martedì 9 marzo 2010

La politica pratica del PdL

DEMOCRAZIA SOFFOCATA
DA NORME E BUROCRAZIA

Le irregolarità nella presentazione delle liste regionali di candidati del Popolo della Libertà, per le elezioni del 28 e 29 marzo, non permettono a tutti i cittadini della Lombardia e del Lazio di scegliere liberamente i propri rappresentanti, esclusi dalla competizione elettorale.
Renata Polverini, segretario generale del sindacato UGL (Unione Generale del Lavoro), candidata della Regione Lazio del centrodestra e dell’UdC (Unione di Centro), dice: “Credo che sia un problema burocratico e bisogna impedire che un eccesso di burocrazia uccida la democrazia”.
“Appare strano – dicono i coordinatori nazionali del Popolo della Libertà – che proprio nelle due principali città, Roma e Milano, si sono messi in moto meccanismi che hanno portato alla non accettazione dei listini regionali PdL e della lista provinciale di Roma”.
Giorgio Napolitano firma il decreto “interpretativo”, elaborato dal Ministero dell’Interno e dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, e precisa sul sito del Quirinale: “Erano in gioco due interessi o “beni” entrambi meritevoli di tutela; il rispetto delle norme e delle procedure previste dalla legge e il diritto dei cittadini scegliere col voto tra programmi e schieramenti alternativi”.
Il Capo dello Stato sa dove sta il popolo e tiene “ferma una linea di indipendente e imparziale svolgimento del ruolo che la Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica”. Egli agisce per tutti i cittadini e dimostra di esistere con tutti gli Italiani in “spirito di leale cooperazione istituzionale”.
Le opposizioni contestano il decreto e manifestano contrasti e divisioni.
Oscar Luigi Scalfaro afferma: “Sarebbe stata “una follianon permettere agli elettori del PdL di Lazio e Lombardia di votare per le prossime regionali perché sarebbe stato eletto un organismo che non avrebbe rappresentato la realtà”.
“Bisogna dire con nettezza - dice Franco Marini, ex presidente del Senato – che il Capo dello Stato ha agito nell’interesse del Paese”.
Il Pd di Bersani indice una manifestazione contro il decreto del governo per il 13 marzo a Roma.
“Anche questa volta - sostiene Silvio Berlusconi – gli elettori sono di fronte a una scelta di campo tra un governo e un PdL che risolvono le emergenze e una sinistra che sa solo insultare e criticare. Se tornasse al governo la sinistra rimetterebbe l’Ici sulla prima casa, aumenterebbe dal 12,50% al 25% le tasse su Bot e Cct e introdurrebbe la patrimoniale, perché è in questo modo che vuole ridurre il deficit pubblico”.
L'idea di alcuni partiti di poter gestire la società politica soltanto in base a regole di procedura e di forma, senza tener conto dei valori sostanziali che animano le persone, rappresenta un utopismo che mira a manipolare le coscienze per fini utilitaristici. La cooperazione sociale richiede anche la condivisione di scopi.
L’obiettivo fondamentale del decreto “interpretativo” è quello di “assicurare la partecipazione al voto del numero più alto possibile di cittadini”.
Il fine delle Istituzioni politiche è quello di aiutare le persone per il loro pieno sviluppo, cioè di garantire ad ogni uomo o donna l’accesso ai beni materiali, culturali, morali e spirituali che sono patrimonio di tutto il popolo.
La democrazia procedurale estesa, cioè il riconoscimento eccessivo dato alle regole nei confronti dei contenuti sostanziali, entra in crisi quando nella società nascono tensioni di un certo rilievo, perché comporta la neutralizzazione dei valori fondanti della vita civile.
Gli elettori sceglieranno coloro che danno importanza alla libertà di ogni uomo o donna, cioè voteranno coloro che favoriscono la libertà di autonomia delle persone che desiderano “la vita buona”, cioè il bene comune che si riversa indistintamente su ogni persona che vuole realizzare se stessa e sentirsi parte delle organizzazioni sociali entro cui può svolgere la propria esistenza.

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