martedì 16 giugno 2015

L'etica sociale è respiro per la società civile

SCELTA DI UN CANDIDATO ONESTO
PER L'AMMINISTRAZIONE DELLA CITTÀ

Nel pensiero politico contemporaneo, cioè nelle attuali liberal democrazie (LIB-LAB), (liberal labor) misto di liberalismo e socialismo europeo, l’aspetto di come educare il cittadino è omesso. Prevale l’idea di trovare le regole di giustizia, le regole del gioco che consentono la convergenza degli interessi, come se il buon comportamento seguisse l’aver tracciato le procedure giuste.
Le procedure sono una cosa e il comportamento è altra cosa.
La pedagogia politica nel senso alto e intenso del termine è estranea nella politica di oggi. Si riscontrano soltanto procedure e tecnologie dell’educazione, usate in modo sminuzzato in una società pluriculturale.
Il bilanciamento dei poteri nelle liberal democrazie significa che c’è da un lato un pessimismo antropologico e dall’altro un ottimismo misurato nelle capacità della ragione di poter dominare la realtà. L’esperienza insegna che il potere cerca di bilanciarsi e tende a prevaricare, cioè chiede per sé ciò che spetta agli altri.
L'ordinamento giuridico è pensato da alcuni politici come sovrano e generale nel divenire generale positivo. Il potere giuridico stabilisce ciò che a lui conviene. La spinta della potenza perviene su tutto. La legge valida è solo quella del potere in vigore che stabilisce ciò che lui ritiene utile per tutti.
Il diritto naturale è ritenuto come cosa che sia ingiusta o giusta in sé senza alcuna influenza sulle decisioni del potere assoluto. I rappresentanti eletti dal popolo non tengono conto della coscienza delle persone, l’unica idonea a stabilire ciò che è giusto o ingiusto, cioè la morale dei cittadini a cui lo Stato riconosce la cittadinanza.
La cittadinanza è pienezza dei diritti civili, politici e sociali da parte dei cittadini, cioè il loro modo di essere, il loro status e il loro rapporto con lo Stato.
Il Movimento 5 Stelle sceglie la via giusta per il cittadino nel voto di ballottaggio del 14 giugno 2015. Negli ultimi 25 anni le precedenti amministrazioni del territorio veneto e della città di Venezia hanno disatteso l'elettorato con i noti "fatti" di Galan e di Orsoni. La vergogna ha coperto a livello nazionale e territoriale la nostra cittadinanza con gli scandali della partitocrazia, della corruzione e dello sperpero del denaro pubblico.
Al ballottaggio del 14 giugno si presentano 2 candidati sindaci suffragati dagli stessi "poteri" delle precedenti amministrazioni ed occorre evitare di finire, come ha sostenuto Davide Scano del Movimento 5 Stelle veneziano, nella "brace" o nella "padella".
No al neo liberalismo del candidato che ha compattato i partiti e le liste civiche del Centrodestra perché è fautore della libertà da tutto ciò che impedisce all'individuo di essere libero di costruire il proprio benessere individuale senza tener conto del Bene comune che deve riversarsi su tutti i cittadini.
No al candidato della Sinistra fautore di concezioni socialiste "europee" che valorizzano la "volontà generale" del popolo che non tiene conto dei veri bisogni della cittadinanza veneziana, non garantisce la costruzione del Bene comune che deve riversarsi su tutti i cittadini ed è suffragata dagli stessi poteri che allettano la "maggioranza renziana".
Sì al "voto di ballottaggio", senza finire nella "brace o nella padella", senza scegliere il male minore, ma attenersi alle indicazioni del Movimento 5 Stelle che sono state definite nel Programma nazionale dai portavoce che lottano nel Parlamento per il reddito di cittadinanza e per il rispetto della Costituzione italiana.

Francesco Liparulo - Venezia

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