lunedì 18 marzo 2013

Il 17 marzo 2013 la festa dell'Unità d'Italia



                         
Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera.
“Siamo oggi noi Italiani – ha detto Giorgio Napolitano – di nuovo in un momento difficile e duro per l’economia che non cresce, per la disoccupazione che aumenta e dilaga tra i giovani, per il Mezzogiorno che resta indietro, per quello che non va nello Stato, nelle Istituzioni, nella politica e che va modificato e che richiede già da tempo di essere riformato. Ritroviamo dunque orgoglio e fiducia e ritroviamo il senso dell’unità necessaria. Unità, volontà di riscatto, voglia di fare e stare insieme nell’interesse generale senza dividerci in fazioni contrapposte su tutto, senza perdere spirito costruttivo e senso di responsabilità. La memoria degli eventi, in occasione del 152° Anniversario dell’Unità d’Italia, che condussero alla nascita dello Stato unitario e la riflessione sul lungo percorso successivamente compiuto, possono risultare preziose nella difficile fase che l’Italia sta attraversando, in un’epoca di profondo e incessante cambiamento della realtà mondiale”.
C’è un nuovo Parlamento. Il centrosinistra ha la maggioranza alla Camera con 340 seggi ma non al Senato dove ne ha 105 e il centrodestra ne ottiene 113. Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo è il primo partito a Montecitorio.
Il leader del Partito Democratico riesce a far eleggere due rappresentanti della sua coalizione. Laura Boldrini, 52 anni, si insedia alla Camera con un discorso sui giovani, i disoccupati, i precari, i piccoli imprenditori strangolati dalla crisi, i carcerati, le donne umiliate. Pietro Grasso, ex procuratore Antimafia di Palermo, al Senato con 137 voti, superando al ballottaggio Schifani che ottiene 117 voti.
“Bisogna andare a votare il più velocemente possibile – ha detto Berlusconi – cercheremo di ottenere un presidente di garanzia al Quirinale, ma sarà dura, tenteranno di occupare militarmente tutto”.
“Hanno conquistato due poltrone – ha sostenuto Maria Stella Gelmini del Popolo della Libertà – magari riusciranno a formare un governo con numeri risicati grazie ai 5 Stelle, la nuova Rifondazione, ma non andranno lontano”.
“L’atteggiamento di preclusione nei confronti del Popolo della Libertà da parte del Partito Democratico – ha riferito il senatore Mario Mauro di Scelta Civica – non ha lo spirito di conciliazione. Durante tutta la campagna elettorale abbiamo denunciato un clima di cultura del conflitto che tiene in ostaggio il Paese”.
Per Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, occorre “un governo che sia capace di governare, che restituisca i debiti alle imprese e che anche prima di qualsiasi intervento politico o istituzionale parta dalle’economia reale”.
Oggi occorre vincere il "dispotismo" delle maggioranze parlamentari che, imponendo la loro volontà, non tengono conto del continuo aumento del distacco -tra le persone e lo Stato. La regola del numero alle Camere e lo “strapotere della maggioranza” soffoca la democrazia. La decisione politica dipende dal numero, cioè dalla volontà della maggioranza parlamentare. “Contiamo i voti e facciamo decidere ciò che la maggioranza decide”.
In democrazia esiste il partito maggiore. Si è convenuto che sia la maggioranza a formare il governo e prendere le decisioni. C’è riduzione tra principio di maggioranza e democrazia come se democrazia fosse determinata da principio di maggioranza. Si tratta di relativismo politico. Significa che tutte le decisioni sono possibili a condizione che rispettino la regola della maggioranza. La democrazia diventa semplicemente procedurale, cioè la democrazia diventa insieme di regole e procedure che stabiliscono chi è autorizzato a prendere decisioni collettive e con quali procedure.
Questa concezione lascia impliciti i presupposti della democrazia, come governo dal basso a suffragio universale, lascia impliciti i valori e i fini ma lascia imprecisati i contenuti. Una democrazia procedurale è aperta ad ogni contenuto e comporta la neutralizzazione pubblica dei valori. C’è identità tra democrazia e metodo democratico. La democrazia procedurale entra in crisi quando nella società circolano tensioni che lacerano le coscienze delle persone. C’è controversia nella società civile. C’è il criterio che le questioni di valori siano portate in ambito privato e soltanto ciò che interessa è pubblicizzato. Gli interessi stanno in piazza ma i valori non possono entrarvi perché hanno “dignità”.
Dove ci sono gli interessi, si può trovare un punto di mediazione e dove sono in discussione i principi e i valori non c’è mediazione. Il valore morale non ha un punto medio. Nella società democratica libera c’è tendenza di riportare i valori nel privato perché non si trova la regola. Se bisogna decidere sui valori non si decide direttamente ma si trovano procedure neutrali dove non si decide sui contenuti ma si lascia alle procedure trovare soluzioni.
Ci si interroga come bilanciare, oggi, il pluralismo morale e la legge civile, cioè la legge del nostro ordinamento. Ci sono leggi che permettono di fare qualcosa, altre che vietano, altre che comandano e altre ancora che permettono di fare a certe condizioni o non fare. La società non dispone più di un universo ma di un pluriuniverso morale. Negli ultimi 50 anni, il codice univoco di comportamento morale è diventato plurimo. Quello che una volta era emarginato nella piazza pubblica con giudizio negativo, a prescindere dalle legge civile, oggi non ha più rilevanza morale.
La democrazia procedurale della società pluralistica chiede alla legge civile di essere totalmente neutrale, cioè di dare spazio massimo alle leggi che permettono e spazio minimo alle leggi che tendono a vietare, in modo che ogni individuo possa scegliere ciò che sembra meglio.
Il voto di lista e la regola della maggioranza non permettono di tener conto dei valori della società civile e dei bisogni reali dei lavoratori. I cittadini non hanno più potere perché i loro rappresentanti politici vengono scelti dalle segreterie dei partiti. Le liste bloccate e i candidati disposti secondo un ordine non modificabile dagli elettori. Uomini e donne non fanno altro che votare il simbolo del partito senza potersi scegliere gli eletti. I prescelti non rappresentano gli interessi della popolazione. Nei partiti si decide secondo la regola della maggioranza.
Le opposizioni contestano le leggi approvate secondo la regola del numero.
L’idea di alcuni partiti di poter gestire la società politica in base a regole di procedura e di forma, senza tener conto dei valori sostanziali che animano le persone, rappresenta un utopismo che mira a manipolare le coscienze per fini utilitaristici.
Il fine delle Istituzioni politiche è quello di aiutare le persone per il loro pieno sviluppo, cioè di garantire ad ogni uomo o donna l’accesso ai beni materiali, culturali, morali e spirituali che sono patrimonio di tutto il popolo.
L'imposizione della “volontà generale” della rappresentanza parlamentare di maggioranza crea distacco tra il popolo e lo Stato perché è solo un’autorità lontana dalle vere esigenze degli Italiani.
Si auspica un diverso rapporto tra individui e corpo politico, un diverso modo di concepire la dignità della persona e la dignità del lavoro, cioè si chiede una maggiore cittadinanza attraverso una maggiore attenzione alla persona e ai suoi bisogni di esistenza.
La società civile è tale se fondata sul rispetto dell’uomo esistenziale e concreto, dei suoi diritti, se è ben salda sulla fede nel progresso interno della vita e della storia del popolo italiano e se si avvale della forza della libertà.
“Valorizziamo quel che ci unisce come nazione - dice Giorgio Napolitano - e ci impegna come Stato unitario di fronte ai problemi e alle sfide che ci attendono”. L'attuale momento storico europeo è segnato dal dualismo Stato – mercato e dalla mescolanza di neoliberalismo e di socialismo democratico. Di fronte allo Stato e al mercato sta l’individuo, sottoposto alle decisioni del potere economico e del potere politico.
Le attuali democrazie devono fare i conti con le sfide del mondo globalizzato . Si auspica un diverso rapporto tra individui e società civile, un diverso modo di concepire la dignità della persona e la dignità del suo lavoro, cioè si chiede una maggiore cittadinanza attraverso una maggiore attenzione alla persona e ai suoi bisogni di esistenza. La libertà per ciascuno, di seguire qualsiasi codice di comportamento in base al fatto che non viene ritenuto possibile stabilire un ordinamento unitario di valori, impedisce la coesione nelle associazioni civili. Il riconoscimento eccessivo dato alle regole nei confronti dei contenuti, entra in crisi quando nelle società si neutralizzano i valori fondanti della vita civile. Le democrazie devono risolvere il problema della ridistribuzione dei beni per evitare la scissione dei legami sociali. Le "male bestie " di Sturzo sono ancora oggi lo statalismo, la partitocrazia e lo sperpero del denaro pubblico.
I valori cristiani del popolo italiano (dignità della persona umana, famiglia, solidarietà e sussidiarietà) sono indispensabili ad una valida democrazia perché promuovono un sentimento della vita, ancorato alla centralità dell’uomo, e permettono una convivenza ordinata e feconda. Le basi della nostra nazione, come entità permanente, sono le regole immutabili della legge naturale, insite in ogni uomo e donna, la continuità culturale, la tradizione, la consapevolezza storica, l'amore di patria. A questi valori sono ancorati i cuori di tutti gli Italiani.
Francesco Liparulo - Venezia

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