martedì 8 maggio 2012

Il popolo italiano vuole il cambiamento

IL VOTO DELLE AMMINISTRATIVE

È FORZA PER SUPERARE LA CRISI

L'arma per battere la crisi e promuovere la crescita - ha detto Giorgio Napolitano - è rafforzare l'area dell'Euro e procedere senza esitazioni sulla strada dell'unità politica. Nessun Paese può ritenere di poter superare la crisi in atto da solo. All’Italia tocca levare la sua voce perché si vada avanti verso una più conseguente integrazione europea. Abbiamo solo da procedere nel cammino intrapreso per far meglio sentire, in seno alle istituzioni europee, il nostro contributo a nuove, meditate decisioni ed evoluzioni dell’Unione".

“La situazione dell'eurozona – ha sostenuto Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea – è peggiorata negli ultimi mesi. La crescita e l'occupazione stanno diventando sempre più gli obiettivi principali da perseguire, congiuntamente col consolidamento fiscale”.

Mario Monti ha chiesto di attuare in Europa concrete politiche per la crescita al neo presidente francese François Hollande.

"L’economia europea ha urgente bisogno di cure - ha detto il premier inglese Cameron - e servono nuove proposte per la crescita. Se prenderemo le decisioni giuste adesso, l’Europa potrà competere e vincere. Il mercato unico in Europa è una risorsa unica”.

Il sostegno al governo Monti – ha chiarito Pier Ferdinando Casini – è la prova più consistente e credibile della svolta impressa alla politica italiana. Abbiamo bisogno di persone che credono a un progetto per il Paese. Noi dobbiamo scalfire i monopoli, avere più attenzione verso i consumatori e mantenere i prezzi più bassi per i cittadini.”

Per il leader dell'Udc, l’Europa ha chiesto riforme strutturali. Bisogna dare ai lavoratori salari più alti e affrontare i mercati con una dose più alta di flessibilità. Monti sa che il problema è la crescita e sa che è da affrontare in modo equilibrato. Occorre aiutarlo a trovare convergenze per dare risposte chiare ai lavoratori e alle imprese.

I sostenitori del "Partito della nazione" intendono creare una forza nuova che dia "centralità all'interesse generale nell'azione politica e speranza di crescita a un Paese disilluso”. Si tratta di dare lavoro ai quasi 2 milioni di giovani italiani tra i 25 e i 34 anni senza lavoro.

Il presidente del Consiglio ha assicurato i lavoratori e le famiglie: “Il governo sta lavorando su diversi fronti in modo sistematico così che ciascuno si renda conto che è richiesto qualche arretramento e qualche sacrificio. Misure per favorire lavoro non precario per i giovani e iniziative per sviluppo economico e infrastrutturale, ricerca, formazione del capitale umano e coesione territoriale”.

Lo Stato è il primo responsabile di tutta la politica del lavoro, cioè il datore di lavoro indiretto che deve provvedere all’emanazione delle leggi che disciplinano il settore lavorativo. Le attività delle società produttive esigono una politica che garantisca il rispetto degli inalienabili diritti delle persone, considerate come soggetto del lavoro e non come “merce”.

L’esigenza di creare ricchezza e sostenere la competizione nel mondo globalizzato non può tralasciare la preminenza dei valori essenziali e il mantenimento della coesione sociale. La globalizzazione, che mira soltanto al primato dell’economia e della finanza, scardina l’economia sociale di mercato, controllata dalle leggi che salvaguardano le varie attività che producono ricchezza e benessere.

Il compito dei governanti è quello di emanare una legislazione che garantisca un’ordinata convivenza sociale nella vera giustizia perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa. Il lavoro è una dimensione fondamentale dell’esistenza dell’uomo che rimane sempre il soggetto della sua attività e di qualsiasi prodotto che ne scaturisce. L’operaio ha anche una vita familiare che è un diritto e una sua vocazione naturale. La perdita del salario dei capifamiglia mina alla radice l'unità fondamentale della società.

Si chiede di ritrovare il primato dell'economia reale su quella finanziaria governando la globalizzazione e risolvendo il problema del debito pubblico. I pilastri del popolo italiano rimangono “il senso della famiglia, il gusto della qualità della vita, la tradizione religiosa e l’amore del bello”.

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