sabato 1 maggio 2010

VENEZIANI A COSTANTINOPOLI

Capitolo terzo
L'allegria delle taverne
La città del basileus non è diversa dalle altre, per quanto attiene al divertimento notturno dei suoi abitanti. Le antiche usanze si sono tramandate e il comportamento, di chi trascorre il tempo nei locali pubblici per stare in compagnia, è sempre conforme alle esigenze delle passioni e degli istinti degli uomini.
Nel distretto di Perama, vicino alle mura marittime e al mercato del pesce, tra il quartiere veneziano e le case abitate da mercanti e bottegai del vicino rione, ci sono molti locali, illuminati anche di notte, per lo svago e il divertimento. La struttura di queste costruzioni, in muratura e in legno, adibite a taverne e ad alberghi, è simile a quella dell’antica Roma. Si tratta di ambienti adattati per il ristoro e per l’alloggio degli uomini di mare.
Di giorno, i mercatini, vicino al porto di Perama, sono frequentati da uomini e donne di altri distretti, per l’abbondanza delle merci provenienti dalle regioni dell’Asia Minore e soprattutto dalle regioni della Macedonia e della Tracia.
Il territorio a Nord della città appartiene da molti anni al grande impero turco di Adrianopoli, i cui regnanti, forti e intelligenti, hanno tolto al basileus il dominio sulle regioni che una volta appartenevano all’Impero romano d’Oriente.
L’imperatore ora trae le sue ricchezze dalle industrie locali, monopolizzate dalla sua corte, dalle imposte sui commerci e sulle transazioni economiche. Il mercato di Costantinopoli è l’unico emporio dove si incrociano tutte le rotte marittime e tutte le carovane, provenienti dai più lontani regni e imperi della Terra. Il luogo, dove tutte le ricchezze vengono portate e mostrate, è anche il centro del divertimento, in cui ogni uomo sogna di raggiungere l’apice della felicità. Ogni manifestazione o vendita in luogo pubblico è soggetta alle esose imposte imperiali, a cui non sfuggono i locali del ristoro e del soggiorno in cui si tengono spesso danze e intrattenimenti per mercanti di passaggio, marinai, viandanti e popolani.
Il buio della notte è attenuato lungo le strade strette, su cui si affacciano le taverne, dalle fiaccole poste all’esterno degli ingressi e dalla luce che trafila dalle inferriate delle strette finestre ai lati delle porte. Ogni locale ha la sua insegna che pende dalle catene saldate al ferro, infisso nel muro al lato della porta di ingresso. La fama di ognuno è conosciuta anche al di fuori della città e chi arriva pronuncia il nome del suo locale, dove poter sedersi e bere un boccale di vino. Il più famoso, frequentato anche dai veneziani, è il Gallo d’oro, gestito dalla famiglia di un uomo originario della Morea.
I due giovani mercanti, Marco e Francesco, accompagnati da Rodopios, un servo colto e fidato proveniente dalla Tracia, escono dalla casa del loro ospite per conoscere gli abitanti della città, quando le botteghe commerciali sono chiuse. Il loro desiderio è di vedere quei locali la cui fama è giunta anche alle loro orecchie e il cui nome è sussurrato da giovani ancora inesperti degli aspetti reconditi dell’allegria notturna.
“Questa sera – dice Rodopios – vi faccio vedere cose che a Venezia sono proibite dalle leggi del Senato. Qui la tolleranza del governo imperiale, la mescolanza di tante culture, la lungimiranza della legislazione che deve mantenere il giusto equilibrio, l’esperienza millenaria nei giudizi sulle cose umane, possono permettere alcune manifestazioni pubbliche. Tutto ciò che è consentito nelle taverne nasce dai desideri reconditi degli uomini che spesso si lasciano trasportare dalle chimere dei loro sogni”.
“Ci vuoi fare la morale – interrompe Marco – ma noi siamo grandi e possiamo divertirci come vogliamo. Ciò che importa è tornare a casa interi e senza lividi o ferite. Con te al nostro fianco ci sentiamo sicuri e protetti”.
“Non basta la forza fisica - risponde l’accompagnatore - per proteggersi, ma occorre stare attenti alle sottigliezze e alle furberie, insite nei discorsi di chi vuole approfittare della sua esperienza a danno dei giovani. Nei locali notturni non ci sono soltanto coloro che vogliono divertirsi, ma ci sono anche coloro che vogliono acquisire ricchezza con il gioco o con promesse di guadagno illecito”.
“Queste cose – dice Francesco – le sappiamo. A noi giovani piace vedere e provare quello che normalmente è vietato dalle nostre parti. Qui ci sentiamo liberi. È l’aria di questa città che entra nei polmoni e ci fa sentire tanto leggeri da portarci dove tutto è bello e tutto è possibile senza freni. È la brezza del Bosforo che ci inebria e ci spinge a cercare nuove emozioni sempre più appaganti. La bellezza di essere giovani sta proprio in questo anelito dell’incognito, nella bramosia di ciò che può appagare i nostri desideri più nascosti”.
“I locali notturni – interrompe Rodopios – non hanno nulla a che vedere con le cose della mente o dello spirito, ma piuttosto interessano tutto ciò che scuote la fantasia sotto la spinta delle passioni. Molti giovani perdono la testa e non ragionano secondo l’intelletto, ma si lasciano trasportare dal fremito dei sensi e dal battito accelerato del cuore. L’appagamento dei sensi e del cuore è quello che molti cercano nelle serate fresche di questa città, dove tutto sembra bello e appagante e tutti si sentono giovani”.
“Sento una musica ritmica di tamburelli – dice Marco - e un suono di flauti nelle vicinanze. Un fremito pervade il mio corpo e mi spinge ad accompagnare con il movimento delle membra quel suono”.
“Questa città – dice il trace – è il luogo in cui si incrociano tutti suoni portati dal venti e danno luogo a una composizione che sconvolge i sensi e li spinge a oscillare in un vortice incessante che trascina tutto l’essere umano”.
La strada, percorsa dai due giovani, si anima di uomini e donne che si recano nelle taverne per passare la serata e l’accompagnatore dice: “Ecco, siamo arrivati, questa è la taverna del Gallo d’oro. Entro prima io e voi potete seguirmi”.
“Ben arrivato, Rodopios – saluta un uomo alto dai capelli lunghi e dalla barba curata su un viso con grandi occhi chiari – è da tanto tempo che non frequenti questo locale. Vedo che sei in compagnia di giovani nobili che vogliono trascorrere un po’ di tempo in compagnia di chi vuole passare una serata senza preoccupazioni”.
“Cerco un tavolo, Alexandropulo, che sia lontano dai giocatori di dadi , cioè un posticino tranquillo da cui poter vedere bene le tue danzatrici”.
“Ti consiglio – risponde il taverniere – uno dei tavoli sul lato destro vicino ala porta che dà sul giardino interno. È la zona che viene occupata dai mercanti turchi che non giocano ai dadi e non bevono vino, come i Latini e i Greci, ma amano assistere alle danze libanesi delle nostre fanciulle e sentire la melodia dei musicanti di Damasco. I buoni affari si fanno con la mente lucida e la dolce melodia che concilia la conversazione e porta a buon esito le transazioni commerciali. L’arrosto di questa sera è squisito ed è proprio indicato per i giovani mercanti che vogliono gustare le carni dei teneri capretti o quelle dei vitelli delle regioni del Nord”.
La taverna è piena di marinai della Capitana e gli sguardi di Marco e Francesco si incrociano con quelli di tanti amici. I due giovani si sentono più sicuri e ben disposti a qualche buon affare. La loro attenzione è subito rivolta al centro della sala, dove, sopra una pedana rialzata, al suono del liuto e della cetra egiziana, si esibisce Nysia che ha un corpo snello e si muove in modo dolce, sotto la trasparenza di veli colorati.
“È meraviglioso - esclama Marco - vedere come una donna si possa muovere al suono di uno strumento musicale e nel contempo sentire bollire il sangue nelle vene a chi la guarda. Sembra che guardi proprio dalla mia parte e i suoi occhi incrociano i miei, mentre il cuore mi batte tanto da sentire i1 suo rimbombo dentro il petto. Non riesco a controllare il pensiero e mi sento in balia di sentimenti che mi portano a trascendere il mio naturale stato in una sorta di vibrazione amorosa verso la bellezza femminile. Tutto il mio essere è soggiogato dal fascino di un'armonia sensuale che si satura nell'attrazione da parte della ballerina. Mi sento attratto da una donna che conosco solo attraverso il suo sguardo che mi penetra e legge in fondo al mio cuore. II desiderio di corrispondere a questo richiamo si fa sempre più pressante e mi spinge a ricambiare con un sorriso a uno stimolo così accattivante. Non mi è mai capitato di essere coinvolto nel vortice di una danza di una donna che vibra al suono di strumenti in mano a musicanti che si sentono coinvolti e accelerano il loro ritmo, attratti dalle nudità femminili. Si tratta di una donna che manifesta il suo stato interiore attraverso la manifestazione di figure di danza che mostrano il movimento armonioso delle sue gambe e il vibrare del suo ventre al ritmo dei suoni emessi dalle corde del liuto. Il suo capo e il suo palpitante petto mi invogliano a guardarla dall'esile vita fin giù per il ventre e le gambe che fremono al ritmo di una danza che mi coinvolge e mi eccita".
"Ti ho avvertito - interviene il trace - e ti rendi conto che, di fronte alle movenze cadenzate di una donna avvolta da veli, la ragione si scioglie al prorompere della passione che esprime la risposta del tuo organismo al richiamo irresistibile della natura. Devi cercare di capire che la danzatrice non è tua ma si muove per il diletto di tutti i presenti. Non ti conviene desiderare una donna che appartiene all'uomo che non conosci. Questo luogo gioca brutti scherzi se non si riesce a dominare l'impeto della passione. Guarda ma non toccare ciò di cui non hai la padronanza o la corrispondenza dell'assenso. I fiori del giardino, vicino al tuo, li puoi ammirare, sentirne il profumo, ma non puoi coglierli senza prima aver chiesto il permesso a chi ha la chiave della porta di ingresso. Non sono fiori di pascoli aperti".
"Ma qui - interrompe Francesco - non siamo al mercato, ma in una locanda per liberare i nostri sensi e sentirci liberi. Le tue parole ci impediscono di assaporare le delizie di questo luogo aperto a tutti e a tutto ciò che prorompe dalle nostre voglie represse".
Un applauso fragoroso interrompe lo sfogo dei giovani mercanti. L'esibizione della danzatrice si smorza ad un cenno dei liutisti arabi. Un sussurro di molteplici voci invade la locanda e ogni tavolo diventa un mondo a sé, animato da uomini e donne che intendono divertirsi.L'oste ha alle sue dipendenze alcune donne, giovani e prosperose, che invogliano a gustare cibi e bere il vino, travasato nelle assolate isole dell'Egeo.
"Xanthina - chiama un uomo di lingua greca, intento a giocare a dadi con i suoi amici - i nostri boccali sono vuoti e vogliono essere riempiti di vino. Mi raccomando di spillarlo dalle botti cipriote".
Il suo tavolo è circondato da quattro uomini e tre donne, vestite di seta pregiata e ornate di gioielli che esaltano la loro bellezza e indicano un desiderio di piacere ai loro uomini. Il tavolo è cosparso di monete d'oro, gli iperperi con l'effigie dell'imperatore, su cui vengono lanciati tre dadi di avorio.
"Ho vinto - esclama Nicapolo - e pago da bere a tutti. La fortuna questa volta è dalla mia parte e voglio giocare fino a riempire la mia borsa di oro sonante. Alexandropulo, quando arriva il vino? Non vedi che i bicchieri sono vuoti? Dove è andata Xanthina? Voglio giocare con il bicchiere pieno, i dadi non danno i numeri giusti se la gola non è bagnata. Perché non si sente più il suono dei flauti? Facci vedere la danzatrice dell'Est che porta i capelli neri". Vieni dalla mia parte, Vania, porta lo sgabello più vicino e fammi sentire il profumo del tuo alito sul collo. Ormai il tuo amico Apoballo non vince più perché è stato abbandonato dal dado vincente. Se vinco di nuovo, ornerò le tue dita con la perla più bella che si vende nelle gioiellerie della Mesè. Questa sera voglio sentirmi stretto tra le tue braccia".
“Corri troppo Nicapolo - dice Vania - ti conviene non aver fretta. La fortuna spesso illude coloro che ne sono sfiorati perché li abbandona non appena il vento della sorte cambia direzione. Ti sono vicina, ma tu cerchi sempre qualcosa di diverso che ti possa appagare. Non ti rendi conto che sono io la fortuna che ti guarda senza benda. Il mio soffio non serve a far cambiare i numeri dei dadi, ma a sostenere il tuo alito, per addolcirlo e fargli sentire l'ebbrezza dei sensi. La fortuna per un uomo è di trovare la donna che gli alita il soffio vitale dell'amore. Passa i dadi ai nostri amici che sono in attesa di momenti migliori. Questo è il nostro momento e non lasciamo che ci sfugga".
"Hai detto bene - afferma l'amica Makia - e sono pronta a lanciare anch'io i dadi, quando Plesioco, seduto qui accanto, mi da la possibilità di tentare la buona sorte. Da tanto tempo cerco di vincere ma mi tocca sempre lanciare i dadi. Attendo ogni giorno il colpo di fortuna. Noi donne siamo pronte a rilanciare quando i compagni di gioco si sentono sfiduciati e abbandonano il tavolo. La notte è propizia al gioco d’azzardo e a nuove strategie che favoriscono il buon esito dei desideri. Plesioco, datti da fare. Non vedi che il tavolo è colmo di iperperi che luccicano alla luce delle lampade? Aspetti anche tu di tracannare il succo della vite per avere le idee chiare? Attendo la tua mossa. Non sbagliare questa volta".
Dal centro della locanda, alcuni suonatori, con un ritmo veloce di tamburelli e con suoni acuti di flauti campestri, interrompono la conversazione dei giocatori d’azzardo. La loro attenzione è richiamata dalla cadenza di due fanciulle, succintamente vestite. Una danza frenetica di donne, che si mostrano per piacere e suscitare passioni sensuali, anima e sconvolge la locanda. Tutti si sentono coinvolti a partecipare ai movimenti delle danzatrici. Uomini e donne tralasciano momentaneamente le loro conversazioni e si lasciano trasportare dalla furia delle due donne invasate.
Il vino Malvasia sparisce nelle gole assetate delle donne che si lasciano coinvolgere e salgono sui tavoli per imitare le danzatrici. Gli uomini incitano le loro donne col battito delle mani e reclamano il loro vino di Cipro e di Samotracia al locandiere. Le inservienti riempiono i boccali e i bicchieri che continuamente si svuotano. La pedana dei suonatori è circondata dai marinai che vogliono partecipare alla frenesia della danza con grida e battito cadenzato di mani.
II padrone del locale si rende conto che il coinvolgimento dei suoi clienti nella danza non gli permette di controllare il locale. Il suo cenno di intesa è subito recepito dai suonatori che rendono meno veloce il ritmo della danza e permettono alle danzatrici dì concludere la loro esibizione. Applausi a scroscio da ogni angolo della sala accompagnano l'uscita delle danzatrici. Gli uomini e le donne, coinvolti dalla danza, sono affranti dalla stanchezza e più allegri per le libagioni. I loro corpi cadono pesantemente sugli sgabelli. Gli sguardi si incrociano e i loro comportamenti diventano più audaci.Alcuni avventori della locanda, vicino al tavolo di Marco e Francesco, pur avendo incitato le due danzatrici, sembrano intenti a conversare in modo pacato e a bere con moderazione. Il loro interesse non è il gioco d’azzardo in compagnia di donne, ma piuttosto portare in porto un buon affare. Nel rione veneziano li chiamano sanseri e sono molto importanti perché fanno da mediatori in ogni transazione commerciale. La loro attività redditizia è molto importante nella città. I libri contabili dei mercanti veneziani sono pieni di nomi greci, cioè di sensali che ricevono la loro percentuale nelle compravendite. Si tratta di uomini d'affari, esperti delle intermediazioni tra le popolazioni dell'Anatolia e della Dalmazia.
La conquista delle terre da parte di guerrieri forti e intelligenti, guidati da principi turchi, ha ridotto l'attività degli uomini d'affari di lingua greca che devono inserirsi tra i nuovi padroni del territorio e i ricchi mercanti latini. Un grande risentimento e un odio profondo domina nell'animo dei sudditi del basileus nei confronti dei nuovi dominatori delle popolazioni e delle rotte marittime. Aristocratici e ricchi uomini di Costantinopoli sono stati privati delle loro ricchezze e dei loro possedimenti. La loro speranza è quella di avere un impiego nell'amministrazione imperiale oppure quella di percepire delle percentuali nelle trattative negoziali tra le controparti. I privilegi concessi ai mercanti latini e le perdite di rendite fondiarie hanno ridotto gli uomini d'affari di un grande impero millenario, governato dall'imperatore dei Romani, a dipendere dai ricchi mercanti dell'Occidente e dai nuovi principi turchi che hanno costituito un grande impero con capitale Adrianopoli, ricca e fiorente città della Tracia. La città di Manuele II è piena di mercanti arabi e turchi che sono diventati, con i mercanti veneziani e genovesi, i nuovi ricchi della città che riempiono le casse dello stato.
"Nicolas, hai visto chi c'è al tavolo vicino – dice sottovoce uno dei due sanseri - insieme a quei due giovani mercanti? Il maggiordomo del bailo veneziano, un trace che mi ha aiutato molte volte nelle compravendite di bestiame, proveniente dai territori dei Bulgari e nel commercio dei panni di lana che provengono dall'Occidente".
"Anch'io, Demetrio, sono amico di Rodopios - risponde Nicolas - e credo che la benevolenza del trace è dovuta all'ammaestramento del suo padrone che è un nobile e ricco mercante, rispettato e amato per la sua attività di governo nella colonia e per la sua devozione alla casa imperiale. II Leone di San Marco ruggisce ma sa anche proteggere chi è affezionato alla colonia. Molti nostri compatrioti si sono stabiliti a Venezia dove i mercanti di lingua greca sono molto stimati per la loro intelligenza e per la loro consulenza nel commercio. La città della laguna è diventata la seconda patria di coloro che hanno perso i possedimenti con le ultime vittorie ottomane ed hanno preferito l'esilio. Molti aristocratici hanno accettato il dominio dei nuovi conquistatori, pur di avere il beneficio della nuova sudditanza.
Anche a Costantinopoli serpeggia il malumore e molti di loro preferiscono stare nel Partito degli Antichi Aristocratici che si oppone alla politica del basileus. Il nostro coimperatore cerca di stringere alleanze con i principi della casa regnante ottomana ma le sue scelte e le sue ingerenze producono esiti dannosi alla nostra città. Si dice che suo padre Manuele II gli consiglia di percorrere la via dell'Occidente.
L'unica speranza è Venezia che ha bisogno di essere sostenuta dai re latini che si muovono soltanto se spinti dal Vescovo di Roma. Il Patriarca di Roma ha già cercato di far stringere legami di sangue, favorendo il matrimonio dei figli maggiori dell'imperatore con fanciulle appartenenti a nobili casate italiane. Il doge è molto amico del nostro basileus. Il Senato della Serenissima investe molti ducati per la difesa dei porti dell’Impero e per la salvaguardia delle rotte commerciali. La potenza della sua flotta è temuta dal sultano ottomano che preferisce mantenere la pace con Venezia, per la libera circolazione delle materie prime necessarie al suo esercito".
"Ti vedo in buona compagnia - dice Demetrio, attirando l'attenzione di Rodopios con un gesto della mano - e sono lieto di incontrarti proprio dove si può bere un buon bicchiere di vino in compagnia di amici. Tutti sanno che da pochi giorni è arrivata in porto una galea veneziana piena di mercanzia pregiata che è stata già depositata nei magazzini della colonia. Molti marinai e remieri, presenti qui nella locanda, cercano di fare buoni affari con i loro oggetti preziosi. La nostra mediazione è sempre disponibile per i mercanti che vogliono fare un giusta contrattazione".
"Vi presento Marco e Francesco, due nobili mercanti - dice il trace - ospiti della famiglia di ser Benedetto Emo".I due mediatori commerciali elogiano l'operato del bailo e si fanno apprezzare dai giovani mercanti che si sentono a loro agio perché odono i nuovi amici parlare in latino e pronunziare molte parole della loro patria lontana.
"Siamo qui per divertici - dice Marco - e per vedere come danzano le donne quando sentono le melodie dell'Oriente. La musica qui ha un ritmo sensuale ed entra nel sangue. Nulla è più eccitante di quello che viene negato ai giovani che vogliono conoscere le meraviglie della natura. Il bello della vita sta nel conoscere ciò che è degno di essere vissuto e per giocare le carte giuste".
"Non esagerare - dice Francesco - il divertimento serve solo per distrarsi in alcuni momenti, senza ricevere alcun danno da ciò che appare bello e poi nasconde la brutta sorpresa".
"Non abbiate paura - replica l'accompagnatore trace - qui siamo al sicuro. L'occhio vigile del locandiere fa si che tutto avvenga senza alcun danno per nessuno, anzi che tutti escano dal locale felici e contenti di aver trascorso una bella serata con amici. Le norme di sicurezza sono rispettate nei locali pubblici. La città pullula di soldati e di guardie perché è ancora sotto assedio".
Demetrio confessa a Rodopios le sue preoccupazioni per la situazione politica della città che non consente, a coloro che esercitano la senseria, di percepire i compensi necessari a mantenere decorosamente le proprie famiglie: "Gli affari vanno male con queste continue guerre. Le porte delle mura terrestri sono sempre chiuse e tutto deve essere importato con le navi. L'esercito assediante impedisce il normale afflusso delle merci e i mercanti devono pagare grosse somme per circolare lungo le strade del Nord e per raggiungere il mercato di Tessalonica".
"Dobbiamo essere grati - risponde il trace - alla politica accorta del bailo che ha molti amici tra i mercanti ottomani che hanno costituito un ricca colonia in città, permessa dal basileus Manuele II su richiesta del governo ottomano di Adrianopoli. I principi turchi hanno bisogno delle merci dell'Occidente che vengono trasportate con le navi. Il legname, i metalli per le armi e le corazze, i tessuti di lana sono necessari per il loro esercito. L'Occidente alimenta e sostiene l'armata invincibile del grande sultano. La sua potenza è inarrestabile e a stento le poderose mura di questa città hanno resistito all'attacco sferrato nel mese scorso. Le tecniche di guerra, con i nuovi strumenti di fuoco inventati dai popoli latini, stanno subendo un incremento tale da rendere il futuro incerto. Le nostre mura terrestri fino ad oggi non sono state mai abbattute ma solo scalfite dai colpi delle balaustre e degli arieti. I soldati mercenari vogliono sempre più soldi e i giovani greci sono distratti da dispute intellettuali che non riguardano la difesa delle mura. L'unico difensore è l'imperatore sostenuto con l'oro di Venezia e di Genova.
"Hai ragione - dice Demetrio - e il momento è veramente critico perché tutti i principi della famiglia imperiale sono stati chiamati alle Blacherne per decidere sul futuro della dinastia paleologa che non può più sostenere l'audacia e la potenza dei condottieri ottomani".
"Rodopios hai dimenticato - esclama Marco - che siamo venuti qui per vedere le belle donne e per gustare il vino dolce della Morea. Il discorso continua a cadere sulle cose serie e non riusciamo a gustare ciò che ci offre il locandiere. Sarebbe opportuno richiamare l'attenzione del padrone del locale che non ci ha ancora inviato le sue inservienti con il vino dell'Egeo e ha smesso di farci vedere le sue danzatrici che si mostrano al suono dei flauti e dei tamburelli. A noi giovani non interessano le cose che deprimono l'animo ma soltanto ciò che ci fa evadere dalle preoccupazioni giornaliere".
Il locandiere ad un segno del trace accorre sorridente ed esclama: "Sono a vostra completa disposizione. La mia attenzione è stata distolta da un confronto tra i tavoli dei remieri della galea veneziana approdata questi giorni. Gli uomini di mare sono attratti dalle donne del locale che non riescono a riempire tutti i boccali di vino che vengono continuamente svuotati. II vino offerto dalla mia cantina mette allegria e fa dimenticar le fatiche del mare. Tutti fanno a gara per svuotare i bicchieri. Chi perde al gioco dei dadi cerca di bere sempre di più per far scivolare meglio i cubetti di avorio sui tavoli pieni di ducati e di iperperi. L'oro delle monete abbaglia con i suoi riflessi la vista dei marinai e il vino aiuta a sopportare il rapido movimento dei riflessi che si rinnova ad ogni giro dei dadi. So che ai giovani mercanti non interessa vedere ciò che ruota sui tavoli ma il movimento delle gambe delle belle donne che si muovono sulla pedana al suono dei liuti arabi e dei flauti greci".
La taverna è piena di clienti che si divertono ed ognuno trova quello che cerca per i suoi desideri. È il luogo dove regna il divertimento e l'allegria sfrenata. La guerra e le preoccupazioni sono fuori, qui dentro si gioca e si spera nella fortuna. L'isola dove vengono dimenticati tutti i mali della città è la taverna con le sue regole e le sue aspettative, dove trova rifugio chi è solo e non ha una famiglia con i figli da accudire.
Il governo imperiale permette che questo tipo di locale sia aperto anche di notte, per controllare con i suoi agenti coloro che si nascondono di giorno e tramano nel buio contro l'ordine e la sicurezza della città. Il padrone è sicuro di percepire la sua giusta percentuale, prevista dalle regole del Libro del Prefetto, su tutto quello che guadagna. Le casse dello stato racimolano con imposte e balzelli una buona parte delle monete d'argento e d'oro che gli avventori lasciano per il cibo, il vino, il divertimento e l'alloggio. Anche il piano superiore del locale è attrezzato per ospitare, dietro adeguato pagamento controllato dai gabellieri, chi non ha una casa o è costretto a trovare un letto per passare la notte.
La ronda notturna è ricevuta e accolta dal taverniere con abbondante libagione durante gli intervalli di riposo. I soldati del pattugliamento cambiano secondo dei turni stabiliti dall'ufficiale preposto alla sicurezza notturna delle strade.
Le danzatrici si alternano per la gioia degli occhi e il suono dei tamburelli scatena gli uomini e le donne nell'allegria generale. L'odore delle carni arrostite sulle braci sollecita i buongustai che mandano giù i pezzi di carne , serviti su vassoi, con lunghe sorsate di vino. II battito delle mani asseconda il ritmo dei suonatori, intenti a far vibrare le danzatrici. I tavoli, sistemati agli angoli della sala vicino alla porta d'ingresso, sono poco illuminati ed occupati da uomini che controllano l'entrata e l'uscita dei clienti. Nulla sfugge a chi è preposto al controllo. I comandanti delle ronde scambiano sempre qualche parola con i sorveglianti dell'ingresso per ricevere le informazioni necessarie a mantenere l'ordine e la sicurezza.
Alcuni clienti preferiscono sedersi nel giardino adiacente alla sala, sotto un pergola di edera, dove si sta più freschi e non si è disturbati dal frastuono di chi si diverte parlando ad alta voce ed accompagnando la musica con il battito delle mani. La luce fioca delle lucerne, appese ai pali che sostengono le piante rampicanti, concilia l'approccio di chi desidera risolvere i propri affari con calma, senza destare l'attenzione di occhi e di orecchi indiscreti.
Nicolas, visto che l'attenzione dei due giovani mercanti è rivolta alle danzatrici del momento, avvicina il suo sgabello a quello di Rodopios e gli sussurra: "Io e il mio amico Demetrio siamo interessati ad acquistare, per conto del mercante Hemporios, i panni di lana scaricati dalla Capitana per ser Domenico. Il nostro committente risiede ad Adrianopoli ed occorre un'autorizzazione per uscire dalle mura terrestri ed attraversare il territorio che appartiene all'Impero ottomano. La città è sotto assedio ed è difficile ottenere un permesso dal governo del basileus che non consente di uscire dalla porta che dà adito al territorio assediato. Le merci che escono dalla città sono sotto il controllo del primo ministro. Soltanto il tuo padrone, ser Benedetto, può aiutarci ad ottenere dall'amministrazione il lasciapassare".
"Non basta l'autorizzazione dei nostri governanti - risponde il trace - occorre anche il permesso dell'amministrazione ottomana".
"Il capo della colonia turca, presente in città, è molto favorevole - dice il greco - a concedere un salvacondotto per il commercio dei panni di lana quando si avvicina l'inverno. Il freddo è sentito soprattutto dagli uomini che non dispongono di case e sono costretti a passare le notti all'addiaccio".
"Domani mattina riferirò al mio padrone. Sarebbe opportuno avvertire ser Domenico, interessato alla vendita, per una sua visita alla casa del bailo. Tra veneziani ci si intende subito quando si tratta di commercio. Occorre però la massima discrezione sulle merci dirette alle popolazioni governate da principi che si mostrano ostili al nostro coimperatore".
"Per un mediatore la discrezione è d'obbligo in ogni contrattazione. Mi rivolgo a te Rodopios perché so che il mio committente è tuo lontano parente della Tracia. É stato proprio lui a indicarmi il tuo nome per ottenere l'intervento del capo della colonia veneziana. Il momento non è favorevole per il commercio con i territori che appartengono a uno stato che ha dispiegato le sue forze militari contro la nostra città.
"In questo momento Venezia è in pace con i principi della casa imperiale ottomana di Adrianopoli. L'intervento del mio signore è volto a mediare tra le parti che si fronteggiano e a trovare una via di conciliazione. I mercanti veneziani della colonia desiderano solo scambiare le merci e il commercio è sempre segno di pace che elimina le incomprensioni e i pregiudizi. Quando due persone offrono ciò che posseggono, significa che intendono essere amici. L'amicizia inizia sempre quando c'è un darsi in cui le controparti sanno di guadagnare o di ottenere ciò che necessita al proprio benessere. Si tratta di scambiare i prodotti e la cultura del proprio territorio. I popoli che mantengono relazioni commerciali sanno vivere in pace e le ostilità nascono dalle chiusure delle frontiere. La mancanza di intesa con chi c'è vicino porta alla povertà che nasce dalla mancanza di saper scambiare quello che la natura offre gratuitamente. Le popolazioni desiderano vivere in pace ed acquisire con il commercio ciò che necessita alla loro vita. I mercanti portano cultura e benessere. Gli uomini che abitano regioni lontane dalle vie di transito non progrediscono nelle loro culture e i loro territori diventano preda dell'incuria e dell'abbandono. Le città nascono nei luoghi in cui si può acquisire quel che risulta indispensabile alla vita buona, cioè dove si può trovare quanto necessita all'uomo per elevare il suo spirito. Questa nostra città è diventata grande perché gli uomini, provenienti da tutte le parti del mondo, hanno saputo scambiarsi le proprie cose, le proprie esperienze e la propria cultura, dando luogo a una civiltà millenaria. Costantinopoli è l'incrocio di tutte le esperienze e di tutte le culture. Qui i suoi abitanti, hanno saputo erigere il tempio della Santa Sapienza con le colonne provenienti da tutte le parti della terra, cioè da tutte le culture. Ogni popolo si sente rappresentato perché sorregge la grande cupola".
"Ammiro il tuo amore per Costantinopoli - afferma Demetrio - e sono lieto che un uomo proveniente dalla Tracia abbia sentimenti così profondi per una città che sorge lontano dalla sua terra nativa. Hai scelto una nuova patria e questo ti fa onore perché manifesti il tuo amore in un momento in cui tutti soffriamo per l'assedio che ci impedisce di farla prosperare. Grazie alla politica accorta del bailo, le merci possono circolare per i porti e arrivare nel grande mercato lungo le rive del Corno d'Oro. I negozi lungo la Mesè e le botteghe sono ben riforniti con le galee che passano attraverso il Bosforo o che giungono dall'Occidente".
“Rodopios, continui a parlare di cose serie con i tuoi amici - esclama Marco - mentre qui si balla e si gioca. Vedo i nostri marinai e remieri che si stanno divertendo a giocare a dadi e a fare scommesse mentre vengono riempiti i boccali del vino di Candia. Altri clienti della taverna incitano con battimani le danzatrici e raddoppiano le loro poste sui tavoli colmi di monete e di bicchieri da riempire. Anch'io sento il fuoco nelle vene e mi avvicino ai nostri amici della Capitana”.
"Stai attento - consiglia l'accompagnatore - a non perdere la tua paga di balestriere. Al gioco la nobiltà non è sufficiente, ci vuole la fortuna e i veterani del mare sanno da dove soffia perché hanno tanta esperienza nel gioco d’azzardo. Ci vuole la furbizia nel tirare i dadi sul tavolo".
"Francesco, vieni con me – dice Marco - e cerchiamo di vincere qualche moneta d'argento. Approfittiamo di questo momento in cui ci sentiamo allegri e tutto sembra girare per il verso favorevole. Basta avere i numeri giusti e si vince".
Mentre i due giovani si avvicinano al tavolo degli amici per giocare, sentono una voce familiare che li chiama da un altro tavolo: "Ecco i miei giovani balestrieri della poppa, venite a sedervi al mio tavolo e bere un bicchiere del vino di Monvasia. Il gioco dei dadi può attendere".
"Non posso dire di no - esclama Marco - a un invito così esplicito del mio maestro Simone, capo dei balestrieri della Capitana. Sono lieto di bere insieme a te che mi hai ammaestrato nell'uso della balestra sulla nave e mi hai insegnato ad aver coraggio nell'eventualità di uno scontro con le navi dei pirati saraceni. La tua abilità e le fatiche quotidiane che mi hai imposto, per migliorare il tiro con la balestra, mi hanno insegnato ad amare e a battermi con coraggio per difendere la nave".
"Anch'io sono contento - esclama Francesco - di bere insieme al mio maestro e di ricordare le esercitazioni giornaliere nell'uso delle armi per essere pronti a battere qualsiasi nemico".
"Noto con piacere che avete tanta voglia di divertirvi - dice Simone - e fate bene perché siete giovani e dovete fare esperienza. Chi è quell' uomo, dal portamento nobile e sicuro, che vi accompagna? Mi sembra di averlo già visto al porto accanto al bailo il giorno del nostro arrivo".
"É l'uomo fidato del capo della nostra colonia - risponde Marco - e sovrintende alla gestione della sua casa. Il suo nome è Rodopios. Anche lui apparteneva ad una nobile famiglia, decaduta in seguito all'espansione ottomana. Non ama parlare del suo passato, ma ci parla con entusiasmo della sua nuova patria e manifesta una grande cultura in tutto ciò che riguarda il mondo greco. Non ha risentimenti nei confronti dei nuovi signori della Tracia, perché riconosce la loro cultura e la loro potenza militare".
Francesco interrompe l'amico e chiede al maestro: "Simone, sei riuscito a piazzare la merce, esente da tasse, che tenevi ben chiusa nella tua cassetta? Il mio accompagnatore mi ha riferito che tutta la mercanzia della galea veneziana è ricercata ed è ben pagata a causa dell'assedio".
"Gli oggetti in vetro di Murano - risponde Simone - sono molto richiesti dalle donne e vengono venduti facilmente dai marinai sui loro banchetti al mercato del porto. Gli oggetti d'oro richiedono una contrattazione discreta fatta con intermediari competenti ed onesti. Cerco una persona fidata che possa valutare con onestà alcune collane d'oro che mi sono state affidate a Venezia da esuli greci. I venditori desiderano che gli oggetti siano acquistati dai devoti della Tracia perché contengono le immagini della Vergine e di alcuni santi, molto venerati dal popolo che parla la lingua greca. Il ricavato servirà agli esuli per innalzare un tempio sul suolo della nuova patria. La città di San Marco è sempre stata la depositaria della cultura greca e, con l'espansione ottomana, sta accogliendo tutti coloro che cercano una nuova organizzazione sociale e politica".
"Sei fortunato - esclama Marco - perché Rodopios è sempre in relazione, tramite mercanti greci, con le famiglie della Tracia che hanno accettato il nuovo governo e intendono vivere secondo la cultura dei loro avi. Tu stesso puoi vedere che il nostro accompagnatore sta parlando con due mediatori che rappresentano un ricco mercante di Adrianopoli. Se vuoi ti presento il nostro amico trace con cui puoi risolvere al meglio la tua questione".
La locanda, considerata luogo di passatempo per non annoiarsi, dà al capo dei balestrieri la possibilità di incontrare, tramite giovani amici, il mediatore giusto per vendere con discrezione gli oggetti che gli sono stati affidati dagli esuli greci. Rodopios viene interpellato e si sente onorato di essere utile nella transazione di oggetti che hanno un significato per la cultura greca.Il tempo è volato in fretta alla taverna e l'uomo di fiducia del bailo sente su di sé la responsabilità di riaccompagnare i due giovani.
"Salutate i vostri amici della galea - sussurra il trace - perché è ora di fare ritorno a casa".
"Questo locale - esclama Marco - merita di essere frequentato ancora una volta".
"Sono d'accordo con te - dice Francesco - e la prossima volta cercheremo di divertirci ancora di più".
L'accompagnatore non si tira indietro ed afferma: “Il Gallo d’oro vi aspetterà tutti i giorni e le danzatrici saranno sempre pronte a farvi balzare il cuore in gola.

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