comprende non solo i servizi di utilità pubblica o di interesse nazionale, ma anche l’integrazione sociologica di tutto ciò che vi è di coscienza civica, virtù pubbliche, senso del diritto e della libertà, rettitudine morale, amicizia, felicità e virtù nelle vite individuali dei membri della società civile.

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