lunedì 2 gennaio 2017

Il liberalismo e la globalizzazione

LE OPINIONI DEI POLITICI NON HANNO RISOLTO
LE PROBLEMATICHE DELLE FAMIGLIE ITALIANE
“Quando un giornale - si evince dalle pagine del quotidiano “la Nuova di Venezia e Mestre” di giovedì 14 luglio 2016 - come “The Economist” scrive che il liberalismo al quale lo stesso si ispira, dopo aver trionfato sul pericoloso avversario comunista, è in crisi, c’è da domandarsi se manca solo una capace classe dirigente, come l’autorevole sostiene o se non siano le idee a essere carenti. In tutti i paesi democratici un crescente numero di elettori mostra chiaramente la propria insoddisfazione a tal punto da appoggiare movimenti che rischiano di distruggere il sistema esistente senza suggerire realistiche alternative”.

Qual è il problema?
“La disoccupazione giovanile al 50 %, il 42 % degli Italiani non può permettersi una sanità adeguata, il 40 % dei pensionati con una pensione tra 500 e 850 euro. E i governi cosa fanno? Regalano miliardi alle Banche, alle Lobby Petrolifere, alle Multinazionali, alle case da gioco”.

Occorrono nuove politiche per governare la globalizzazione e permettere alle imprese italiane di affermarsi in Europa e competere nel mondo.

Il lavoro di cittadini competenti e motivati, nelle aule parlamentari e nei Consigli di Amministrazione delle Regioni e dei Comuni, è indispensabile per formare uno schieramento idoneo ad avere peso nelle decisioni delle maggioranze, cioè per far approvare leggi e regolamenti idonei a far uscire l'Italia dalla crisi economica, finanziaria e sociale che soffoca le famiglie, privandole del sostentamento necessario per una vita dignitosa, e non fornisce posti di lavoro per le nuove generazioni.

Si rivendica una discussione per una maggiore aderenza alle istanze del popolo. I problemi dell’immigrazione, quelli legati alla perdita dei posti di lavoro, quelli del precariato giovanile sembrano non aver spazio nelle pubbliche assemblee.

La politica deve dare risposte ai bisogni economici dei lavoratori e delle loro famiglie, deve garantire la legalità e i diritti a tutti i cittadini, deve frenare la corruzione, impedire lo sperpero del denaro pubblico, cioè deve essere vero motore di riforme istituzionali equilibrate e condivise.
Le famiglie diventano sempre più povere. 10 milioni di poveri in Italia.

La vita sociale è frammentata e questo con la concezione liberale dell'etica utilitaristica, che si incentra sull'autodeterminazione dell'individuo, manifesta uno schema antipolitico.
La società civile è vista solo come luogo dei bisogni degli egoismi che si contrappongono alle Istituzioni politiche (il palazzo). Questo porta a una emarginazione dei caratteri essenziali del pubblico.

I pensatori classici avevano considerato la comunità politica come "comunicazione nella buona vita", cioè scambio e comunicazione tra diverse famiglie ed etnie in vista di una vita sociale dotata di beni e virtù.
La comunicazione nel ben vivere rende esplicito che la coscienza umana è di per sé politica, dialogica e quindi le coscienze sono sempre destinate l'una all'altra e mai esclusivamente destinate solo a se stesse.

Le posizioni del pensiero pubblico neoliberale attualmente oscillano tra un polo dove l'interesse è trovare regole pubbliche e un polo che fa perno sul postulato di autonomia, cioè l'uomo è libero, il suo valore consiste nell'obbedire a se stesso, alla legge che gli è stata data, cioè autodeterminazione come autonomia.

Questa concezione offusca la nozione di alterità e porta al neutralismo assoluto. Si tratta per il liberale radicale di libera concorrenza e libero mercato delle concezioni del bene e del male. Questo è equivoco perché equipara beni economici e concezioni di vita.

L'idea civica repubblicana rispetto alla soluzione liberale attuale è più esigente in quanto richiede che i cittadini sviluppino disposizioni e scelte orientate verso il bene comune piuttosto che centrate sul self-interest, cioè siano capaci di vivere legami morali, umani e spirituali con altri.


La globalizzazione si governa promuovendo occupazione che dà prosperità, garantendo l'equità che elimina le ingiustizie sociali e armonizzando la sostenibilità per le prossime generazioni. 

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