mercoledì 26 settembre 2012

Le "male bestie" inquietano i cittadini

IL  POPOLO  SOFFOCA
SENZA ETICA SOCIALE
La politica è in affanno – ha detto Giorgio Napolitano - e le nostre società sono in affanno. Per uscire dalla crisi abbiamo bisogno di recuperare fiducia in noi stessi e fiducia dagli altri. Trovare le vie di rigenerazione della politica”.
Per il Presidente della Repubblica, i partiti non esitino e non tardino” per “estirpare il marcio” con “limiti e controlli per i loro finanziamenti”. Occorre rimboccarsi le maniche “per varare una nuova legge elettorale che restituisca ai cittadini la possibilità di scegliere i loro rappresentanti e non di votare dei nominati dai capi dei partiti”.
Nella società politica sono ancora presenti le “male bestie” indicate da Luigi Sturzo, cioè lo statalismo che è contro la libertà, la partitocrazia che è contro l’uguaglianza, l’abuso del denaro pubblico che è contro la giustizia. La morale non può essere ignorata dagli amministratori pubblici, cioè l’etica deve stare dentro la politica, perché l’etica sociale è l’anima della politica che permette al popolo di respirare una “vita buona”.
Illegalità, corruzione e malaffare - ha detto Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti – sono notevolmente presenti nel Paese e le cui dimensioni, presumibilmente, sono di gran lunga superiori a quelle che vengono spesso faticosamente alla luce”.
Il ruolo della giustizia è quello di eliminare le ingiustizie sociali che creano odio e risentimenti tra chi gode di benefici e chi non dispone nemmeno dell’essenziale per vivere. Allarmano i dati statistici: l’Italia continua a decrescere del - 2,4% e la recessione, secondo l’ultimo rapporto di Confindustria, “si sta confermando lunga e profonda”. Più di 2 milioni di giovani senza occupazione. Negli ultimi 4 anni i nuovi poveri sono aumentati del 14%, percentuale che nel Sud (secondo la Caritas) arriva al 74%.
È auspicata da Benedetto XVI una nuova generazione di uomini e donne capaci di promuovere non tanto interessi di parte, ma il bene comune”. Il bene comune del popolo, inteso come “vita buona”, cioè conforme alle esigenze e alla dignità della natura umana che esige una vita moralmente giusta e felice, è il fine della politica. Questo bene deve fluire su ogni membro della comunità civile. Per il Papa, la crisi economica nasce – “dall'assenza di un solido fondamento etico” per cui “imprescindibile la ricerca del bene comune e la tutela della dignità umana”. “Sono tempi difficili – ha detto Francesco Moraglia, patriarca di Venezia – nei quali dobbiamo ritrovare l’essenziale, riscoprire il senso del lavoro, dell'equità, della giustizia, delle relazioni umane”.
L'attività degli amministratori pubblici non deve essere fondata sull’avidità, la gelosia, l’egoismo, l’orgoglio e l’astuzia, ma sui bisogni più intimi della vita delle persone e dell’esigenza della pace sociale, dell’energie morali e spirituali dei cittadini. Il superamento degli egoismi, cioè il trionfo della giustizia sociale costituisce il fine dell’agire politico che trasforma l’ingiusto in giusto. La politica sarà considerata giusta se realizza il compimento del bene comune, cioè se crea prosperità materiale quale presupposto per l’elevazione spirituale dell’esistenza umana.
Il compito delle persone investite di potere politico è quello di emanare una legislazione che garantisca un’ordinata convivenza sociale nella vera giustizia perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa. La società politica necessita di uomini e donne che possano dare un senso all’esistenza concreta del cittadino che è soprattutto aspirazione alla libertà di realizzarsi nell’ambito di una società civile.
Si rivendica una discussione dentro il Parlamento italiano per una maggiore aderenza alle istanze del popolo, cioè risolvere i problemi legati alla perdita dei posti di lavoro e quelli del precariato giovanile che sembrano non aver spazio nelle proposte del potere esecutivo. La politica diovrebbe essere capace di dare risposte ai bisogni economici dei lavoratori e delle loro famiglie, di garantire la legalità e i diritti civili, cioè dovrebbe essere vero motore di riforme istituzionali equilibrate e condivise.

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