IL PARTITO SI CONSOLIDA
CON BERLUSCONI E FINI
Gianfranco Fini, leader e cofondatore del “Popolo della Libertà”, si incontra a pranzo, giovedì 15 aprile, con Silvio Berlusconi per uno scambio di idee sul comportamento di alcuni politici della Lega di Bossi.
Il Presidente della Camera ritiene che il partito è stato appena costruito e bisogna farlo crescere, affrontando le questioni e verificando le opinioni prevalenti democraticamente. Il suo ruolo istituzionale di “essere super partes” non gli impedisce di dimostrare la sua volontà e un’azione diversa dalla considerazione e dalla linea del suo partito.
La cultura democratica si fonda sul confronto delle idee e il cofondatore del PdL non vuole rinunciare alle sue idee pur rimanendo pronto a sottoscrivere di nuovo il programma di governo. Il Popolo della Libertà è costituito da contenuti valoriali e deve essere interlocutore privilegiato con il Paese, senza “appiattirsi sulla Lega".
Si rivendica una discussione dentro il PdL per una maggiore aderenza alle istanze del popolo italiano. I problemi dell’immigrazione e quelli legati alla perdita dei posti di lavoro sembrano non aver spazio nel partito. C’è disattenzione per i veri problemi della società civile.
Il partito dovrebbe essere “capace di dare risposte convincenti ai bisogni economici del mondo del lavoro e delle famiglie, garante della legalità e dei diritti civili, motore di riforme istituzionali equilibrate e quanto più possibile condivise”.
Si parla di rottura tra Berlusconi e Fini e di scissione nel partito.
Per il Presidente del Consiglio si tratta di risolvere “piccoli problemi interni ad una forza politica”.
“Berlusconi deve governare fino al termine della legislatura – dice Gianfranco ai suoi amici – perchè così hanno voluto gli Italiani. Il PdL va rafforzato e questo presuppone che il Popolo della Libertà abbia piena coscienza di essere un grande partito nazionale, attento alla coesione sociale dell’intero Paese.
Silvio Berlusconi convoca per giovedì 22 aprile la Direzione nazionale del PdL per esaminare il voto delle elezioni regionali e le iniziative per l’attuazione del programma elettorale del prossimo triennio.
“La convocazione della Direzione nazionale del partito – dice Fini – è, sul piano del metodo, una prima risposta ai problemi politici che ho posto al Presidente Berlusconi”.
Il senatore Giuseppe Pisanu, membro del PdL, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, afferma: “C'è un leader che guida la coalizione e quello è il Presidente del Consiglio. Noi dobbiamo sostenerlo fino alla fine della legislatura. Ma non dobbiamo nemmeno nascondere che ci sono dei problemi aperti sui quali è necessario discutere”.
Il potere della leadership nel PdL è trasparente e poggia su due pilastri fondamentali: Berlusconi e Fini. Tutti i componenti politici del partito costituiscono l’arco del Popolo della Libertà. Chi cerca di togliere uno dei due piloni, intende far crollare tutta la struttura del partito. I fondatori si armonizzano dialetticamente ed indicano la strada. Le loro dichiarazioni sono nutrimento alla leadership del Popolo della Libertà.
I sostenitori dei due leader fanno parte di un processo di relazione dialettica, per cui le loro azioni influenzano in modo determinante il modo di reagire e di comportarsi dei due fondatori dentro e fuori del partito. Si tratta di collaborazione dinamica e viva, una contribuzione consensuale e valoriale che favorisce l'interazione tra i politici stessi.
Si tratta di costruire una società il cui centro è la persona che si realizza liberamente nella comunità civile. L’idea dinamica dominante in questo ideale concreto è quella della libertà e della realizzazione della dignità umana.
Il Popolo della Libertà si è impegnato a realizzare questo ideale di società civile fondata sul rispetto dell'uomo esistenziale e concreto, dei suoi diritti, sulla fede nel progresso interno della vita, della storia del popolo italiano e sulla forza della libertà.
Il Presidente della Camera ritiene che il partito è stato appena costruito e bisogna farlo crescere, affrontando le questioni e verificando le opinioni prevalenti democraticamente. Il suo ruolo istituzionale di “essere super partes” non gli impedisce di dimostrare la sua volontà e un’azione diversa dalla considerazione e dalla linea del suo partito.
La cultura democratica si fonda sul confronto delle idee e il cofondatore del PdL non vuole rinunciare alle sue idee pur rimanendo pronto a sottoscrivere di nuovo il programma di governo. Il Popolo della Libertà è costituito da contenuti valoriali e deve essere interlocutore privilegiato con il Paese, senza “appiattirsi sulla Lega".
Si rivendica una discussione dentro il PdL per una maggiore aderenza alle istanze del popolo italiano. I problemi dell’immigrazione e quelli legati alla perdita dei posti di lavoro sembrano non aver spazio nel partito. C’è disattenzione per i veri problemi della società civile.
Il partito dovrebbe essere “capace di dare risposte convincenti ai bisogni economici del mondo del lavoro e delle famiglie, garante della legalità e dei diritti civili, motore di riforme istituzionali equilibrate e quanto più possibile condivise”.
Si parla di rottura tra Berlusconi e Fini e di scissione nel partito.
Per il Presidente del Consiglio si tratta di risolvere “piccoli problemi interni ad una forza politica”.
“Berlusconi deve governare fino al termine della legislatura – dice Gianfranco ai suoi amici – perchè così hanno voluto gli Italiani. Il PdL va rafforzato e questo presuppone che il Popolo della Libertà abbia piena coscienza di essere un grande partito nazionale, attento alla coesione sociale dell’intero Paese.
Silvio Berlusconi convoca per giovedì 22 aprile la Direzione nazionale del PdL per esaminare il voto delle elezioni regionali e le iniziative per l’attuazione del programma elettorale del prossimo triennio.
“La convocazione della Direzione nazionale del partito – dice Fini – è, sul piano del metodo, una prima risposta ai problemi politici che ho posto al Presidente Berlusconi”.
Il senatore Giuseppe Pisanu, membro del PdL, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, afferma: “C'è un leader che guida la coalizione e quello è il Presidente del Consiglio. Noi dobbiamo sostenerlo fino alla fine della legislatura. Ma non dobbiamo nemmeno nascondere che ci sono dei problemi aperti sui quali è necessario discutere”.
Il potere della leadership nel PdL è trasparente e poggia su due pilastri fondamentali: Berlusconi e Fini. Tutti i componenti politici del partito costituiscono l’arco del Popolo della Libertà. Chi cerca di togliere uno dei due piloni, intende far crollare tutta la struttura del partito. I fondatori si armonizzano dialetticamente ed indicano la strada. Le loro dichiarazioni sono nutrimento alla leadership del Popolo della Libertà.
I sostenitori dei due leader fanno parte di un processo di relazione dialettica, per cui le loro azioni influenzano in modo determinante il modo di reagire e di comportarsi dei due fondatori dentro e fuori del partito. Si tratta di collaborazione dinamica e viva, una contribuzione consensuale e valoriale che favorisce l'interazione tra i politici stessi.
Si tratta di costruire una società il cui centro è la persona che si realizza liberamente nella comunità civile. L’idea dinamica dominante in questo ideale concreto è quella della libertà e della realizzazione della dignità umana.
Il Popolo della Libertà si è impegnato a realizzare questo ideale di società civile fondata sul rispetto dell'uomo esistenziale e concreto, dei suoi diritti, sulla fede nel progresso interno della vita, della storia del popolo italiano e sulla forza della libertà.
L'appello alla libertà impegna ogni uomo o donna a farsi protagonista di una storia aperta, cioè la libertà al centro della vita quotidiana è apertura di fini e di senso del futuro degli Italiani.
0 commenti:
Posta un commento