PER L'EMERGENZA OCCORRE
UNA NUOVA CLASSE POLITICA
“L’Italia non crescerà - ha detto Giorgio Napolitano – se non tutta insieme, dal Nord al Sud, se non metterà a frutto le risorse e le potenzialità della nostra gente. I giovani hanno bisogno di avere speranza e noi dobbiamo dare questa speranza. La Politica siamo tutti noi”.
“La priorità assoluta dell’Italia – ha sostenuto Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia - è oggi uscire dalla stagnazione riavviando lo sviluppo con misure strutturali. Si stanno sprecando risorse e stiamo mettendo a repentaglio non solo il futuro ma quello del Paese intero. La bassa crescita dell’Italia degli ultimi anni è anche riflesso delle sempre più scarse opportunità offerte alle giovani generazioni”.
La disoccupazione e la povertà crescono in modo considerevole e lo squilibrio tra Nord e Sud si accentua sempre di più. Precarietà del lavoro, disoccupazione, disuguaglianza nella distribuzione dei redditi. “La globalizzazione resta non governata - ha sostenuto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana – e sempre di più tende ad agire dispoticamente prescindendo dalla Politica. L’Italia non si era mai trovata tanto chiaramente dinanzi alla verità della propria situazione”.
L’imprenditoria italiana chiede la riforma del fisco. “Dobbiamo prevedere – ha sostenuto Ivan Malavasi, Presidente di Rete Imprese Italia – un sistema che premi, stimoli e agevoli l’efficienza produttiva delle imprese. Dobbiamo anche poter arrivare, per la singola impresa, a ridurre il carico fiscale sugli incrementi di reddito dichiarati”.
“L’unico modo per uscire dalla crisi politica, economica e sociale – ha sostenuto Lorenzo Cesa, segretari dell’Udc - è recepire con i fatti, e non solo a parole, il richiamo del Capo dello Stato e quindi lavorare da subito in Parlamento a provvedimenti condivisi che affrontino le grandi questioni che interessano davvero i cittadini italiani”
È auspicata da Benedetto XVI “una nuova generazione di uomini e donne capaci di promuovere non tanto interessi di parte, ma il bene comune”.
Il bene comune del popolo, inteso come vita buona, cioè conforme alle esigenze e alla dignità della natura umana che esige una vita moralmente giusta e felice, è il fine della politica. Questo bene deve fluire su ogni membro della comunità civile.
UNA NUOVA CLASSE POLITICA
“L’Italia non crescerà - ha detto Giorgio Napolitano – se non tutta insieme, dal Nord al Sud, se non metterà a frutto le risorse e le potenzialità della nostra gente. I giovani hanno bisogno di avere speranza e noi dobbiamo dare questa speranza. La Politica siamo tutti noi”.
“La priorità assoluta dell’Italia – ha sostenuto Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia - è oggi uscire dalla stagnazione riavviando lo sviluppo con misure strutturali. Si stanno sprecando risorse e stiamo mettendo a repentaglio non solo il futuro ma quello del Paese intero. La bassa crescita dell’Italia degli ultimi anni è anche riflesso delle sempre più scarse opportunità offerte alle giovani generazioni”.
La disoccupazione e la povertà crescono in modo considerevole e lo squilibrio tra Nord e Sud si accentua sempre di più. Precarietà del lavoro, disoccupazione, disuguaglianza nella distribuzione dei redditi. “La globalizzazione resta non governata - ha sostenuto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana – e sempre di più tende ad agire dispoticamente prescindendo dalla Politica. L’Italia non si era mai trovata tanto chiaramente dinanzi alla verità della propria situazione”.
L’imprenditoria italiana chiede la riforma del fisco. “Dobbiamo prevedere – ha sostenuto Ivan Malavasi, Presidente di Rete Imprese Italia – un sistema che premi, stimoli e agevoli l’efficienza produttiva delle imprese. Dobbiamo anche poter arrivare, per la singola impresa, a ridurre il carico fiscale sugli incrementi di reddito dichiarati”.
“L’unico modo per uscire dalla crisi politica, economica e sociale – ha sostenuto Lorenzo Cesa, segretari dell’Udc - è recepire con i fatti, e non solo a parole, il richiamo del Capo dello Stato e quindi lavorare da subito in Parlamento a provvedimenti condivisi che affrontino le grandi questioni che interessano davvero i cittadini italiani”
È auspicata da Benedetto XVI “una nuova generazione di uomini e donne capaci di promuovere non tanto interessi di parte, ma il bene comune”.
Il bene comune del popolo, inteso come vita buona, cioè conforme alle esigenze e alla dignità della natura umana che esige una vita moralmente giusta e felice, è il fine della politica. Questo bene deve fluire su ogni membro della comunità civile.
La politica sarà considerata giusta se realizza il compimento del bene comune, cioè se crea prosperità materiale quale presupposto per l’elevazione spirituale dell’esistenza umana. Il bene comune si realizza se tutta la comunità è coesa nella giustizia e nell’amicizia civica che sono le forze conservative della società.
L'attività dei rappresentanti del popolo non deve essere fondata sull’avidità, la gelosia, l’egoismo, l’orgoglio e l’astuzia, ma sui bisogni più intimi della vita delle persone e dell’esigenza della pace, dell’energie morali e spirituali dell’uomo.
Il superamento degli egoismi, cioè il trionfo della giustizia sociale, costituisce il fine dell’agire politico che diventa leva che trasforma l’ingiusto in giusto. L'azione del testimone del popolo non è semplice sopportazione, cioè non è calma imperturbabile, ma è provocazione che mira ad eliminare gli ostacoli della vita dei cittadini per la pace e la riconciliazione sociale.
La vita democratica dovrebbe essere un’organizzazione razionale di libertà eticamente e umanamente fondata. La società politica è destinata allo sviluppo delle condizioni di ambiente che portano la moltitudine a un grado di vita materiale, intellettuale e morale conveniente al bene e alla pace del tutto sociale.
Si tratta di realizzare una democrazia nella quale i cittadini non abbiano solo diritto di suffragio, ma si trovino impegnati in modo attivo nella vita politica del Paese. Lo Stato sia strumento a servizio della comunità civile, cioè lo Stato proporzionerà il suo modo di agire in rapporto ai valori della comunità.
Se si vuole proporre un partito per la nazione occorre raggruppare tutti coloro che vorranno dedicarsi a una certa concezione di democrazia da perseguire e dei mezzi idonei per il conseguimento della “vita buona” per tutti.
I valori del popolo iataliano (dignità della persona umana, famiglia, solidarietà, sussidiarietà), devono penetrare la cultura e promuovere il benessere della comunità civile.
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