Prefazione
di Giuseppe Aletti
Un poema storico tra i fasti di Bisanzio
e l’eco della minaccia ottomana.
Francesco Liparulo, con stile rigoroso e afflato lirico, rico-
struisce nella forma della poesia in rima incatenata la figura
storica e il contesto di Cleofe Malatesta, principessa italiana
andata in sposa a Teodoro II Paleologo, despota della Morea.
Siamo negli anni turbolenti del XV secolo, quando l’Impero
bizantino si avvicina al suo crepuscolo e le potenze europee
tentano di preservare il fronte orientale della cristianità contro
l’espansione ottomana.
Il testo è organizzato in canti tematici, con ambientazioni
che vanno dalla città fortificata di Mistrà alla corte veneziana,
passando per mercati, chiese, porti e palazzi imperiali. Il tutto
è narrato in versi ottonari a rima baciata, con un linguaggio
volutamente arcaizzante ma comprensibile, che richiama l’e-
pica cavalleresca e la poesia storica di stampo dantesco.
Il tono è solenne ma mai distaccato, capace di evocare tanto
l’intimità dei rapporti personali quanto la portata delle vicen-
de politiche.
Il centro emozionale del libro è Cleofe, “despoina di Mistrà”,
figura storica realmente esistita. Liparulo la celebra come don-
na colta, devota e raffinata, capace di adattarsi al rigore della
corte bizantina pur restando italiana nell’animo. Non è una
semplice sposa di rappresentanza: è attiva nella vita sociale,
religiosa e diplomatica del despotato.
La sua presenza è un punto d’incontro tra Occidente e
Oriente, tra cristianità latina e ortodossa. Cleofe è anche sim-
bolo di pace, unione e bellezza: il suo impegno nella carità
e nella promozione delle arti fa di Mistrà un polo culturale
rinascimentale in anticipo sui tempi.
Il libro è attraversato dalla consapevolezza del declino bizan-
tino. La capitale, Costantinopoli, è minacciata dall’esercito di
Murad II e dai giannizzeri, e i protagonisti del poema discuto-
no con apprensione delle sorti dell’impero. L’azione si sposta
spesso su Corinto, sul Peloponneso e su Tessalonica, mostran-
do come la pressione ottomana sia inarrestabile e come le al-
leanze siano fragili.
Liparulo mette in scena uno scontro epocale: la decadenza
di Bisanzio contro l’ascesa del mondo islamico. Ma non lo
fa con toni bellicisti; piuttosto, sottolinea l’inefficacia politica
dei bizantini, la corruzione interna e le divisioni dottrinali che
impediscono un fronte comune cristiano.Un tema ricorrente è la tensione religiosa tra cattolicesi-
mo e ortodossia. Cleofe, in quanto sposa latina, è una figura
ambivalente: la sua presenza nella corte bizantina costringe
entrambi i mondi a dialogare e convivere, pur tra diffidenze
reciproche.
L’autore presenta momenti di fede autentica, come le pre-
ghiere nella chiesa di San Nicola e le processioni con icone
sacre, ma non manca di mostrare anche i limiti della Chiesa,
come la sua distanza dai bisogni del popolo o l’eccessiva in-
fluenza politica.
Mistrà, sotto la guida di Teodoro II e Cleofe, è ritratta come
una città fiorente, centro culturale e commerciale. Il libro de-
scrive in dettaglio i mercati, i tessuti pregiati veneziani, le bot-
teghe degli artigiani, i banchetti imperiali e le fiere.
Particolarmente vivace è la scena in cui il mercante venezia-
no Nicolò dialoga con il guardiano del kastron e poi con gli
arconti locali. Il poema mostra la ricchezza materiale di un
mondo che, tuttavia, è sul punto di essere travolto dalla storia.
“Cleofe Malatesta, despoina di Mistrà” è molto più di un po-
ema storico: è una cronaca epico-poetica di un mondo in bi-
lico, narrata con passione e rigore. Liparulo, in versi densi e
ricchi di riferimenti, riesce a trasportare il lettore in un’epoca
complessa, fatta di fasto e fragilità, di spiritualità e decadenza,
di slancio artistico e inquietudine geopolitica. Un’epoca a ben
vedere non molto lontana da questa, viviamo sue due mondi,
uno in via di estinzione e uno che già intravediamo, in cui la
precarietà esistenziale è un pilatro che sembra ineludibile.
Chi ama la storia bizantina, la letteratura epica e le figure
femminili forti troverà in Cleofe un personaggio memorabile.
Ma anche chi cerca una riflessione sul declino delle civiltà e
sul potere della cultura contro la barbarie potrà leggere questo
testo come una grande allegoria moderna.

