ITALIANI RACCHIUSI NEI RECINTI
LA COMUNITÀ POLITICA È CONFUSA
L’onorevole Gianfranco Fini all’Assemblea programmatica di Alleanza nazionale del Lazio, tenutasi il 7 febbraio all’Hotel Plaza di Roma, esclama: “Dobbiamo rendere quanto più semplice possibile la coalizione di centrodestra, perché oggi uno schieramento largo, con più sigle e partiti, non corrisponde all’esigenza degli Italiani. Nelle prossime ore, con gli amici del centrodestra dobbiamo risolvere la questione”.
Il presidente di Alleanza nazionale, dopo un vertice a palazzo Grazioli, tenutosi nella mattinata dell’8 febbraio con Silvio Berlusconi, afferma: “Il 13 aprile nascerà nelle urne un nuovo grande soggetto politico, ispirato ai valori del Partito popolare europeo e quindi alternativo alle sinistre. Condivido pienamente la proposta del presidente Berlusconi di dare un’unica voce in Parlamento al “popolo del 2 dicembre”, il Popolo delle libertà”.
La manifestazione del 2 dicembre del 2006, con 2 milioni di partecipanti, convocata in Piazza San Giovanni a Roma dalla Casa delle libertà contro la “Finanziaria” del governo Prodi, suggerisce ai leader del centrodestra di dare una risposta alle attese del popolo italiano, con la formazione di un unico gruppo compatto di politici che possa presentarsi alle prossime elezioni.
“Noi vogliamo l’Italia della libertà - gridava Silvio Berlusconi ai manifestanti riuniti quel giorno nella storica - piazza rossa - della politica.
“Voi qui rappresentate la maggioranza del popolo - esordiva Gianfranco Fini nel suo discorso ai cittadini che scandivano slogan contro il governo Prodi”.
Nella manifestazione dei Circoli della libertà del 9 febbraio al Teatro Nuovo di Milano, il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, afferma: “Con Gianfranco Fini stiamo realizzando un sogno. La grande novità di queste elezioni è questo grande schieramento dei liberali che si chiama Popolo della libertà. La vera data di nascita del Pdl è il giorno della grande manifestazione a Piazza San Giovani a Roma e tra le migliaia di persone sventolavano anche tante bandiere dell’Udc ( Unione dei Democratici cristiani e Democratici di centro). I voti al di fuori dei due grandi pilastri, che sono il Pdl (Popolo della libertà) e il Pd (Partito democratico), sono voti inutili, dannosi, pericolosi perché daranno ai piccoli partiti la forza di ostacolare il loro percorso, i loro progetti”.
Le parole di Berlusconi, candidato Presidente del centrodestra, sono rivolte agli elettori che vengono distolti da alcuni politici che si atteggiano a capiparte di determinati gruppi di cittadini. La sua concezione politica è quella che vengono prima i bisogni degli elettori e dopo la costituzione di partiti che devono nascere dal popolo che vuole salvaguardare i valori essenziali della società.
Il progetto politico del Popolo della libertà, condiviso da Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega Nord di Bossi, non è accettato dai dirigenti del partito Udc di Pierferdinando Casini che vogliono mantenere il loro simbolo con una lista propria, perché la condivisione dei valori del popolo italiano non sono sufficienti a costituire un unico schieramento compatto che possa essere alternativo alle sinistre.
I politici dell’Udc vogliono costituire il “centro” della politica italiana, cioè costituire “l’ago della bilancia” per le decisioni che investono l’impiego delle risorse del Paese.
Il leader dell’Udc crede alla possibilità di unire i moderati e chiede rispetto per l’identità dei Democratici cristiani e Democratici di centro. Lorenzo Cesa, segretario del partito, dichiara: “L’Udc intende rimanere nel centrodestra con una sua autonomia. Niente lista unica del Popolo della libertà”.
Le dichiarazioni di Casini e di Cesa, condivise dal centrista Rocco Buttiglione, seguono la ribellione di altri politici di spicco che hanno lasciato il loro partito per convincere gli elettori a sostenerli nella costituzione di un altro partito, distinto dall’Udc, la “Rosa bianca”, formato da politici provenienti dalle file del centrosinistra e dagli ex politici del centrodestra: Bruno Tabacci e Mario Baccini.
La loro uscita dall’Udc non è la conseguenza dell’accordo tra Berlusconi, Fini e Bossi. La loro azione è l’epilogo di una scelta centrista, distinta dallo schieramento del centrodestra.
Gli esponenti della “Rosa bianca” sostengono che il loro partito è “alternativo alla sinistra, distinto e distante dal populismo e dal particolarismo territoriale di una certa destra”. Il loro scopo è quello di essere al “centro dei processi decisionali” e di abbattere gli “steccati ideologici”.
I “centristi” auspicano una sensibilità ai loro richiami da parte dell’Udeur di Mastella, incompatibile con gli esponenti della sinistra più radicale; dai sindacalisti della Cisl, amici del loro ex dirigente Savino Pezzotta, desiderosi di distinguersi rispetto al conservatorismo della Cgil .
Il gruppo politico, diretto da Pezzotta, Tabacci e Baccini, intende creare una nuova forza che dia “centralità all’interesse generale nell’azione politica e speranza di crescita ad un Paese disilluso”. I governi di centrosinistra dal 1996 al 2001 hanno realizzato, secondo il pensiero dei centristi, una serie di privatizzazioni che hanno favorito i nuovi monopolisti di settori strategici come banche, assicurazioni, telecomunicazioni, gas ed energia con il risultato di appesantire i costi dei servizi per i cittadini, le famiglie e le imprese.
I fondatori della “Rosa bianca” prevedono una riforma elettorale che consenta finalmente la nascita di partiti politici e schieramenti omogenei. Il sistema elettorale auspicato è quello proporzionale tedesco che prevede uno sbarramento al 5% con una riduzione dei partiti. Il quadro delineato è quello di una sinistra antagonista e riformista sotto l’egida del Partito democratico; un centro (popolare, europeista, moderato e riformatore) che rappresenterà la nuova casa; una destra populista e una certa destra localista.
La sinistra antagonista fa sentire il 10 febbraio la sua voce da Spello (Perugia), attraverso Walter Veltroni, “nuovo” leader del Partito democratico, che ha l’ambizione di cambiare il Paese: “Gli Italiani vogliono e meritano altro. L’Italia non si deve rialzare, è già in piedi. Guardiamo negli occhi l’Italia e le diciamo: comincia un tempo nuovo, il tempo del cambiamento. Io mi candido per cambiare il Paese. Possiamo guardare negli occhi gli Italiani perché abbiamo deciso unilateralmente di correre liberi, più che da soli”.
“La sinistra moderata e riformista finalmente - aveva sostenuto il giorno prima Berlusconi - è riuscita a capire qualche cosa. Speriamo che la decisione di andare da soli sia una decisione storica e non solo elettorale. Dobbiamo sempre ricordare di dire a tutti che il Partito democratico è il partito di Prodi. Questo Pd è quel partito che ha sostenuto il governo di Romano Prodi. Il governo che ha aperto agli immigrati clandestini facendo diminuire la sicurezza dei cittadini e aumentare la criminalità e che ha negato il finanziamento alle forze di polizia. Il governo che ha alzato le tasse, 700 euro per ogni cittadino solo a Roma. Il governo che ha fermato le grandi opere come il Ponte sullo Stretto di Messina”.
Il candidato Presidente del Popolo della libertà ritiene che Veltroni sia impegnato nella rimozione del governo Prodi dalla memoria degli Italiani.
Gianfranco Fini afferma: “Veltroni soffre di amnesie gravi. Presentare il suo progetto come una sorta di “nuovo programma legislativo ed economico” e come nuovo un partito che ha Prodi come fondatore, come vicepresidente D’Alema e quasi tutti i ministri dell’esecutivo, oltre a Bassolino e Loiero, significa considerare scarsamente intelligenti gli Italiani”.
La scelta del centrodestra di aggregarsi riceve il plauso dall’editorialista don Baget Bozzo per il quale la semplificazione degli schieramenti politici attuata da Veltroni e Berlusconi porterà alla stesura di regolamenti parlamentari che impediranno la costituzione di micro-gruppi. “Il Partito democratico - sostiene il giornalista - ha scaricato i piccoli partiti perché non vuole battaglie laiche su quegli argomenti che sono di opinione più che di voto. La “Rosa bianca” prenderà un po’ di voti a Roma. Non supereranno il 2%”.
Il politologo Giorgio Galli, interpellato dai giornalisti, afferma: “Allo stato attuale non c’è più spazio per il centro. Se Casini e Mastella correranno da soli, saranno fuori dai giochi. Con questo sistema elettorale non può esserci spazio per Udc, Udeur e Rosa bianca”.
Silvio Berlusconi, intervistato da Bruno Vespa, afferma: “Se i cittadini volessero davvero che l’Italia fosse governata da una mano salda e che i piccoli partiti non potessero imporre dei veti ai grandi partiti dovrebbero, al momento del voto, concentrare la loro fiducia sul partito più importante del centrosinistra o su quello del centrodestra”.
Il suo appello non è ascoltato e i piccoli leader cercano di recintare i loro spazi con liste “ di scopo” e di correre liberi alle prossime elezioni. Gli elettori sono confusi tra slogan, nuovi simboli e sondaggi statistici: “Il Partito democratico di Veltroni potrebbe ottenere da solo il 32,5% e il Popolo della libertà di Berlusconi supererebbe il 40%. L’apparentamento fra Pd e Italia dei valori di Antonio Di Pietro otterrebbe il 34,5% e quello tra Pdl con la Lega Nord e il Movimento per le autonomie di Raffaele Lombardo raggiungerebbe il 44,5%. La Sinistra/l'Arcobaleno, con Fausto Bertinotti candidato presidente, guadagnerebbe l’8,5%”.
Il popolo italiano il 13 e il 14 aprile valuterà e sceglierà i suoi governanti secondo tre prospettive sociopolitiche.
Gli elettori che optano per una scelta individualistica liberale desiderano che gli eletti promuovano una vita sociale che favorisca la più ampia attuazione della libertà di scelta dei cittadini, cioè sia esaltato il lato privato della vita in modo che possono esprimersi le preferenze dei singoli. È di massima l’opzione del centrosinistra.
Le scelte laicistiche di alcuni politici del passato hanno portato ad un incremento delle libertà individualistiche con la conseguenza di una distruzione delle relazioni, dei legami tra le persone e infine il declino del benessere collettivo.
Coloro che sono disponibili ad una prospettiva totalitaria, con il sacrificio della loro libertà di scelta, vogliono che la vita sociale sia indirizzata totalmente alla produzione, alla potenza, allo sforzo collettivo in cui l’individuo possa riconoscersi e anche sentirsi libero. L’estrema sinistra in genere mira a questa scelta.
La prospettiva auspicata dagli Italiani, che credono nei principi della persona umana, della famiglia e della sussidiarietà, è quella personalistica comunitaria. Si tratta di riconoscere l’importanza della libertà di scelta di ogni uomo o donna con l’organizzazione dal basso della società civile, cioè favorire la libertà di autonomia delle persone che vogliono realizzare il bene comune. Ogni persona vuole realizzare se stessa e sentirsi parte delle organizzazioni sociali entro cui può svolgere la propria esistenza.
La comunità civile potrà durare nel tempo se la libertà sociale è ben salda sulla giustizia e sul senso dell’amicizia civica. Il ruolo della giustizia è quello di eliminare gli ostacoli alle pacifiche relazioni tra le persone, cioè eliminare le ingiustizie sociali che creano odio e risentimenti tra chi gode di benefici e chi non dispone nemmeno dell’essenziale per vivere. L’amicizia conferisce dinamicità alle relazioni interpersonali perché infonde entusiasmo che spigiona le energie più profonde dell’animo umano.
I politici devono conoscere i valori umani e morali coinvolti nella realizzazione del bene comune, cioè conoscere ed applicare con responsabilità l’aspetto politico della giustizia sociale, dell’amicizia, del rispetto della persona umana dall’inizio del suo concepimento fino alla sua morte naturale.
LA COMUNITÀ POLITICA È CONFUSA
L’onorevole Gianfranco Fini all’Assemblea programmatica di Alleanza nazionale del Lazio, tenutasi il 7 febbraio all’Hotel Plaza di Roma, esclama: “Dobbiamo rendere quanto più semplice possibile la coalizione di centrodestra, perché oggi uno schieramento largo, con più sigle e partiti, non corrisponde all’esigenza degli Italiani. Nelle prossime ore, con gli amici del centrodestra dobbiamo risolvere la questione”.
Il presidente di Alleanza nazionale, dopo un vertice a palazzo Grazioli, tenutosi nella mattinata dell’8 febbraio con Silvio Berlusconi, afferma: “Il 13 aprile nascerà nelle urne un nuovo grande soggetto politico, ispirato ai valori del Partito popolare europeo e quindi alternativo alle sinistre. Condivido pienamente la proposta del presidente Berlusconi di dare un’unica voce in Parlamento al “popolo del 2 dicembre”, il Popolo delle libertà”.
La manifestazione del 2 dicembre del 2006, con 2 milioni di partecipanti, convocata in Piazza San Giovanni a Roma dalla Casa delle libertà contro la “Finanziaria” del governo Prodi, suggerisce ai leader del centrodestra di dare una risposta alle attese del popolo italiano, con la formazione di un unico gruppo compatto di politici che possa presentarsi alle prossime elezioni.
“Noi vogliamo l’Italia della libertà - gridava Silvio Berlusconi ai manifestanti riuniti quel giorno nella storica - piazza rossa - della politica.
“Voi qui rappresentate la maggioranza del popolo - esordiva Gianfranco Fini nel suo discorso ai cittadini che scandivano slogan contro il governo Prodi”.
Nella manifestazione dei Circoli della libertà del 9 febbraio al Teatro Nuovo di Milano, il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, afferma: “Con Gianfranco Fini stiamo realizzando un sogno. La grande novità di queste elezioni è questo grande schieramento dei liberali che si chiama Popolo della libertà. La vera data di nascita del Pdl è il giorno della grande manifestazione a Piazza San Giovani a Roma e tra le migliaia di persone sventolavano anche tante bandiere dell’Udc ( Unione dei Democratici cristiani e Democratici di centro). I voti al di fuori dei due grandi pilastri, che sono il Pdl (Popolo della libertà) e il Pd (Partito democratico), sono voti inutili, dannosi, pericolosi perché daranno ai piccoli partiti la forza di ostacolare il loro percorso, i loro progetti”.
Le parole di Berlusconi, candidato Presidente del centrodestra, sono rivolte agli elettori che vengono distolti da alcuni politici che si atteggiano a capiparte di determinati gruppi di cittadini. La sua concezione politica è quella che vengono prima i bisogni degli elettori e dopo la costituzione di partiti che devono nascere dal popolo che vuole salvaguardare i valori essenziali della società.
Il progetto politico del Popolo della libertà, condiviso da Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega Nord di Bossi, non è accettato dai dirigenti del partito Udc di Pierferdinando Casini che vogliono mantenere il loro simbolo con una lista propria, perché la condivisione dei valori del popolo italiano non sono sufficienti a costituire un unico schieramento compatto che possa essere alternativo alle sinistre.
I politici dell’Udc vogliono costituire il “centro” della politica italiana, cioè costituire “l’ago della bilancia” per le decisioni che investono l’impiego delle risorse del Paese.
Il leader dell’Udc crede alla possibilità di unire i moderati e chiede rispetto per l’identità dei Democratici cristiani e Democratici di centro. Lorenzo Cesa, segretario del partito, dichiara: “L’Udc intende rimanere nel centrodestra con una sua autonomia. Niente lista unica del Popolo della libertà”.
Le dichiarazioni di Casini e di Cesa, condivise dal centrista Rocco Buttiglione, seguono la ribellione di altri politici di spicco che hanno lasciato il loro partito per convincere gli elettori a sostenerli nella costituzione di un altro partito, distinto dall’Udc, la “Rosa bianca”, formato da politici provenienti dalle file del centrosinistra e dagli ex politici del centrodestra: Bruno Tabacci e Mario Baccini.
La loro uscita dall’Udc non è la conseguenza dell’accordo tra Berlusconi, Fini e Bossi. La loro azione è l’epilogo di una scelta centrista, distinta dallo schieramento del centrodestra.
Gli esponenti della “Rosa bianca” sostengono che il loro partito è “alternativo alla sinistra, distinto e distante dal populismo e dal particolarismo territoriale di una certa destra”. Il loro scopo è quello di essere al “centro dei processi decisionali” e di abbattere gli “steccati ideologici”.
I “centristi” auspicano una sensibilità ai loro richiami da parte dell’Udeur di Mastella, incompatibile con gli esponenti della sinistra più radicale; dai sindacalisti della Cisl, amici del loro ex dirigente Savino Pezzotta, desiderosi di distinguersi rispetto al conservatorismo della Cgil .
Il gruppo politico, diretto da Pezzotta, Tabacci e Baccini, intende creare una nuova forza che dia “centralità all’interesse generale nell’azione politica e speranza di crescita ad un Paese disilluso”. I governi di centrosinistra dal 1996 al 2001 hanno realizzato, secondo il pensiero dei centristi, una serie di privatizzazioni che hanno favorito i nuovi monopolisti di settori strategici come banche, assicurazioni, telecomunicazioni, gas ed energia con il risultato di appesantire i costi dei servizi per i cittadini, le famiglie e le imprese.
I fondatori della “Rosa bianca” prevedono una riforma elettorale che consenta finalmente la nascita di partiti politici e schieramenti omogenei. Il sistema elettorale auspicato è quello proporzionale tedesco che prevede uno sbarramento al 5% con una riduzione dei partiti. Il quadro delineato è quello di una sinistra antagonista e riformista sotto l’egida del Partito democratico; un centro (popolare, europeista, moderato e riformatore) che rappresenterà la nuova casa; una destra populista e una certa destra localista.
La sinistra antagonista fa sentire il 10 febbraio la sua voce da Spello (Perugia), attraverso Walter Veltroni, “nuovo” leader del Partito democratico, che ha l’ambizione di cambiare il Paese: “Gli Italiani vogliono e meritano altro. L’Italia non si deve rialzare, è già in piedi. Guardiamo negli occhi l’Italia e le diciamo: comincia un tempo nuovo, il tempo del cambiamento. Io mi candido per cambiare il Paese. Possiamo guardare negli occhi gli Italiani perché abbiamo deciso unilateralmente di correre liberi, più che da soli”.
“La sinistra moderata e riformista finalmente - aveva sostenuto il giorno prima Berlusconi - è riuscita a capire qualche cosa. Speriamo che la decisione di andare da soli sia una decisione storica e non solo elettorale. Dobbiamo sempre ricordare di dire a tutti che il Partito democratico è il partito di Prodi. Questo Pd è quel partito che ha sostenuto il governo di Romano Prodi. Il governo che ha aperto agli immigrati clandestini facendo diminuire la sicurezza dei cittadini e aumentare la criminalità e che ha negato il finanziamento alle forze di polizia. Il governo che ha alzato le tasse, 700 euro per ogni cittadino solo a Roma. Il governo che ha fermato le grandi opere come il Ponte sullo Stretto di Messina”.
Il candidato Presidente del Popolo della libertà ritiene che Veltroni sia impegnato nella rimozione del governo Prodi dalla memoria degli Italiani.
Gianfranco Fini afferma: “Veltroni soffre di amnesie gravi. Presentare il suo progetto come una sorta di “nuovo programma legislativo ed economico” e come nuovo un partito che ha Prodi come fondatore, come vicepresidente D’Alema e quasi tutti i ministri dell’esecutivo, oltre a Bassolino e Loiero, significa considerare scarsamente intelligenti gli Italiani”.
La scelta del centrodestra di aggregarsi riceve il plauso dall’editorialista don Baget Bozzo per il quale la semplificazione degli schieramenti politici attuata da Veltroni e Berlusconi porterà alla stesura di regolamenti parlamentari che impediranno la costituzione di micro-gruppi. “Il Partito democratico - sostiene il giornalista - ha scaricato i piccoli partiti perché non vuole battaglie laiche su quegli argomenti che sono di opinione più che di voto. La “Rosa bianca” prenderà un po’ di voti a Roma. Non supereranno il 2%”.
Il politologo Giorgio Galli, interpellato dai giornalisti, afferma: “Allo stato attuale non c’è più spazio per il centro. Se Casini e Mastella correranno da soli, saranno fuori dai giochi. Con questo sistema elettorale non può esserci spazio per Udc, Udeur e Rosa bianca”.
Silvio Berlusconi, intervistato da Bruno Vespa, afferma: “Se i cittadini volessero davvero che l’Italia fosse governata da una mano salda e che i piccoli partiti non potessero imporre dei veti ai grandi partiti dovrebbero, al momento del voto, concentrare la loro fiducia sul partito più importante del centrosinistra o su quello del centrodestra”.
Il suo appello non è ascoltato e i piccoli leader cercano di recintare i loro spazi con liste “ di scopo” e di correre liberi alle prossime elezioni. Gli elettori sono confusi tra slogan, nuovi simboli e sondaggi statistici: “Il Partito democratico di Veltroni potrebbe ottenere da solo il 32,5% e il Popolo della libertà di Berlusconi supererebbe il 40%. L’apparentamento fra Pd e Italia dei valori di Antonio Di Pietro otterrebbe il 34,5% e quello tra Pdl con la Lega Nord e il Movimento per le autonomie di Raffaele Lombardo raggiungerebbe il 44,5%. La Sinistra/l'Arcobaleno, con Fausto Bertinotti candidato presidente, guadagnerebbe l’8,5%”.
Il popolo italiano il 13 e il 14 aprile valuterà e sceglierà i suoi governanti secondo tre prospettive sociopolitiche.
Gli elettori che optano per una scelta individualistica liberale desiderano che gli eletti promuovano una vita sociale che favorisca la più ampia attuazione della libertà di scelta dei cittadini, cioè sia esaltato il lato privato della vita in modo che possono esprimersi le preferenze dei singoli. È di massima l’opzione del centrosinistra.
Le scelte laicistiche di alcuni politici del passato hanno portato ad un incremento delle libertà individualistiche con la conseguenza di una distruzione delle relazioni, dei legami tra le persone e infine il declino del benessere collettivo.
Coloro che sono disponibili ad una prospettiva totalitaria, con il sacrificio della loro libertà di scelta, vogliono che la vita sociale sia indirizzata totalmente alla produzione, alla potenza, allo sforzo collettivo in cui l’individuo possa riconoscersi e anche sentirsi libero. L’estrema sinistra in genere mira a questa scelta.
La prospettiva auspicata dagli Italiani, che credono nei principi della persona umana, della famiglia e della sussidiarietà, è quella personalistica comunitaria. Si tratta di riconoscere l’importanza della libertà di scelta di ogni uomo o donna con l’organizzazione dal basso della società civile, cioè favorire la libertà di autonomia delle persone che vogliono realizzare il bene comune. Ogni persona vuole realizzare se stessa e sentirsi parte delle organizzazioni sociali entro cui può svolgere la propria esistenza.
La comunità civile potrà durare nel tempo se la libertà sociale è ben salda sulla giustizia e sul senso dell’amicizia civica. Il ruolo della giustizia è quello di eliminare gli ostacoli alle pacifiche relazioni tra le persone, cioè eliminare le ingiustizie sociali che creano odio e risentimenti tra chi gode di benefici e chi non dispone nemmeno dell’essenziale per vivere. L’amicizia conferisce dinamicità alle relazioni interpersonali perché infonde entusiasmo che spigiona le energie più profonde dell’animo umano.
I politici devono conoscere i valori umani e morali coinvolti nella realizzazione del bene comune, cioè conoscere ed applicare con responsabilità l’aspetto politico della giustizia sociale, dell’amicizia, del rispetto della persona umana dall’inizio del suo concepimento fino alla sua morte naturale.
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