sabato 22 maggio 2010

VENEZIANI A COSTANTINOPOLI

Capitolo quarto
Il giorno di festa
Le campane della chiesa di San Marco suonano a festa nel giorno del Signore. I negozi sono chiusi e qualche bottega di generi alimentari è autorizzata a tenere aperto per alcune ore del mattino. Il sole di settembre permette di vestire ancora gli abiti leggeri e colorati. La colonia di mercanti è in fermento e tutti si preparano ad uscire dalle case e riversarsi nella piazzetta antistante alla chiesa. Ognuno può mostrare quello che ritiene di rappresentare nel rione, con il vestito bello e con gli ornamenti più rispondenti al proprio stato sociale.
È il giorno più bello per un giovane cuore che ha voglia di vedere gli occhi della propria amata che esce di casa, accompagnata dalle amiche o dai parenti. I giovani, figli dei mercanti veneziani, vestiti come paggi di un corteo regale, aspettano la caduta dei fazzoletti delle fanciulle. L’usanza di lasciare cadere un oggetto personale, per farlo raccogliere dal proprio innamorato, è una tradizione che si rinnova di generazione in generazione. Quanti sospiri e quante attese albergano nel cuore di chi cerca la persona che possa appagare il desiderio nascosto nel profondo del suo spirito giovane.
Gli sguardi delle ragazze, tenuti bassi lungo il tragitto, si sollevano di tanto in tanto e penetrano i bianchi veli trasparenti che coprono il viso, per scorgere gli occhi luccicanti dei giovani. L’amore sboccia dal profondo dell’anima e si manifesta attraverso gli occhi di fanciulle innamorate.
Le famiglie dei mercanti nobili amano sfoggiare gli abiti di seta pregiata con ricami in oro e argento, frutto dei sarti della città o confezionati nei laboratori della patria lontana. Le loro donne esaltano la bellezza con gioielli decorati con gemme.
La ricchezza è ostentata come simbolo di appartenenza a una classe di mercanti che non ha nulla da invidiare agli aristocratici dell’impero. Le case dei mercanti agiati che si affacciano sulla piazza o nelle immediate vicinanze sono a più piani, funzionali ed accoglienti. Le dimore dei negozianti o di chi tiene bottega, anche se meno appariscenti, sono decorose e piene di suppellettili.
Uno stuolo di uomini e donne si riversa per le strade della colonia all’ora del rito in direzione del luogo sacro. La serenità appare sui volti di coloro che hanno solo da ringraziare per l’abbondanza ricevuta tramite il loro protettore San Marco. Il tempio è sacro per tutti e la lode si eleva dall’animo dei devoti che si sentono uniti in Colui che tutto dona e desidera che sia fatta la Sua volontà. L’uscita dal tempio è festosa per i residenti che sperano in un domani migliore per la loro città stretta d’assedio.
Un nobile veneziano, il bailo della colonia, attraversa la piazza ed è salutato dai residenti con sorrisi e profondi inchini in segno di affetto e di devozione. Tutti sono riconoscenti a colui che sa mantenere la concordia nel quartiere. Ser Benedetto risponde con garbo e cammina con passo deciso davanti alla sua famiglia per raggiungere la propria abitazione. La sua giornata festiva, dopo il rito domenicale, prosegue con un pranzo abbondante insieme ai agli ospiti più cari alla famiglia.
Il salone del primo piano della casa del bailo è stato preparato per i commensali, ospiti della persona più ragguardevole della colonia. Il maggiordomo Rodopios sovrintende alle portate e alla mescita dei vini.
“Ho saputo che non vi siete alzati di buonora – dice il bailo a Marco e Francesco – e non ho avuto la vostra compagnia durante la cavalcata che faccio di domenica per i colli della città allo spuntar del sole. I mercanti che vanno per mare devono essere sempre pronti ed abili, quando sono a terra per galoppare e usare la spada per difendersi dai predatori che assalgono le carovane. Occorre mantenersi in esercizio e stare bene in sella”.
"Il vino di Candia - risponde Marco - mi ha giocato un brutto scherzo. II taverniere del Gallo d’oro dà ai suoi clienti dei vini che all’inizio ti fanno sentire bene e ti mettono allegria ma poi ti fanno dormire a lungo. Mi sono alzato perché ho sentito le donne di questa casa, che aiutano la signora padrona nella gestione delle faccende domestiche, cantare inni di devozione per la giornata festiva. Ho seguito gli ammaestramenti dei miei genitori lontani e mi sono recato nel tempio a cantare le lodi di Colui che ha reso grande e prospera la nostra patria. Il mio dovere, di ringraziamento e di riconoscenza per le bellezze della natura, mi riempie di gioia e mi dà una carica vitale, perché mi fa sentire una persona importante in mezzo a tanti uomini e donne che lavorano in questa colonia di veneziani".
"Le tue parole sono rassicuranti per me, funzionario della città di San Marco, e mi fanno sperare che gli insegnamenti dei miei fiduciari avranno buon frutto. La tua fede ben salda promette un avvenire sicuro per tutti noi".
"Rodopios puoi iniziare con le portate - esclama il padrone di casa - e facci assaggiare il vino di Monvasia che mi ha donato il principe Teodoro II, signore del Despotato della Morea. La dolcezza di questo vino è molta apprezzata dai palati raffinati perché concilia la buona conversazione, infonde vigore nel corpo e allegria nell'animo.
La principessa Cleofe, nipote del venerabilissimo papa Martino V, è molto affezionata alla nostra colonia perché le ricorda la sua amata Italia. La consorte del despota è una donna di rara bellezza ed ha una profonda cultura classica. Si dice che dà molti consigli al marito Teodoro nella scelta degli artisti e degli uomini colti che frequentano la sua corte. Le speranze di Roma sono state riposte in questa donna, appartenente alla famiglia dei Malatesta, per lenire le offese, fatte durante la IV Crociata, ai sacri simboli della fede e della cultura degli abitanti di Costantinopoli.
Le sofferenze e le perdite subite dalla popolazione hanno scavato ferite insanabili. Il basileus e il coimperatore Giovanni guardano ad Occidente per un futuro più sicuro per la città. II Partito degli Antichi Aristocratici fomenta la discordia con il ricordo delle distruzioni e delle razzie perpetrate dai guerrieri latini durante la prima crociata".
"Il tempo e l'intelligenza del popolo, che si esprime con le stesse parole degli antichi Greci - afferma il commensale Francesco Filelfo - troveranno il rimedio per colmare i solchi profondi, scavati dagli uomini avidi di ricchezze nelle anime dei figli di questa terra che ha saputo erigere un tempio maestoso alla Santa Sapienza. Gli uomini saggi, sotto la guida del Patriarca della città, troveranno la forza di chiamare gli uomini dell'Occidente per una riconciliazione definitiva. La Vergine, protettrice della città, indicherà la strada da percorrere per essere uniti nella fede verso il Misericordioso".
"Sei molto perspicace - dice il bailo al suo segretario - e spero che le tue parole possano avverarsi al più presto possibile. La cultura e la padronanza della lingua greca che hai acquisito è nota alla famiglia imperiale delle Blacherne. Ho già risposto in modo favorevole a una tua eventuale partecipazione nell'amministrazione paleologa, quale consigliere e segretario del Principe reggente.
La sicurezza della reggia delle Blacherne è stata riposta sotto la protezione del Leone di San Marco. Venezia mette a disposizione le sue finanze per salvaguardare le città dell'Impero. La flotta delle galee veneziane è sempre pronta per difendere tutti i porti e i mercati greci. Il nostro futuro dipende da questa città. Il Serenissimo Principe, il doge Tommaso Mocenigo, è molto preoccupato per la crescente potenza marittima dell'Impero ottomano".
"Qual è il motivo di questa preoccupazione? Venezia è in pace con il governo di Adrianopoli - dice il segretario - e il sultano ha tutto l'interesse per far affluire nei porti le merci dell'Occidente, necessarie a mantenere in armi il suo esercito".
"Le preoccupazioni - sostiene ser Benedetto - provengono dal comportamento del coimperatore. Alla fine dello scorso mese di agosto, mi sono recato nella capitale dell'Impero ottomano per mediare la pace tra il sultano Murad II e Giovanni VIII che aveva parteggiato per un altro principe turco pretendente al trono. In questo mese di settembre, il figlio del basileus ha favorito la rivolta in Anatolia, scatenata dal fratello dell'imperatore ottomano e si teme un nuova ritorsione perché il principe ribelle si è rifugiato nella nostra città.
Gli agenti imperiali, che controllano i movimenti delle forze ottomane, ritengono che il prossimo attacco sarà sferrato alla città di Tessalonica. Il principe Andronico, fratello di Giovanni e despota della città macedone, è malato e non riesce a far fronte al partito filo turco. Il porto è di vitale importanza perché riceve le merci per il suo mercato che è il più importante dell'impero, dopo quello di Costantinopoli. Venezia si preoccupa perché la caduta della città compromette la libera circolazione delle navi sulla rotta commerciale verso il Ponto Eusino.
Anche il principe Teodoro II, despota della Morea, si trova nella reggia delle Blacherne, insieme alla sua consorte. La sua richiesta di rinforzi è segno che teme un' eventuale invasione del suo dominio da parte delle truppe del sultano.
I mercanti dei quartiere turco della città sono preoccupati per la presenza in città di un principe della casa regnante ottomana che si è opposto al sultano. I fedeli della moschea entrano continuamente nel luogo sacro per pregare perché temono l'interruzione del loro commercio che serve per il sostentamento delle famiglie. Il loro funzionario responsabile, il Kadi, che impone una giurisdizione autonoma rispetto a quella del basileus, è stato richiamato dal governo di Adrianopoli per ulteriori istruzioni. L'amministrazione ottomana teme che il principe ribelle possa accordarsi con il coimperatore a danno dell'esercito del sultano. I capi delle famiglie turche, che svolgono un'attività di intermediazione nel commercio con le regioni bulgare e macedoni, hanno chiesto aiuto ai nostri mercanti per un mio intervento presso i governanti di questa città.
I rapporti tra i mercanti delle due comunità sono sempre improntati alla collaborazione e nei momenti difficili l'aiuto reciproco non è mai mancato.
La concorrenza sleale non serve perché ogni mercante è un anello importante della catena commerciale tra l'Oriente e l’Occidente. Le diffidenze e le rivalità, che nascono tra i mercanti nel mondo dei latini, portano le loro città alla rovina per le continue guerre tra le fazioni opposte. In questa città c'è posto per tutti e ognuno è indispensabile per il flusso delle merci. Le relazioni commerciali, tra le comunità delle varie colonie, creano anche legami sentimentali tra gli uomini e le donne, al di là delle singole culture di appartenenza. La sincerità nei rapporti, tra persone che mirano al loro bene reciproco, crea comunanza di intenti e consensi nella realizzazione del benessere delle famiglie".
"L'esercito di Murad II - dice il commensale Giovanni Aurispa, consigliere dei Paleologi e mercante di testi dell'antica Grecia - diventa sempre più forte e minaccioso. Il reggente Giovanni non ha altra scelta che rivolgersi all'aiuto del papa Martino V. La situazione sta precipitando e corre voce, nelle segrete stanze della reggia, che le condizioni di salute di Manuele II siano preoccupanti. Il reggente non gli comunica più i fatti importanti dell'Impero e non gli chiede più il suo parere.
Gli abitanti del città sono influenzati dagli aristocratici del Partito degli Antichi Aristocratici che si sono arricchiti con le rendite dei grossi possedimenti terrieri e delle proprietà edilizie, date in affitto ai negozianti e bottegai. I nobili del partito non concordano con la politica degli ultimi imperatori che cercano di unirsi al Papa, per ottenere dai Signori dell’Occidente gli aiuti necessari per frenare l'avanzata turca ottomana.
Si fa credere, ai fedeli delle chiese metropolitane e ai devoti di alcuni santuari gestiti dai monaci, che l'arrivo di nuove schiere di soldati latini condanna la città allo stesso saccheggio perpetrato dai soldati della IV crociata. Molti di loro simpatizzano per l'imperatore ottomano che nei territori conquistati sa ricompensare coloro che si sottomettono e pagano una parte delle loro rendite alla sua Amministrazione imperiale.
Il Partito dei Funzionari imperiali, costituiti dagli uomini eminenti nominati dall'imperatore per le cariche amministrative molto redditizie, sono in minoranza e soggetti alle decisioni dell'imperatore. Il basileus e il reggente si avvalgono di molti consiglieri per avere un dialogo con l'Occidente più rispondente alle realtà politiche del momento.
Io sono stato chiamato dalla Segreteria imperiale non come mercante di testi antichi ma come conoscitore della corte del papa e delle sue intenzioni di salvare i popoli che hanno la stessa cultura e credono nella salvezza spirituale della Santa Sapienza. Il venerabilissimo papa Martino V è molto preoccupato e teme l'espansione ottomana sui territori dei Latini. L'unico baluardo in grado di arginare la potenza dei nuovi conquistatori è costituito dalle mura di Costantinopoli. La città è sempre stata il faro della cultura scaturita dalla rivelazione del Figlio della Vergine Odigitra".
"Invito i miei ospiti - dice il bailo - ad una pausa di gioia per i dolci di mandorle e miele che Rodopios ha fatto portare in tavola. Lasciamo per un attimo le nostre preoccupazioni e gustiamo il vino versato nei nostri bicchieri. Il giorno festivo serve per elevare lo spirito e anche per corroborare il fisico con cibi sani e frutti maturati al sole delle nostre isole. Ci attendono giorni pieni di preoccupazioni ed è bene prepararsi con uno spirito sereno, sostenuto dall'amore dei nostri familiari e dall'amicizia di commensali disponibili ad offrire i loro pensieri e a manifestare le loro esperienze di vita".
"La giornata è bella - dice ser Ludovico - e una buona passeggiata in giardino può conciliare la conversazione, dopo aver gustato le deliziose vivande -e i prelibati vini di questa tavola. I pergolati, sono ancora pieni di foglie ed è piacevole camminare e sentire il loro stormire quando sono mosse dal vento del Bosforo”.
"Se il camerlengo della mia Amministrazione coloniale chiede di trascorrere qualche ora in giardino, per continuare a parlare con gli amici delle cose che interessano la nostra città, significa che ci sono notizie importanti che sollecitano la nostra curiosità. Per i nostri ospiti giovani e per le mie figlie, è il luogo ideale per discorrere sull'ultima moda che impazza a Venezia".
La nobildonna, consorte del padrone di casa, è entusiasta per i complimenti degli ospiti che hanno gustato le carni e i vini della sua dispensa. I dolci della casa sono stati elogiati per la loro squisitezza e alcuni commensali hanno chiesto di farli portare anche in giardino. Il personale di servizio asseconda l’uscita degli ospiti dal salone per la discesa nel luogo più colorito e profumato della casa, dove vengono coltivate le piante e i fiori più rari della regione.
Lo spazio, recintato e adiacente alla casa, accoglie le piante e i fiori più rari della regione, portati in dono dai mercanti, in segno di omaggio alla padrona della casa più importante della colonia dei veneziani. La coltivazione dei fiori esotici è la passione segreta della nobildonna che, oltre a dirigere le faccende domestiche, sa trovare dei piccoli spazi di tempo nella giornata per dedicarsi al suo passatempo. Le stanze della casa vengono adornate con i fiori e un profumo delizioso si spande per tutti gli ambienti ed è diverso a seconda della stagione. Le sue preoccupazioni più segrete sono per Maria ed Elisabetta, le figlie rispettivamente di 18 e 16 anni, nate a Venezia.
Le fanciulle, le più belle della colonia, riescono con la loro grazia e intelligenza ad allietare i loro genitori e a far dimenticare, in alcuni momenti della giornata, tutte le preoccupazioni del bailo. Le due giovani donne hanno vivo in loro il ricordo di quanto erano bambine e venivano portate ai mercati di San Marco e di Campo San Polo o per i negozi delle Mercerie. Il loro desiderio, confidato solo al madre, è quello di incontrare dei giovani che li possano riportare a vivere nella città in cui sono nate. Il loro genitore provvede a farle istruire, secondo le usanze delle famiglie più ricche, con gli istitutori e con gli uomini di cultura residenti in città.
L'arrivo in casa di due giovani mercanti veneziani, ospiti del padre per imparare le regole dell'arte della mercatura e le modalità da seguire nel commercio, desta in loro una particolare attenzione ed eccita la loro fantasia. Quando la famiglia si riunisce con la presenza di Marco e Francesco, la madre e le due figlie sanno essere molto gentili e mostrano ogni accortezza per loro. I due giovani ospiti si sentono spinti a ricambiare, con sorrisi e sguardi riconoscenti, l'ospitalità e la benevolenza delle donne. La famiglia si sente felice e la serenità appare sui volti del personale di servizio. Rodopios vigila e assicura il padrone che in casa tutto procede bene e può dedicarsi con tranquillità agli affari e alla sicurezza della colonia.
I governanti delle colonie, costituite da residenti e mercanti di altre città, chiedono continuamente al bailo la sua intercessione per ottenere dal governo imperiale le autorizzazioni per il movimento delle merci. La sua mediazione è sempre richiesta nel commercio con i Principi della casa regnante di Adrianopoli. II funzionario della Serenissima Repubblica è l'ago della bilancia nelle dispute politiche della città e nell'attività commerciale del porto del Corno d'Oro. Tutto quello che riguarda la città è di interesse vitale per la colonia dei Veneziani.
Il coimperatore Giovanni VIII si avvale di segretari e di consiglieri italiani che conoscono la lingua greca e amano la cultura classica. La loro attività è garantita da ser Benedetto che viene continuamente informato su tutto ciò che succede nella reggia delle Blacherne. Il bailo è anche informato su tutto quello che accade nel convento di Santa Maria Peribleptos, dove si è ritirato l’imperatore Manuele II da più di un anno ed ha indossato il saio col nome di Matteo. Il sacro luogo è presidiato giorno e notte dalle guardie imperiali. L’accesso richiede l’autorizzazione del primo ministro dell’Impero. La basilissa Elena Dragas ed i Principi della casa regnante possono aver acceso alle stanze del sacro monaco senza bisogno di lasciapassare. I medici che si recano a far visita al sacro monaco Matteo sono scortati da funzionari fidati del reggente Giovanni VIII che spesso si reca dal proprio genitore in compagnia del bailo. La compagnia del patrizio veneziano è espressamente richiesta dal monaco Matteo, perché lo considera come l'amico che può rappresentare al Serenissimo Doge di Venezia la necessità di aiutare l'Impero romano d'Oriente a sopravvivere di fronte all'insostenibile avanzata dei conquistatori ottomani. Negli ultimi giorni del mese di settembre, la salute dell'augusta persona è Peggiorata e le visite degli amici fidati diventano più rare. Il figlio dell'imperatore usa ogni accortezza e sensibilizza gli ospiti a non parlare di cose spiacevoli.
Le occasioni di incontro con l'imperatore e il reggente danno a ser Benedetto la possibilità di parlare della propria famiglia e di esprimere degli apprezzamenti sulle famiglie dei Principi della casa imperiale.
Si elogia la bellezza di Cleofe Malatesta, nipote del papa e sposa di Teodoro II, fratello del coimperatore. La cultura classica in possesso della donna desta la meraviglia dei filosofi. e dei dotti che frequentano la sua corte a Mistra nella Morea. Una nobildonna latina che sa mostrare una profonda fede religiosa, una vasta cultura classica, ed in possesso di una rara bellezza è oggetto di discussione e di ammirazione tra i principi e i nobili dell'Impero.
Suo zio, il papa Martino V, spera che il principe Teodoro II secondogenito del basileus, possa diventare un giorno imperatore e ripristinare l'unità di tutti coloro che credono nel diritto e nella cultura affermata dall'imperatore Costantino il Grande: Un solo impero per tutti coloro che si definiscono Romani. Il principe è nella reggia delle Blacherne, insieme alla sua sposa, per convincere il reggente a fornire aiuti al suo dominio, dopo le minacce di invasione della Morea, espresse dal sultano Murad II. La sua visita al genitore sofferente, nel pomeriggio del giorno festivo, insieme al reggente e all'amico di famiglia, il bailo della colonia veneziana, dà l'occasione al funzionario veneziano di cogliere negli occhi dei basileus un lampo di gioia e di soddisfazione quando vede la principessa Cleofe. La sua presenza lo rende felice e le manifesta tutta la sua riconoscenza per essere entrata nella famiglia dei Paleologi.
Il monaco Matteo non dimentica mai di chiedere al suo amico, ser Benedetto, di parlare della sua consorte e delle sue due figlie.
“Mio figlio Teodoro - dice l'imperatore al nobile patrizio veneziano - mi riferisce che ospiti giovani mercanti per imparare l'arte del commercio. Se Venezia invia le promesse del suo futuro in questa città, significa che anche il futuro dell'Impero è sicuro e fa affidamento alla lungimiranza del Serenissimo Governo di San Marco".
"II Serenissimo Doge Tommaso Mocenigo - risponde il bailo - ritiene che i mercanti di questa città siano i più importanti, perché sono al centro di tutte le rotte commerciali. Un giovane che riesce a capire il segreto dì questo unico grande emporio, sarà in grado di avvicinare qualsiasi mercante e di portare ricchezza alla sua città. Venezia investe sui giovani e li paga perché imparino le regole della mercatura, che è stata, ed è tuttora, la fonte della sua libertà e della sua potenza sui mari".
"Mi auguro che nella tua famiglia - dice il sacro monaco Matteo - gli ospiti possano trovare quella serenità e gioia di vivere che manca a tanti giovani di questa città, impauriti dai continui assalti alle mura. Molti di loro sono fuggiti con le loro famiglie e si sono messi sotto la protezione del Leone di San Marco.
La città di Trebisonda è pronta ad accogliere coloro che sono legati al commercio con l'Est. Ho già consigliato a mio figlio Giovanni di rivolgersi al papa per sollecitar il suo intervento presso i Signori dell'Occidente.
Il nostro impero è stato completamente circondato dall'esercito dei sultano che mira a impossessarsi della nostra città per instaurarvi il centro del suo dominio. Tutti noi potremmo diventare i servi di conquistatori discesi dalle steppe delle praterie mongole. La cultura dei nostri padri potrebbe essere cancellata per sempre, se non si pone un baluardo di forze, capaci di sconfiggere l'esercito ottomano. Mio figlio Teodoro sì sente minacciato nel suo dominio ed è venuto a chiedere consiglio. Io sono vecchio e ho incaricato il reggente di circondarsi di buoni consiglieri latini per salvaguardare la libertà della città che trae il suo sostentamento dalle industrie locali e dal commercio. Ho affidato la mia casa e la mia famiglia a Venezia che può garantire con le sue galee la libertà di circolazione sulle rotte commerciali”.
"La Serenissima Repubblica di San Marco è pronta a spendere tutti i suoi ducati d'oro - dice il bailo - per la libertà di questa città e a frenare con la sua intermediazione ogni velleità di ulteriore conquiste da parte del sultano. I nostri giovani vengono qui ad imparare la lingua e a conoscere la cultura ellenistica dai maestri e dai dotti dell'Impero dei Romani. I mercanti sono uniti e continuano a far arrivare e a inviare le merci in ogni regione, stipulando contratti che agevolano il flusso ed ottenendo salvacondotti per attraversare i territori, sottoposti ai rigidi controlli degli eserciti che li occupano durante le azioni di conquista".
"La mia fiducia - dice il basileus – è ben riposta in te, ser Benedetto e nel valore dei miei figli. La protezione della Vergine Ammirabile e di San Marco mi rendono sereno".
Dopo la visita al monastero, il coimperatore concede un'udienza privata al bailo per ripristinare il commercio verso la Tracia e la Macedonia. La porta Charisios, lungo le mura terrestri, che immette sulla via che porta ad Adrianopoli, capitale dell'Impero ottomano, è rimasta chiusa da più di tre mesi. La porta di Peghé che permette l'uscita per la città di Selimbria non viene aperta ai mercanti. La Porta aurea è presidiata da soldati che lasciano entrare solo i generi di prima necessità. Il commercio sulla via Ignazia, diretto verso Tessalonica, è sotto il controllo delle milizie del sultano che vuole impossessarsi della città.
Si decide di far ottenere dal Kadi, responsabile dei mercanti turchi che risiedono in città, i permessi straordinari e i salvacondotti necessari per far passare le merci veneziane dirette verso la Bulgaria e la Macedonia. La responsabilità è del governatore della colonia veneziana che deve agire in collaborazione con il Grande Logoteta dell’Impero e con il Prefetto della città.
Il ritorno di ser Benedetto alla propria abitazione è accolto con gioia e con tanta curiosità da parte degli ospiti che vogliono conoscere le novità della reggia. Il sole è nella sua fase discendente e le ombre si allungano nel giardino dove gli amici e i familiari trascorrono all’apertole ultime ore del pomeriggio festivo.
"Siamo impazienti di conoscere le ultime novità dei nostri Principi - afferma ser Ludovico - e le condizioni di salute dell’imperatore.
Ci siamo seduti vicino alla fontana posta al centro del giardino, sotto questo albero ancora pieno di fichi dolci che aspettano di essere colti e gustati".
“Il nostro imperatore, Manuele II, ha settantadue anni - afferma il bailo - e il suo fisico appare molto indebolito. Ho grande rispetto per quest'uomo che ha vissuto tutto il periodo torbido della seconda metà del secolo scorso. Spesso mi reco al convento di Santa Maria Peribleptos per chiedergli consiglio su molte questioni che riguardano il commercio con i territori che sono stati conquistati dagli Ottomani. Ogni incontro è un'occasione per raccontarmi la venerazione che nutre per sua nonna, la basilissa Anna di Savoia che aveva sposato suo nonno paterno, l'imperatore Andronico III”.
Ser Benedetto riporta le parole dell’imperatore: “Il mio impero sopravvive grazie all'intelligenza e all'intraprendenza di mia nonna che ha impedito agli usurpatori di impadronirsi del trono che appartiene alla casa dei Paleologi. Mio padre, Giovanni V, è rimasto orfano a nove anni e sua madre, la basilissa Anna, ha difeso i suoi diritti, assumendo la reggenza dell'impero ed impedendo a Giovanni Cantacuzeno, capo dell'esercito, di instaurare la sua discendenza nella reggia delle Blacherne".
"Nessuno usurpatore - sostiene l'Aurispa - può trasmettere la potestà imperiale alla propria discendenza se il suo imperio non è gradito alla Santa Sapienza che protegge Costantinopoli. La fede e la speranza di una donna dell'Occidente hanno vinto gli intrighi di coloro che tramavano nell’ombra per la bramosia delle ricchezze e degli onori. La sua fortezza è scaturita dalla fiducia nel suo Patriarca, convinto che la salvezza del popolo dei credenti è legata alla salvezza del suo dell'imperatore, legittimamente designato per il benessere della città. L'autorità del primo dei credenti è stata accolta da colei che era stata educata nell'Occidente.
Tutti avvertono la necessità che vi sia una sola corona imperiale, quella dei Paleologi, che possa salvaguardare la pace tra i popoli come al tempo dei grandi imperatori di questa città. Il papa ritiene che l'imperatore di Costantinopoli possa riunire tutti i credenti e possa fare da arbitro nelle controversie tra i vari popolì".
“Il sacro monaco Matteo - dice il bailo - mi ricorda che suo padre Giovanni V, mentre era di ritorno da un viaggio per reperire fondi per l'impero, a più di vent'anni dalla morte della basilissa Anna, fu imprigionato da alcuni aristocratici bulgari che lo tenevano prigioniero per la restituzione dei loro prestiti. Il principe Amedeo di Savoia partì dai suoi domini e con alcuni cavalieri liberò il genitore dalla prigionia. Questo sta a significare che l'Occidente è sempre pronto per la salvezza dell'imperatore che è l'unico garante del centro di tutto il commercio. Salvare il basileus significa salvare il commercio tra l' Occidente e L'Oriente".
"Se la città è tanto importante - sostiene Filelfo - anche i nuovi conquistatori ottomani dovrebbero salvaguardarla e non assediarla continuamente. Anche loro hanno assorbito la cultura classica dagli Arabi. Tra di loro ci sono Principi che vengono educati al rispetto delle tradizioni e delle leggi dell'Impero romano d'Oriente che salvaguardano tutte le culture e tutte le religioni".
"L'imperatore - afferma ser Benedetto - mi ha spesso comunicato che con gli Ottomani bisogna essere fermi nel contenere la loro potenza e bisogna anche saper rispettare le loro usanze nelle questioni familiari. La sua amicizia con i sultani Suleiman e Mehmet I ha aperto un'era di prosperità che è terminata con l'ingerenza del coimperatore nelle questioni della famiglia imperiale ottomana. Se oggi la nostra città è assediata è perché si dà ospitalità al principe Mustafà Furkuk che pretende di togliere il trono imperiale al fratello Murad II. Il nostro imperatore non approva la poca lungimiranza del figlio Giovanni VIII”.
“Come mai - afferma ser Ludovico - c'è questa divergenza di veduta? Perché il coimperatore non ascolta i consigli di chi conosce lo spirito di insofferenza dei sultani, quando sono ostacolati dai membri della stessa famiglia imperiale e dei loro sostenitori? Manuele II è stato chiamato anche "Padre" dal sultano Suleiman che riconosceva in lui il vero basileus, degno di ogni rispetto e considerazione. II consiglio di chi è stimato dalla casa imperiale ottomana dovrebbe essere tenuto in considerazione per evitare il blocco della città".
“Il coimperatore è giovane - interviene il bailo - ed ha bisogno di fare ancora tanta esperienza. L'imperatore sente il peso degli anni e lascia fare a chi è destinato a salvaguardare la sicurezza della città. Spesso mi ha chiesto di trovare dei buoni consiglieri per la Segreteria imperiale e gli ho sempre indicato persone di vasta cultura, in grado di trovare la soluzione ottimale ad ogni questione delicata. Soltanto un uomo come lui, di grande cultura, capace di esprimere i segreti dell’animo e di carpire con la ragione il senso delle cose, sente la necessità di chiamare a corte persone dotte e affidabili. Chi governa deve imparare ad assumersi le proprie responsabilità e a trovare il rimedio giusto quando le cose prendono una brutta piega. Gli amici servono proprio quando tutto sembra irrimediabilmente perduto, per avere da loro l'indicazione della strada giusta da percorrere con serenità per il bene della città".
"In questi mesi - interviene ser Marin - molti mercanti della nostra colonia hanno visto calare il flusso delle merci in entrata e in uscita per il contrasto in Asia Minore tra i fautori del sultano Murad II e il fratello che pretende di occupare il trono imperiale di Adrianopoli. Le carovane provenienti dalla Siria e dall'Armenia subiscono forti rallentamenti. Il prezzo della seta grezza subisce variazioni che si riflettono sul mercato della città e di conseguenza su quello di Rialto. Le città commerciali dei Levante, sotto il controllo dei Mamelucchi d'Egitto, hanno i magazzini pieni di mercanzia. Le galee sono insufficienti per trasportare i prodotti locali e quelli provenienti dall'Oriente. Tutto quello che prima era trasportato con gli animali da soma, richiede l'impiego delle navi che possono arrivare ai nostri porti. Le rotte commerciali sono controllate dalle galee armate dell'Occidente".
"L'unica soluzione possibile - risponde il bailo - è quella di far intervenire i nostri amici del quartiere turco. Il loro insediamento, vicino alla nostra colonia, è stato reso possibile grazie alla lungimiranza di Manuele II che ha disposto la nascita di un rione turco ottomano con una moschea, un mercato e tante botteghe. I nostri negozi sono molto frequentati dai loro mercanti e venditori. Si sono instaurati molti scambi di cortesia tra gli uomini dediti al commercio, perché l'amicizia e lo scambio di visite reciproche rinsaldano i rapporti commerciali e li rendono più spediti e sicuri.
La frequentazione di uomini che hanno gli stessi interessi, per il mantenimento delle famiglie, trovano facilmente consensi per le infrastrutture della città. Le diversità, nella cultura e nei costumi dei gruppi sociali, vengono superate proprio da questo atteggiamento consensuale in tutto ciò che riguarda il benessere comune. I Turchi, pur avendo una lingua diversa, hanno assorbito tutta la cultura araba. Le loro energie fresche e inarrestabili apportano ulteriori cambiamenti culturali in tutte le città dell'Anatolia e nei nuovi territori conquistati della Dalmazia. Nuovi palazzi e nuove città stanno sorgendo nei loro domini.
Il Serenissimo Governo di San Marco invia continui ambasciatori preso la corte ottomana di Adrianopoli per ottenere dai sultani le autorizzazioni necessarie al movimento delle merci per le vie terrestri e il contenimento della pirateria che infesta le rotto dell'Egeo. La corte della reggia delle Blacherne è anche frequentata dai principi turchi che vengono invitati in ogni ricevimento o udienza pubblica dell'imperatore. Anch'io vengo invitato da alcuni ricchi mercanti che costruiscono sontuosi palazzi, vicino alla reggia e grandi case nel loro quartiere. Spesso mi chiedono pareri commerciali e anche consiglio per alcuni rapporti sentimentali molto seri che stanno nascendo tra gli uomini e le donne delle due comunità. Le cose che riguardano la natura umana vanno al di là delle culture e dei costumi".
"Sono d'accordo con te - interviene Giovanni Aurispa - ­per tutto ciò che riguarda la cultura dei nuovi conquistatori ottomani. I dotti arabi hanno trasmesso a loro tutto il sapere e moltissimi testi di cultura classica li acquisto dai mercanti turchi a buon mercato e con prezzi veramente di favore. Tutto quello che non interessa i nuovi padroni viene acquistato e portato in questa città dove ci sono molti latini che cercano testi in lingua greca che portano anche la traduzione in arabo.
Nelle città dell'Occidente ci sono molti Signori, amanti della cultura classica, che pagano con oro sonante i papiri e le pergamene che portano le opere degli antichi scrittori greci. Tanti maestri greci, che fuggono dai territori conquistati, trovano ospitalità nello loro corti ed insegnano il greco degli antichi. Anch'io ho appreso da loro i primi elementi della scrittura greca e sto perfezionando la loro lingua parlata. Le opere degli antichi scrittori di Atene vengono conosciute grazie all'insegnamento dei maestri che hanno aperto le loro scuole in questa città. Per capire la cultura e apprendere le arti che sono fiorite e continuano a fiorire nell'Impero romano d'Oriente, bisogna conoscere la sapienza degli antichi su cui si è innestata la sapienza di tutti i dotti che si sono avvicendati nei secoli.
Ogni cultura si innesta sulla precedente e da essa trae la linfa e l'ispirazione per una sapienza sempre più compiuta e perfezionata.
Soltanto le cose rivelate costituiscono nuovo seme da cui germoglia una cultura viva che si radica nello spirito di chi la sa accogliere con la speranza di migliorare la condizione umana. Si tratta di cose che riguardano la buona vita in comune e trovano largo consenso tra gli uomini di diversa provenienza che vogliono vivere nella città della Santa Sapienza”.

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