lunedì 29 aprile 2013

Nuovo governo e nuovo Parlamento


ALLE PROMESSE DI INSEDIAMENTO
UNA POLITICA ADERENTE AI BISOGNI
"Oggi il problema della povertà – ha detto Giorgio Napolitano – si lega a quello del crescere delle diseguaglianze anche all’interno delle società più sviluppate, nel quadro di uno straordinario e sconvolgente processo di globalizzazione".
Il Presidente della Repubblica è preoccupato per la crisi economico - finanziaria che crea tra le famiglie italiane continue diseguaglianze che mettono a rischio la convivenza. Nel Paese c’è “una persistente difficoltà di intraprendere nuove iniziative economiche e di conseguire una occupazione stabile e consona alle attitudini e capacità acquisite".
"A Milano e provincia la Croce Rossa Italiana - ha detto Francesco Rocca, commissario straordinario della Cri - distribuisce cibo a 50 mila indigenti. Le nuove povertà sono una delle principali sfide che stiamo affrontando e dovremo affrontare sempre di più nel prossimo futuro. I volontari sono impegnati nella raccolta e distribuzione di abiti e generi alimentari non solo ai senza fissa dimora, ma anche alle famiglie colpite da un impoverimento progressivo a causa della perdita del lavoro o della casa".
Per l'Istituto nazionale di Statistica l'11,1% delle famiglie italiane, circa 3 milioni di nuclei familiari, è povero in termini relativi. Per l'Istat la soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti è pari a 1.011,03 euro al mese. Il dato statistico si riferisce a circa 8 milioni di poveri. In Sicilia è povero il 27,3% delle famiglie e in Calabria la percentuale è al 26,2%.
Il Rapporto 2012 della Caritas italiana evidenzia che il 33,3% degli Italiani si rivolge all'Organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana per povertà economica, lavoro e casa. Nel documento è denunciata una "evidente incapacità" del "welfare" italiano, cioè del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, a trovare soluzioni idonee per le nuove forme di povertà e per le nuove emergenze sociali emerse negli ultimi tre anni con la crisi economico - finanziaria.
Le famiglie italiane risparmiano su tutto e si è verificato un calo dell'11,8% sui beni durevoli come auto, articoli di arredamento ed elettrodomestici. Inoltre sono calati anche gli acquisti di medicinali e prodotti per la cura delle persone.
C'è recessione: il prodotto interno lordo italiano è sceso dell’1,2% e il deficit italiano per il Fondo monetario internazionale è salito negli ultimi mesi dall’1,6% al 2,4%.
"Quel che in Italia acuisce l'incertezza e produce grave disorientamento - ha detto il Capo dello Stato - è l'inadeguadezza del quadro politico ad offrire punti di riferimento, percorso com'è da spinte centrifughe e tendenze alla frammentazione. I tanti fenomeni di degrado del costume e di scivolamento nell'illegalità, insieme ad annose inefficienze istituzionali ed amministrative, provocano un fuorviante rifiuto della politica”.
La politica sembra assente perché imperversano “statalismo, partitocrazia e sperpero del denaro pubblico”.
"Illegalità, corruzione e malaffare - ha evidenziato Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei conti - sono notevolmente presenti nel Paese. Le manovre di riequilibrio del bilancio, di dimensioni imponenti, se assunte sotto la spinta dell'emergenza, necessariamente non possono non determinare iniquità, squilibri ed effetti recessivi. Un impianto di politica economica, basato sul solo rigore della finanza pubblica, deve ora lasciare spazio alle strategie per la crescita”.
“La crisi internazionale ha colpito tutti – ha detto Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea – ma in modo particolare i giovani. La iniqua distribuzione del peso della flessibilità solo sui giovani porta le imprese a non investire nei giovani il cui capitale umano spesso si deteriora in impieghi in scarso valore aggiunto. Oltre a ferire l’equità, costituisce uno spreco che l’Italia non può permettersi perché il sottoutilizzo delle risorse dei giovani riduce in vari modi la crescita”. Per Draghi crescita ed equità sono strettamente connesse per cui occorre “riorientare il consolidamento verso un aumento dei tagli alla spesa e la riduzione della pressione fiscale”.
Per l'Istat, più di 2 milioni di giovani italiani tra i 15 e i 29 anni, non studiano, non lavorano e non si preparano a farlo. La generazione italiana esclusa dal mondo del lavoro è la più numerosa nell'Eurozona dove il dato complessivo si attesta su 14 milioni di giovani inattivi. La disoccupazione fgiovanile italiana, secondo i dati di Eurofound (Fondazione dell’Unione europea per i temi del lavoro e le condizioni di vita) porta a una perdita di 32,4 miliardi di euro del prodotto interno lordo nazionale. “Le conseguenze di una generazione perduta – si evidenzia nel rapporto di Eurofound – non sono solo economiche , ma anche sociali. Si rischia che tanti giovani rinuncino alla partecipazione democratica della società".
“Se non apriamo ai giovani – ha esplicitato Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria – nuove possibilità di occupazione e di vita dignitosa, nuove opportunità di affermazione sociale, la partita del futuro è persa non solo per loro, ma per tutti, per l'Italia. Lo Stato deve far fronte alle sue obbligazioni verso i “fornitori” ed acceleri i pagamenti sia per il debito pregresso sia per quello che riguarda le nuove forniture. Alle banche e allo Stato chiediamo uno sforzo aggiuntivo per il credito alle imprese”.
Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, in una intervista al “Corriere della Sera” ha affermato: Va detta una verità. Il bilancio pubblico è rilevante, ma nella media europea se si pensa che ogni anno oltre il 5% finisce per pagare gli interessi sul debito. Non pregiudichiamo però il futuro: su scuola, formazione e ricerca bisogna investire di più. La lotta all’evasione fiscale è positiva, il sostegno all’innovazione delle imprese importante, la riforma del lavoro potrà avere effetti significativi. Intenti e misure condivisibili, ma risorse modeste”.
La Banca centrale europea cerca di garantire la stabilità dell’euro e concede alle banche tassi di interesse agevolati che non vanno a beneficiare le imprese perché si riempiono i forzieri delle banche, ma l'ossigeno vitale non arriva agli imprenditori disperati senza il sostegno del credito e nemmeno alle famiglie monoreddito che assistono impotenti alla perdita di lavoro dei capifamiglia.
C'è l'esigenza di uno Stato che riconosca e sostenga le famiglie e le imprese secondo il principio della sussidiarietà, agevolando lo sviluppo di tutte quelle energie delle singole persone e delle organizzazioni sociali per creare una comunità civile che si conserva nel tempo. L’esortazione è quella di realizzare una società giusta il cui centro è la persona.
I cittadini vogliono essere rappresentati da politici che hanno un programma di idee e vogliono realizzare cose concrete per far funzionare in modo efficace l'economia locale e concorrere all'economia di tutto il Paese. Si tratta di rispondere ai bisogni dei meno abbienti, di riequilibrare le aree produttive e abitative, di garantire lavoro ai capifamiglia e prospettive di impiego per più di 2 milioni di giovani che sperano nei loro governanti, di realizzare trasporti senza inquinamento, di garantire servizi sostenibili per gas, acqua, energia e raccolta rifiuti.
Ci si domanda come è possibile curare le “patologie politiche”, quando trionfano le passioni che fanno degenerare la democrazia?
Si auspica una società politica fondata sul rispetto dell'uomo esistenziale e concreto, dei suoi diritti, sulla “fede nel progresso interno della vita e della storia del popolo italiano, sulla forza della sua libertà. L'azione dell'eletto del popolo deve alimentare il progresso della civiltà nel senso di arricchire il bene comune che è fatto di prosperità materiale e spirituale per tutti gli uomini e donne della cittadinanza italiana. La missione per gli eletti al nuovo Parlamento è quella di agire per poter partecipare alla costruzione di un Paese dove ciascuno possa realizzarsi e dare il meglio di sé, dove lo Stato non espropri i cittadini di ciò che sono riusciti a conquistare con il lavoro e i sacrifici di una vita. Si tratta di realizzare uno Stato dove ciascuno possa tenere aperta la porta della speranza e tenere alta la bandiera della libertà.
Si rivendica una maggiore aderenza alle istanze del popolo. I problemi dell’immigrazione, quelli legati alla perdita dei posti di lavoro, quelli del precariato giovanile sembrano non aver spazio nelle proposte del potere esecutivo. La politica deve dare risposte ai bisogni economici dei lavoratori e delle loro famiglie, deve garantire la legalità e i diritti a tutti i cittadini, deve frenare la corruzione, impedire lo sperpero del denaro pubblico, cioè deve essere vero motore di riforme istituzionali equilibrate e condivise.
Le famiglie diventano sempre più povere. Il principio di sussidiarietà deve spronare i cittadini a controllare lo Stato per farlo intervenire quando essi non possono raggiungere con le loro forze i beni e i servizi a cui tengono. È questa la missione che ciascuno di noi, con il proprio operato facendo attività politica, deve sentire come missione principale, per poter partecipare alla costruzione e al mantenimento di una società civile. Si tratta di spronare i parlamentari e gli amministratori pubblici ad eliminare gli sprechi e risolvere il problema dei 2 milioni di giovani senza lavoro.
L'Italia deve essere unita per risolvere i gravi problemi che sono uno Stato indebolito di fronte alle speculazioni del mercato finanziario, una democrazia apparentemente fragile di fronte alla crisi". L'impegno comune per Giorgio Napolitano è quello della “tutela dei valori primari, quali il lavoro e la persona che la nostra Costituzione pone a fondamento della Repubblica italiana. Non esitate a scendere in campo”.
Francesco Liparulo - Venezia

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