giovedì 3 dicembre 2009

Il potere della leadership del PdL è trasparente

I CAPRICCI DEL RE E DELLA REGINA
DIVIDONO I FANTI E I CAVALIERI
Gianfranco Fini, leader del Popolo della Libertà, in un’intervista del 10 novembre 2009 a Sky, ha affermato che il suo partito è stato appena costruito.
“Dobbiamo farlo crescere – ha detto il leader - affrontare le questioni e in alcune circostanze verificare l’opinione prevalente democraticamente”.
Si rivendica una discussione dentro il partito per una maggiore aderenza alle istanze del popolo italiano. I problemi dell’immigrazione e quelli legati alla perdita dei posti di lavoro sembrano non aver spazio nel PdL dove, secondo i gossip dei mass media, regna il culto del "re" Berlusconi e c’è una disattenzione per i veri problemi della società civile.
Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo, afferma: “Le dichiarazioni di Fini dimostrano una volontà e un’azione diversa dalla considerazione e dalla linea del Popolo della Libertà”.
Il presidente della Camera risponde: “Essere super partes non vuol dire rinunciare alle proprie idee e al confronto delle opinioni perché la cultura democratica si fonda sul confronto delle idee. Sarei pronto a sottoscrivere di nuovo il programma di governo”.
Fini immagina un partito costituito da contenuti valoriali e interlocutore privilegiato con il Paese. Il politico sostiene che bisogna reagire per occuparci di ciò che accade al popolo italiano in un momento di crisi finanziaria.
Bossi assicura: “La tensione tra il fondatore e il co-fondatore del PdL si scioglierà come neve al sole”.
La leadership del Popolo della Libertà è oggetto di scherno e il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, afferma: “Mi pare che il governo e la maggioranza sono in una situazione di confusione micidiale”.
Gli atteggiamenti e le dichiarazioni di Berlusconi e di Fini, compresi gli orientamenti dei loro portavoce, sono nutrimento alla leadership del Popolo della Libertà.
Esiste un’interazione continua tra i principali componenti interni del partito e i due depositari della leadership, fin dalla sua nascita. I sostenitori dei due leader fanno parte di un processo di relazione dialettica, per cui le loro azioni influenzano in modo determinante il modo di reagire e di comportarsi dei due fondatori dentro e fuori del partito.
Si tratta di una collaborazione dinamica e viva tra tutti gli elementi del PdL, una contribuzione consensuale e valoriale che favorisce l’interazione tra i politici stessi.

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