venerdì 2 dicembre 2011

Il Paese cresce con la ricchezza familiare

RESPONSABILITÀ COLLETTIVA
PER LA CRISI DELLA SOCIETÀ
Giuseppe De Rita, presidente del Centro Studi Investimenti Sociali, dà del Paese il 2 dicembre 2011, nel 45° Rapporto sulla situazione sociale, il seguente giudizio: “La società italiana è fragile per la prima volta da decenni con una crisi che viene dal non governo della finanza globalizzata”.
Il sociologo ritiene che in tempi difficili come quelli attuali ci sia una responsabilità collettiva pronta ad entrare in gioco che può essere decisiva nel fronteggiare le difficoltà. Il 57% degli Italiani è disponibile a sacrificare il proprio tornaconto personale per l’interesse generale del Paese.
“La crisi delle famiglie, il dramma occupazionale che colpisce i giovani, l’aumento del lavoro sommerso e la crescente sfiducia nelle istituzioni – sostiene Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc – rappresentano emergenze preoccupanti su cui tutti i partiti sono chiamati a fare la loro parte a fianco del governo Monti”. Si tratta per l’Udc di lavorare ed esercitare un ruolo di responsabilità per il bene dell’Italia, guardando avanti perché con le speculazioni internazionali il Paese ha bisogno del concorso di tutti.
“Occorre una forte coesione sociale e nazionale – ha detto Giorgio Napolitano – di fronte alle prove che il Paese deve affrontare e di fronte alla crisi. Bisogna cambiare molte cose nella nostra vita, nel modo di vivere, di lavorare, di comportarsi da parte di tutti. Occorre spirito di sacrificio per aprire l’Italia alle prospettive di sviluppo è nostro dovere e di tutti che le forze politiche, senza rinunciare ognuno alle proprie idee, trovino la strada della coesione”.
La fragilità italiana è dovuta, per il Rapporto del Censis, ad una crisi che viene dal non governo della globalizzazione e dal problema del debito pubblico. Occorre reagire adattandosi alle sfide che vengono dall’esterno e autoregolando il welfare, i consumi e le strategie d'impresa. Si tratta di superare la crisi attuale, ripartendo dall’economia reale con “rigore, sviluppo ed equità”. La politica di bilancio del precedente governo, basata sui tagli di spesa orizzontali e lineari, non è riuscita né a ridurre il deficit né a contenere la crescita del debito pubblico.
Si chiede di ritovare il primato dell'economia reale su quella finanziaria, mettendo a frutto la ricchezza familiare, riducendo la spesa pubblica corrente e la pressione fiscale. Si tratta di far crescere l'economia con più occupazione e con maggiore reddito disponibile per le famiglie. I maggiori consumi dei lavoratori creerebbero riduzione del deficit pubblico. I pilastri del popolo italiano rimangono “il senso della famiglia, il gusto per la qualità della vita, la tradizione religiosa e l’amore per il bello”.
Si può rigenerare l'economia – ha sostenuto Ignazio Visco, governatore di Bankitalia – innalzando la partecipazione al lavoro dei giovani e delle donne. Per innalzare il potenziale di crescita occorre stimolare l’attività d’impresa e l’inserimento durevole nel mondo del lavoro soprattutto delle donne e dei giovani”.
“Sono convinto – ha sostenuto Pier Ferdinando Casini - che Monti darà risposte chiare e noi dobbiamo aiutarlo a trovare convergenze. Monti sa che il problema è la crescita e sa che è da affrontare in modo equilibrato. Il premier intende attuare la crescita in un quadro di equità sociale per “dare ai nostri figli un futuro concreto di dignità e speranza”.

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