La basilissa di Bisanzio
Il custode della dimora dell’imperatrice Elena Dragas, il saggio eunuco Pistandros, bussa alla porta dorata ed annuncia l’imminente arrivo del basileus Giovanni che ha lasciato il suo seguito di cavalieri nel cortile del palazzo.
La basilissa madre, intenta con le nobildonne a tessere la seta per i sacri paramenti della Chiesa della Vergine Blachernissa, accoglie con premura il figlio, diventato il vero sostegno della famiglia dopo il ritiro monastico dell’autocrate Manuele II Paleologo.
“Ho ricevuto questa mattina – esclama Giovanni alla presenza della madre – il tuo messaggio, affidato al nobilissimo Giorgio Sfranze. Le sue parole mi hanno sorpreso ed eccomi qui per ascoltarti ed esaudire ogni tuo desiderio. Mio padre ha lasciato a te il compito gravoso di condividere le responsabilità delle decisioni importanti”.
“L’arconte Oikantropos – dice la donna – è venuto ieri pomeriggio per confidarmi le sue preoccupazioni e per esprimere il suo parere sul tuo proposito di indurre i sovrani latini a contrastare con un grande esercito l’espansione nei Balcani dei guerrieri del sultano.
Tuo padre aveva inviato i suoi ambasciatori al Sinodo latino di Costanza per indurre i sovrani dell’Occidente a liberare la nostra città dalla morsa ottomana. L’emiro Mehmet I aveva unito tutti i territori, conquistati da suo padre Beyazid nei Balcani, ai possedimenti dell’Asia Minore, costituendo un impero che soffocava la nostra città. Adrianopoli, città della Tracia divenuta sede dell'amministrazione centrale degli Ottomani, attirava gli interessi delle potenze marinare dell’Occidente che stipulavano con i Turchi nuovi contratti commerciali.
Il Papa Martino aveva compreso il grande pericolo ottomano ed aveva accolto le richieste di aiuto. Il nuovo vescovo di Roma si era subito impegnato ad eliminare le controversie che separano i vescovi dell’Occidente e dell’Oriente con l’autorizzazione di un Concilio da tenersi a Costantinopoli. Il sinodo ecumenico doveva essere preparato con la premessa di contratti matrimoniali.
Il tuo matrimonio con Sofia del Monferrato e quello di tuo fratello con Cleofe Malatesta dovevano unire il sangue della nostra famiglia con quello delle famiglie latine per conciliare gli animi e predisporli ad un’intesa per la formazione di uno schieramento contro le pretese di conquista degli Ottomani.
La lungimiranza di tuo padre e le scelta delle famiglie nobili, decisive del papa, per le spose latine, non hanno prodotto alcun beneficio per l’impero. Soltanto la Repubblica di Venezia ha interesse a farci credito e inviare le sue galee per presidiare il porto della città.
Murad II si è vendicato per l’appoggio dato ai suo zio Mustafà che intendeva governare i territori occidentali dell’impero ottomano e mantenere gli accordi di pace stipulati con tuo padre. Le sue milizie bivaccano fuori le mura terrestri e tengono sotto assedio Tessalonica. La fiera di fine ottobre della città macedone è stata rinviata perché i portuali si oppongono al governo di tuo fratello Adronico e pretendono di aprire le porte della città ai principi ottomani.
Il tuo proposito di andare in Occidente non è gradito ai vescovi che provengono dai monasteri e ai loro fedeli. Le nostre credenze sono ancora scosse dalle azioni dei crociati che lordarono con le loro mani insanguinate i sacri paramenti delle nostre chiese. Il Patriarca ci ricorda sempre la profanazione della Santa Sapienza operata dai Latini. La cupidigia dell’oro e l’ebbrezza delle loro passioni hanno causato eccidi e nefandezze nelle dimore e nei luoghi sacri.
L’ostilità dei successori del sultano Mehmet I, morto lo scorso anno, ha impedito al nostro Patriarca di far valere le sue ragioni nella riunione dei Padri conciliari, auspicata da tuo padre e autorizzata dal papa. La nostra città è continuamente sotto assedio e le milizie ottomane impediscono di accogliere i vescovi e i legati dei principi franchi”.
“Io ho sposato una donna latina – sostiene Giovanni – secondo gli accordi e il volere di mio padre. Ho disposto che una parte della reggia fosse trasformata per accogliere il seguito di Sofia nelle stanze dove vengono celebrati i riti dai presbiteri del Monferrato. Mi tengo lontano dalla mia sposa per non disturbare il suo raccoglimento spirituale. I miei amici mi fanno notare l’assenza di Sofia nelle cerimonie del nostro Patriarca”.
“Posso fare a meno della compagnia di tua moglie – dice la basilissa – e tollerare che sia lasciata libera di seguire il culto latino. Tuo padre mi ha espresso più volte la sua volontà di rispettare il rappresentante del vescovo di Roma che intona gli inni sacri nella lingua latina. Le clausole del contratto matrimoniale devono essere rispettate per ottenere l’aiuto militare e finanziario da parte dei signori dell’Occidente.
La tua lontananza dalle stanze nuziali è stata notata dalle donne addette al mantenimento del decoro dei pavimenti. I pettegolezzi delle popolane alimentano i risentimenti da parte delle donne di Pera che si recano al monastero francescano per il rito domenicale. Il priore ascolta le dicerie sul conto del basileus Giovanni che trascura la moglie latina e si diletta con le cortigiane durante i ricevimenti delle Blacherne.
Il bailo veneziano spesso si confida quando mi reco al monastero della Vergine Peribleptos, dove tuo padre si è ritirato con la sua collezione di reliquie sacre. Ser Emo mi riferisce le parole del governatore genovese: “ I legati pontifici, residenti nella chiesa dei Santi Sergio e Bacco, riferiscono tutto ai cardinali della curia del papa”. Martino V vuole essere informato sull’osservanza delle clausole matrimoniali e sul comportamento del marito della basilissa Sofia del Monferrato.
Tuo padre aspetta da te un erede che possa servire come pegno ai Signori dell’Occidente. I Franchi e i Latini non hanno dimenticato il dominio dei crociati sulle terre dell’impero e sperano di ottenere, in cambio del loro aiuto, i titoli per le loro legittime pretese. Il loro sostegno, per sconfiggere il sultano che assedia le nostre città, è ritenuto indispensabile dagli arconti unionisti che fanno a gara per ottenere la cittadinanze delle ricche repubbliche e delle signorie latine. I ducati e i fiorini aurei hanno più valore delle nostre monete. Tutti vogliono dedicarsi al commercio ed arricchirsi come i mercanti stranieri che costruiscono i loro palazzi nel quartiere della sede imperiale.
La galee veneziane proteggono i nostri porti e questo non è più sufficiente per frenare gli Ottomani che hanno iniziato a costruire le loro navi a Gallipoli e controllano il traffico dei Dardanelli. Gli emiri utilizzano anche le navi dei Latini per approdare facilmente sulle coste dei Balcani. Il loro esercito spadroneggia nelle terre dei Serbi e dei Bulgari.
Mio padre, il potente Costantino Dragas, devotissimo di Giovanni Battezzatore, è stato soggiogato, ha dovuto riconoscere l’emiro di Adrianopoli come suo signore ed è morto combattendo a fianco del sultano per mantenere la gestione delle sue terre.
Le tribù slave dei Balcani si sottomettono alla forza inarrestabile degli Ottomani. La spada del più forte incute timore perché può disporre della vita del più debole che deve accettare la volontà del vincitore.
Soltanto il nuovo papa ha avvertito il pericolo imminente ed ha accettato le proposte di fede e di speranza espresse dagli ambasciatori di tuo padre. L’imperatore si è rivolto al Vescovo di Roma e lo ha riconosciuto come Padre spirituale universale che ha l’autorità, conferita all’apostolo Pietro, di legare e di sciogliere sulla terra tutto ciò che attiene alla Legge divina.
Martino V ha riconosciuto la potestà divina del basileus di chiamare tutti i vescovi per un Concilio ecumenico in cui possano ricevere l’Illuminazione che infiamma i cuori per capire la parole del Verbo.
La Santa Sapienza rivela lo Spirito del Padre che è amato dal Figlio della Vergine. Il segno vincitore di Costantino il Grande è la manifestazione dell’Eterna Forza che lega reciprocamente il Padre e il Figlio. Il Vangelo ci manifesta l’Amore del Creatore per tutto ciò che è visibile e invisibile. Costantinopoli è la città dove l’unità della Chiesa può essere riaffermata con il riconoscimento che la vera via della verità è quella che ci mostra Maria nell’abside della Grande Chiesa: “L’opera dello Spirito Santo”. L’unione di tutti i Patriarchi confermerà questo dogma universale”.
“Parli con l’ardore della tua fede – sostiene il figlio - ed io seguirò i tuoi consigli nelle discussioni e nelle decisioni conciliari. Non sono pratico di queste cose. Le armi e la caccia sono le mie passioni. Fin da piccolo mi hai insegnato gli atti di devozione e ad aver fiducia in te”.
“Hai deciso – dice Elena – di percorrere la stessa strada di tuo padre. I signori dell’Occidente ti offriranno consigli e finanziamenti per il tuo viaggio ma non risolveranno il nostro problema. Il sultano Beyazid fu sconfitto dalle orde sterminatrici di Tamerlano. I pretendenti al trono ottomano hanno di nuovo assediato la nostra città e sono diventati sempre più minacciosi.
Chi fermerà la spada del sultano? Da Oriente non giunge più la nostra salvezza. Il nuovo condottiero ottomano vuole le nostre terre e la nostra città. La strada percorribile è quella auspicata dal senatore Oikantropos, cioè patteggiare una soluzione commerciale con il capo degli Ottomani per consentirgli di arbitrare il movimento delle merci nel Mediterrabeo.
Gli arconti dell’Asia Minore e i senatori che hanno perso le proprietà terriere sono antiunionisti e non vogliono l’accordo con i Latini. I loro interessi sono di non esasperare Murad II ed ottenere almeno la gestione delle fattorie prese dai suoi generali. Hanno accettato la perdita dei loro palazzi e della servitù ma non vogliono perdere l’occasione offerta dall’Amministrazione di Adrianopoli, cioè quella di servire il nuovo padrone per la riscossione delle tasse necessarie al sultano per il suo esercito e per la costruzione delle moschee in tutte le città conquistate.
I guerrieri turchi conquistano nuovi territori, requisiscono le dimore dei ricchi ma non sanno utilizzare la servitù della terra e non sanno gestire gli uomini e le donne degli opifici. Le coltivazioni e l’industria dei tessuti richiedono di essere amministrate da fattori e direttori che conducono le aziende in modo proficuo per il consumo locale e per il commercio.
Il sultano, unico padrone di tutte le terre e di tutte le case delle città ha bisogno di servitori fedeli, conoscitori dei popoli e dei territori conquistati. I nostri arconti, a cui erano stati dati appannaggi, privilegi e monopoli sono pronti ad inchinarsi al nuovo signore e offrire i loro servigi in cambio di una nuova ricchezza.
La nostra città non riceve più i prodotti alimentari e non dispone della seta grezza per la tessitura delle vesti e dei sacri paramenti liturgici. I senatori che non hanno più i monopoli del basileus vogliono sostituirsi ai mercanti veneziani ed ottenere i loro privilegi per servire l’emiro di Adrianopoli. I portuali non ambiscono ai titoli concessi dal Gran Logoteta e preferiscono accordarsi con i pirati ottomani che offrono le mercanzie razziate ai galeoni latini. Il prefetto non riesce a controllare le imbarcazioni turche che approdano di notte al di fuori delle mura marittime”.
“La salvezza dell’impero – sostiene il figlio - dipende dalle nostre decisioni e dagli accordi commerciali che possiamo stipulare con le repubbliche marinare e con i re latini. Gli Ottomani non hanno nessuna esperienza di commercio e desiderano soltanto renderci tutti servitori del loro capo.
Anche mio padre, come i serbi Dragas hanno piegato il capo all’emiro Beyazid che costringeva i suoi servitori a combattere contro i propri fratelli nella stessa fede. Il basileus Manuele II ha rischiato la propria vita per le ambizioni del sultano e, come suo padre e suo nonno si è recato in Occidente.
I re franchi e tedeschi che si fanno incoronare dal Patriarca di Roma, per riconoscere i loro diritti di governare i popoli dell’Europa, riconoscono l’arbitrato del papa e desiderano difendere i loro possedimenti ungheresi e polacchi.
Il re Sigismondo è amico di mio padre e fedele combattente per il pontefice romano. A lui interessa mantenere la sua indipendenza dagli Ottomani e a combattere in ogni momento per la difesa delle sue terre ungheresi e per la Chiesa romana.
La fede dei Romei e dei Latini è la stessa e si identifica nel mantenimento di Costantinopoli come baluardo difensivo contro gli Ottomani. Il papa si è sempre dimostrato pronto ad accogliere le richieste di aiuto della nostra famiglia e a frenare le mire dinastiche degli Angiò e degli altri pretendenti latini.
Non bisogna temere le crociate per frenare il sultano ma diffidare di coloro che si inchinano al nostro passaggio e nel loro cuore si cela il tradimento. Le nostre mura sono ancora solide, anche se richiedono di essere riparate. Il logoteta, responsabile della sicurezza della città, vigila con le sue spie per le vie e nelle taverne, per scoprire e debellare qualsiasi complotto. Il tuo compito, o madre, è sempre quello di ascoltare i sussurri dei cortigiani e di vigilare sull’operato dei miei fratelli per evitare gli scontri di sangue tra le fazioni della città”.
“Tuo fratello Teodoro – sostiene la basilissa – è stato prescelto per sostenere le speranze di tuo padre ed ha sposato la giovane Cleofe dei Malatesti. Il suo contratto matrimoniale è simile al tuo e spera di affiancarti per dividere con te le responsabilità dell’Impero.
Il papa conosce la sua predilezione per le cose sacre e spera di portarlo alla potestà imperiale, per costituire l’unità del popolo dei credenti nel Figlio della Vergine.
Io gli ho insegnato la devozione alle icone. Tuo padre lo ha affidato fin da bambino agli arconti della Morea che non sopportano i soprusi dei signori latini. I feudi del Peloponneso, conquistati con le crociate dei Franchi, vengono acquistati dai mercati catalani e genovesi che utilizzano i mercenari per imporre il loro potere. Il popolo si rifugia nei castelli presidiati dai veneziani e abbandona le zone costiere depredate dai pirati ottomani. Il popolo invoca il nostro aiuto.
Tu hai il compito di governare questa città, lasciando al patriarca Giuseppe e a me di seguire le controversie ecclesiastiche. Gli igumeni dei monasteri della città hanno il compito di provvedere al mantenimento dei monaci e si appellano al custode della Grande Chiesa, per difendere i loro possedimenti dalle brame dei mercanti stranieri. I vescovi romèi si preoccupano della miseria dilagante tra il popolo e non riescono a sostenere le opere di carità. I loro monopoli e le loro proprietà sono state acquistate dai rappresentanti dei latini.
Le città del Peloponneso vengono date in feudo alle famiglie legate alla curia di Roma. Le sacre icone vengono asportate dalle chiese deserte e trasportate per la venerazione di fedeli che non si attengono al rito della lingua greca. Il popolo invoca il ritorno del basileus e la cacciata degli usurpatori latini che non riescono a impedire le scorribande dei pirati turchi.
“Teodoro – dice Giovanni - è il signore della città di Mistrà, circondata da mura poderose, che si erge su un alto colle, vicino al Taigeto degli antichi Spartani. Mio fratello ha una dimora regale, frequentata da dotti e da artisti, richiamati dai ricchi arconti della sua corte. Il basileus ha fatto ricostruire il grande muro sull’istmo di Corinto per impedire il dilagare sfrenato dei turchi. Io stesso ho aiutato Teodoro a ingrandire il suo dominio con migliaia di cavalieri per contrastare le prepotenze dei signori latini.
Il Despotato della Morea è stato concesso a mio fratello per riconoscere il suo diritto di erede al trono dopo di me, basileus designato. Mistrà è la città scelta dalla nostra famiglia per diffondere e far conoscere all’Occidente la luce divina della Santa Sapienza. Gli arconti fanno edificare chiese e case sontuose alle pendici della collina su cui si erge la rocca della città.
Il trono del signore è situato al centro della sala più grande del suo palazzo per ricevere gli ospiti del Principe. La dimora rinnova lo splendore della reggia delle Blacherne e mostra all’Occidente il nuovo volto della potestà di Manuele II che vuole al suo secondogenito una corte degna delle signorie e dei regni visti in Occidente durante i suoi viaggi.
La riscossa del basileus di tutti i Romani è già iniziata. Il suo impero risorgerà dall’antica Grecia e Costantinopoli ritornerà ad essere il centro di tutto l’ecumene. I miei fratelli saranno inviati nel despotato per affermare la presenza dei Paleologi accanto a Teodoro”.
“La parentela di tuo fratello con il papa Martino e con i Malatesta – sostiene la madre - è ostacolata dagli arconti antiunionisti che temono il ritorno dei crociati e la ricostruzione del loro funesto impero. La città di Patrasso, testimone del martirio dell’apostolo Andrea, venerato da tutti i patriarchi perché per primo seguì la chiamata del Maestro, è governata dall’arcivescovo Stefano Zaccaria ed è sotto la protezione della curia romana. I signori latini di Atene e dell’Acaia, pur essendo beneficiati da tuo padre, fanno il doppio gioco e si alleano con i Genovesi e con i Veneziani. Il sultano ha inviato le sue milizie che, attraverso il territorio di Tessalonica, dilagano per la Tessaglia e la Beozia”.
“Venezia – dice Giovanni - è interessata a proteggere il porto di Patrasso e Le fortezze di Modone e Corone. I mercanti di Pera, protetti dai banchieri genovesi, vogliono eliminare la concorrenza della Serenissima e mettono a disposizione le loro navi per favorire il sultano. Il fratello dell’alto prelato, Centurione, paga un tributo al sultano per evitare che il suo dominio venga assalito dai corsari catalani e dai pirati turchi. Anche gli Acciaiuoli di Atene e i Tocco non riescono a evitare i saccheggi degli amici degli Ottomani. Le baronie latine non hanno milizie in grado di fronteggiare i nostri cavalieri e Teodoro è in grado di tener testa ai loro mercenari albanesi”.
“I dotti della corte di Mistrà – sostiene la basilissa - sognano la gloria dell’antica Sparta e non permetteranno a tuo fratello di diventare basileus con l’aiuto dei Latini. Sua moglie Cleofe è sempre sorvegliata dai fedeli arconti che controllano con discrezione tutte le ambascerie dei Malatesti, legati per vincolo di parentela alla famiglia Colonna. Martino V è cugino della despoina e auspica il trono imperiale per Teodoro. La nascita di una progenie malatestiana, destinata a ricevere l’eredità dei Paleologi, potrebbe portare a una sollevazione di tutto il popolo, aizzato dagli antiunionisti.
I nobili del luogo non sopportano la perdita dei loro servi della terra e si oppongono ai veneziani e agli altri baroni latini che hanno frantoi e mulini sulle coste della Morea. I cortigiani inducono il despota controllare continuamente i confini del suo dominio, attraversati dagli agricoltori che fuggono nei feudi vicini dove le riparazioni dei bastioni latini permettono a loro di vivere liberi e di essere compensati con monete d'oro".
“I Veneziani – risponde il figlio - hanno bisogno del nostro grano per i soldati che presidiano gli scali fortificati dello Ionio e dell’Egeo. Conviene anche a noi il loro presidio perché non disponiamo di una flotta in grado di ostacolare lo sbarco dei predoni. La Repubblica di San Marco vuole solo controllare le vie marittime ed avere buone relazioni con l’entroterra delle città costiere. Il Despotato della Morea è solo una parte del Peloponneso ed occorrono altri finanziamenti per conquistare gli altri territori fino a Corinto.
Gli Ottomani hanno amici anche tra i Latini e si avvalgono di ogni contesa tra noi e i baroni legati alla protezione del re di Napoli o dei re aragonesi. Angioini, Catalani, Aragonesi, Signorie lombarde e mercanti genovesi di Pera, contrastano la supremazia veneziana e agevolano il sultano nelle sue mire espansionistiche. I matrimoni che abbiamo stipulato con i signori del Monferrato e con i Malatesti non hanno dato alcun frutto per la nostra sicurezza.
Le donne latine che portano la corona dei Paleologi non frenano i guerrieri ottomani e non agevolano la costituzione di un esercito contro Murad II. Le loro famiglie non dispongono di risorse finanziarie ma emergono per i loro servigi ai Franchi. La loro intermediazione è utile soltanto con la volontà del re latini che nel passato finanziarono le crociate voluta dal papa per la liberazione del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Martino V è impegnato a frenare gli ardori di alcuni cardinali che, appartenendo alle varie nazionalità, sostengono o gli Aragonesi o gli Angioini. La sua famiglia è legata al re Sigismondo sostenuto dai Tedeschi e dagli Ungheresi. Il Papa non può aiutarci perché i regnanti spagnoli e francesi vogliono estendere la loro influenza sull’Italia e sui territori della Chiesa. I cardinali sostengono le pretese dei loro re. La Chiesa dell’Occidente è ancora dilaniata dal conciliarismo. Il Vescovo di Roma deve sottostare alla potestà del sinodo ecumenico. I Padri conciliari dell’Occidente pretendono la completa sottomissione di tutte le nostre chiese e non vogliono che il nostro Patriarca possa discutere le attuali controversie religiose nella nostra città”.
“Il viaggio in Occidente ci serve – dice Elena - per far valere i nostri diritti e per stringere alleanze con coloro che sono pronti a impegnare le loro milizie contro il sultano. I Principati danubiani, baltici e moscoviti non sopportano la prepotenza dei Turchi e fanno appello al nostro Patriarca per difendere i popoli devoti alle sacre icone della Vergine. Le regioni costiere della Valacchia e della Moldavia da molti anni sono sotto il giogo dei generali del sultano che minacciano i regni di Ungheria e di Polonia.
La potestà di decidere il luogo e i tempi per la convocazione di un concilio ecumenico spetta al basileus secondo la tradizione iniziata con Costantino il Grande. Tuo padre è sempre stato dell’avviso di tenerlo secondo determinate condizioni che tengono conto dello stato attuale dell’impero e delle deliberazioni già condivise nei precedenti concili ecumenici. La tua figura di arbitro tra i Patriarchi e i vescovi di tutte le chiese è minacciata dagli Ottomani e non può esercitarsi per il sinodo dei vescovi che devono giungere in pace ed essere ospitati in sicurezza nell’ambito della città. I Padri conciliari devono potersi riunire senza alcun pericolo o timore per le proprie vite. La ragione ha bisogno di tranquillità per ascoltare e conoscere l’oggetto della propria fede, condiviso da tutti i componenti del concilio.
Il Patriarca Giuseppe è dello stesso avviso. La vera via della verità è una sola e tutti i vescovi devono essere unanimi nel proporla al popolo, sotto un’unica autorità sacerdotale e sotto un’unica potestà imperiale. La rivelazione divina è il dono della Santa Sapienza per tutti coloro che credono nel Figlio della Vergine. Tutti devono essere uniti nell’unico luogo per ricevere lo Spirito che dona la capacità di apprendere la Verità del Verbo incarnato. I credenti si attengono rigorosamente all’insegnamento dei vescovi che hanno già condiviso in tutti i concili ecumenici la fede comune alla presenza dei legati del patriarca di Roma. I tempi sono prematuri e il popolo non è preparato ad assecondare le inclinazioni religiose dei mitrati latini perché è assillato da problemi pratici che riguardano la sopravvivenza giornaliera delle famiglie. La pace è indispensabile per la convergenza dei ragionamenti dei Padri e per la condivisione serena delle decisioni conciliari.
Puoi andare in Occidente e tralasciare l’invito per il prossimo sinodo dei Latini. Spagnoli, Francesi e duchi italiani impongono la presenza dei loro delegati fidati in tutte le riunioni degli alti prelati della chiesa per sostenere i loro interessi territoriali. La tua figura per loro non ha alcun valore divino perché non sei stato incoronato dal vescovo di Roma. Il sultano non minaccia i regni dei loro sovrani e le tue richieste di aiuto cadono nel vuoto senza una contropartita.
I senatori della Serenissima ti accoglieranno con grandi preparativi di festa ma non potranno impegnarsi apertamente contro Murad II, per l’accordo stipulato con suo padre Mehmet I. Gli Ottomani hanno riconosciuto alla Serenissima di possedere l’isola di Negroponte e molte fortezze sulla costa della Morea. Le galee veneziane hanno la supremazia sui mari e navigano libere lungo le coste. Il sultano teme soltanto gli eserciti dei crociati e non sopporterebbe la tua sottomissione al papa.
Ti conviene tenerti lontano da Roma e incontrare coloro che sono interessati alla conquista o al mantenimento dei loro possedimenti nei Balcani. Invia pure alla Curia romana gli ambasciatori per spiegare i nostri desideri e puntualizzare le nostre determinazioni sulle pergamene. Le parole scritte possono esprimere chiaramente ed in modo inequivocabile la volontà del basileus, evitando ad occhi indiscreti di interpretare in diverso modo l’omaggio al Patriarca di Roma.
Martino V appartiene alla famiglia Colonna che si fa proteggere dai Principi tedeschi. Il loro re, Sigismondo di Lussemburgo, si dichiara difensore dei diritti della Chiesa ed è già impegnato a contrastare l’esercito turco. Tedeschi, Ungheresi e Polacchi combattono uniti contro il nostro nemico ed anche noi possiamo unirci ai loro sforzi. Il tuo sostegno è avvalorato dai crediti della Repubblica di San Marco. Se i mercanti veneziani ci sostengono, tutte le porte si aprono al tuo arrivo. Il difensore del papa Martino V accoglierà le nostre richieste perché vedrà riconosciuto dal basileus di Costantinopoli la sua dignità regale già riconosciuta dai suoi elettori.
Sigismondo e i Veneziani hanno interessi contrastanti sui territori costieri della Dalmazia e tu potrai favorire la loro conciliazione con la promessa di privilegi commerciali e con l’accreditamento di ambasciatori alla corte del re d‘Ungheria. La tua potestà imperiale potrà agevolarlo nelle sue mire di consolidamento del suo imperio nelle regioni che confinano con i territori conquistati dagli Ottomani”.
“Sono d’accordo con te – dice Giovanni – e mi recherò a far visita al re Sigismondo passando per Venezia. Il Serenissimo doge è sempre stato amico di mio padre ed il bailo mi ha suggerito di recarmi nella città lagunare per dimostrare la nostra riconoscenza a Venezia e venerare le spoglie di San Marco. La visita servirebbe anche a cancellare le incomprensioni e le piccole scaramucce della Morea. Le nostre conquiste a danno delle baronie latine e la ricostruzione del muro sull’istmo di Corinto hanno fomentato risentimenti e prese di posizione tra gli arconti e i castellani locali per i disordini tra gli agricoltori e l’aumento delle tasse. I servi della terra vengono obbligati a produrre più grano e nello tempo a versare nei magazzini dei proprietari una parte delle loro spettanze. I feudatari sono stati chiamati a sostenere i lavori per arginare l’invasione ottomana.
L’ingrandimento e il potenziamento del Despotato di Mistrà servono per dimostrare agli Ottomani che la potestà del basileus è affermata con vigore e rispetto nel cuore dell’antica Grecia. Il sultano assedia Tessalonica e noi dal Sud riconquisteremo l’Arkadia, l’Achaia e attraverso l’Attica punteremo al centro della Grecia.
La Repubblica di San Marco è consapevole che l’affermazione del nostro imperium su tutti i proprietari terrieri della penisola costituisce una certezza per i suoi interessi e una barriera allo sbarco dei predoni. Stipulerò un accordo con i banchieri veneziani, in cambio della concessione di qualche privilegio, per ottenere un finanziamento e formare un grosso contingente di mercenari, per estendere il dominio concesso a Teodoro”.
“Tuo fratello – dice la basilissa – è sostenuto da Martino V e non può esporsi per ingrandire il suo territorio a discapito dei signori protetti dagli Angioini e dai regnanti di Napoli. I loro cardinali sono potenti ed hanno acconsentito alla elezione di Martino per eliminare le separazioni ecclesiastiche e non per perdere il favore dei loro protettori. La sua consorte non ha ancora partorito un erede in casa Paleologo e un discendente dei Malatesta sul trono imperiale è soltanto una congettura priva di fondamento.
Tu hai dei fratelli molto giovani che possono aiutarti in città e in ogni nostro dominio. Costantino ha il tuo stesso carattere ed ama come te la caccia e l’addestramento alle armi. Si è dimostrato coraggioso nell’ultimo assalto dei Turchi ed è molto stimato da tuo padre. Chiamalo al tuo fianco e mettilo pure alla prova nelle azioni rischiose. Le sue confidenze mi lasciano presagire per lui un avvenire glorioso per la nostra famiglia. La sua fede è solida e il suo braccio è fermo nel brandire la spada contro i nemici di Costantinopoli. Nei giorni festivi chiedo al Patriarca di invocare per lui la protezione della Vergine Blachernissa”.
“Costantino è abile nell’uso delle armi - dice Giovanni - ed è capace di comandare uomini ben addestrati al combattimento. Durante il mio viaggio in Occidente affiderò a lui la difesa della città e metterò al suo fianco i miei generali più fidati. Il suo valore è stato apprezzato dai difensori dei baluardi terrestri e le sue doti militari sono riconosciute da tutti i guerrieri.
Mio fratello è un buon combattente e la sua preminenza sugli altri fratelli potrebbe ingenerare sentimenti di invidia e solleticare la malizia dei cortigiani. La tua premura potrà tenerlo lontano dagli intrighi dei funzionari che aspirano soltanto agli onori e agli incarichi lucrosi. Dovrai avere vista e udito acutissimi per conoscere e sventare qualsiasi trama ai suoi danni”.
“Costantino porta il nome di mio padre – dice Elena Dragas – e alla sua nascita ho eseguito sul suo capo il sacro segno della nostra fede. Il Patriarca lo ha unto con l’olio ed ha profetizzato: “Questo bambino è destinato ad una gloria perenne di tutto il nostro popolo”. Veglierò su mio figlio come una sentinella durante la tua assenza. La città sarà sicura con mio figlio, posto al comando dei mercenari, e con la lungimiranza di una basilissa.
Tu prepara il viaggio in Occidente, inviando alla corte di Sigismondo un uomo fidato che possa discutere i preliminari per una grande offensiva contro gli Ottomani e permettere l’ingrandimento del Despotato di Mistrà.
Ser Angelo Emo ti ha sempre consigliato più volte di servirti del suo segretario, il giovane Francesco Filelfo, capace di significare con la lingua degli antichi Romani i tuoi desideri al re dei Germani e degli Ungheresi. L’intermediario ha imparato le nostre usanze e i modi di esprimerle nella maniera più rispondente al diritto del nostro popolo.
Il re guerriero dell’Occidente sostiene le intenzioni del papa di contrastare il sultano ed è l’unico regnante in grado di combattere con determinazione Murad II. Il suo palazzo di Buda accoglie con interesse gli italiani eruditi nelle operazioni contabili e nella conoscenza delle opere scritte dagli antichi.
Filelfo è l’uomo giusto in grado di far capire a Sigismondo la nostra situazione e le nostre aspirazioni per il Peloponneso. La presenza di legati papali alla corte del re potrebbe servire a convincerli a sostenere le nostre richieste. Martino V può conoscere le nostre intenzioni attraverso i vescovi che accompagnano il sovrano dell’Ungheria.
I senatori della Repubblica di San Marco lo hanno inviato come segretario del bailo e sarebbero ben lieti del suo impiego come nostro ambasciatore per far aprire le porte delle città ai suoi mercanti. Sigismondo si è irritato per l’acquisizione della Dalmazia da parte dei Veneziani. L’intervento del nostro inviato potrebbe far riconoscere i diritti dei Veneziani nel Mediterraneo e le prerogative imperiali del basileus sui territori che appartenevano all’Impero romano d’Oriente. Tessalonica, Atene, Tebe, Corinto, Patrasso. Sparta e le altre città dell’antica Grecia dovranno essere restituite ai Paleologi”.
“Il territorio di Patrasso – dice Giovanni - è sotto la protezione del Leone di San Marco per conto del vescovo Zaccaria e potremmo suscitare le ire di coloro che devono aiutarci per liberare la città. La conquista delle baronie latine attireranno le ire dei loro alleati Ottomani. I senatori veneziani vorranno una contropartita e ti chiederanno di controllare il golfo di Corinto per impedire ai corsari di Murad II di consolidarsi sulle coste e attaccare le galee che riforniscono le nostre città dell’Egeo”.
“Fai conoscere le nostre intenzioni – dice la madre – a Ser Emo che informerà i governanti veneti. Le nostre rivendicazioni territoriali hanno un fondamento basato sulla forza delle armi e sulle richieste dei metropoliti che dipendono dal nostro Patriarca. Centurione Zaccaria ha poco da offrire a Venezia, chiamata a pacificare le contese territoriali. Il Serenissimo doge Mocenigo sosterrà le nostre richieste perché siamo in grado di opporci con fermezza ai pirati saraceni. I mercenari albanesi, assoldati dagli Zaccaria, fuggiranno al suono delle nostre tombe”.
“Seguirò il tuo consiglio – risponde il figlio – e coinvolgeremo i Veneziani per estendere il dominio del despotato di Mistrà e per proteggere con le nostre milizie il territorio dell’Istmo dove è in costruzione il muro voluto da mio padre. La raccolta dei denari per la sua edificazione potrà essere affidata a un banchiere della Serenissima. I nostri arconti locali potrebbero investire le loro monete e ottenere anche dei benefici dai loro prestiti per l’acquisto dei materiali e per il pagamento dei muratori provenienti dall’Epiro”.
“Ti conviene chiedere un parere al bailo – suggerisce Elena – prima di iniziare qualsiasi azione nel Nord della Morea che possa insospettire il sultano e provocare il risentimento dei suoi alleati dell’Occidente.
Francesco Filelfo ha svolto con abilità e discrezione l’incarico di portare un nostro plico segreto al Grande Comneno di Trebisonda. Ser Emo ha offerto alla nostra amministrazione l’uomo più rispondente alle nostre esigenze. Alessio si è impegnato per coalizzare in Asia Minore gli emiri turcomanni ostili agli Ottomani.
La migliore soluzione al problema dell’assedio è quella adottata da tuo padre, cioè rompere la forza degli Ottomani, appoggiando un pretendente al trono imperiale di Adrianopoli in grado di fomentare le divisioni tra i Principi. Questa azione è servita a far desistere Murad II dall’ultimo assedio alla città. Anche Tessalonica può essere liberata dalla morsa ottomana appoggiando le pretese dinastiche di Mustafà, fratello del sultano.
Il giovane ambasciatore italiano ha convinto con parole convincenti la famiglia dei Comneni ad agire per impedire lo strapotere ottomano in Anatolia. Ci conviene utilizzate ancora ser Filelfo per i regnati dell’Occidente. La sua capacità di intrattenersi con i cortigiani e le sue doti oratorie hanno destato meraviglia tra gli ospiti di Alessio e apprezzamento da parte della basilissa Teodora. Il latino esercita un grande fascino su chi lo ascolta ed è capace di intrattenersi piacevolmente in compagnia delle donne durante i conviti.
I signori dell’Occidente amano circondarsi di uomini dotti che narrano le storie dei Greci e dei Troiani. Le opere degli scrittori dell’antica Roma sono copiate e divulgate anche dai monasteri dei Latini per sciogliere i dubbi e per risolvere i problemi di coloro che gestiscono il potere. La bramosia di conoscere le glorie degli eroi e le leggi applicate dal Senato romano per i popoli conquistati si è radicata nelle famiglie nobili e nelle corti. Filelfo è venuto a studiare la nostra lingua e le nostre usanze per leggere le opere degli Ateniesi conservate nelle nostre biblioteche.
La corte di Sigismondo è piena di dotti italiani che sono ben lieti di fare amicizia con lui che conosce Costantinopoli e la corte del basileus. Gli Ungheresi sono legati al papa e invitano nelle loro dimore più ricche chi conosce le opere di Virgilio e di Cicerone. Abbiamo l’uomo giusto da inviare a Buda.
La sua erudizione è vasta e profonda e può essere utile ai signori che circondano Sigismondo. La sua conoscenza precisa del Libro di Maometto attirava l’attenzione dei Turchi invitati ai conviti dei Comneni. È un uomo pieno di garbo nel trattare argomenti delicati e potrebbe essere inviato anche come ambasciatore presso il sultano.
Invita alla tua mensa l’uomo che può preparare il tuo viaggio in Occidente, mostragli la tua casa e fallo partecipe dei tuoi progetti. Accoglilo con premura e cordialità. Riempilo di doni. Presentalo ai i tuoi amici più fidati e scegli coloro che lo accompagneranno alla corte di Sigismondo”.
Farò come tu dici – esclama Giovanni - ed oggi stesso inviterò il bailo veneziano per un accordo sull’impiego di Francesco Filelfo. Il viaggio dovrà essere preparato con cura ed occorrerà molto oro”.
“Il Papa dovrà essere informato con una lettera – dice la basilissa - in merito alle tue intenzioni di preparare una coalizione contro gli Ottomani, manifestando il tuo desiderio di un Concilio per risolvere le questioni ecclesiastiche. I vescovi di Buda ti accoglieranno con benevolenza, sapendo delle tue buone relazioni con Martino V. Il nostro ambasciatore conquisterà anche le loro simpatie per invogliare il re ad ascoltare le tue proposte.
I grandi ecclesiastici latini, chiamati dal Patriarca di Roma come suoi ambasciatori presso i regnanti, provengono dai grandi monasteri e sono eruditi come Filelfo. Tra di loro si instaurano grandi intese per la comune passione dei testi antichi. Le opere di Aristotele e Platone sono oggetto di scambio e di discussioni per rintracciare le analogie con le scritture dei Padri della Chiesa.
Una nuova umanità è auspicata con la proclamazione e la diffusione del pensiero degli antichi Greci. Tra i Latini e i Romani si fanno sempre più stretti i legami culturali e i popoli si riconoscono nel segno del Figlio della Vergine".
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