lunedì 31 luglio 2017

Giustizia sociale, bene comune e amicizia civica

UNO STATO VERAMENTE LIBERALE
Occorre superare i punti deboli del liberalismo in una sintesi più alta, cioè più rispondente al contesto attuale dell'Europa, nel senso di guardare oltre le concezioni della società che oggi sono chiamate social democratiche. I punti deboli del liberalismo sono minore resistenza al relativismo etico che sfida la natura morale del rapporto civile, la piazza pubblica eccessivamente procedurale e l'idea angusta di società aperta e di laicità senza considerare l'etica sociale del popolo. 

È auspicato il ripensamento del liberalismo in un modo orientando l’azione all'impegno civile. La sintesi delle culture menzionate è intesa come pensiero animatore volto a dirigere l'azione politica.

Lo Stato sarà "veramente liberale" quando non si limiterà a garantire formalmente la libertà di scelta ma quando intervenendo attivamente provvederà a garantire a tutti la reale possibilità della loro libertà.

Le tradizioni culturali del popolo italiano sono a favore della società in cui sono avvertiti come problemi nodali quelli della giustizia sociale, del bene comune, dell'amicizia civica e dell'interazione tra cittadini e tra cittadini e politici, cioè la comunicazione nel vivere bene.

La vera politica è quella di svolgere un'azione dinamica per riscattare le forme di vita quotidiana con l'apertura del singolo cittadino all'altro, cioè all'apertura di un mondo inter-soggettivo, formando una coscienza collettiva e sociale identificando i bisogni reali con i desideri umani. 

Al primo posto c'è la famiglia quale società naturale, luogo dello sviluppo della persona e dell'incontro con l'altro dove amore significa dare e ricevere e non vedere la famiglia solo come aspetto economico. La società civile deve essere intesa come "dialogo e comunicazione della vita buona".

Si tratta per la società politica di sviluppare le condizioni d'ambiente che possano permettere alla cittadinanza un grado di vita materiale, intellettuale e morale che ogni persona vi si trovi aiutata positivamente nel raggiungimento della propria vita di persona e della propria libertà spirituale, contro ogni forma di individualismo o di autoritarismo, contro ogni forma di ingiustizia sociale. 
Si auspica uno stato sociale di giustizia, d'amicizia civica e di prosperità che rende possibile a ogni uomo o donna il compimento del suo destino, cioè una società dove si riconosce il diritto di tutti i cittadini all'esistenza, al lavoro, all'accrescimento della vita di persona.

La società civile non è composta solo di individui ma anche di società particolari formate da individui, cioè società particolari con una loro autonomia. Il pluralismo economico deve rinnovare e promuovere l'economia delle famiglie e la proprietà familiare utilizzando i vantaggi della meccanizzazione e della cooperazione.

Francesco Liparulo - Venezia

venerdì 28 luglio 2017

La sfida politica di oggi

RISOLVERE LA SPEREQUAZIONE 

NELL’ACCESSO AI BENI ECONOMICI

La vera sfida è quella rivolta alle “buone coscienze” per risolvere la sperequazione nell’accesso ai beni economici e agli stessi mezzi di sussistenza; le questioni bioetiche dell’inizio e della fine della vita umana, la manipolazione genetica, la riduzione della comunicazione umana, la globalizzazione economico- finanziaria.
Lo stimolo delle “coscienze di tutti” è necessario per creare “movimenti di risveglio” a livello sociale e spirituale perché il popolo deve continuamente essere sollecitato. L’attuale società tecnologica si è costituita intorno al processo della produzione globalizzata e allo scambio mondiale delle merci.
I bisogni e i desideri essenziali della persona umana rimangono insoddisfatti.
La richiesta di uno Stato più umano e solidale significa che il mutamento della società spetta alle persone che, chiamate a rappresentare il popolo nelle istituzioni, si liberino dalle loro chiusure individualistiche e si aprano per una società vitale i cui membri possano vivere nella costruzione e condivisione del bene comune. La persona umana, la cultura e la società sono i pilastri della comunità vitale in cui i membri formano la coscienza di tutto il popolo.
L'azione del rappresentante del popolo deve alimentare il progresso della civiltà nel senso di arricchire il bene comune che è fatto di prosperità materiale e spirituale per tutti gli uomini e le donne.
Francesco Liparulo - Venezia

Sentire le vibrazioni della società

MANTENERE LA TENSIONE MORALE
NELLA  NOSTRA  COMUNITÀ  CIVILE
La democrazia è un sistema politico in cui il popolo ha bisogno di testimoni che gli insegnino ad essere autenticamente popolo. Il corpo politico necessita persone che mantengano la tensione morale nella comunità civile, perché ha esigenza di ritrovare la propria identità attraverso l’azione di politici che sappiano promuovere il benessere sociale per tutti.

Gli amministratori del popolo devono saper ascoltare i propri elettori, sentire le vibrazioni della società civile, mostrare le compatibilità presenti nella comunità tra le varie richieste contraddittorie. La loro azione deve valorizzare le dimensioni locali, agendo a livelli capillari, senza sfociare nel localismo che è pura retorica. Si tratta di creare il benessere per i cittadini.
I valori del popolo italiano (dignità della persona umana, famiglia, solidarietà, sussidiarietà) sono indispensabili ad una valida democrazia perché promuovono un sentimento della vita, ancorato alla centralità dell’uomo e permettono una “convivenza ordinata e feconda”.
Le basi della nostra nazione, come entità permanente, sono le regole immutabili della legge naturale, insite in ogni uomo o donna, la continuità culturale, la tradizione, la consapevolezza storica, l’amore della Patria. 
A questi valori sono ancorati gli Italiani .
Francesco Liparulo - Venezia

La comunità politica per la vita quotidiana

UNA LEGISLAZIONE CHE GARANTISCA
L’ORDINATA CONVIVENZA SOCIALE
La società si è costituita intorno alla produzione e allo scambio universale delle merci e spetta alla comunità politica mediare tra le necessità funzionali del mercato e la vita quotidiana delle persone, cioè promuovere i contenuti valoriali nelle decisioni del mondo produttivo e finanziario. La necessità della ricchezza e la competizione mondiale devono armonizzarsi con i valori dell'uomo che è soggetto e fine di ogni produzione e benessere sociale.

Il compito delle persone investite di potere politico è quello di emanare una legislazione che garantisca un’ordinata convivenza sociale nella vera giustizia, perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa. La legge civile deve assicurare soprattutto i diritti fondamentali che appartengono alla persona. Fondamentale tra tutti è il diritto al lavoro per chi presta la sua opera per il bene proprio e della sua famiglia.
La società politica necessita di uomini e donne che possano dare un senso all'esistenza concreta del cittadino che è soprattutto aspirazione alla libertà di realizzarsi nell'ambito di una comunità civile. L'attuale crescita degli indigenti evidenzia una forte diseguaglianza tra ricchi e poveri e un fenomeno di ingiustizia sociale.
Francesco Liparulo - Venezia

Vincere la partitocrazia e lo sperpero del denaro pubblico

ELIMINARE GLI OSTACOLI ALLA VITA DEL CITTADINO
I sostenitori della giustizia sociale sono chiamati a "mantenere desta la sensibilità" per il riconoscimento dei diritti e della dignità dell'uomo, di fronte ai rappresentanti del popolo che hanno piegato la propria ragione "all'attrattiva dell'utilità individualistica" a danno delle persone che costituiscono la comunità civile.

Occorre vincere lo statalismo, la partitocrazia e lo sperpero del denaro pubblico per il trionfo della giustizia sociale. Si tratta di raggruppare tutti coloro che vorranno dedicarsi a una certa concezione di democrazia da perseguire e dei mezzi idonei per il conseguimento della "VITA BUONA" per tutti.
L'azione del testimone del popolo non è semplice sopportazione, cioè non è calma imperturbabile, ma è provocazione che mira ad eliminare gli ostacoli della vita dei cittadini per la pace e la riconciliazione sociale.
Le basi della nostra nazione, come entità permanente, sono le regole immutabili della legge naturale, la continuità culturale, la tradizione, la consapevolezza storica, l’amore della patria. 
A questi valori sono ancorati i cuori di tutti gli uomini e le donne.

Insofferenza, disagio, protesta scaturiscono dai cittadini che vedono minacciata la loro esistenza sociale. Un grido di allarme si eleva da tutti quelli che avvertono il diffondersi dell’idea che non esistono beni personali e morali non negoziabili.
Il modello naturale di famiglia, lo sviluppo della persona, il rispetto del soggetto umano non ancora nato, l'illiceità dell'eutanasia, l'illiceità degli interventi genetici manipolati e non a scopo terapeutico, la certezza del lavoro per i capifamiglia e per le nuove generazioni, costituiscono un complesso di beni in cui si esprime la dignità della persona umana dal concepimento sino alla morte naturale. 
Questi valori non si possono modificare col tempo.
Francesco Liparulo - Venezia

Il ruolo pubblico della famiglia

SENZA I VALORI DELLA VITA
I  DIRITTI  PERDONO  VALORE
La vita sociale richiede che la famiglia abbia un ruolo pubblico nella comunità perché è il perno di giunzione essenziale fra la persona, la società e lo Stato. Il suo carattere originario, antecedente allo Stato, richiede la promozione della sua funzione da parte delle Istituzioni .

Prima dell’impegno per i diritti dell’uomo c’è quello per il diritto ad essere uomini, cioè ad essere considerate persone che tendono a conquistare la piena autosufficienza nella comunicazione e nell’amicizia con le altre persone.
Senza il collegamento ai valori della vita, gli stessi diritti dell’uomo perdono il loro vigore, cioè divengono semplici enunciati che possono essere revocati in qualsiasi momento.
La politica, l’economia, la sociologia possono realizzare i loro fini attuando una morale aperta, estesa ad ogni uomo, una morale del bene e male e non solo dell’utile.
Francesco Liparulo - Venezia

La scelta di un leader per gli Italiani

UNA COALIZIONE PER LA PROSPERITÀ DEL PAESE
Globalizzazione e crisi finanziaria alimentano paure nel popolo chiamato a fare sacrifici e a sopportare un rigore fiscale per sostenere il debito pubblico più di duemila miliardi di euro. Si migliorano i bilanci pubblici e si riempiono i forzieri delle banche con tassi agevolati provenienti dalla Banca centrale europea, ma l'ossigeno vitale, secondo il principio di sussidiarietà, non arriva alle famiglie che vedono gli imprenditori disperati senza il sostegno del credito e sempre più lavoratori senza un reddito.

In un mondo sempre più interconnesso, il commercio è globalizzato con investimenti e reti di produzione che uniscono tutti I Paesi in grado di produrre beni e servizi competitivi. Si produce dove è più conveniente. L'Italia non è più competitiva per la mancanza di leggi e regole idonee a far fronte alle sfide del mondo globalizzato. 
Negli ultimi anni l’economia mondiale e la politica mondiale sono cambiati. Gli Stati Uniti d'America e l'Europa hanno perso i loro primati con la “crescita di produttività” di Cina, India e di altri “mercati emergenti” tra cui Brasile e Russia che sono in grado di attrarre i capitali per le loro produzioni industriali e per la fornitura di energie.

I costi di trasporto intercontinentali sono stati ridotti e si produce dove il costo della mano d'opera è di gran lunga inferiore rispetto a quello dell’Occidente. Beni che una volta erano prodotti negli USA o in Europa ora sono fabbricati in Paesi che, pur essendo considerati in via di sviluppo, hanno un prodotto interno lordo che cresce più del 7%.
Qual è il problema?
L'austerità fiscale non aiuta l'economia se non è congiunta con investimenti per la crescita. L'incubo della disoccupazione affligge "le fasce più deboli" degli Italiani.

“La creazione di occupazione è una sfida per tutti i Paesi – ha detto Ignazio Visco, già governatore della Banca d’Italia – e tocca al settore privato creare lavoro economicamente e socialmente sensibile, mentre ai governi tocca fornire le condizioni macroeconomiche stabili, un clima favorevole per gli investimenti, un solido quadro legislativo e una regolamentazione bilanciata del mercato del lavoro".
Lo Stato deve provvedere a migliorare le infrastrutture, a sostenere la ricerca scientifica e a regolamentare il mercato, producendo normative finanziarie e creando maggiore equilibrio tra domanda e offerta nell’ambito del territorio nazionale. Si tratta di frenare la povertà dilagante e la perdita dei posti di lavoro, garantendo equità sociale ed eliminando le ingiustizie sociali tra chi ha troppo e chi non ha nemmeno il necessario per mantenere la famiglia.
La “cellula vitale” della società, la famiglia naturale, costituita dall’amore di un uomo e una donna che attraverso la procreazione dei loro figli tramandano i valori del loro popolo, è minacciata dalla pressione degli interessi utilitaristici che non considerano il valore e la dignità dell’essere umano.
Questa espressione originaria della società umana richiede il rispetto del principio di sussidiarietà, inteso come aiuto economico, istituzionale, legislativo offerto alla famiglia. Soltanto la costituzione di una società “a misura di famiglia” può garantirla dalle derive individualiste perché la persona e i suoi bisogni devono essere al centro delle attenzioni delle Autorità politiche.

La globalizzazione si governa promuovendo occupazione che dà prosperità, garantendo l'equità che elimina le ingiustizie sociali e armonizzando la sostenibilità per le prossime generazioni.
Il mercato globale favorisce gli interessi degli investitori economici e finanziari. Soltanto l'intervento dello Stato può compendiare l'azione degli investitori mondiali in modo da attrarre i capitali con una giusta ed equa regolamentazione finanziaria e commerciale per promuovere occupazione e progresso per tutta la cittadinanza.

Si tratta per gli esperti dell'economia di dare spazio alla sussidiarietà, generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.
Occorre vincere la globalizzazione con un "governo della globalizzazione economica e finanziaria", cioè attuare un'economia sociale di mercato e promuovere la solidarietà e la sussidiarietà.
Francesco Liparulo - Venezia

Cambio di passo dell'Italia

UNA LEGISLAZIONE GARANTE
DELLA CONVIVENZA SOCIALE
Il lavoro è una dimensione fondamentale dell’esistenza dell’uomo che rimane sempre il soggetto della sua attività.

La realtà economica italiana è al 98% composta da micro e piccole aziende – ha affermato Giorgio Guerrini, già presidente nazionale di Confartigianato – e occorre creare un ambiente adatto allo sviluppo di questa dimensione d’impresa”.
“Quello che manca oggi all'Italia - ha evidenziato Mauro Colombo, già presidente dei giovani imprenditori di Confartigianato - è un “Progetto per le nuove generazioni”. Per riprendere a crescere bisogna riportare l’attenzione sui giovani, tornando alla cultura del rischio e del talento, del merito e della libera iniziativa con uno spirito di concorrenza e di innovazione”. Si tratta di ridurre gli sprechi, avviare le riforme che mirino a dare certezza a chi fa impresa e crea posti di lavoro.
Il fine delle Istituzioni politiche è quello di aiutare le persone per il loro sviluppo. L’azione morale di ogni persona si realizza nella costituzione del bene comune, cioè nell’agire sociale attraverso varie forme espressive che sono la famiglia, i gruppi sociali intermedi, le associazioni e le imprese di carattere economico.
Gli ordinamenti democratici dello Stato non possono essere soggiogati dal relativismo etico di coloro che non considerano essenziali, per il bene comune della società, i veri valori del popolo italiano che sono la dignità della persona che lavora, il mantenimento della sua famiglia, la sussidiarietà nel controllo dell’applicazione delle norme e la solidarietà sociale. Si tratta per gli esperti di generare nuove imprese, attrarre nuovi investimenti, dare un valore positivo a chi fa impresa, riportare al centro il lavoro con un mercato inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati.
La coesione tra le persone richiede la forza vitale della solidarietà che costituisce l’anima della società civile.
La realizzazione del compimento della democrazia, nell’ordine sociale e politico, non è pienamente soddisfatta con l'esistenza di uomini e donne che vivono nella precarietà e nell'indigenza, perché l’economia è stata fondata sulla produttività del denaro e l’egoismo di alcuni politici.
Il superamento degli egoismi, cioè il trionfo della giustizia sociale, costituisce il fine dell’agire politico per eliminare gli ostacoli dei cittadini che hanno diritto a una “vita buona”.
l bene comune comprende non solo i servizi di utilità pubblica o di interesse nazionale , ma anche l’integrazione sociologica di tutto ciò che vi è di coscienza civica, virtù pubbliche senso de del diritto e della libertà, rettitudine morale, amicizia, felicità e virtù nelle vite individuali dei membri della società civile.
Francesco Liparulo - Venezia

La concezione repubblicana democratica italiana

OLTRE IL NEO LIBERALISMO 
L'idea liberale originaria di individuo non è più separabile dalla concezione cristiana di persona, cioè le intuizioni centrali del liberalismo delle origini, riassumibili nel senso spiccato dell'attività e dell'iniziativa dell'individuo, in un'idea moderata della libertà sotto la legge e la distinzione dei poteri, richiedono una sintesi più alta, un superamento nella società denominata liberal democratica.

La concezione liberale di "libertà dal governo" deve unirsi alla concezione repubblicana democratica che assegna importanza alle virtù civiche, all'idea di autogoverno e di partecipazione alle formazioni sociali. Nel repubblicanesimo civico la libertà è intesa come capacità e responsabilità di autogoverno.
Il liberalismo ha dei punti deboli come la minore resistenza al relativismo etico che sfida la natura morale del rapporto civile, la piazza pubblica eccessivamente sottoposta all'applicazione delle procedure regolamentari, l'idea angusta di società aperta e di laicità intesa come neutrale nei confronti dei valori fondamentali dei cittadini.
Il ripensamento del liberalismo potrebbe essere fatto positivamente con la tradizione del cattolicesimo liberale. Si tratta di sviluppare un pensiero di sintesi volto a dirigere l'azione politica e a orientare all'impegno civile. Si vuole costruire una società vivibile in cui sono ritenuti le istanze del popolo che riguardano la giustizia, il bene comune, l'amicizia civica e il senso del sociale.
Il tema principale con cui oggi il pensiero neoliberale si incontra e si scontra è il pluralismo morale.
I neoliberali contemporanei sostengono che nelle liberal democrazie occorre ricostruire le identità collettive per sottrarre l'individuo all'isolamento. La vita sociale è frammentata e questo con la concezione liberale dell'etica utilitaristica che si incentra sull'autodeterminazione dell'individuo manifesta uno schema antipolitico.
La società civile è vista solo come luogo dei bisogni degli egoismi che si contrappongono alle Istituzioni politiche (il palazzo). Questo porta a una emarginazione dei caratteri essenziali del pubblico.
I pensatori classici avevano considerato la comunità politica come "comunicazione nella buona vita", cioè scambio e comunicazione tra diverse famiglie ed etnie in vista di una vita sociale dotata di beni e virtù.
La comunicazione nel ben vivere rende esplicito che la coscienza umana è di per sé politica, dialogica e quindi le coscienze sono sempre destinate l'una all'altra e mai esclusivamente destinate solo a se stesse. Col pluralismo morale nasce il dissenso su ciò che è bene o male, cioè il moralmente buono o cattivo diventa soggetto a variabili valutazioni.

Le posizioni del pensiero pubblico neoliberale attualmente oscillano tra un polo dove l'interesse è trovare regole pubbliche e un polo che fa perno sul postulato di autonomia, cioè l'uomo è libero, il suo valore consiste nell'obbedire a se stesso, alla legge che gli è stata data, cioè autodeterminazione come autonomia. Questa concezione offusca la nozione di alterità e porta al neutralismo assoluto. Si tratta per il liberale radicale di libera concorrenza e libero mercato delle concezioni del bene e del male. Questo è equivoco perché equipara beni economici e concezioni di vita.
L'idea civica repubblicana rispetto alla soluzione liberale attuale è più esigente in quanto richiede che i cittadini sviluppino disposizioni e scelte orientate verso il bene comune piuttosto che centrate sul self-interest, cioè siano capaci di vivere legami morali, umani e spirituali con altri.
Francesco Liparulo - Venezia

giovedì 27 luglio 2017

Uomini illustri di Massa Lubrense

ELIMINARE DISORDINI E ABUSI
PER CURARE IL BENE COMUNE 
Alessandro Liparulo è indicato dal dottore Gennaro Maldacea nella “Storia di Massa Lubrense “, pubblicata nel 1840, tra gli uomini illustri di Massa Lubrense (NA).

Capaccio Giulio Cesare nella sua opera “IL FORASTIERO”, pubblicato nel 1634, indica tra gli uomini insigni di Massa Lubrense  il napoletano Alessandro della nobile famiglia Liparulo di Massa
quale “vescovo della Guardia, persona insigne e cognita da i papi dai quali fu onorato dell’officio di Referendario”.

Alessandro Liparulo, già abate di Santa Barbara in Mantova, viene nominato da Urbano VIII vescovo  di Guardialfiera (Campobasso) il 15 aprile 1624.
Il 14 dicembre 1637 lascia Guardia perché nominato vescovo di Campagna (Salerno) e Satriano  (Lucania). Nel 1638 convoca il Sinodo diocesano. Muore nel 1644.


Dalla “Rivista Studi Salernitani” dell’Istituto Universitario di Magistero ( luglio - dicembre 1968):

domenica 23 luglio 2017

Giureconsulti napoletani del Cinquecento.

Francesco Liparulo (de Neapoli) della estinta nobile famiglia Liparulo di Massa Lubrense (NA), nipote del dottissimo napoletano Leonardo Liparulo morto Vescovo a Nicotera nel 1578 e sepolto nella cappella gentilizia di Massa Lubrense, dotto protonotario apostolico e cappellano del re Filippo II, esprime il suo pensiero nella "Summa Odofredi Bononiensis in usum feudorum” pubblicata l'1 gennaio 1584. Nello stesso anno Francesco diviene vescovo di Capri dove muore nel 1608.
........
Lorenzo Giustiniani:"Hieronymus quondam Laurentii de Odofircdis 
Repar avit . Non vi mancò in que’ tempi , chi impegnato fi forte a raccoglierne 
le memorie , le quali dal dotto Spagnuolo Leonardo de Errerà con- 
fervavanfi in un antico volume, con delle altre intcreflanti noti- 
zie, che poi fece offervare a Francefco Liparulo, come cortili h 
d’avvifo nelle annotazioni , che fece alla di lui opera intitolata : 
Summa in ufus feudorum , che fu pubblicata in Roma ex ryp. 
Vincentii Accolti 1588. Colle annotazioni dell’ accennato Lifiarulo) 

mercoledì 19 luglio 2017

L’aspettativa di Paese sempre più povero

IL POPOLO CHIEDE ALLO STATO
IMPEGNO PER LA SOCIETÀ CIVILE 
Lo Stato ha anche il compito di promuovere la ripresa economica e l'occupazione con spesa pubblica, cioè consentire il finanziamento di opere pubbliche, strade, acquedotti, telecomunicazioni. Occorre dare uno slancio all'economia con la produzione di beni e consumo, dando ad organismi indipendenti la gestione della loro fase attuativa. 

I rappresentanti del popolo che siedono in Parlamento sono investiti di autorità per valutare il benessere dei cittadini, cioè governare per il popolo ed avere come fine della loro attività politica l’interesse del “Bene comune” del popolo fatto di soggetti che sono persone umane. Lo Stato è per il popolo, cioè garanzia e promozione di “vita buona” per tutti i cittadini. 

Oggi il controllo dell'autorità politica è diventato un problema perché chi è investito di potere tenta di sfuggire il controllo ed evitare la trasparenza. Il potere politico difficilmente accetta il controllo dal basso, cioè dalla società politica. L'autorità dei parlamentari sale dal basso e non può essere assoluta perché deve tener conto delle istanze che provengono dai cittadini. 

La cellula vitale della società è ls famiglia e lo Stato non può disinteressarsi. C’è un basso tasso di natività in Italia perché non si promuove un’agevolazione di tipo fiscale ed economico per i nuclei familiari. La società politica deve perpetuare se stessa ed occorre introdurre più profondamente i criteri di solidarietà e sussidiarietà. 

Soltanto la sussidiarietà, cioè la possibilità di permettere alle famiglie di trovare i giusti rimedi ai loro bisogni, può evitare le derive di tipo corporativistico e la formazione delle "lobby" che fanno eleggere deputati per i loro interessi e non per il bene di tutti i cittadini. 

Il Partito della nazione chiama i testimoni del popolo per realizzare lo sviluppo economico, la libertà politica e civile, la coesione sociale. Occorre vincere la globalizzazione con un governo della globalizzazione economica e finanziaria, cioè attuare una economia sociale di mercato, evitando l’assistenzialismo statale che soffoca la libertà e promuovendo la solidarietà e la sussidiarietà.

Francesco Liparulo - Venezia

La libertà di realizzare il bene comune

DEMOCRAZIA E LIBERAL DEMOCRAZIA
NON SONO LA STESSA COSA
Qual è la questione?
Si tratta di riconoscere l’importanza della libertà di scelta di ogni uomo e donna con l’organizzazione dal basso della società civile, cioè favorire la libertà delle persone che vogliono realizzare il bene comune. 

Il ruolo della giustizia è quello di eliminare gli ostacoli alle pacifiche relazioni tra le persone, eliminando le ingiustizie sociali che creano odio e risentimenti tra chi gode di benefici e chi non dispone nemmeno dell’essenziale per vivere. 

Gli eletti in Parlamento e nelle Amministrazioni locali devono far applicare con responsabilità l'aspetto politico della giustizia sociale, dell’amicizia e del rispetto della persona. 

Il “compito politico” è attuare una "politica necessaria" perché nella società la giustizia possa “affermarsi e prosperare”. Si tratta di promuovere uno Stato più umano che “riconosca e sostenga” la persona umana secondo il principio della sussidiarietà, cioè agevolare lo sviluppo di tutte quelle energie delle singole persone e delle organizzazioni sociali per creare una comunità civile che si conserva nel tempo. Queste sono le vere riforme che migliorano la concezione liberale della Società civile.

Occorre andare oltre i concetti di libero mercato, la conoscenza e i diritti civili, cioè non basta avere elementi in comune con altre forze politiche come il primato morale della persona, lo stesso stato sociale a tutti, l'unità morale del genere umano e la concezione che le istituzioni sociali sono migliorabili. Si tratta di toccare anche i temi essenziali alla politica come l'autorità, il bene comune e i diritti naturali.

Nella società democratica c'è l'idea di socialità ascendente, cioè socialità che parte dalle formule più umili della socialità familiare alla socialità politica che esprime lo Stato. Lo Stato è espressione che parte dal basso, cioè è auto-organizzazione politica della società civile. È la società in quanto tale che si organizza e si erge a Stato. Poiché il fenomeno della società parte dal basso, lo Stato è espressione al servizio delle persone, cioè è strumento al servizio dei cittadini. 
Il Bene pubblico è Bene comune. 

Oggi la sicurezza è compito fondamentale dello Stato. Il diritto alla vita, sicurezza, libertà, proprietà sono beni pubblici fondamentali che spetta allo Stato assicurare. Il Bene comune, che include il Bene pubblico, è compito dello Stato assicurare. Il Bene comune va al di là del bene pubblico in quanto ci sono aspetti del Bene comune che sono prodotti dalla Società Politica verso cui lo Stato può fare alcune cose e non tutto. 

Lo Stato se non è "pienamente democratico", invece di vedere il bene del cittadino, cioè se non è controllato dal basso vede soltanto la propria perpetuazione, cioè vede nella propria auto-conservazione lo scopo più alto.

La società politica italiana ha scelto la democrazia ed ha stabilito di reggersi con forma repubblicana e costituirsi in Stato retto da norme costituzionali, cioè lo Stato ha radici nella società politica e il vettore Autorità parte dal basso e va in alto, cioè l'Autorità risiede nel popolo che ne mantiene il diritto e ne dà il diritto a un cero numero di persone, cioè il popolo si mantiene il diritto all'autogoverno che rimane nell'insieme dei cittadini che attribuiscono per "cinque anni" l'esercizio del diritto ai loro delegati parlamentari che sono vicari del popolo, cioè sono investiti di autorità in modo limitato ed esercitano l'autorità in nome del popolo. L'Autorità (governo, parlamento, magistratura) è partecipata, esiste nel popolo e ne rende il popolo partecipe.

La gestione dello Stato va vista come maggiore capacità della società politica di esprimersi nello Stato. Occorre controllare lo Stato non per falso liberismo che vuole privatizzare tutto. Si tratta di evitare di andare verso una società commerciale sotto la pressione del mercato mondiale e mantenere fermamente l'idea di Stato "democratico". 

C'è oggi l'esigenza di migliorare l'organizzazione economica mondiale che oggi è scompensata per il movimento dei capitali che appartengono a pochi Paesi.

Il controllo dal basso verso l'alto dell'Autorità politica è oggi un problema perché chi è investito di potere tenta a sfuggire il controllo, ad evitare la trasparenza per cui è necessario "rendere popolari le scelte giuste". 

Francesco Liparulo - Venezia

sabato 15 luglio 2017

Massa Lubrense e gli 800 martiri di Otranto

NESSUNO RINNEGÒ LA FEDE IN CRISTO
PAPA FRANCESCO SANTIFICA GLI IDRUNTINI
La Cappella di S. Francesco, con la tela di S. Francesco di Paola cui essa è dedicata, custodisce l'urna contenente le reliquie dei Martiri di Otranto, città che sotto il regno di Ferrante I, fu improvvisamente assalita il 28 luglio 1480 e devastata dai Turchi. 
Alla liberazione della città idruntina parteciparono anche soldati di Massa il 10 settembre 1481. Sull'urna contenente le reliquie, custodita nell'attuale cappella di S. Francesco è scritto: “Martyres Hydruntini MDLXXXIII”.

Il 12 maggio 2013, Papa Francesco canonizzò gli otrantini, trucidati dai turchi nell’agosto del 1480 perché rifiutarono la conversione all’Islam.

Nuova cittadinanza dinamica

Tutti gli uomini e le donne della cittadinanza italiana si vogliono impegnare affinché la persona umana sia il soggetto, il fine del lavoro e la misura della dignità del lavoro. A fondamento della sua attività c'è l'impegno per i più deboli e i diversamente abili.
Si tratta di realizzare un “Programma di cose concrete” miranti ad attuare un piano straordinario per l'occupazione giovanile, e soprattutto, promuovere un piano nazionale per la famiglia con più equità fiscale, garantire il libero accesso alla Sanità, sostenere le imprese agricole tutelando il “made in Italy”, sostenere l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, accrescere gli investimenti nella ricerca, ridurre la spesa pubblica, sviluppare la lotta all’evasione, modificare le regole del patto di stabilità, valorizzare il patrimonio paesaggistico, artistico e culturale.
Francesco Liparulo - Venezia

Non servono politici opinionisti

IL PAESE NECESSITA DI PERSONE CAPACI
DI REALIZZARE IL BENE COMUNE PER TUTTI
Il cittadino che aspira a fare politica deve essere fermamente convinto che si debbano difendere i diritti di ogni essere umano, indipendentemente dalla sua età, dal suo ceto sociale, dal colore della sua pelle, dal suo stato di salute.

Si tratta di credere che la politica debba essere un servizio per la persona, che il valore del giusto o del non giusto debba dipendere soprattutto dal rispetto dei diritti naturali e che la procedura democratica debba dipendere dalla dignità della persona (bambino, adulto, anziano, diversamente abile).
La persona al centro perché l'essere umano non è un'isola, ma vive in una comunità per il suo carattere sociale. Ferma e indelebile la convinzione che la famiglia, fondata liberamente sul matrimonio tra un uomo e una donna è la prima società naturale che ha la priorità sulla società civile e sullo Stato.
Occorre tutelare la famiglia attraverso il salario familiare e una riforma fiscale che tenga conto dei componenti del nucleo familiare. Tutti noi pensiamo che sia necessario valorizzare la libertà dei genitori per l'istruzione dei propri figli e l'impegno e prevenire a livello sociale i comportamenti a rischio (droga, alcolismo...).
La famiglia italiana di oggi deve affrontare l’attuale crisi finanziaria, economica e valoriale. Si tratta di recuperare “le radici della crescita delle Regioni per promuovere le loro qualità produttive che fanno vincere le sfide della globalizzazione. Milioni di Italiani vivono, secondo le recenti statistiche, con la metà del reddito medio nazionale (circa 600 euro al mese).
La crescita degli indigenti evidenzia una forte disuguaglianza tra ricchi e poveri e un fenomeno di ingiustizia sociale.
La famiglia genera legami di appartenenza, dà forma sociale alle persone, trasmette valori culturali, etici, sociali, spirituali essenziali per lo sviluppo della società civile.

La razionalizzazione morale dell'agire politico deve fondarsi sulla giustizia, la legge e la reciproca amicizia. Si tratta di sforzarsi per applicare le strutture politiche al servizio del bene comune, della dignità della persona e del senso dell'amore civico.
Francesco Liparulo - Venezia

La grande questione sociale dell’Italia

La grande questione sociale dell’Italia
DARE FIDUCIA A UN PAESE IN PREDA
ALL'INCUBO DELLA DISOCCUPAZIONE
Da “La radio ne parla” : “Nel 2016 si stima siano 1 milione e 619mila le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta, nelle quali vivono 4 milioni e 742mila individui. 

Nel 2016 l’incidenza della povertà assoluta sale al 26,8% dal 18,3% del 2015 tra le famiglie con tre o più figli minori, coinvolgendo nell’ultimo anno 137mila 771 famiglie e 814mila 402 individui; aumenta anche fra i minori, da 10,9% a 12,5% (1 milione e 292mila nel 2016).

Anche la povertà relativa risulta stabile rispetto al 2015. Nel 2016 riguarda il 10,6% delle famiglie residenti (10,4% nel 2015), per un totale di 2 milioni 734mila, e 8 milioni 465mila individui, il 14,0% dei residenti (13,7% l’anno precedente).
La povertà relativa colpisce di più le famiglie giovani: raggiunge il 14,6% se la persona di riferimento è un under 35 mentre scende al 7,9% nel caso di un ultra sessantaquattrenne.

L’incidenza di povertà relativa si mantiene elevata per gli operai e assimilati (18,7%) e per le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione (31,0%)”.

Qual è il problema?
“Siamo a un punto di disfunzione democratica pericolosissima – ha detto l’economista Marco Vitale – dobbiamo ricostruire la democrazia del nostro Paese e mondialmente dobbiamo ricostruire il pensiero economico, cioè occorre un paziente lavoro coerente per traghettare l’Italia fuori da questa situazione attraverso dismissioni, sviluppo del reddito e la diminuzione della macchina politica che è la più costosa del mondo”. Si tratta di riaffermare e realizzare per la nostra “società attenta ed esigente” i “valori forti” che sono la dignità della persona che lavora, la famiglia, la solidarietà, la sussidiarietà l’economia sociale di mercato.
“La creazione di occupazione è una sfida per tutti i Paesi – ha detto Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia – e tocca al settore privato creare lavoro economicamente e socialmente sensibile, mentre ai governi tocca fornire le condizioni macroeconomiche stabili, un clima favorevole per gli investimenti, un solido quadro legislativo e una regolamentazione bilanciata del mercato del lavoro”.

La politica dovrebbe essere capace di dare risposte ai bisogni economici dei lavoratori e delle loro famiglie, di garantire la legalità e i diritti civili, cioè deve essere vero motore di riforme istituzionali equilibrate e condivise. La politica sarà considerata giusta se realizza il compimento del bene comune, cioè se crea prosperità materiale quale presupposto per “un’esistenza buona” del cittadino.

C'è l'esigenza, in questo momento di recessione, di uno Stato che riconosca e sostenga le famiglie e le imprese secondo il principio della sussidiarietà, agevolando lo sviluppo di energie singole e di organizzazioni sociali per creare una comunità civile che si conserva nel tempo e non degeneri per “le patologie politiche” presenti nella comunità.

I valori fondamentali della società (la persona umana, la famiglia, la sussidiarietà, la solidarietà) passano in secondo luogo nel sistema Stato - mercato che impone le proprie concezioni individualistiche nell’attuale mondo globalizzato, dove le regole del mercato non tengono conto della dignità della persona umana.

Nel mondo del lavoro, anche nei settori in forte sviluppo, conta la competizione e la produttività, cioè l’orientamento culturale è favorevole sempre di più all’individualismo e al “privatismo”, a scapito di coloro che hanno soltanto le proprie braccia per provvedere a se stessi e alle proprie famiglie.

Lo Stato è il primo responsabile di tutta la politica del lavoro, cioè è il datore di lavoro indiretto che deve provvedere all’emanazione delle leggi che disciplinano il settore lavorativo. Le attività delle società produttive, direttamente responsabili perché determinano i contratti e i rapporti di lavoro, esigono una politica che garantisca il rispetto degli inalienabili diritti delle persone.

La giustizia nei rapporti lavoratore - datore di lavoro non solo si attua con una equa remunerazione, ma anche e soprattutto con una legislazione che aiuti le imprese a garantire posti di lavoro per il sostentamento delle famiglie.

La difesa degli interessi esistenziali dei lavoratori in tutti i settori produttivi è resa possibile soltanto da uno Stato che dispone di istituzioni che considerano la persona umana come soggetto del lavoro e non come “merce” per aumentare la ricchezza del Paese.

La responsabilità primaria in una società civile e politica spetta al''autorità politica, intesa come funzione essenziale senza la quale la persona umana non può acquisire il bene comune, indispensabile alla sua vita e a quella di tutta la società civile.

Il compito delle persone, investite di potere politico, è quello di emanare una legislazione che garantisca un'ordinata convivenza sociale nella vera giustizia perché tutti i lavoratori possano trascorrere una vita dignitosa. La legge civile deve assicurare soprattutto i diritti fondamentali che appartengono alla persona.

Il lavoro è un bene essenziale perché con esso l’uomo realizza se stesso ed espleta la sua libertà nella comunicazione con gli altri per la creazione del bene comune, necessario al benessere materiale e spirituale della società civile. L'operaio ha anche una vita familiare che è un suo diritto e una sua vocazione naturale. La sua attività è condizione per la nascita e il mantenimento della famiglia, ritenuta cellula primordiale di tutta la comunità civile. La perdita del salario del capo famiglia mina alla radice l'unità fondamentale della stessa società.

Il responsabile di questo stato sociale è lo Stato che non salvaguarda la coesione sociale e permette la nascita di una contraddizione tra sviluppo economico e il fondamento della comunità, perché consente l’inversione dei valori che sono alla base della comunità civile. La dignità della persona e della famiglia passa in secondo ordine rispetto alla produzione dei beni economici.

L'esigenza di creare ricchezza e sostenere la competizione nel mondo globalizzato non può tralasciare la preminenza dei valori essenziali e il mantenimento della coesione sociale, cioè non può tralasciare di assicurare il sostentamento e l’esistenza quotidiana della vita dell’uomo, soggetto inalienabile di tutte le attività sociali.

I responsabili delle Istituzioni e delle organizzazioni devono evitare di esaltare la competitività. La richiesta di produrre sempre di più e in fretta, in qualsiasi momento del giorno e della notte, riduce gli operatori del lavoro manuale a semplice "merce di scambio" o di "forza lavoro" che ha lo scopo di produrre una ricchezza che disconosce i principi fondamentali della società: la persona umana, la famiglia, la sussidiarietà e la solidarietà.

Il valore del lavoro umano, che è tale perché caratteristica essenziale di ogni persona e bene fondante di ogni sviluppo sociale, non può essere calpes
tato per finalità non rispondenti ai veri bisogni primari dei cittadini. Il benessere materiale perde significato se non si dà importanza alla dignità del lavoro, cioè la società civile si disgrega e perde coesione se l’attività che genera ricchezza non è protetta da norme che assicurino l’esistenza del lavoratore e della sua famiglia.

Francesco Liparulo - Venezia

venerdì 14 luglio 2017

RICORDI DELL’ ESTINTA NOBILE FAMIGLIA LIPARULO


Storia di Massa Lubrense del dottor Gennaro Maldacea del 1640":' Hanno alcuni Massesi tenuti banchi publici in Napoli , prima che < si istituissero quelli che vi sono : e questi furono , Berardino Turbolo e suo fratello Prospero : Giovanni Alfonzo Liparulo, Mario de Mari e Caputo.
Pittura del Cinquecento a Napoli:
Wikipedia:
Girolamo Imparato nel 1592 aveva eseguito un “Battesimo di Cristo”, una tavola per la Cattedrale di Massa Lubrense commissionata dalla famiglia Pisano, come si ricava dal cartiglio in basso: D(OMINUS) M(ATTIA) P(ISANI) F(IERI) F(ECIT) 1592 . 




Una datazione diversa era stata avanzata da P. Leone de Castris, Pittura del Cinquecento a Napoli. 1573-1606, cit., pp. 148, 171 nota 35, che proponeva di identificare il Battesimo di Cristo con la pala destinata a un’altra chiesa di Massa, Santa Maria della Sanità, pagata al pittore da Giacomo Liparulo nel 1599 (cfr. Regesto)

martedì 11 luglio 2017

LA TORRE LIPARULO IN "C"

CAPITOLO VIII 
STORIA DELLA PRESA DI MASSA LUBRENSE DAI TURCHI


a idrici-;amanti "zar-.- dazztzìuioii. 'Otaro'Giu-lio ‘iiîaiî’eſevzſeriſſe nîej
…“d’ella’preſa di Maſſa da Turchi. '.t. Alli ;del meſe di Giugno 58.' giornomel quale ſi celebra la feſta di S. Antonio di Padua Lunedi nel fardel giorno venne l’armata Turcheſca contra la Città di Maſ ſa,e Sorrento con cento,e più galere,e tutte le'ſaccheg,~ giorno,e non vi rimaſe in Maſſa caſa'alcuna, la quale nö foſſe ſtata depredata,ſi pigliauano l’oro, argento gioie,e parmi ricchi`dizſeta,e lino,ſturauano le botte di vino, r6— pcuano li ziri-d’oglio,ſolamente tre torrireſt-Orno intat te,e ſi ſaluorno quelli ch’in eſſe ſi ritirorno cioè la Tor re di D.Nieolò di Turre,laquale.hoggi ſi poſſiede dal Signor Dottor Gennaro de Turr‘e ſuo pronepoteda Torre di Pietro Palma,la~quale è'vicino al VeſcOuado,& hoggi lalpoſſedonoliSigno’ri della famiglia di Piſa; la terza la Torre di D.Andrea Liparulo, la quale hoggi ſi poſſiedo dal Signor Dottor Leonardo Liparulo, ſuoi fratelli e.; ſcriueil predetto Notaro GiuIÌOKCeſareflh’eſſo Con' tut— ti“ gli altri fù ſacche giato,eli furno rubbate tutte le'ſue robbe,li fù preſa la ua moglie con trè ſigliuoli maſchi trè femine ſi ſaluò lui, con il ſuo figliolo piccolo Anto— -nino il quale ſtato anco Notaro,& viſſuto 83. anni.


lunedì 10 luglio 2017

CAPPELLA GENTILIZIA DELLA ESTINTA NOBILE FAMIGLIA LIPARULO IN MASSA LUBRENSE (NAPOLI).

Nardus Liparulus nel 1571 "USUS FEUDORUM"

IL LEGISTA NARDUS LIPARULUS ( LEONARDO LIPARULO MORTO NEL 1578) DI MASSA LUBRENSE (NAPOLI) IN UNA PUBBLICAZIONE DI FRANCOFORTE DEL 1598. IL DOTTO UOMO DEL RINASCIMENTO APPARTENEVA ALLA NOBILE FAMIGLIA LIPARULO DI MASSA LUBRENSE E NEL 1571 ESPRESSE IL SUO PENSIERO SU  "D. ANDREAE DE ISERNIA IN USUS FEUDORUM COMMENTARIA". 

Wikipedia: "Andrea da Isernia (Isernia, 1230 circa – Napoli, 1316) è stato un giurista italiano di epoca basso medioevale che divenne noto per i suoi studi sul diritto feudale (la "Lex Lombarda") tanto da guadagnarsi l'appellativo onorifico di "monarca feudistarum" ("re del diritto feudale").
Fu docente di diritto civile a Napoli dal 1288 al 1316. Fu autore dei Commentaria in usus feudorum e dei Riti della Magna Curia maestri nazionali".


Presa di Massa Lubrense da parte dei Turchi

Descrizione della città di Massa Lubrense di G.BATTISTA PERSICO
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"CAPITOLO VIII 
…“d’ella’preſa di Maſſa da Turchi. '.t. Alli ;del meſe di Giugno 1558.' giornomel quale ſi celebra la feſta di S. Antonio di Padua Lunedi nel fardel giorno venne l’armata Turcheſca contra la Città di Maſ ſa,e Sorrento con cento,e più galere,e tutte le'ſaccheg,~ giorno,e non vi rimaſe in Maſſa caſa'alcuna, la quale nö foſſe ſtata depredata,ſi pigliauano l’oro, argento gioie,e parmi ricchi`dizſeta,e lino,ſturauano le botte di vino, r6— pcuano li ziri-d’oglio,ſolamente tre torrireſt-Orno intat te,e ſi ſaluorno quelli ch’in eſſe ſi ritirorno cioè la Tor re di D.Nieolò di Turre,laquale.hoggi ſi poſſiede dal Signor Dottor Gennaro de Turr‘e ſuo pronepoteda Torre di Pietro Palma,la~quale è'vicino al VeſcOuado,& hoggi lalpoſſedonoliSigno’ri della famiglia di Piſa; la terza la Torre di D.Andrea Liparulo, la quale hoggi ſi poſſiedo dal Signor Dottor Leonardo Liparulo, ſuoi fratelli e.; ſcriueil predetto Notaro GiuIÌOKCeſareflh’eſſo Con' tut— ti“ gli altri fù ſacche giato,eli furno rubbate tutte le'ſue robbe,li fù preſa la ua moglie con trè ſigliuoli maſchi trè femine ſi ſaluò lui, con il ſuo figliolo piccolo Anto— -nino il quale ſtato anco Notaro,& viſſuto 83. anni".