giovedì 16 gennaio 2020

Poesia di Salvatore Quasimodo

La lirica dal titolo "Sardegna" di Salvatore Quasimodo
Nell’ora mattutina a luna accesa,

appena affiori, geme

l’acqua celeste.


Ad altra foce

più dolente sostanza

soffiò di vita l’urlo dei gabbiani.


Mi trovo di stessa nascita;

e l’isolano antico,

ecco, ricerca il solo occhio

sulla sua fronte, infulminato,

e il braccio prova

nel lancio delle rupi maestro.


Graniti sfatti dall’aria,

acque che il sonno grave

matura in sale.


La pietà m’ha perduto;

e qui ritrovo il segno

che allo squallido esilio

s’esprime amoroso;


nei nomi di memoria: Siliqua

dai conci di terra cruda,

negli ossami di pietra

in coni tronchi.


Deserto effimero: in cuore gioca

il volume dei colli d’erba giovane;


e la fraterna aura conforta amore.
Questo bel monte si erge, attraverso un bosco di lecci e la macchia alta. L'ascesa non è particolarmente difficile, anche se è richiesta una buona forma fisica. Una volta saliti ai 948 metri della cima, il panorama è unico: a est il Golfo di Cagliari, a nord il Campidano, a nord-est il massiccio dei Settefratelli, a sud i monti del Sulcis, ricoperti dalla foresta di lecci più vasta del Mediterraneo. Seduti all'ombra delle querce, capita spesso che si può osservare il volo di aquile

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