venerdì 28 gennaio 2011

Un popolo unito e solidale

IL VERO BENE DELL'ITALIA È
NELLA COESIONE NAZIONALE
Giuseppe De Rita, presidente del Centro Studi Investimenti Sociali, dà dell’Italia il 3 dicembre 2010, nel 44° Rapporto sulla situazione sociale del Paese, tenutosi a Roma, il seguente giudizio: “Si sono appiattiti i nostri riferimenti alti e nobili. Episodi di violenza familiare, bullismo, gusto apatico di compiere delitti comuni, tendenza a facili godimenti sessuali. Non riusciamo più a individuare un dispositivo di fondo che disciplini comportamenti, atteggiamenti, valori”.
Le famiglie vivono in ansia. Si riscontra “stanchezza verso la personalizzazione della politica. Leaderismo e carisma non seducono più: Quasi il 71% degli Italiani ritiene che nell’attuale situazione socio-economica la scelta di dare più poteri al governo e/o al capo dello del governo non sia adeguata per risolvere i problemi del Paese”.
Il problema degli Italiani nel 2007 era di non “aver fiducia nello sviluppo di popolo” perché le istituzioni e la cultura erano diventate “parole svuotate”, cioè valori che non significavano più nulla.
Da una realtà al collasso, da una società “mucillagine”, indifferente per un obiettivo comune, si era passati nel 2008 a una tenuta delle famiglie e del sistema imprenditoriale italiano. Il sociologo De Rita aveva notato una metamorfosi di fronte alla crisi globale, grazie al ruolo degli immigrati, dei piccoli imprenditori coraggiosi e a una gestione oculata dei consumi.
Il Rapporto 2009 del Censis aveva evidenziato la richiesta di aiuti per le famiglie con figli e per i giovani. Si avvertiva la necessità di “comunità”, cioè bisognava fare gli interessi di tutta la società civile.
Il nostro Paese nel 2010 per il Censis è stato dominato da “un inconscio collettivo, senza più legge, né desiderio”, cioè il rapporto tra la legge e i desideri è in crisi. “Siamo una società in cui gli individui vengono sempre più lasciati a se stessi, liberi di perseguire ciò che più aggrada loro senza più il quotidiano controllo di norme di tipo generale o dettate dalle diverse appartenenze a sistemi intermedi”.
“Tra tante difficoltà e tensioni - afferma Giorgio Napolitano – è essenziale che ciascun soggetto istituzionale, economico e sociale faccia più che mai la sua parte e il suo dovere e che continui ad operare bene nell’interesse del Paese. L’Italia deve guardare al futuro con più “ambizione” e l’imperativo è andare oltre i limiti, forzare la crescita oltre le previsioni che sono molto al di sotto delle nostre esigenze. Il tasso di crescita delle esportazioni, valutato nella misura di circa l’uno per cento nel 2011 e nel 2012, è minore del tasso di espansione del commercio mondiale”.
Per il Capo dello Stato l’Italia deve “sentirsi nazione unita e solidale”. “Sentirsi Italiani significa riconoscere come problemi di tutti quelli che preoccupano le famiglie in difficoltà, quelli che nei giovani suscitano, per effetto della precarietà e incertezza, pesanti interrogativi per il futuro”. Si tratta per Napolitano di affrontare i problemi del lavoro e della vita quotidiana, dell’economia e della giustizia sociale. L’Italia deve crescere tutta, al Nord e al Sud.
“C’è bisogno di lavorare per l’Italia senza polemiche – sostiene Pier Ferdinando Casini – ed esercitare un ruolo di responsabilità, individuando modalità organizzative e priorità programmatiche su cui si auspica un positivo confronto con il governo per il bene dell’Italia e per una autentica coesione nazionale. C’è bisogno di abbassare il tasso di litigiosità, di pacificare l’Italia e riunificare il Paese. Basta polemiche, guardiamo avanti, guardiamo all’Italia che con le speculazioni internazionali in agguato ha bisogno del concorso di tutti senza confusione né distinzione di ruoli”.
Il fine delle Istituzioni politiche è quello di aiutare le persone per il loro sviluppo. L’azione morale di ogni persona si realizza nella costituzione del bene comune, cioè nell’agire sociale attraverso varie forme espressive che sono la famiglia, i gruppi sociali intermedi, le associazioni e le imprese di carattere economico.
Il compito politico della società è un compito di civilizzazione e di cultura che si propone di aiutare i cittadini ad essere liberi. Si tratta di un compito morale perché ha lo scopo di migliorare le condizioni della vita quotidiana. I mezzi devono essere proporzionati e appropriati al fine del corpo politico che è la giustizia e la libertà.
La società politica è destinata essenzialmente allo sviluppo delle condizioni di ambiente che portino i cittadini a un grado di vita materiale, intellettuale e morale conveniente al bene e alla pace sociale.
La comunità politica contribuisce, così come la comunità familiare a procurare nella persona gli inizi di quella crescita che la persona conduce al suo termine.
Occorre che la società abbia un’anima fatta di buona volontà, di relazione, di rispetto e di amore da persona a persona e tra persona e comunità.
Il mercato deve tener conto di tutti, perché così può essere non solo morale ma anche efficiente, in quanto non si può escludere dal benessere, abbandonare nell’emarginazione, nella malattia e nella miseria una parte importante dei cittadini.

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